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livello elementare.
ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XX SECOLO
AREA: MAR BALTICO
parole chiave: Sommergibili, classe L
Abbiamo spesso raccontato come le navi sono qualcosa di più di un insieme di ferro e legno. Ognuna di loro ha una sua caratteristica “materiale e spirituale” che nasce con il primo equipaggio, al momento del varo, e si evolve fino all’inevitabile disarmo, lasciando ricordi indelebili in coloro che in quegli anni la hanno vissuta. Oggi raccontiamo la storia curiosa di un sommergibile britannico, L-55, che visse … due volte ma sotto due diverse bandiere.
![]() immagine: sommergibili classe L in porto a Gosport |
L-55, che apparteneva alla terza serie, aveva un dislocamento in superficie di 975 tonnellate in superficie, una lunghezza di 70 metri, 7 metri di larghezza, e possedeva due motori diesel Vickers diesel da 2,400 hp (1,790 kW), due motori elettrici da 1,600 hp (1,193 kW) per due alberi motore che consentivano una velocità di 17 nodi in superficie e circa 10 nodi in immersione, assicurando un raggio operativo di 4,500 NM a 8 nodi. Il suo robusto scafo era suddiviso da paratie trasversali in otto compartimenti.

L 55 con bandiera britannica
Nella primavera del 1919 l’L-55 entrò in servizio nella UK Royal Navy, e fu destinato nel Baltico per partecipare alle ostilità contro la marina bolscevica durante la guerra civile, in aiuto ai Paesi baltici. Gli scopi dell’operazione, denominata, Red Trek erano di fermare l’ascesa del bolscevismo nell’area, per sostenere l’indipendenza dell’Estonia e della Lettonia, per proteggere gli interessi britannici nel Baltico ed assicurare la libertà della navigazione in quel mare. Non a caso la flotta britannica fu quindi destinata nella bellissima città di Tallin, in Estonia.
Come racconteremo, il 4 giugno 1919, il sommergibile britannico L 55, a seguito degli esiti di uni scontro con navi russe, affondò, in un punto di coordinate 59º55” Nord – 28º46’06 Ovest, ad una profondità di 32 metri nel Golfo di Finlandia. Nessun membro dell’equipaggio si salvò e questa è la sua storia.
Sotto due bandiere
Il 4 giugno 1919, due cacciatorpediniere russi, l’Азард e il Gavriil, (comandanti N. N. Nesvitsky e V. V. Sevastyanov) intrapresero una campagna di ricognizione per intercettare le forze nemiche, precedendo ad una certa distanza la corazzata Petropavlovsk comandata da P. Yu. Postelnikov. Quel giorno nessuno si sarebbe immaginato che l’Азард sarebbe entrato con onore negli annali di combattimento della Marina sovietica.

Il cacciatorpediniere Азард – wikipedia
Alle 17:37, nella baia di Koporskaya, al largo della costa meridionale del Golfo di Finlandia, i cacciatorpediniere russi avvistarono contemporaneamente le scie di due siluri che si muovevano direttamente verso di loro sul loro lato sinistro. In quel momento, non essendoci nella baia nessuna altra unità navale, immaginarono che dovevano essere stati lanciati da un sommergibile nemico. I cacciatorpediniere manovrarono immediatamente per evitare i siluri e, pochi secondi dopo, sulla rotta dell’Азард, ad una distanza di circa 1200 iarde, apparve la torretta di comando e parte dello scafo prodiero del sommergibile. Probabilmente il battello subacqueo era stato costretto ad emergere dopo aver lanciato i siluri, cosa che sembra succedesse di frequente all’epoca. Per ordine del Comandante della Divisione navale, Rostovtsev, che era a bordo dell’Азард, l’unità si diresse a tutta velocità contro il sommergibile per speronarlo, aprendo immediatamente il fuoco. Un colpo del cannone da 102 millimetri dell’Азард colpì la timoneria del sommergibile che, nel frattempo, disperatamente aveva intrapreso le procedure di immersione rapida. Rostovtsev, nel suo rapporto post evento, indicò pochi secondi dopo un’enorme colonna d’acqua apparve improvvisamente nei pressi del sommergibile, probabilmente per un’esplosione avvenuta nel vicino campo minato. Si osservò “un forte vortice, con l’aria che usciva con una forza tremenda, formando schiuma bianca” e frammenti metallici furono scagliati in aria. Del sommergibile non si seppe più nulla ma, pochi giorni dopo, l’ammiragliato britannico annunciò ufficialmente l’affondamento del loro battello. Sebbene la causa dell’esplosione fosse stata attribuita ad una delle mine della barriera antisommergibili posata dagli inglesi, il comandante della Азард, N.N. Nesvitsky, ricevette un encomio per la sua tempestiva azione e fu tra i primi marinai ad ottenere l’Ordine della Bandiera Rossa. Ironia della sorte l’Азард affondò a causa di una mina navale il 28 agosto 1941.
Il ritrovamento del relitto
Alla fine del 1926, il relitto fu scoperto per caso da due dragamine, Клюз e Защитникe, che agganciarono e recuperarono un dispositivo del cannone da 4 pollici appartenente al L-55.

