L’Ephorate of Underwater Antiquities ha completato un nuovo scavo subacqueo presso il relitto di Antikythera che tante sorprese ha già regalato agli archeologi. La ricerca si è svolta dal 4 al 20 settembre 2017, sfruttando un periodo di eccellenti condizioni climatiche, le prime, dopo il 2014, anno in cui fu completata la mappatura dettagliata dei resti della nave di epoca romana. Si trattava di un imbarcazione di grandi dimensioni per l’epoca, con una lunghezza stimata di cinquanta metri dall’arco prodiero alla poppa.
Probabilmente la nave proveniva dall’Asia Minore diretta a Roma nel I secolo a.C. Nel tempo questo relitto ha rivelato un carico di pezzi d’arte e di beni di lusso tra i quali anche il favoloso meccanismo di Antikythera di cui abbiamo già parlato in passato. Lo scavo è stato continuato sullo stesso sito dove l’anno scorso erano stati recuperati dei resti umani ed attrezzature della nave come tubi in piombo, contrappesi ed utensili incrostati di ferro. Dall’analisi del DNA del cranio hanno appreso il sesso del corpo. Si trattava di un uomo a cui è stato dato il nome di Pamphilos dopo che i subacquei hanno trovato il nome, che significa “amico di tutti”, inciso su una tazza sepolta nei suoi pressi, decorata da una scena erotica. Lo scavo archeologico continua ad offrire molti materiali simili ai precedenti, tra cui ampi vasi di ceramica di amphorae ma anche oggetti che si ritengono provenienti da altre navi.
Lo scavo è stato esteso a due aree in cui sono stati trovati frammenti di statue di marmo e bronzo, situati sotto grossi massi di pietra che, a causa di un evento sismico, erano scivolati lungo il crinale subacqueo. Tra i frammenti portati alla luce, notevole interesse ha suscitato il ritrovamento di un braccio di bronzo, affondato sotto mezzo metro di sedimento, sul pendio roccioso dove la nave e il suo carico ora riposano. La grande nave enorme proveniva dall’Asia Minore ed era diretta a Roma.
Era il 1 secolo a.C. un periodo in cui l’attività metallurgica era comune su quella piccola isola, tra Creta e il Peloponneso, dove esisteva una fonderia; questo probabilmente giustifica il gran numero di statue di bronzo ritrovate nella zona. Questo fa presupporre che le sorprese non siano finite e resti di altre statue siano ancora presenti nel sito.
Un altro importante ritrovamento è stato un frammento di una statua in bronzo che presenta un ricco abbigliamento. Distinta tra i i resti marmorei è stata scoperta anche una gamba maschile collocata su una base (zoccolo) al di sotto sotto di uno degli enormi massi. Altri scavi minori hanno portato alla luce frammenti di ceramiche, guaine in piombo ed oggetti che testimoniano il passaggio sul sito del team Cousteau – MOCS nel 1976, quando furono scoperti e recuperati i primi reperti. Il più rilevante fu un disco di metallo con quattro sporgenze decorate con un toro che è stato scoperto grazie all’ausilio dei raggi X.
Per gli archeologi subacquei, tra questi risultati sono particolarmente significativi i frammenti degli scafi delle navi (strutture e plancia) che aiuteranno a comprendere meglio la tecnologia di costruzione del tempo. Gli archeologi, in considerazione della collocazione dei reperti rispetto a quelli del primo recupero degli inizi del 1900, potranno fornire una migliore comprensione di come avvenne quel drammatico incidente.
La ricerca è stata condotta sotto la direzione dell’Emphorate of Underwater Antiquities guidata da Aggeliki Simossi e dagli archeologi Theotokis Theodoulou e Dimitris Kourkoumelis. Hanno partecipato al team di ricerca, il Dr. Brendan Foley dell’università di Lund, gli archeologi Dr. Alexandros Tourtas e il candidato PhD Paolo Iglic, i tecnici Phil Short, Gemma Smith, Alexandros Sotiriou, Nikos Yannoulakis, il fotografo subacqueo Brett Seymour, i video operatori per le riprese subacquee Evan Kovacs e Michael Tsimberopoulos. Il progetto è stato sostenuto anche da Michalis Kelaidis, D. Romios, Elias Charalambous e Dimitra Kotsi.
Il progetto è sotto l’egida del Presidente della Repubblica ellenica ed è stato finanziato da fonti finanziate dal dottor Brendan Foley e consegnate attraverso l’Università di Lund e l’associazione no profit ARGO. Va menzionata anche la sponsorizzazione da parte della ditta orologi svizzeri Hublot, dalla Fondazione Swordspoint (USA), dall’autodesk, dalla COSMOTE, dalla Fondazione Aikaterini Laskaridis e dal Kythera e Antikythera Domestic Property Committee.
- autore
- ultimi articoli
ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con numerosi Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare. Fa parte del Comitato scientifico della Fondazione Atlantide e della Scuola internazionale Subacquei scientifici (ISSD – AIOSS).
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.