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livello elementare
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ARGOMENTO: ECOLOGIA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: OCEANI E MARI
parole chiave: ordine naturale
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La Biodiversità nell’ordine naturale
La biodiversità, sia marina che terrestre, può essere definita come la descrizione delle innumerevoli varietà di animali, piante e microorganismi che convivono sul nostro Pianeta. Per nutrirsi e riprodursi, ogni organismo vivente interagisce con gli altri organismi e sopravvive solo se le condizioni dell’ambiente ne consentono la sua sopravvivenza. Dove le condizioni sono favorevoli la biodiversità è alta e l’ambiente è sano. Per questo motivo è necessario studiare e monitorare gli ecosistemi per prevenire il loro degrado e studiare le interazioni fra le varie specie animali e vegetali.
Posidonieto – photo credit andrea mucedola
Ecologia
Tassonomicamente, ogni organismo appartiene a ordini, specie, sottospecie ed altre suddivisioni che riflettono le similarità che ognuno ha con gli altri organismi. Quando diciamo che un pesce fa parte di una specie significa che possiede delle caratteristiche che lo accomunano ad altro organismi della stessa specie. Capire come “funziona” la natura è il compito di una scienza che si chiama Ecologia (dal greco antico Oikos, che significa casa, ovvero studio della casa). Essa viene studiata dagli ecologi la cui funzione è fondamentale per comprendere i meccanismi di vita delle specie viventi e valutare l’impatto delle stesse in altri domini sociali (ad esempio sulle economie locali o sul benessere delle popolazioni). Questa scienza entra di diritto in una visione multidisciplinare della valutazione dell’ambiente in senso generale.
meraviglie nel coralligeno – photo credit andrea mucedola
Ogni organismo vivente presente sul pianeta, che sia una pianta, un animale o un batterio, ha una precisa funzione e tutti, compresa la specie umana, abbiamo una dipendenza diretta o indiretta reciproca. Questo concetto è molto importante e che ci fa capire come la riduzione della biodiversità possa causare effetti a catena nell’ambiente che possono influenzare economie locali e la sopravvivenza di altre specie. Talvolta le interazioni reciproche tra specie diverse possono essere critiche comportando la scomparsa delle specie più deboli e variazioni locali significative delle biodiversità. E’ il caso di specie animali che, a causa di variazioni nelle condizioni dell’ambiente, emigrano verso altre zone che possono offrire una migliore qualità di sopravvivenza e talvolta possono prendere possesso del nuovo ambiente sostituendosi ad altre specie. Una delle emergenze più assurde è la rapida diffusione in Atlantico dei Pterois, ovvero i come pesci scorpione o pesci leone.
Pterois, Fujaira, Oceano Indiano photo credit andrea mucedola
Queste specie sono soprattutto diffuse nelle aree tropicali dell’Indo-pacifico ma si stanno diffondendo, a scapito di altre specie, anche in tutti i Caraibi e la costa orientale del Nord America fino a sud in Venezuela e Colombia, a causa del rilascio, accidentale o colpevole, in mare (si pensa dovuto ad un acquarista) di alcuni esemplari. Questo atto ha portato alla distruzione di molte specie native divorate dal nuovo arrivato.
Ma cosa rende questi bellissimi pesci così dannosi?
Direi la loro aggressività favorita dal fatto di non avere di fatto predatori e di essere in grado di rilasciare fino a 300 milioni di uova all’anno, che non sono mangiate dagli altri pesci a causa di un deterrente chimico che le protegge. Ricorderete che ne abbiamo parlato diffusamente in un altro nostro articolo.
A volte queste variazioni sono indotte dall’Uomo che per superficialità (ad esempio con il rilascio di specie contenute negli acquari domestici) o per profitto (mal calcolato) catalizzano questi cambiamenti ecologici. Sono situazioni frequenti, spesso drammatiche, rese note solo da annunci mediatici che trovano un effettivo proseguo solo nelle comunità specialistiche perché spesso non comprese nella loro gravità.
In realtà, la scomparsa di specie naturali è purtroppo molto più frequente di quanto si pensi e non dipende dalle dimensioni dell’animale o della pianta; in certi casi l’annientamento di una specie può causare effetti discendenti catastrofici per le economie locali comportando il crollo di attività lavorative.
pesce persico del Nilo da Топ 10 самые большие пресноводные рыбы в мире (top10a.ru)
Un esempio di un errore di valutazione da parte dell’Uomo, legato ad una non completa valutazione degli ecosistemi locali, fu l’introduzione del “pesce persico del Nilo” nelle acque del lago Vittoria, in Africa orientale. Il pesce introdotto per fini ovviamente economici si rivelò un terribile predatore che distrusse le popolazioni di ciclidi endemiche. I ciclidi subirono quindi un rapido declino causando un danno significativo per i poveri pescatori locali.