dragamine Клюз
Nel novembre del 1927, fu ordinato dalla marina russa ai dragamine Змей e Клюз di identificare il punto esatto dell’affondamento. Le operazioni di ricerca furono però ostacolate sia dal maltempo autunnale sia dalla presenza delle numerose mine navali che erano state posate nel 1919 dai Britannici nelle acque della baia di Koporskaya. In realtà, nell’autunno del 1927, i dragamine erano riusciti a distruggere buona parte delle mine navali ormeggiate la cui cassa era stata posta a profondità fino a 40 piedi. Restavano però presenti le mine ormeggiate antisommergibili, che erano state poste ad una profondità della cassa intorno ai 60 piedi e che rappresentavano ancora un grande pericolo per le operazioni di ricerca. Operando con molta attenzione il Змей e il Клюз scoprirono una grande massa di metallo sul fondo della baia. Per affinare la ricerca, decisero di strascicare dei grappini (specie di ancorotti a quattro uncini, normalmente usati per ripescare oggetti dal fondo del mare) al fine di afferrare resti del relitto. La procedura ebbe successo e, il 20 novembre, il Змей (tradotto dragone) trovò sul fondo, un relitto che si rivelò poi essere L 55. Secondo i rapporti del capo palombaro N.S. Khrolenko, il battello subacqueo giaceva adagiato sul fondo ad una profondità di 32 m.
Il 21 novembre 1927 i palombari dell’ EPRON, Экспедиция подводных работ особого назначения (ЭПРОН) ovvero “Special Expedition for Underwater Works“, un’agenzia governativa dell’Unione Sovietica per il salvataggio di merci e attrezzature di valore da navi e sottomarini affondati, guidati dal maestro palombaro F. A. Shpakovich, confermarono il ritrovamento.
Il 27 aprile 1928 fu presa, a livello dell’Autorità centrale, la decisione di sollevare il sommergibile, seguendo il progetto tecnico di un ex sottotenente della flotta zarista, l’ingegnere navale Timofey Ivanovich Bobritsky, che aveva al suo attivo il sollevamento di ben dieci relitti tra navi da guerra e civili, compresi dei sommergibili. Dopo aver calcolato che la massa dell’L-55 non poteva superare le 860 tonnellate, tenendo conto della capacità di sollevamento della nave appoggio, la Kommuna (ex Volkhov), Bobritsky propose di portarlo in superficie utilizzando dei teli di metallo, posti sotto il fondo della battello. Il relitto del sommergibile giaceva infatti su un fondo soffice (di sabbia e argilla) cosa che, in alcuni casi, avrebbe facilitato il lavoro dei palombari. Il sollevamento si presentava comunque molto lungo e rischioso a causa della presenza delle mine navali. Cosa che si verificò quando, in un momento critico in cui la nave appoggio non poteva muoversi, una mina emerse improvvisamente vicino ad essa, passando sotto la fiancata della nave senza però esplodere.
La mattina dell’11 agosto 1928, il sommergibile fu finalmente portato in superficie, mostrando un enorme buco nello scafo che fu immediatamente riparato. Lo stesso giorno, la nave di recupero e salvataggio Kommuna si diresse a Kronstadt, trasportando il battello alla sua nuova destinazione.
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Nel settembre del 1928, durante la pulizia e l’ispezione dei compartimenti del sommergibile, furono scoperti i resti di 38 (34?) sommergibilisti inglesi. La marina sovietica informò immediatamente il governo britannico e gli offrì di consegnare i corpi dei marinai per la loro sepoltura.

