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Titolo : Impariamo a ridurre le plastiche in mare

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I giardini di Nemo, una speranza per la nostra sopravvivenza

Reading Time: 5 minutes

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livello elementare
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ARGOMENTO: SUBACQUEA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: MAR MEDITERRANEO
parole chiave: futuro sostenibile, coltivazioni subacquee

 

Proviamo ad immaginare un mondo in cui le coltivazioni delle verdure necessarie alla nostra sopravvivenza avvenga nelle profondità del mare. Le aveva immaginate  Jules Verne nel suo libro Ventimila leghe sotto i mari ma questo sogno sembra essere diventato ormai una realtà. 

A circa dieci metri sott’acqua, nella meravigliosa costa italiana del Mar Ligure, immergendoci potremmo osservare sul fondo delle strane meduse giganti frutto dell’ingegno e della applicazione di Sergio Gamberini, un noto imprenditore della subacquea che le ha ideate per realizzare il suo progetto. Come sappiamo, l’agricoltura tradizionale, effettuata sulla terra ferma,  ha un notevole costo a livello ambientale a causa dell’utilizzo di numerose sostanze tossiche (pesticidi) e, fattore spesso non considerato, da un notevole uso di acqua necessaria per l’annaffiamento. Questa soluzione subacquea vuole essere un’alternativa alle coltivazioni tradizionali per dare una risposta dal mare alle esigenze di sopravvivenza del futuro.

L’emergenza acqua
La disponibilità dell’acqua è un oggetto di importanza cruciale per capire le dinamiche del prossimo futuro. La vera emergenza che le prossime generazioni dovranno affrontare  non sarà energetica ma l’acqua. Senza acqua non potremo coltivare i nostri campi e nutrire il mondo. Vanno ricercate nuove soluzioni … ed il mare ci potrebbe aiutare.

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E’ per questo che dovremmo ricercare soluzioni alternative da applicare nelle zone di siccità costiere colpite dal cambiamento climatico in cui si scateneranno in futuro fenomeni di assoluta invivibilità. In un rapporto del World Resources Institute, entro il 2040, 33 Stati avranno un calo delle risorse idriche estremo che causerà nuovi fenomeni migratori di massa. Popoli la cui economia è tradizionalmente basata su agricoltura e pastorizia, sarano costretti a lasciare le loro terre per trasferirsi in zone più accoglienti dal punto di vista ambientale. Per quanto può sembrare improbabile, anche in Europa la scarsità di risorse idriche, si avvertirà in Estonia, così come in Namibia e Botswana.
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L’impatto sulle attività agricole e industriali sarà notevole anche in paesi come gli Stati Uniti, l’India, l’Australia e la Cina dove il livello di stress idrico, pur rimanendo costante a livello nazionale, potrebbe aumentare tra il 40% e il 70% in alcune aree, come nel sudovest degli Stati Uniti o nella provincia cinese di Ningxia. Si potrebbe andare verso un collasso economico ed ecologico che provocherebbe migrazioni di massa da far impallidire quelle attuali. In tutto il mondo si stanno analizzando soluzioni alternative per poter fornire alimenti sufficienti alla popolazione mondiale future. Perché non ricercarle in fondo al mare?

Un cammino ancora lungo ma promettente
sergio gamberiniTutto cominciò quando Sergio Gamberini, si rese conto che sott’acqua si potevano ottenere condizioni favorevoli per avviare un’agricoltura idroponica  ovvero tecniche di coltivazioni extra suolo dove la terra viene sostituita da un substrato inerte (argilla espansa, fibra di cocco, ecc. La tecnica è forse più nota con il termine di idrocoltura. Le piante vengono irrigate con una soluzione nutritiva composta dall’acqua e dai composti necessari ad apportare tutti gli elementi indispensabili alla normale nutrizione minerale. Essa consente produzioni controllate sia dal punto di vista qualitativo sia igienico-sanitario durante tutto l’anno). Il fattore innovativo dell’idea di Gasperini è che viene applicata sotto il mare e non ha bisogno di sistemi di regolazione della temperatura o di illuminazione a LED che sono normalmente impiegati nelle culture in serra terrestri. Il calore e l’umidità all’interno delle biosfere sono infatti ideali e non richiedono nessuna sorgente di energia in quanto le piante coltivate al loro interno hanno tutto ciò di cui hanno bisogno: dalla luce che filtra dalla superficie del mare ed alle temperature fornite dall’oceano circostante. Sfruttando la differenza di temperatura tra l’aria contenuta all’interno della biosfera e l’acqua esterna il sistema non ha nemmeno bisogno di acqua dolce, perché essa viene prodotta grazie all’evaporazione che si forma all’interno delle sfere.

