.
livello elementare
.
ARGOMENTO: REPORTAGE
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: IMMERSIONI IN QUOTA
parole chiave: subacquea, DAN
26 agosto 2016 – ore 10.00 –
“Io mi fermo qui!” siamo a 2050 metri di quota; da un lato il lago di Aviasco e dall’altro si vede il lago Nero. Questo mi sentirono dire i miei compagni di viaggio dopo un’ora di cammino con uno zaino da 45 kg. Tutto cominciò sei mesi fa con l’idea di provare a coniugare due passioni: la subacquea e la montagna; sei mesi dedicati alla scelta del luogo per le immersioni, dell’attrezzatura più idonea, della tipologia di immersioni da effettuare, sei mesi impiegati a tessere contatti, richiedere le necessarie autorizzazioni, programmare e progettare nei dettagli la “spedizione”. Quella che doveva essere una scommessa tra amici, nata con un “Che dite, ci proviamo?”, è diventata qualcosa di più, anche grazie al DAN RESEARCH EUROPE, l’organizzazione che si occupa dell’assicurazione e della ricerca in ambito medico e scientifico per quanto riguarda le attività che coinvolgono i subacquei; che ha creduto alla nostra idea e ha deciso di sostenere la nostra spedizione e di inviare in quota con noi due ricercatori per la raccolta dei dati fisiologici pre e post immersione.
L’idea si è quindi concretizzata nella spedizione scientifica 2k4LAKEs – che sta per 4 immersioni in 4 laghi oltre i 2000 metri di quota. L’unicità della nostra impresa sta proprio in questi due numeri: l’alta quota dei 2000 metri e le 4 immersioni ripetitive senza scendere a valle per la desaturazione. A complicare le cose la decisione di affrontare in autonomia gli spostamenti verso i punti di immersione, con il trasporto da parte di ogni subacqueo, lungo i sentieri, della propria attrezzatura personale.
Teatro della spedizione le Alpi Orobiche dell’alta Val Seriana, comune di Valgoglio, luogo ideale data la ricchezza di piccoli e grandi invasi naturali, spesso ampliati, che servono l’omonimo impianto idroelettrico. Proprio grazie all’ENEL, gestore degli impianti, i materiali necessari alla spedizione sono potuti arrivare in quota, con un “passaggio” in funivia. Per noi due orette di cammino dall’abitato di Valgoglio fino al rifugio “Capanna Lago Nero” che, per quattro giorni, sarà il campo base avanzato per il giro dei laghi.
I laghi scelti sono stati, nell’ordine, il Campelli Alto con una profondità massima di 23 metri, l’Aviasco 20 metri, il Lago Nero 63 metri ed il Sucotto 17 metri.
In accordo con il programma, la prima immersione programmata fu fatta al Campelli Alto; secondo i trekker locali il tempo di percorrenza per il lago è di circa 45 minuti, così di buon mattino mettiamo in funzione il nostro fidato compressore portatile COLTRI che ci garantirà aria per tutti i tuffi e facciamo un rapido “refill” delle bombole. Intanto prepariamo l’attrezzatura e imbocchiamo il sentiero. Gli escursionisti che ci incontrano ci guardano con occhi strani, non capita tutti i giorni di vedere su un sentiero alpino un gruppo di subacquei con bombole e pinne che fanno bella mostra vicino alle racchette da cammino….
Ed ora eccoci al punto di partenza, al mio ”Io mi fermo qui!”. Avevamo previsto che il percorso fosse impegnativo ma non così tanto; lo “zaino” sulla schiena ha raggiunto i 45 kg, sulle spalle abbiamo l’attrezzatura completa per immersioni in acque fredde. Che fare quindi: ripiegare sul lago più vicino o continuare nell’impresa? Mi convincono, chi offendendomi e chi con modi più gentili, a continuare e devo dare ragione ai miei buddies, del resto mi dico … se ce la fa mio fratello, più vecchio, con 100 kg e il Pier, ancora più vecchio con 60 kg (bagnato e con gli scarponi) come posso non farcela io, giovane baldo e in forma con i miei 80 kg di muscoli? Decido quindi di provarci. Il percorso per raggiungere il lago di Campelli Alto diventa ancora più impegnativo ma allo stesso tempo più emozionante e suggestivo; ancora un’ora di cammino su una pietraia e siamo sulle murate dell’invaso.
