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Un’antica tradizione marinara della Settimana Santa riportata in vita

tempo di lettura: 6 minuti

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livello elementare

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ARGOMENTO: MARINERIA
PERIODO: XIX SECOLO
AREA: TRADIZIONI
parole chiave: navi a vela, imbroncatura
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Le tradizioni in difesa della cultura del mare
Il XIX secolo è stato un secolo di innovazione a tutto tondo, dalla caduta di Napoleone all’unità d’Italia, ma ciò che più di ogni altra cosa ha inciso sulla storia dell’Umanità è stata senza dubbio la seconda rivoluzione industriale che ha investito tutti i settori della tecnologia: chimico, metallurgico, energetico, comunicazioni, trasporti, sanitario, etc. Per quanto riguarda da vicino l’ambiente “mare”, la nuova tecnologia consentì il passaggio dalla propulsione velica alla propulsione a motore e segnò la fine della navigazione in balia dei venti; fu solo la prima delle grandi rivoluzioni marittime che in pochi anni cambiarono la struttura delle navi, le comunicazioni, rimossero alberi e pennoni, dimezzarono gli equipaggi.

Una rivoluzione vera e propria se pensiamo che nel più avanzato cantiere della penisola, Castellammare di Stabia, ancora nel 1850 veniva varato un vascello a vela, il Monarca, da 3600 tonn, e nel 1875 già si costruiva la prima corazzata italiana, il Duilio, di oltre 12.600 tonnellate. In poco più di venti anni cambiarono tattiche, strategie, condotta e gestione delle navi, professionalità degli equipaggi e con le novità, piano piano, in questo nuovo mondo di acciaio e vapore si persero le tradizioni, vecchie di secoli, legate alla marineria velica. Parole come polena, giardinetto e gabbiere lasciarono lentamente il posto a elica, caldaia e fuochista, sconosciuti solo pochi anni prima ma ben più affascinanti, come da sempre è affascinante il futuro.

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corazzata Redoutable, fotografata à Brest nel 1882 con i pennoni imbroncati – Fonte capitain de vaisseau Loïc Charpentier A voile et à vapeur (forumactif.com)

Scomparse le navi a vela, la fiammella di quella marineria è stata mantenuta accesa dalle grandi navi scuola della Marina Militare che formano ufficiali e sottufficiali in un ambiente in cui possono vivere il mare in prima persona ed imparare così a conoscerlo, ad affrontarlo e a rispettarlo come merita; in questo modo ha anche tramandato tradizioni e memorie della marineria italiana del passato che altrimenti avrebbero trovato spazio solo su vecchi diari di bordo macchiati dalla salsedine.

Gli onori alla banda, il fischio del nostromo, il saluto alla voce, il gergo marinaresco fondano le loro radici in questo passato, rappresentano una parte della storia della Marina di oggi e ne definiscono l’identità. Un vero popolo è geloso delle sue tradizioni, le tramanda di generazione in generazione e, se può, le trasmette agli altri popoli per assimilarli ed imporsi, per sostituire i loro ricordi con i propri, da sempre. Come hanno fatto Greci e Romani qualche secolo fa e come fa con noi il mondo anglosassone da qualche decennio.
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I velieri e la settimana santa

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Fabio Castiglia a bordo di Quinto Remo

Una di queste tradizioni perdute è venuta alla luce in questi giorni grazie all’iniziativa di Fabio Castiglia, attrezzatore navale dell’arsenale della Spezia in pensione e “padre” della caracca Quinto Remo, che ha sollecitato il mondo della marineria spezzina a cercare documentazione che attestasse come, in occasione della passione di Cristo, le navi a vela “imbroncassero” i pennoni a lutto. Un’antica tradizione marinara che, come vedremo, era sancita da regolamenti ufficiali  e ricordata in diversi documenti del secolo scorso.

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la caracca Quinto Remo ormeggiata qualche anno fa a Lerici nel periodo di Pasqua, con i pennoni imbroncati

In diverse persone ci siamo lasciati coinvolgere nella ricerca e il primo risultato è arrivato da Fanja e Luca, istruttori dell’Associazione Vela Tradizionale della goletta Pandora.

