livello elementare
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ARGOMENTO: STORIA NAVALE ROMANA
PERIODO: EPOCA ROMANA
AREA: DIDATTICA
parole chiave: Architettura navale, Storia navale romana
Le quinqueremi veloci
Nelle successive operazioni navali del conflitto, i Romani conseguirono ancora diversi successi, ma subirono anche delle perdite immani a causa di tre disastrosi naufragi causati dalle tempeste [27]. Tutto lascia pensare che, dopo i due primi naufragi (255 e 253 a.C.), i Romani abbiano abolito i corvi, avendo valutato che quellโingombrante e pesante struttura sistemata a prua avesse compromesso la stabilitร delle proprie navi in navigazione nella burrasca [28]. ร comunque certo che da quel momento i corvi non risultano mai piรน presenti. Qualche anno dopo, peraltro, i Romani subirono inopinatamente la loro prima ed unica sconfitta in battaglia navale (acque di Trapani, 249 a.C.).
I Romani avevano fino allora pervicacemente compensato tutte le perdite navali subite, mettendo in cantiere centinaia e centinaia di quinqueremi, sempre sul modello di quelle cartaginesi. Ma quando le loro due maggiori flotte furono annientate nel giro di pochi giorni, per la sconfitta di Trapani e per la terza rovinosa burrasca (249 a.C.), essi ebbero bisogno di una congrua pausa per ricostituire le risorse umane e finanziarie necessarie allโarmamento di una nuova grande forza navale.
Nel frattempo, tuttavia, i fabri navales romani avevano iniziato a studiare le peculiaritร tecniche di due singolari quadriremi che erano state catturate lโanno precedente nel corso del blocco navale del porto di Lilibeo [29]. Si trattava di due unitร che avevano sfruttato la loro maggiore velocitร e le loro eccezionali qualitร evolutive per violare ripetutamente il blocco romano, destando la sorpresa e lโammirazione degli stessi Romani, che erano infine riusciti ad impossessarsene [30]. Sulla base dellโesperienza acquisita, i costruttori navali romani riuscirono a progettare un nuovo tipo di quinquereme veloce [31], dotando tale unitร di caratteristiche nautiche altrettanto valide di quelle delle due quadriremi catturate.
Nel 242 a.C., quando i Romani furono in condizioni di armare una nuova flotta, essi misero in cantiere 200 quinqueremi, tutte del nuovo tipo. Con tali navi e con equipaggi perfettamente addestrati, Caio Lutazio Catulo conseguรฌ lโanno seguente la decisiva vittoria navale delle Egadi (10 marzo 241 a.C.), in seguito alla quale i Cartaginesi si rassegnarono a richiedere la pace ed a rinunciare alla sua supremazia navale [32].
Successivamente, le quinqueremi vittoriose alle Egadi continuarono ad essere il tipo di nave fondamentale di tutte le flotte romane impiegate nellโarco di oltre due secoli, per consolidare il dominio del mare da parte dei Romani e per consentire la progressiva espansione di Roma su tutte le sponde del nostro mare, fino alla costituzione dellโImpero.
Le navi da sbarco di Cesare
Nel quarto anno del suo proconsolato in Gallia (55 a.C.), Giulio Cesare decise di effettuare un primo sbarco navale in Britannia. Lโoperazione, intesa come unโiniziale presa di contatto con lโisola, aveva uno scopo dissuasivo nei confronti dei Britanni che avevano inviato aiuti alle guerre galliche, soprattutto lโanno precedente in occasione della grande rivolta degli Aremorici [33]. Cesare possedeva giร una flotta sullโoceano Atlantico, avendola fatta costruire sulla Loira proprio per combattere contro gli Aremorici. Dopo averli sconfitti con una memorabile vittoria navale conseguita nelle acque a sud della Bretagna [34], egli fece trasferire la flotta romana fino ad Izio, porto sul passo di Calais. Da lรฌ condusse la sua prima spedizione in Britannia con due legioni imbarcate su 80 navi onerarie, mentre le navi da guerra fornirono il sostegno allo sbarco, duramente contrastato dai nemici [35].
Rientrato felicemente in Gallia alla conclusione della pace con i Britanni, Cesare decise di mettere subito in cantiere delle nuove navi actuariae, al fine di disporre di una flotta piรน ampia, a partire dalla successiva primavera, per poter condurre una piรน nutrita spedizione nellโisola, con cinque legioni e duemila cavalieri. Egli volle tuttavia evitare lโinconveniente riscontrato al primo sbarco, quando i legionari che erano saltati in acqua dalle navi venivano bersagliati dai proiettili nemici mentre compivano il lungo percorso verso la spiaggia, essendo oltre tutto impacciati dal peso delle armi. In quella circostanza egli aveva limitato il pericolo utilizzando molto felicemente le navi da guerra ed i mezzi navali minori [36]. Ma quelle stesse misure non sarebbero state altrettanto efficaci per uno sbarco di dimensioni alquanto piรน ampie.
