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Ritrovato in Myanmar un piccolo granchio di cento milioni di anni perfettamente conservato nell’ambra

tempo di lettura: 5 minuti

 

livello elementare

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ARGOMENTO: BIOLOGIA
PERIODO: CIRCA 100 MA
AREA: DIDATTICA

parole chiave: Granchi, Cretaceo
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Recentemente sulla rivista Science Advances è stata pubblicata una notizia curiosa: la scoperta avvenuta nel 2015 di un granchio fossilizzato inglobato nell’ambra. Questo antichissimo crostaceo si è perfettamente conservato e, secondo i ricercatori, potrebbe essere tra i primi esempi di granchi che nel Cretaceo occupavano un habitat d’acqua … dolce.

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Cretapsara athanata Luque gen. et sp. nov., un granchio eubrachiurano dall’aspetto moderno in ambra birmana. (Da A a D) Olotipo LYAM-9. (A) Campione intero di ambra con inclusione di granchio nella vista ventrale. (B) Primo piano del carapace ventrale. (C) Campione intero di ambra con inclusione di granchio nella vista dorsale. (D) Primo piano del carapace dorsale. Le frecce bianche in (B) e (D) indicano la quinta gamba sinistra staccata o il pereopode. Foto di L.X. Figure di J.L.

I ricercatori hanno chiamato la nuova specie Cretaspara athanata,  da “Cret” per l’era geologica in cui viveva (il Cretaceo) e “aspara” in ricordo dei leggendari spiriti del sud-est asiatico delle nuvole e dell’acqua in omaggio al suo stile di vita anfibio e luogo di scoperta e infine “athanata” che significa “che vince la morte”. Un nome decisamente impegnativo per il piccolo granchio legato al fatto che, nonostante la sua vetustà, si è mantenuto in perfette condizioni, tali da poterlo definire immortale  … ma andiamo per ordine.

Viviamo in un mondo di artropodi ma non ce ne accorgiamo
Si tratta di un artropode, ovvero di un animale appartenente al Phylum degli artropodi, da una parola greca che significa semplicemente “che ha zampe articolate”.  Un Tipo animale molto diffuso che comprende circa i 5/6 delle specie animali finora classificate. Si pensa che essi si siano originati in origine in ambienti marini; ancora oggi un grandissimo numero di artropodi abita i mari e gli oceani ma altre specie si sono adattate alle acque dolci e alla vita aerea. Fra di essi troviamo gli aracnidi e gli insetti che ebbero un grande successo nel colonizzare gli ambienti terrestri, adattandosi a condizioni anche estreme e in certi casi modificando la loro capacità di locomozione. Ad esempio gli insetti che acquisirono la possibilità di volare.

Gli artropodi sono tra i tesori che sono spesso stati ritrovati all’interno dell’ambra, una resina fossile che anticamente era prodotta in grande quantità dal Pinus succinifera. Fossilizzandosi si solidificava conservando resti vegetali ed animali tra cui gli artropodi e, molto più raramente, vertebrati. La sua bellezza traslucida, di un colore che può variare dal giallo al rossiccio, al bruno fino ad arrivare al verde e al blu dell’ambra dominicana e dell’isola di Giava, la rendeva ricercata sin dall’età della pietra, ed ornamenti d’ambra sono stati rinvenuti nelle tombe micenee e celtiche. La tradizione le attribuiva poteri medicamentosi, forse collegati con le sue proprietà elettrostatiche per cui l’ambra, se strofinata, si elettrizza. La presenza di animali al suo interno le aggiungeva certamente un tocco magico.

Secondo Javier Luque, ricercatore post-dottorato presso l’Università di Harvard e co-autore dello studio citato, la scoperta di un granchietto acquatico all’interno dell’ambra non è un evento comune. Il piccolo crostaceo. delle dimensioni di circa due millimetri di diametro, è certamente un esemplare minuscolo ma si è squisitamente conservato. Lo si può osservare nei minimi particolari e, grazie alla ricostruzione tridimensionale, è stato possile scoprire molti dettagli della sua morfologia altrimenti nascosti.