Scendiamo e caliamo le attrezzature sulla sponda del lago inventandoci un sistema di carrucole; il tempo di effettuare tutte le analisi previste dal protocollo DAN (prelievo di sangue ed urine, esame ecodoppler), la vestizione e poi ci tuffiamo.
L’acqua è cristallina, o almeno così ci appare nei primi dieci metri, passati i quali la visibilità peggiora decisamente e si riduce a circa un metro, il programma di immersione prevede 20 metri per 40 minuti; andiamo quindi a ricercare il fondo del lago, studiato in precedenza consultando le apposite mappe forniteci dall’ENEL, che scopriamo essere ricco di piccole insenature e rilievi. Tocchiamo i 18 metri e sono ormai passati i 40 minuti previsti. La temperatura è decisamente più bassa di quanto potessimo aspettarci ovvero 3,6°; che dire, decisamente freddina, le mute ed i sotto-muta fanno però il loro lavoro.
Ma è giunta l’ora di risalire, effettuiamo la sosta di sicurezza e siamo fuori. Un bel sole ci riscalda mentre sistemiamo le attrezzature e ripetiamo il protocollo di analisi. Giusto il tempo di un panino e via, un paio di ore di “passeggiata” ci aspettano per rientrare alla base. Arriviamo al rifugio, ma le fatiche per oggi non sono finite, dobbiamo ancora affidarci al COLTRINO per la ricarica bombole e effettuare i calcoli per programmare le immersioni di domani, per fortuna ci attende la splendida cena preparata dalla mitica Gigliola e da tutto lo staff. La polenta in rifugio non può mancare, quattro chiacchiere con i nuovi amici e un bicchiere di genepì locale, poi una bella dormita, domani la giornata sarà lunga: sono in programma due tuffi.
27/08/2016 – L’escursione di oggi è decisamente meno impegnativa, se non altro come lunghezza del percorso, in 45 minuti siamo in riva all’Aviasco, il panorama intorno a noi è splendido e l’acqua sembra fantastica. Montiamo le attrezzature, facciamo le analisi di rito e siamo in acqua. La temperatura del lago è decisamente più gradevole, non scenderà mai sotto i 7/8 gradi, ma anche in questo caso in profondità è tutt’altro che cristallina, le pareti offrono comunque dei panorami interessanti; cerchiamo anche in questo caso il fondo, ci fermiamo a 16 metri per evitare di sollevare con le pinne il fondo limaccioso, esploriamo buona parte del fondale ed in quello che sembra un attimo, i 40 minuti programmati volano via. Stesso protocollo, sosta di sicurezza e fuori. L’ambiente è idilliaco e la voglia sarebbe di restare sdraiati in riva al lago per godersi uno splendido sole, ma la giornata è ancora lunga, nel pomeriggio ci attende il lago Nero, e così ci rimettiamo in cammino verso il rifugio per il cambio bombole ed una pausa di un paio d’ore. Il pranzo è tutt’altro che frugale: pizzoccheri casalinghi, polenta con i formaggi e diversi tipi di carne accompagnati da un buon bicchiere di rosso e dalle chiacchiere con quelli che sono diventati una seconda famiglia per questi giorni di spedizione. La montagna e il rifugio fanno questo effetto, avvicinando accomunando e rendendo più facile la comunicazione, non c’è che dire.
