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livello elementare.
ARGOMENTO: GEOPOLITICA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: SICUREZZA
parole chiave: guerra fredda multipolare, medio oriente
“Il mondo è cambiato. Lo sento nell’acqua. Lo sento nella terra. Lo avverto nell’aria“. Galadriel, la nobile elfa della saga fantasy scritta da Tolkien, lo percepiva nella Terra di Mezzo, ma noi lo avvertiamo nel fumo delle esplosioni di Jenin, Gerusalemme, Soledar.
È la storia che scorre, è la storia che passa; è la storia che, di certo, non è finita. Il magnetismo dei poli geopolitici muta repentinamente e cerca altri equilibri. Di fatto, in Palestina l’ANP è fuori dai giochi, ora etero-diretti ed interpretati da Hamas e Jihad. Che l’Iran eserciti una forte influenza con la sua mezzaluna è certo; che l’equilibrio sia mutevolmente instabile, anche.
un muro dell’infamia: durante la guerra fredda del secolo scorso, lavoratori della Germania dell’Est effettuano i lavori di costruzione del Muro di Berlino, 20 novembre 1961 – Fonte National Archives – Berlin Wall 1961-11-20.jpg – Wikimedia Commons
Si affaccia una nuova guerra fredda multipolare. Come previsto, i punti di faglia raddoppiano ed avvampano contemporaneamente, mentre la costellazione anarchica torna in Europa a far parlare di sé. Gli attentati palestinesi rimarcano la continuità di una politica che ha accolto il nuovo capo delle Forze Armate di Gerusalemme, Herzi Halevi, costretto a rivalutare una rinnovata impostazione tattica dell’operazione Guardiano delle Mura senza tuttavia poter distogliere lo sguardo da Teheran, impegnata a capitalizzare lo stallo nelle trattative per il JCPOA, utile a permettere l’arricchimento dell’uranio a scopi bellici. Il fuoco a Gerusalemme divampa ancora e tragicamente proprio nei giorni della memoria della Shoah.
Un altro punto di faglia finisce di spaccare la crosta sotterranea delle relazioni internazionali, ormai sempre più labili e magmatiche, in Ucraina e lancia una eco che si riverbera in Medio Oriente. La dialettica politica, spesso confusa, parla per tesi ed antitesi, non riesce a trovare, dove che sia, il bandolo della matassa di una possibile e sensata sintesi.
Quanto può essere considerato regionale il conflitto ucraino, a fronte della globalizzazione degli interventi che si stanno ancora succedendo? Il mondo può dirsi impegnato in un conflitto globale, seppur localizzato e ristretto (per ora) in un contesto regionale? Quanto può essere considerato lontano ed alieno dall’esempio offerto dalla guerra di Corea?

Tiananmen (Gate of Heavenly Peace) – Autore Morio Tiananmen and flag of the PRC 2010 April.jpg – Wikimedia Commons
La Cina, spettatore silente, osserva e trae le sue conclusioni circa il prezzo inevitabilmente esorbitante da pagare per la desiderata invasione di Taiwan, alla luce di un momento storico in cui pandemia e recessione picchiano alle porte. Ma come fare con la Russia, che si è auto-costretta ad affrontare una situazione politico-militare così complessa?
La domanda è la stessa che risuona nelle stanze in cui si cerca di pianificare l’esito di elezioni sempre più imminenti, come in Turchia. Basta l’ipotesi di un regime change per arrivare a dirimere situazioni sempre più simili ad un ginepraio? Non lo crediamo, ed anzi intendiamo muovere l’attenzione verso ipotesi che, dai punti di vista politico-militare-sociale, conducono all’aggravamento del contesto. Se la Russia cederà, lo dovrà fare senza spinte esterne, senza tentativi di innescare ulteriori micce, con propria coscienza: Mosca dovrà agire autonomamente adottando una politica che accetti la nascita di nuovi muri e nuove guerre più fredde di quella chiusasi nel 1989.
L’Occidente sarebbe in grado di affrontare le conseguenze dell’effetto domino di un ipotetico e nuovo collasso russo, seguito da una veemente revanche nazionalista?
Impossibile per un’Europa più avvezza alla finanza che non all’esercizio di una politica comune. Eppure il buon senso dice che bisogna prepararsi al peggio, ma come? Per una vaga linea comunitaria, oppure secondo paradigmi nazionali, alla stessa stregua di quelli adottati dalla Germania, sempre più attenta alla cura degli interessi del proprio cortile?

Mappa dei rischi globali – Fonte https://www.researchgate.net/publication/320608759_Risk_Ownership_Framework_for_Emergency_Management_Policy_and_Practice – Young, C. K., Jones, R. N., Kumnick, M., Christopher, G. and Casey, N. (2017). Risk Ownership Framework for Emergency Management Policy and Practice. Bushfire and Natural Hazards Cooperative Melbourne, Victoria Institute of Strategic Economic Studies (VISES), Victoria University
È proprio la situazione attuale che richiede solido e sensato pragmatismo, non ipotesi o speranze. Il bisogno di equilibrio, possibilmente freddo, non è più procrastinabile.
Gino Lanzara
Pubblicato originariamente su DIFESAONLINE
La percezione del caos – Difesa Online
in anteprima lancio di razzi dai territori palestinesi … una storia infinita?
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romano del ’65, Ufficiale in servizio della Marina Militare è laureato in management e comunicazione d’impresa e scienze diplomatiche e strategiche ed è specializzato in analisi geopolitica e sicurezza. Autore di numerosi articoli su riviste del settore, ha pubblicato un saggio sulla guerra economica. Specializzato sull’area MENA, collabora con testate online sempre in tema geopolitico.