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ricostruzione 3D del Cretapsara athanata Luque gen. et sp. nov. olotipo LYAM-9. (da A a E) Mesh 3D estratta da dati micro-CT ricostruiti in VGSTUDIO MAX, elaborata in MeshLab e visualizzata utilizzando Autodesk Maya: (A) dorsale, (B) ventrale, (C) laterale destro, (D) obliqua postero-dorsale, (E) obliqua vista antero-ventrale, che mostra gli artigli di uguali dimensioni e quattro paia di zampe sottili simili per forma e dimensioni, con P5 leggermente più piccolo delle altre zampe. (F e G) Dettagli del carapace dorsale (F) e ventrale (G), che mostrano dettagli dei grandi occhi e delle orbite, piccole antenne e una piccola colonna orbitale esterna acuta [(F) freccia spessa], due piccole spine anterolaterali (F, frecce sottili), un margine posterolaterale che porta almeno quattro tubercoli piccoli ed equidistanti (F, piccole frecce), margine posteriore dritto, snelle coxe dei pereopodi, un tipico eterotreme eubrachiurano sterno (G), e un pleone ridotto e ripiegato con le prime pleoniti esposte dorsalmente. Quinto pereopode sinistro riattaccato digitalmente. bcg, solco branchiocardiaco; ca, carpus; cg, solco cervicale; cx, coxa; da, dattilo; ib, ischiobasis; ma, manus o palmo di artiglio; P1, artigli o cheliped; da P2 a P5, pereopodi o gambe da 2 a 5; po, pollex o propodi cheliped a dito fisso; pr, propodus. Immagini di E.G.C. Figura di J.L.

Luque e il suo team hanno utilizzato un tipo di scansione a raggi X chiamata micro-CT per creare un modello digitale 3D del granchio al fine di studiarne la fisiologia in dettaglio. Sulla base della forma delle zampe e del carapace, hanno determinato che il piccolo crostaceo apparteneva allo stesso lignaggio dei moderni granchi “veri”. Il termine veri non è un rafforzativo in quanto non tutti i granchi sono tecnicamente dei granchi, perchè appartenenti a gruppi diversi. I cosiddetti falsi granchi – tra cui granchi eremiti, granchi reali ed i granchi di porcellana – appartengono al gruppo Anomura e possono essere distinti da quelli veri (gruppo Brachyura) per il fatto che camminano su tre paia di zampe piuttosto che su quattro come i “veri” granchi.

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ricostruzioni 3D di Cretapsara athanata Luque gen. et sp. nov. holotype LYAM-9 e delle sue branchie. (A) Una singola fetta di micro-TC, sezione coronale vicino alla base dei gambi oculari. (B) Mesh 3D estratta da dati micro-CT ricostruiti in VGSTUDIO MAX, remeshed in MeshLab e visualizzata utilizzando Autodesk Maya (vedi Materiali e metodi); vista dorsale che mostra la posizione delle branchie. (C) Vista obliqua laterale destra. (D) Primo piano di (C) che mostra le branchie destra (in basso) e sinistra (in alto) viste dal lato destro. (E e F) Primo piano delle branchie di destra viste dall’interno (E) e dall’esterno (F). Notare le lamelle branchiali e i vasi afferenti/efferenti. Immagini di E.G.C. Figura di J. L. dallo studio citato

Gli scienziati ritengono che si siano evoluti in modo indipendente attraverso varie fasi, un processo chiamato carcinizzazione.

I primi granchi apparvero circa 200 milioni di anni fa nel primo Periodo Giurassico e sperimentarono una nuova evoluzione nel Cretaceo, chiamata dai biologi della “rivoluzione del granchio“. Il granchio appena scoperto risale tra i 95 milioni ed i 105 milioni di anni fa, collocandosi esattamente nel mezzo di quel processo di diversificazione. Questa scoperta fa pensare che il granchio vivesse in parte sulla terra e in parte in acqua dolce, dal momento che le conifere che producevano quella resina ambrata non potevano sopravvivere in prossimità di ambienti di acqua salata.

I ricercatori ritengono che le acque salmastre, i sistemi di estuari e la zona intertidale, che sono di transizione tra gli habitat marini aperti e quelli completamente terrestri e d’acqua dolce, debbano aver svolto un ruolo cruciale nell’evoluzione dei granchi terrestri e d’acqua dolce durante la rivoluzione dei granchi del Cretaceo. Di fatto questo piccolo crostaceo sembra colmare ordinatamente un vuoto nella documentazione fossile tra i granchi marini e quelli d’acqua dolce.

 

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