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livello elementare.
ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: SECONDA GUERRA MONDIALE
AREA: OCEANO PACIFICA
parole chiave: sommergibile, USS Grayback
Il USS Grayback (SS-208) fu uno dei dodici battelli classe Tambor costruiti durante la seconda guerra mondiale per la marina statunitense. Entrato in servizio il 30 giugno 1941, salpò per Pearl Harbor circa sei mesi dopo, diventando rapidamente un protagonista nel Pacifico.
Il 17 marzo 1942, il sottomarino silurò il suo primo obiettivo, una nave mercantile da 3.291 tonnellate al largo di Port Lloyd nelle isole Bonin controllate dai giapponesi. Durante la seconda metà del 1942, il Grayback danneggiò diversi mercantili e rappresentò una minaccia generale per le scorte nemiche, i sottomarini e le navi mercantili, contribuendo alla campagna alleata nel Pacifico a Guadalcanal. Tra di essi:
data | bersaglio |
25 dicembre 1942 | 4 chiatte da sbarco giapponesi con il cannone di bordo |
3 gennaio 1943 | sottomarino giapponese |
maggio 1943 | nave mercantile giapponese Yodogawa Maru e il mercantile England Maru, danneggiando gravemente il cacciatorpediniere Yugure con siluri e danneggiando altri due mercantili. |
settembre-ottobre 1943 | il USS Grayback con il USS Cero e l’USS Shad si unirono per affondare 38.000 tonnellate di cui personalmente una nave cisterna della flotta giapponese e due navi da trasporto |
dicembre 1943 | quattro navi mercantili che trasportavano più di 10.000 tonnellate |
Nel gennaio 1943 il sommergibile servì come nave appoggio per il bombardamento navale di Munda Bay. Durante l’esecuzione di questo compito, il suo capitano fu informato che sei aviatori di un bombardiere B-26 precipitato erano bloccati sull’isola in attesa di soccorso. Il comandante del USS Grayback, determinato a salvare gli aviatori caduti, il 5 gennaio emerse ed inviò due membri dell’equipaggio a terra, mentre il sottomarino si immergeva nuovamente per evitare di essere scoperto. I marinai ritrovarono gli aviatori sull’isola e li aiutarono raggiungere la spiaggia all’appuntamento con il sommergibile che li portò poi in salvo.
Un’evento glorioso del battello che portò a termine nove missioni nell’area pacifica. La decima fu la più fruttuosa in termini di naviglio nemico affondato ma fu anche la sua ultima.
L’ultima missione
L’unità salpò dalla base di Pearl harbour nelle Hawaii il 28 gennaio 1944, diretta verso il mar cinese meridionale. Il 24 febbraio trasmise via radio una comunicazione sull’affondamento di due mercantili e sul danneggiamento di altri due. Sei giorni dopo fu ricevuto il suo ultimo rapporto relativo all’affondamento della nave cisterna Nanho Maru e del pesante danneggiamento della Asama Maru. Con soli due siluri a disposizione, ricevette l’ordine di rientrare alla base di Midway, dove il battello era atteso per il 7 marzo. Non giungendo a destinazione, il giorno 30 il ComSubPac (Commander, Submarine Force, U.S. Pacific Fleet) lo dichiarò disperso con la perdita di tutto l’equipaggio. Il Grayback aveva portato a termine nove missioni nell’area pacifica ma la decima gli era stata fatale.
Cosa successe?
Grazie ai dati rinvenuti sui registri di guerra catturati dopo la guerra, furono ricostruite le ultime ore del USS Grayback: il 27 febbraio, dopo avere attaccato e affondato con gli ultimi siluri rimasti il trasporto Ceylon Maru, fu individuato da una portaerei e subito ingaggiato dai suoi apparecchi. Colpito da una bomba di aereo, il sottomarino affondò in pochi istanti.
Il Grayback, affondato nel corso della sua ultima missione, per un banale errore di trascrizione della sua ultima posizione non era stato più localizzato. Nel 2019, il Lost 52 Project, un’organizzazione che dedica tempo e risorse alla ricerca di sommergibili perduti, grazie alla scoperta di un ricercatore giapponese, Yutaka Iwasaki, scoprì che la posiziona nota non era corretta per un semplice errore di trascrizione.
Iwasaki, consultando i registri della Marina Imperiale Giapponese della base di Sasebo, trovò una registrazione delle trasmissioni radiofoniche del 27 febbraio 1944. Dai documenti giapponesi emerse che quel giorno un bombardiere Nakajima B5N aveva sganciato una bomba da 500 libbre su un sottomarino che era in superficie. Il sottomarino era esploso ed affondato senza lasciare traccia. L’aereo non aveva scorto sopravvissuti in superficie. Nella registrazione erano presenti le coordinate della posizione del battello che però non combaciavano a quelle in possesso della USN. In pratica in una traduzione eseguita nel 1949, l’ultimo dato di latitudine e longitudine conosciuto dell’USS Grayback era stato riportato in modo errato in una … cifra, causando un errore di 100 miglia.
A seguito della scoperta il team del Project 52, guidato da Tim Taylor, imbarcato sulla nave da ricerca Ocean Titan, ha utilizzato mezzi subacquei sofisticati per ricercare il relitto sul fondale marino. Grazie all’implementazione di un sofisticato veicolo subacqueo autonomo (AUV) per scansionare acusticamente il fondo dell’oceano e l’applicazione di una nuova tecnologia di raccolta ed elaborazione di immagini, in grado di generare immagini composte da punti tridimensionali altamente accurate, fu possibile ricostruire fantastiche immagini sintetiche del battello adagiato sul fondo dell’oceano a circa 430 metri di profondità.
Una ricerca di un ago in un pagliaio considerando che il robot principale impiegato nella ricerca era un AUV in grado di scansionare circa 22 chilometri quadrati in 24 ore, a profondità fino a 4.500 metri. Nel caso del Grayback, avevamo l’area di incertezza stimata era circa 300 chilometri quadrati. Alla fine, dal fondo abissale, emerse il battello, a circa 50 miglia nautiche a sud di Okinawa, ad una profondità di 1.400 piedi (430 metri).
Anche questo cold case è stato risolto ed ora il USS Grayback riposa in pace con il suo equipaggio negli abissi in cui aveva gloriosamente combattuto.
Andrea Mucedola
Immagini in anteprima da Grayback-Expedition-2019 (lost52project.org)
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ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con numerosi Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare. Fa parte del Comitato scientifico della Fondazione Atlantide e della Scuola internazionale Subacquei scientifici (ISSD – AIOSS).
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