30 agosto 1928, trasferimento delle salme a bordo del Troru
Previo accordo tra Inghilterra e Norvegia, il trasporto norvegese Troru si recò quindi a Kronstadt per svolgere questa delicata missione. Il 30 agosto 1928, nella rada della città, alla presenza delle maggiori autorità, le bare con i resti dei membri dell’equipaggio del L-55 furono trasferite a bordo del Troru che si diresse quindi verso l’Inghilterra. L’equipaggio fu sepolto in una fossa comune presso il cimitero navale reale di Haslar, a Portsmouth, il 7 settembre 1928.

in bacino a Kronstadt
II sommergibile tornò a vivere per una seconda vita
Potremmo dire che quel giorno si concluse la prima delle sue vite ma ne stava per iniziare una seconda. Il battello fu esaminato e fu riscontrato che la parte poppiera della torre di comando ed un terzo del lato sinistro (dal compartimento centrale al sesto) erano stati completamente distrutti, ed i motori principali e ausiliari, i raccordi e le tubazioni erano stati gravemente danneggiati.

ispezione del sommergibile a Kronstadt
Gli elementi raccolti, da cui si confermava la causa dell’affondamento, determinarono che L-55 era affondato a causa dei gravi danni allo scafo causati sia dal colpo del proiettile di artiglieria dell’Азард sia della successiva esplosione provocata dall’urto con un ordigno nel campo minato inglese.

il danno causato dalla mina ormeggiata sullo scafo del L 55
Il battello subacqueo fu quindi sottoposto a un attento studio da parte di specialisti sovietici che fu poi funzionale alla progettazione e costruzione dei sommergibili russi serie II e III, che utilizzarono alcune delle soluzioni tecniche di maggior successo dei designer britannici. Fu inoltre deciso di procedere con dei lavori di recupero, finanziati (si trattò di un milione di rubli) con un fondo pubblico che fu chiamato “Response to Chamberlain“.
Gli ingenti danni allo scafo ed ai meccanismi principali e ausiliari e la completa assenza di documentazione tecnica complicò il compito di ripristinare il sommergibile. Alcuni esperti, più scettici, consideravano questa idea praticamente impossibile e senza speranza. Tuttavia, le difficoltà non spaventarono i progettisti dell’Ufficio tecnico n. 4 che “copiarono” magistralmente i circa mille disegni dal sommergibile inglese e, con la collaborazione di esperti sommergibilisti, in particolare deal più anziano ingegnere meccanico delle forze sottomarine russe, K. F. Ignatiev, furono in grado di guidare i costruttori nel ripristino del battello.
Il 27 luglio 1931 il sommergibile fu completamente restaurato e presentato alla Commissione Permanente di Collaudo e Accettazione delle Navi. Dopo tre settimane di test di accettazione, con una nuova bandiera ed equipaggio, il 7 agosto 1931, il battello entrò a far parte delle forze navali del Mar Baltico, mantenendo, come tradizione nautica, lo stesso nome “L-55”. Il 10 dicembre 1932, la “L” latina fu però sostituita nella documentazione dalla lettera “L” russa, Л, ed il sommergibile fu registrato come Л-55.
Dal 1933, il battello fu utilizzato per testare le attrezzature navali e addestrare il personale, subendo poi un necessario ammodernamento nel 1934-1935. In quell’occasione i motori diesel originali, pesantemente usurati, furono sostituiti da dei 42BM6 russi.

sotto bandiera sovietica Л-55
Il 10 gennaio 1940, il sommergibile fu ritirato dal servizio e, dopo varie vicissitudini, nel dicembre 1944 si trasferì da Kronstadt a Hanko, dove fino alla fine della guerra venne utilizzato come battello appoggio. Il suo disarmo avvenne l’8 aprile 1947 e, nel 1960, fu smantellata per recuperarne il metallo. Terminò così la sua seconda vita il sommergibile che solcò i mari sotto due bandiere.
Andrea Mucedola
immagini del L 55 dal sito
Fonti
http://www.navy.su/navysub191745/l55/index.htm
Dmitriev V. I. Costruzione navale sottomarina sovietica. M., 1990
Jane’s Fighting Ships. London
Bazilevsky S. A., Dmitriev V. I. Breve storia della costruzione navale di sottomarini sovietici. L., 1982
wikipedia
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ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare.
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