Lโesigenza di Cesare era dunque quella di disporre di navi che non fossero costrette, come le onerarie, ad ancorarsi molto lontane dalla spiaggia. Pertanto, tenendo anche presente certe caratteristiche che egli aveva osservato con interesse nelle navi oceaniche dei Galli [37], lo stesso proconsole romano fece progettare ai suoi esperti un nuovo tipo di unitร actuaria (a vela ed a remi) dallo scafo piรน largo, piรน basso e piรน leggero di quelli usati nel Mediterraneo, al fine di avere un minor pescaggio e consentire un maggiore avvicinamento alla spiaggia dello sbarco navale. Inoltre, limitando lโaltezza sullโacqua delle unitร , Cesare si era prefisso lo scopo di rendere piรน spedite le operazioni di sbarco degli uomini, degli animali da soma e dei materiali [38].
Con queste actuariae, costruite sulla Senna in numero di 600, e con la protezione delle vecchie unitร ed altre 28 nuove grandi navi da guerra, Cesare effettuรฒ il suo secondo sbarco navale in Britannia senza alcuna difficoltร , anche perchรฉ i barbari si ritirarono terrorizzati alla vista di oltre 800 navi romane in rapido avvicinamento alla spiaggia [39]
Le poliremi turrite di Agrippa
Una dozzina di anni dopo, il giovane triumviro Ottaviano, figlio adottivo di Cesare, avviรฒ la lotta contro la pirateria esercitata dalle flotte di Sesto Pompeo [40], arbitrariamente insediatosi in Sicilia. Poichรฉ le incursioni navali di queste flotte colpivano in modo sempre piรน preoccupante le coste tirreniche e le rotte marittime dei rifornimenti vitali di Roma, i triumviri tentarono a piรน riprese di rimuovere questo problema con la diplomazia, ma senza ottenere alcun risultato durevole. Toccรฒ invece al solo Ottaviano gestire la guerra navale, che egli potรฉ condurre solo saltuariamente e con il contributo di alcuni suoi collaboratori, vedendo tuttavia che i suoi sforzi venivano costantemente vanificati dalla spiccata perizia e scaltrezza degli avversari [41].
Allโinizio del 37 a.C., finalmente, Ottaviano potรฉ conferire lโintera responsabilitร della guerra navale contro questa esiziale pirateria a Marco Agrippa, suo amico coetaneo e suo prezioso collaboratore [42], che era stato eletto console per quellโanno. Il giovane console fece innanzi tutto costruire un nuovo porto estremamente capiente, il Porto Giulio [43], per radunarvi le navi giร impostate da Ottaviano e per addestravi tutti gli equipaggi, e lo dotรฒ di efficienti cantieri navali per potenziare considerevolmente la flotta.
Lo stesso Agrippa mise quindi in costruzione le nuove navi da guerra con le quali intendeva misurarsi personalmente con le temibili flotte piratiche basate in Sicilia. Egli volle che tali unitร fossero piรน grandi e robuste di quelle avversarie. Esse dovevano essere in grado di resistere agli assalti nemici, per lโaltezza delle murate, per la saldezza delle strutture e per lo spessore del fasciame [44]. La loro maggior capienza, inoltre, doveva consentire di imbarcarvi un maggior numero di classiari [45]. Per consentire a questi ultimi di combattere da una posizione sopraelevata e protetta, prima dellโarrembaggio, le unitร erano dotate di alte torri da combattimento, sistemate a prora e talvolta anche a poppa.
Vengono attribuite ad Agrippa anche due invenzioni: delle torri a scomparsa [46], tali da poter essere erette molto rapidamente sul ponte di coperta prima dellโingaggio, in modo da sorprendere il nemico, e lโarpax [47], una sorta di arpone lanciato da una catapulta per afferrare da lontano la nave avversaria da assalire con lโarrembaggio.
Con le sue nuove navi cosรฌ allestite, Marco Agrippa potรฉ misurarsi per mare nel migliore dei modi con la flotta avversaria, sino allora invitta. Dopo un primo netto successo conseguito nelle acque di Milazzo, egli riportรฒ la vittoria decisiva in quelle di Nauloco (3 settembre 36 a.C.). Sesto Pompeo, avendo praticamente perso tutta la sua flotta (salvรฒ solo 17 navi su 350), fuggรฌ dalla Sicilia lasciando il mare libero e sicuro.
fine parte II – continua
Domenico Carro
Note
[27] Liv. 42, 20, 1; Pol. 1, 36-39 e 49-55; Eutr. 2, 22-23 e 26; Oros. 4, 9, 5-11 e 10, 3; Diod. 23, 18-19 e 24, 1-4. Per effetto di questi tre naufragi, i Romani persero piรน di 280 quinqueremi nelle acque di Camarina (255 a.C.), oltre 150 analoghe unitร al largo di capo Palinuro (253 a.C.), nonchรฉ 120 navi da guerra e quasi 800 onerarie nei pressi di Eraclea Minoa (249 a.C.).
