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livello elementare
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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XVII SECOLO
AREA: OCEANO PACIFICO
parole chiave: pirateria
La sua carriera durò pochissimo, era conosciuto come una sorta di Robin Hood dei mari, dalla figura alta, forte, con una folta capigliatura nera (da cui Black Sam), amante dei vestiti e della democrazia a bordo. Ma era anche un ottimo tattico, persino con due navi al comando, catturando ben cinquantatré navi ma trattando sempre con grande rispetto i comandanti vinti e gli equipaggi.
Ma chi era Black Sam Bellamy?
Ultimo di sei figli, Samuel Bellamy viene alla luce il 23 febbraio 1689 nella regione inglese del Devon; la madre muore di parto. Il ragazzo entra giovanissimo tra le file della Royal Navy e combatte in molteplici battaglie. Nell’anno 1715 il futuro Black Sam giunge nel Nuovo Mondo, nel Massachusetts, dove si innamora di una bella ragazza, Maria Hallet.

ritratto di Mary Hallet, che venne poi chiamata la strega di Wellfleet
Intorno a questa ragazza circolano varie storie, la cui veridicità è dubbia. Il nome pare fosse Maria e pare avesse sedici anni, ma altri riportano che fosse molto più grande di età, addirittura già sposata. Comunque andarono le cose, agli inizi del 1716 Sam Bellamy lascia il Massachusetts e si reca in Florida con un gruppo di avventurieri per cercare i tesori di un galeone spagnolo affondato l’anno precedente, ma senza successo tuttavia; viaggia con un tale di nome Pelsgraves Williams, un filibustiere. Nel frattempo Maria Hallet risulta incinta di Sam e da alla luce il piccolo in un fienile, ma il bambino muore in circostanze non ben chiare e la Hallet viene imprigionata per omicidio ed esiliata.
Le prime azioni
Sam non demorde e si unisce con Williams alla ciurma del pirata inglese Benjamin Hornigold sulla Marinne. Hornigold tuttavia è restio ad attaccare navi battenti bandiera inglese, se vogliamo per un senso patriottico, e viene deposto dal comando della Marianne a seguito di una votazione tra i membri. Il pirata e i suoi seguaci, tra cui il futuro Edward Teach “Barbanera“, decidono quindi di lasciare la nave. Sam Bellamy, dopo regolare elezione da parte dei novanta uomini di equipaggio, prende il comando della Marianne. L’abominevole democrazia dei pirati (come la definiscono in Europa) ha fatto ancora una volta il suo corso. Bellamy cattura un’altra nave, la Sultana, facendola diventare l’ammiraglia della sua piccola flotta, il comando della Marianne passa invece a Pelsgraves Williams ed i due pirati cominciano a solcare le acque oceaniche, come squali in cerca di prede. Nei primi mesi del 1717 un altro pirata lascia la flotta di Bellamy, si tratta del francese Olivier Levasseur, detto La buse (La poiana), per intraprendere una carriera diversa.

La Whydah
Nella primavera del 1717 Black Sam avvista nel Canale Sopravvento (Windward Passage, tra Cuba e Hispaniola), la Whydah Gally. La nave è comandata da Lawrence Prince, un ex pirata olandese che in passato aveva servito con Henry Morgan. Prince, ormai ritiratosi dalla filibusta, ha un contratto di comando per trasportare la nave, il suo tesoro e 367 schiavi africani dal Regno di Whydah (attuale Benin) sino in Giamaica, attraverso l’oceano Atlantico.
Black Sam Bellamy insegue la Whydah per ben tre giorni, infine Prince si arrende ammainando la sua bandiera. Bellamy non gli torce un capello, anzi gli da la Sultana e gli permette di rientrare in Inghilterra. Bellamy si rende conto che le stive della nave appena catturata sono ricchissime: oro, indaco, corteccia di cinchona (un rimedio per la malaria), avorio e altri beni preziosi. Il pirata decide di apportare delle modifiche alla Whydah; la nave pesa trecento tonnellate, è lunga 31 metri ed è armata con diciotto cannoni; Sam Bellamy rimuove una sezione della nave e monta altri dieci cannoni.
Due mesi pieni di attività
Due mesi dopo la cattura della ricca Whydah, Bellamy e Williams decidono di rientrare a Boston. Lungo le coste del Maine catturano altri piccoli vascelli, poi continuano la rotta per Boston. Williams vorrebbe fare una sosta a Rhode Island, per una visita alla famiglia ma Bellamy vuole andare da Maria Hallet a Boston. Black Sam Bellamy non ci arriverà mai! Il 26 aprile del 1717 la nave del giovane pirata s’inabissa nelle acque di Cape Cod, a causa di una tempesta molto violenta; in un anno di scorrerie e arrembaggi il capitano e la sua ciurma di vagabondi hanno accumulato una fortuna paragonabile a centoventi milioni di dollari di oggi.