In pratica, l’evaporazione crea un “ciclo chiuso” di idratazione, eliminando la necessità di ogni tipo di irrigazione. “Stiamo crescendo pomodori, fagioli e lattuga, tutto senza bisogno di acqua dolce” ha riferito Gamberini ad una nota rivista, “… il nostro giardino è un sistema autosufficiente. Infatti, una volta che il sistema di coltura è stato attivato tramite la desalinizzazione dell’acqua di mare, continua a sostenerla senza alcun sostegno esterno. Stiamo crescendo pomodori, fagioli e lattuga, tutto senza bisogno di acqua dolce … ” afferma Gamberini. … “l’agricoltura tradizionale usa il 70% dell’acqua dolce a livello mondiale e la scarsezza dell’acqua aumenta, rendendo l’agricoltura tra i settori più vulnerabili agli impatti del cambiamento climatico“.

Perché sotto il mare?
La risposta è semplice: in mare la temperatura è pressoché costante, l’umidità sufficientemente alta, insetti e parassiti non possono raggiungere germogli e piantine, e dunque si può evitare l’uso dei pesticidi.
La sfida maggiore è stata quella di costruire le biosfere, strutture in plastica trasparente ancorate al fondale e contenenti aria, dove impiantare le coltivazioni. Gamberini si rende conto che questa soluzione geniale dovrà ancora superare molte difficoltà tecniche che aggiungono costi, tempi e complessità per uno sviluppo commerciale delle biosfere. Sta quindi sperimentando la dimensione ottimale, la forma delle biosfere e la profondità dove posizionarle per ridurre i rischi dovuti agli effetti di cattive condizioni meteorologiche che, in passato, le hanno qualche volta danneggiate, distruggendo i raccolti e costringendo i ricercatori a ridisegnare  il sistema utilizzato per fissarle al fondo marino.

le biosfere ancorate al fondo

Di fatto, i dati raccolti sembrano suggerire che le piante, sottoposte a pressioni maggiori di quelle atmosferiche (circa 2 atmosfere) possono accelerare la loro crescita. “Le evidenze preliminari ci hanno dimostrato che le condizioni di pressione più elevate influenzano la crescita delle piante in modo positivo, che significa sostanzialmente una germinazione più rapida“, spiega Gamberini. “I limiti di ciò che può essere coltivato devono ancora essere definiti. Ulteriori ricerche saranno affrontate per comprendere i tipi di verdure adatte all’agricoltura subacquea … l’obiettivo del progetto è quello di creare un sistema alternativo di agricoltura, specialmente dedicato a quelle aree del mondo dove le risorse naturali e le condizioni dure diventano difficili“.

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Dopo un paio di anni di sperimentazione, l’Orto di Nemo ha oggi attive cinque biosfere che garantiscono una temperatura costante intorno ai ventisei gradi centigradi, un tasso di umidità dell’83% ed alte concentrazioni di anidride carbonica, che favoriscono la crescita delle piante. L’orto subacqueo produce un raccolto ancora limitato, ad uso personale, ma da brava ligure la signora Gamberini utilizza il basilico prodotto per preparare il suo pesto che garantisce profumato e di alta qualità.  In mancanza di poterlo assaggiare, andiamo comunque a visitare insieme il giardino di Nemo.

 

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