.
livello elementare.
ARGOMENTO: GEOPOLITICA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: LIBIA
parole chiave: Nord Africa, Piano Mattei, Meloni, quarta sponda, instabilità, petrolio, migranti
Il primo ministro libico, Osama Hamad, vicino al maresciallo Khalifa Haftar, ha stabilito il blocco della produzione di petrolio. Così come i servizi essenziali della Banca centrale in Libia sono sospesi a causa dello scontro politico tra Tripoli e Bengasi che riguarda il governatore Siddiq al Kabir. Kabir, ben visto da molte cancellerie occidentali, ha anche l’incarico di finanziare sia il governo della Tripolitania che quello della Cirenaica, rivali tra loro. Da quando è in carica, Kabir ha sempre sostenuto finanziariamente più la Cirenaica dominata dal maresciallo Khalifa Haftar – e dalla quale proviene Hamad – che non la Tripolitania, governata da Abdulhamid Dabaiba.
il tenente generale Khalīfa Belqāsim Ḥaftar al-Ferjānī entrò a far parte dell’Accademia militare dell’Università di Bengasi il 16 settembre 1964 dove si diplomò nel 1966. Alla fine degli anni ’70, come molti ufficiali libici, ricevette un addestramento militare in Unione Sovietica, completando una speciale laurea triennale per ufficiali stranieri inviati a studiare in URSS, presso l’Accademia militare MV Frunze. Haftar in seguito ha proseguito l’addestramento militare in Egitto. Da giovane ufficiale dell’esercito, prese parte al colpo di stato di Muammar Gheddafi nel 1969, assistendolo nel rovesciamento del re Idris, diventando in breve un suo un alto ufficiale. Partecipò alla guerra tra Libia e Ciad ma nel 1987 fu preso prigioniero l nel corso della battaglia di Wadi al-Dum. Alcuni ritengono che in quel periodo di prigionia formò un contingente di circa 2 000 prigionieri libici, la “Forza Haftar”, equipaggiata dagli Stati Uniti, col compito di rovesciare il regime libico di Gheddafi. Di fatto, venne rilasciato nel 1990 grazie all’intervento si buoni uffici statunitensi e trascorse quasi 20 anni negli USA, ottenendone anche la cittadinanza. Nel 1993, fu condannato in patria, in contumacia, alla pena capitale per “crimini contro la Jamāhīriyya libica”. Nel 2011 tornò in patria per sostenere attivamente l’insurrezione contro il regime di Gheddafi. In marzo un portavoce militare ha annunciato che Haftar era stato nominato comandante dell’apparato militare e divenne il numero tre della gerarchia dell’esercito libico, col grado di tenente generale. Haftar dichiarò che quasi metà del territorio libico era sotto il suo controllo. Nel febbraio del 2014, Haftar apparve in televisione per annunciare che il Governo libico era stato sospeso e, nel mese di maggio, Haftar lanciò l’Operazione Karāma (dignità) sferrando un attacco contro le milizie filo-fondamentaliste a Bengasi, assaltando con armi pesanti la sede del parlamento libico a Tripoli. Il 25 febbraio 2015 Haftar, forte dell’esplicito sostegno politico e militare egiziano, espresso dal Presidente al-Sīsī, venne nominato ministro della Difesa e Capo di Stato Maggiore dal governo cirenaico di Tobruk, nell’intento di sconfiggere le forze islamiste tripolitane. Di fatto è sostenuto dagli Emirati Arabi Uniti e dall’Egitto ma anche da forze aeree britanniche, francesi, statunitensi ed emiratine. Nel novembre 2016, Haftar ha fatto un secondo viaggio in Russia per incontrare il ministro degli Esteri Sergei Lavrov e il ministro della Difesa Sergey Shoygu al fine di ottenere armi e sostegno da parte della Russia, la Russia stava aspettando la nuova amministrazione Trump. Il generale Khalifa Haftar è stato anche definito un “magnate del petrolio libico” controllando i terminali petroliferi di Ras Lanuf ed Es Sider dal 2015, a volte attraverso mezzi forzati e illegali. Di conseguenza, il reddito personale di Haftar è stimato in circa 450-500 milioni di dollari al mese, se vengono consegnati almeno 5 milioni di barili al mese. Non ultimo, nel dicembre 2023, Khalifa Haftar è stato accusato di aver guidato operazioni per il rimpatrio forzato di rifugiati che cercavano di raggiungere l’Europa. La sua milizia, in particolare la Brigata Tareq Bin Zeyad, avrebbe praticato abusi fisici e torture e sembrerebbe essere implicati nella tratta di esseri umani. Queste attività hanno sollevato notevoli preoccupazioni sui diritti umani e hanno evidenziato potenziali violazioni del diritto internazionale, attirando anche l’attenzione sul possibile coinvolgimento indiretto di entità europee come Frontex e funzionari maltesi nel facilitare o chiudere un occhio su queste pratiche. In sintesi un personaggio che non può essere ignorato per ottenere una maggiore stabilità in Libia.