Argento recuperato dal relitto
Una fine misteriosa e drammatica
Black Sam e i suoi uomini sono diretti a Boston per quello che forse è un ritiro definitivo dal mondo crudele della pirateria, ma la grande nave non arriverà mai a destinazione. Quindici minuti dopo la mezzanotte gli alberi si spezzano, facendo capovolgere la Whydah. Su 145 uomini di equipaggio, 143 perdono la vita, di questi 103 vengono recuperati sulle spiagge dagli abitanti e ricevono degna sepoltura in un luogo sconosciuto, scoperto solo nel 2018. Anche la Marianne affonda quella notte, si salvano solo sette marinai. Dei nove membri superstiti, sei verranno impiccati per pirateria a Boston, uno verrà ridotto in schiavitù e due saranno lasciati liberi perché giudicati lavoratori senza colpe.

Processo ai superstiti
Sulle ragioni della sua fine nacquero molte leggende e superstizioni come quella che vuole Mary Hallet responsabile del naufragio. In quella notte di tregenda, con venti tempestosi, lampi e tuoni, gli abitanti del villaggio dissero di averla vista in piedi sulle scogliere, agitando le mani e lanciando una maledizione contro Sam che combatteva impotente la tempesta. In questo articolo potrete trovare altri particolari.
C’era una volta un pirata
Veniamo ai nostri giorni. Nel 1984 Black Sam Bellamy torna ancora a far parlare di sé. L’esploratore Barry Clifford annuncia di aver scoperto il relitto della Whydah e parte del suo tesoro, tra cui 180 sacchi da 23 chilogrammi di sterline britanniche, oltre a oro e avorio. Insomma: un vero tesoro dei pirati. Il relitto giace in soli 4.3 metri d’acqua lungo la costa, in un banco di sabbia. Nel 1985 Clifford ritrova la campana della nave, segno inequivocabile della Whydah. L’incisione infatti riporta “The Whydah Gally 1716“. Viene fondato un museo e la Whydah torna ai fasti di un tempo grazie alle scoperte di archeologia marina che la coinvolgono.

La campana della Whydah Gally – 1716
Ma che fine ha fatto Black Sam?
Nel 2018 viene scoperta una fossa comune a due passi dal sito del relitto, sono passati 301 anni dopo quella tragica notte. Le ossa hanno subito processi diagenetici con i sedimenti circostanti di sabbia fine e conglomerati marini su una scarpata. Un corpo in particolare è stato preso in analisi dai ricercatori, anzi … un femore. I dati del DNA sono stati confrontati con un parente di Bellamy vivente nel Devon, arrivato con tanto di documento che ne attesta la parentela con la madre del pirata. Ma il risultato è stato negativo; il femore analizzato appartiene a un uomo di razza asiatica, cosa non rara in quanto era cosa comune la multietnicità degli equipaggi pirata e quello di Black Sam Bellamy non era da meno.

Resti della fossa comune fusi con sabbia e conglomerati
Le ricerche nella fossa comune continuano e gli archeologi stanno facendo analizzare molte ossa che hanno confermato la morte violenta dei marinai. Nella fossa sono state ritrovate anche armi, tra cui una pistola ricca di decorazioni che potrebbe essere appartenuta a Black Sam in persona. Sarà la sua? La ricerca continua.
Aaronne Colagrossi
Fonti articolo: Wikipedia, The Telegraph, Vanillamagazine
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nasce a Campobasso nel 1980 ed ottiene, nel 2006, la laurea in Scienze Geologiche presso l’Università del Molise e, nel 2009, la laurea in Geologia Applicata all’Ingegneria presso l’Università “La Sapienza”. Scrive dal 2010, elaborando con uno stile personalissimo le sue passioni per la scrittura, le scienze, i viaggi, la fotografia e la storia navale. Ha pubblicato numerosi articoli su OCEAN4FUTURE dimostrandosi autore eclettico. Al suo attivo numerosi romanzi d’avventura sul mare e reportage di viaggio.
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