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la goletta Pandora in navigazione al largo della costa ligure

A loro va il merito del ritrovamento di un documento della Marina Imperiale austriaca del 1827 che, all’articolo XXVII, recita testualmente: “Nella settimana di passione il giovedì santo, quando viene sospeso il suono delle campane, saranno a bordo dei bastimenti di Sua Maestà incrociati tutti li pennoni, ed ammainate le insegne a mezza asta, e vi rimarranno così sino al momento del gloria, dovendosi allora ristabilire il tutto come prima, ed ove non sia facile, di prendere norma dalle campane, li segni del lutto avranno luogo a mezzodì del giovedì santo, e saranno tolti a mezzodì nel sabbato santo.”

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l’articolo XXVII del Regolamento della Marina austriaca del 1927

A seguire sono poi emersi altri documenti che richiamavano questa usanza: presso la Biblioteca del Museo Navale, il “Regolamento su le bandiere, le insegne, gli onori e le visite”, edito dal Ministero della Marina italiano nel 1938.

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Inoltre, da internet, un racconto di Lorenzo Viani, “Croci in chiesa e sul mare”, della raccolta “Il nano e la statua nera”; dal sito Trentoincina.it la storia del Comandante Da Zara nel 1932 al comando della nave scuola Colombo.

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stralcio del racconto di Lorenzo Viani “Croci in chiesa e sul mare” della raccolta “Il nano e la statua nera”

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stralcio del racconto sul Comandante Da Zara e nave Colombo nel 1932, tratto dal sito Trentoincina.it

Non ultima una pubblicazione in vigore dello Stato Maggiore Difesa, “Regolamento sul servizio territoriale e di presidio” del 1973.

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articolo 62 della pubblicazione dello Stato Maggiore della Difesa “Regolamento sul servizio territoriale e di presidio” del 1973

Una tradizione ben radicata e normata ancora oggi, ma che da tempo non ha più trovato applicazione forse perchè non è semplice scrociare i pennoni, imbroncarli, cioè angolarli sul piano orizzontale o verticale; così la manovra è stata riservata a circostanze particolari, come l’ingresso in bacino o l’ormeggio in un canale ad alto traffico, per evitare che i pennoni, uscendo oltre il limite della fiancata, potessero urtare contro degli ostacoli e danneggiarsi.

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Ma il richiamo simbolico alla Croce di Cristo ha fatto sì che l’usanza si affermasse in passato per le onoranze funebri da rendersi alle Alte personalità dello Stato e venisse poi estesa, in occasione della Settimana Santa, proprio in commemorazione della passione e morte di Cristo; una tradizione che richiama tempi lontani, quando la religiosità era molto più sentita e spontanea di oggi.

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Trovati i documenti storici e, soprattutto, emersa la norma ancora in vigore, è stato informato il Comandante dell’Amerigo Vespucci ed è arrivato il parere favorevole dello Stato Maggiore della Marina.

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messaggio inviato dallo Stato Maggiore della Marina il 1° aprile 2021 in cui si ordina che le navi a vela imbronchino i pennoni dal giovedì al sabato santo, con riferimento alla pubblicazione già citata

Così quest’anno, la mattina del giovedì santo, nave Vespucci e nave Palinuro hanno incrociato i pennoni più alti, ben visibili anche all’esterno dell’arsenale dove sono ormeggiate. Una bella tradizione recuperata in difesa di quella cultura del mare di cui l’Italia è stata per secoli maestra e che oggi sembra aver quasi dimenticato! Ci piace pensare che, grazie al nostro intervento, questa tradizione sia stata definitivamente tolta dall’oblio in cui era caduta.                                                                                           

Silvano Benedetti
ammiraglio aus ex Direttore Museo Navale di La Spezia
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immagine di testata: velieri ormeggiati in banchina con i pennoni di trevo e mezzana imbroncati a lutto

 

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1 commento

  1. SILVIA+SCARPELLINI SILVIA+SCARPELLINI
    08/04/2021    

    le tradizioni fanno parte della nostra cultura e sono un retaggio storico che dovremo cercare di non perdere. Pertanto, ringraziamo coloro che hanno riesumato questa tradizione e applicato nuovamente l’imbroncatura dei pennoni, sperando possa ancora segnalarci prossimamente altri eventi.

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