Nonostante la compagnia petrolifera statale NOC non abbia ancora confermato il blocco, il generale Haftar ha già fatto sospendere da qualche settimana la produzione nel giacimento di Sharara. La situazione in Libia potrebbe nuovamente degenerare in scontri tra milizie. L’ENI sta monitorando la situazione, ma il blocco congiunto di petrolio e linee di credito non giova né alla compagnia né all’Italia. Il governo Meloni, infatti, anche in virtù del “Piano Mattei”, si è pesantemente esposto in Libia, aprendo ad Haftar in cerca di stabilità. Ci sono alcune questioni che intrecciano gli interessi politici con quelli economici italiani in Libia e che si inquadrano, almeno sotto l’aspetto teorico, nel profilo strategico del “Piano Mattei”: su tutti la ricostruzione di Derna e quella degli aeroporti del Paese, assieme alla riattivazione delle rotte aeree. Del resto, si sbaglierebbe a ristringere al solo campo energetico-petrolifero (per quanto fondamentale) o al contrasto del traffico di migranti gli interessi di Roma in Libia. La ricostruzione di infrastrutture essenziali e dal valore strategico in Paesi sconvolti da conflitti ed emergenze è sempre stata una delle leve dell’azione italiana nel mondo; si potrebbe dire che questa è stata a suo tempo parte della sua “sfera creativa” della sua politica estera.
Haftar nel suo incontro con il Ministro della Difesa della Federazione russa Sergei Shoigu a Mosca i 14 agosto 2017. Particolare attenzione fu rivolta alla situazione nel Nord Africa, concentrandosi sulla situazione in Libia. Le parti hanno sottolineato l’importanza del dialogo e hanno concordato di continuare i contatti – Fonte Mil.ru – Autore Ministry of Defence of the Russian Federation Sergei Shoigu had a meeting with Khalifa Haftar, Commander of the Libyan National Army (1).jpg – Wikimedia Commons
Oggi questo tipo particolare di soft power, che intreccia economia e relazioni politiche e personali, è inscritto nelle logiche di un atlantismo fattosi più forte in considerazione anche della presenza in armi della russa Africa Corps (ex Wagner) in Cirenaica e dei turchi (che nella NATO giocano una partita individuale) in Tripolitania. Certo, in un Paese in guerra civile – combattuta o latente – non si può pretendere di non sostenere le proprie imprese all’ombra delle armi. La situazione è di gran lunga più complessa per le aziende italiane in Libia rispetto ai tempi di Gheddafi. Ciò non significa comunque che Roma non possa cercare una strada alternativa per favorire investimenti nella ex colonia italiana.
l’incontro con Haftar da parte del Presidente del Consiglio italiano Meloni … un’apertura necessaria per poter dialogare con tutti per una stabilità nella regione – Foto: presidenza del consiglio dei ministri
Per fare questo è inevitabile cercare di dialogare con tutte le parti in causa. Questo spiegherebbe anche la volontà del governo di aprire un canale politico-diplomatico con Haftar. Persa l’opportunità di essere l’interlocutore privilegiato della Tripolitania nel 2019, quando Roma rifiutò di sostenere militarmente l’esecutivo di Sarraj contro le milizie di Haftar 1, il rifiuto di parlare con la Cirenaica fu un grave errore politico ed economico. Sotto questo punto di vista – trascinando con sé, comunque, altri problemi – l’impostazione realista del “Piano Mattei” potrebbe mitigare quello che è sempre stato uno dei limiti della politica di Roma in Libia, cioè un ristretto numero di interlocutori. I Russi considerano Tobruk come il porto di riferimento per l’arrivo di armi dirette all’Africa Corps, così come sarebbe difficile non notare il sostegno cinese a Bengasi. Ma in politica ogni spazio lasciato vuoto viene occupato dagli avversari e continuare a non voler parlare con Haftar per seguire il dettato onusiano – che sull’onda della crisi di Dabaiba ha perso ogni credibilità – rischierebbe di far naufragare i progetti italiani nella (ex) Quarta Sponda.
Filippo del Monte
.
1 Questa decisione comportò il ritorno della Turchia in Libia, un errore grossolano per il nostro Paese, il secondo particolarmente grave dopo la malagestione del conflitto contro Muammar Gheddafi del 2011
.
pubblicato originariamente su DIFESAONLINE Libia: serve un bagno di realismo. Oltre petrolio e migranti – Difesa Online
.
in anteprima miliziani a Bani Walid COA Arrott – Bani Walid siege begins in Libya – 03.jpg – Wikimedia Commons
.
PAGINA PRINCIPALE - HOME PAGE
.
Alcune delle foto presenti in questo blog possono essere state prese dal web, citandone ove possibile gli autori e/o le fonti. Se qualcuno desiderasse specificarne l’autore o rimuoverle, può scrivere a infoocean4future@gmail.com e provvederemo immediatamente alla correzione dell’articolo
.
- autore
- ultimi articoli
è composta da oltre 60 collaboratori che lavorano in smart working, selezionati tra esperti di settore di diverse discipline. Hanno il compito di selezionare argomenti di particolare interesse, redigendo articoli basati su studi recenti. I contenuti degli stessi restano di responsabilità degli autori che sono ovviamente sempre citati. Eventuali quesiti possono essere inviati alla Redazione (infoocean4future@gmail.com) che, quando possibile, provvederà ad inoltrarli agli Autori.
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.