Si stima che più di 300 specie native siano state condotte all’estinzione da parte di questi predatori (Schofield, 1999). Sebbene </spanil veloce incremento del pesce persico niloticus sembrò avere un impatto iniziale favorevole per lo sviluppo dell’industria della pesca, la conseguenza finale fu un calo significativo della biomassa ittica globale del lago (Goudswaard and Witte, 1984). L’incremento numerico della specie causò il declino della biodiversità, compromettendo le catene alimentari esistenti. Inoltre, la crescita degli insediamenti umani, dovuta allo sviluppo della pesca del persico, schiacciò le popolazioni locali determinando ricadute socio-economiche significative (Kitchell and Schindler, 1997). In sintesi, il degrado del lago Vittoria portò conseguenze antropiche sempre maggiori, anche nel lungo termine, per il benessere delle comunità rivierasche, incidendo pesantemente sul social welfare degli stati limitrofi (Verschuren & Johnson, 2002).
ricercatrice subacquea scientifica che effettua un censimento in una prateria di posidonia. Tale valutazione in situ è ancora fondamentale per avere un quadro ecologico significativo – photo credit @andrea mucedola
Posidonia oceanica, un bene da proteggere
Un altro problema, al quale si sta cercando di mettere rimedio in ambito marino, è la recessione delle praterie di Posidonia oceanica, una pianta fanerogama endemica del Mediterraneo. E’ stato provato che la loro morte, oltre a causare una diminuzione di molte specie ittiche va ad accentuare gli effetti dell’idrodinamismo costiero. Il moto ondoso non più frenato dalle praterie di posidonia, aggredisce letteralmente le spiagge e gli arenili provocando danni ambientali significativi. Le spiagge vengono quindi letteralmente inghiottite dal mare e la linea di spiaggia arretra significativamente spazzando via le costruzioni antropiche. Ovviamente questi disastri costringono l’Uomo a costose opere di ripascimento degli arenili e di ricostruzione.
Cosa fare?
Questi danni possono evitati studiando con maggiore attenzione l’habitat costiero e prevenendo tali cause con scelte oculate. L’Uomo può essere artefice di cambiamenti ecologici anche attraverso l’inquinamento chimico dovuto al versamento di liquami tossici che alterano gli equilibri chimici-fisici dell’ambiente e provocano la morte degli organismi. Talvolta, la natura riesce a sopravvivere, creando un nuovo equilibrio ed in questi casi gli interventi dell’Uomo, se non sufficientemente valutati, possono essere controproducenti. Ad esempio, la bonifica di materiali abbandonati in mare ma ormai ricolonizzati può provocare una nuova movimentazione del sedimento che, essendo altamente tossico, può creare danni ancora maggiori all’habitat.
Il padre dell’ecologia
Parlando, seppur brevemente, di ecologia è d’obbligo citare Charles Darwin (1809-1882), il naturalista inglese padre della teoria dell’evoluzione.
Charles Darwin, English naturlist, geologist and biologist (1809-1882), immagine (colorata) di Julius Jääskeläinen, da wikimedia commons https://www.flickr.com/photos/juliusjaa/46111746605/in/photostream/
Darwin, dopo un viaggio di cinque anni intorno al mondo, a bordo della HMS Beagle, studiando i campioni raccolti, formulò una teoria rivoluzionaria che sconvolse i concetti naturalistici precedenti. Secondo Darwin le specie naturali si modificano a causa di una selezione naturale legata alle caratteristiche intrinseche dei soggetti che poi trasmettono alle nuove generazioni. La selezione avviene attraverso un lento adattamento all’ambiente per cui le specie in possesso di caratteristiche particolari (in quel momento le più adatte a quel tipo di habitat) hanno maggiori probabilità di sopravvivere. Inoltre, se la lotta per la sopravvivenza delle specie avviene nella ricerca di un appagamento dei bisogni primari (riproduzione e nutrimento), l’evoluzione è legata alle caratteristichegenetiche favorendo quegli individui che riescono ad adattarsi meglio all’ambiente.
La scienza dell’Ecologia moderna si sviluppa attraverso vari campi come l’analisi degli ecosistemi, le comunità e le popolazioni, la conservazione ed il reinserimento di specie scomparse in alcuni habitat.
Va compreso che l’ecologia e le scienze ambientali non hanno niente a che fare con l’ambientalismo che fa parte dei movimenti sociali e politici.
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ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con numerosi Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare. Fa parte del Comitato scientifico della Fondazione Atlantide e della Scuola internazionale Subacquei scientifici (ISSD – AIOSS).