Il Lago Nero è il più vicino al rifugio, ma la situazione si complica per quel che concerne l’accesso alla riva, impieghiamo più del previsto a trovare un sentiero praticabile con il peso dell’attrezzatura in spalla, date le sponde scoscese e le pietraie instabili. Il sole inizia a scendere e quindi ci prepariamo velocemente al tuffo e ci immergiamo. Abbiamo previsto 25 minuti di immersione ed una profondità massima di 30 metri. I fondali sono i più belli incontrati e anche la visibilità è ottima, un paio di segnali e decidiamo di prolungare l’immersione ancora un po’, usciamo dopo 35 minuti, è ormai il tramonto, il freddo, anche se siamo a fine agosto inizia a farsi sentire, eseguiamo i consueti test medici post-immersione, montiamo gli zaini e via, arriviamo al rifugio che è ormai l’imbrunire. Ci aspetta un’altra ottima serata al rifugio Capanna Lago Nero, seguito dall’abituale conferimento dati delle immersioni della giornata e dalla programmazione dell’ultima immersione dell’indomani. Siamo stanchi ma non abbastanza da rinunciare a una partita a carte. Si aggregano ai nostri giochi gli ospiti del rifugio; abbiamo scoperto con piacere che in montagna funziona così. Tutto liscio fino a quando arriva una telefonata che si spera sempre di non ricevere. Uno dei nostri tecnici del DAN deve rientrare urgentemente a Pisa per un’emergenza in famiglia, prepara i bagagli e bisogna tornare in Paese immediatamente. Decidiamo di accompagnarlo durante la discesa notturna, anche se non siamo le persone più indicate, ma è urgente e bisogna andare. Tre ragazzi del CAI Alta Val Seriana presenti in rifugio non ci pensano un minuto; sono senz’altro più abili e abituati alla montagna di noi, prendono le torce e ci dicono di non preoccuparci, accompagneranno volentieri loro i nostri amici fin giù al paese. In un’ora e mezza sono di ritorno e rimaniamo piacevolmente colpiti dalla disponibilità e dalla gentilezza di tre “praticamente sconosciuti”; vivere la montagna è anche questo: imparare grandi lezioni di umiltà e amicizia completamente disinteressate. Sono cose alle quali le nostre frenetiche vite “di città” ci hanno completamente disabituato. Andiamo a letto tardi, cerchiamo di riposare un po’, domani ci aspetta l’ultimo tuffo per concludere la nostra impresa.
28/08/2016 – Ultimo giorno in quota, smontiamo il campo base e lasciamo il rifugio, per raggiungere il lago Sucotto; impieghiamo poco meno di un’ora e l’immersione inizia in modo inaspettato. A riva il lago è coperto di un compatto strato di alghe verdi fosforescenti, l’acqua è leggermente più calda ma anche in questo caso la visibilità è scarsa. Il programma è di andare a perlustrare il punto di massima profondità, arriviamo a 13 m; un pò meno del previsto e non c’è molto da vedere. La sponda più vicina è una pietraia e ci spingiamo quindi fino alla sponda opposta, formata da pareti a strapiombo nel lago decisamente più interessante. 40 minuti e siamo fuori. Adesso è ora di festeggiare e ci concediamo un buon prosecco.
La scommessa è vinta e la missione è compiuta. Ci resta un ultimo sforzo da fare: trasportare alla funivia tutte le attrezzature e tornare a valle, non prima di aver acquistato dei formaggi fatti da Miglio, il pastore che abbiamo incontrato tutte le mattine durante i nostri spostamenti. Decisamente provati da questi quattro giorni, ma sul sentiero per Valgoglio già ci chiediamo “la prossima scommessa qual’è?” Io (Dario), Pier, Lino, mio fratello Samuele (mente dell’impresa), Davide e la Eli siamo pronti a inventarci qualcosa di nuovo e vi terremo aggiornati; state certi che risentirete parlare del Team Dark Side, i non conventional divers.
Dario Marzolo per TeamDarkSide
foto di proprietà TeamDarkSide
Nota della redazione
Dopo sei mesi di impegnativi preparativi e di prove svolte al lago di Lecco, il team Dark Side ha effettuato, dal 25 al 28 agosto, la prima missione in alta quota, a Valgoglio in Alta Val Seriana, denominata 2K4LAKES, con l’intento di rilevare dati fisiologici relativi a questo tipo di immersioni. L’impresa è stata possibile grazie all’ENEL, che ha concesso le autorizzazioni e patrocinato la spedizione, al patrocinio ed al supporto del CAI di Bergamo, del Parco delle Orobie, del Comune di Valgoglio, dell’ESA, dell’ACSI, di Coltri e naturalmente del DAN EUROPE. Da parte nostra, complimenti a tutto il team “Dark Side” composto da Samuele Marzolo, Pier Campaci, Davide Domina, Dario Marzolo, Lino Orlandelli ed Elisa Zaniboni per il reportage e aspettiamo i risultati.

è composta da oltre 60 collaboratori che lavorano in smart working, selezionati tra esperti di settore di diverse discipline. Hanno il compito di selezionare argomenti di particolare interesse, redigendo articoli basati su studi recenti. I contenuti degli stessi restano di responsabilità degli autori che sono ovviamente sempre citati. Eventuali quesiti possono essere inviati alla Redazione (infoocean4future@gmail.com) che, quando possibile, provvederà ad inoltrarli agli Autori.