[28] J. H. Thiel, Studies on the history of Roman sea-power in republican times, North-Holland Publishing Company, Amsterdam, 1946.
[29] Pol. 1, 41-47; Diod. 24, 1.
[30] Le due quadriremi erano state condotte da un certo Annibale Rodio, comandante molto abile, e da un suo baldanzoso emulo. La nave di questโultimo venne bloccata dai Romani su dei relitti sommersi. Essa fu poi armata dagli stessi Romani per inseguire e catturare quella del Rodio.
[31] Polibio precisa che i Romani โavevano cambiato il metodo di costruzione delle navi e avevano eliminato ogni peso, tranne quello del materiale indispensabile alla battaglia navaleโ.
Per le caratteristiche della quinquereme romana, si rimanda all’approfondito ed interessante studio di Piero Pastoretto e Umberto Maria Milizia, โLe Quinqueremiโ, Edizioni Artecom, Roma, 2008
Secondo tale studio lโunitร aveva 60 remi per lato disposti a coppie sfalsate su due ordini; ciascuna coppia di remi era manovrata da una squadra di 5 rematori: 3 per il remo dell’ordine superiore e 2 per quello inferiore. Oltre ai 300 rematori, erano imbarcati 120 classiari (vedi successiva nota 45) e altri 30-40 uomini, fra marinai e servizi vari. Dimensioni stimate dell’unitร : lunghezza fuori tutto ~57 m; larghezza 9 m; immersione ~1.50 m; lunghezza remi 8.50 m; velocitร 3-5 nodi; spunto 6-7 nodi.
[32] Pol. 1, 61-63 e 2, 27; Eutr. 2, 27; Oros. 4, 10, 7; Diod. 24, 11; Nep. 22, 1, 3; Val. Max. 6, 6, 2; App. Sic. 2; Flor. epit. 1, 18, 37. Con la vittoria navale delle Egadi i Romani privarono i Cartaginesi di circa 190 navi (63 catturate e 125 affondate), perdendone a loro volta solo 12 (affondate).
[33] Caes. Gall. 3, 7-9. Alla guerra Venetica (pilotata dai Veneti transalpini) non contribuirono solo le popolazioni dellโAremorica (penisole della Bretagna e del Cotentin) ma tutte quelle delle regioni costiere della Gallia settentrionale, fra le foci della Loira e del Reno. Si trattรฒ della piรน estesa coalizione antiromana mai costituita in Gallia prima della rivolta generale capeggiata quattro anni dopo da Vercingetorige.
[34] Caes. Gall. 3, 13-15. In quella battaglia navale (fine luglio 56 a.C.), le navi romane โ sottili, leggere e manovrate a remi โ riuscirono ad annientare una poderosa flotta di 220 navi oceaniche galliche, dalle alte murate, dalle robuste fiancate a prova di rostro, e che navigavano a vela spinte da un forte vento in poppa.
[35] Caes. Gall. 4, 20-26. La prima spedizione navale in Britannia si svolse fra il 5 ottobre ed i primi di novembre 55 a.C.. I barbari opposero una feroce resistenza allo sbarco romano, prima scagliando proiettili dalle scogliere di Dover, approdo temporaneo delle navi di Cesare, e poi andando ad accogliere i Romani sulla spiaggia di ciottoli di Deal, per impedire ai legionari di raggiungere la riva.
[36] Le navi da guerra romane effettuarono il tiro contro costa con le macchine da getto per interdire al nemico la possibilitร di scagliare le loro armi sui legionari romani che sbarcavano. Nel contempo, le imbarcazioni cariche di classiari navigarono verso la spiaggia per proteggere i soldati in acqua.
[37] Caes. Gall. 3, 13; Strab. 3, 5, 1. Durante la guerra Venetica, Cesare aveva osservato che le navi dei Galli avevano le carene molto piรน larghe ed alquanto piรน appiattite di quelle romane, per affrontare meglio i bassi fondali al riflusso della marea e per poter anche posarsi a secco quando la marea si ritirava.
[38] Caes. Gall. 5, 1. Non puรฒ sfuggire la singolare analogia fra i requisiti dettati da Cesare e le caratteristiche salienti dei modern mezzi navali adibiti agli assalti anfibi.
[39] Caes. Gall. 5, 2-8. Il secondo sbarco navale in Britannia si svolse ai primi di luglio 54 a.C.. La spedizione oltre-Manica si concluse tre mesi dopo. I Britanni si astennero, negli anni seguenti, dal fornire ulteriori aiuti alle ribellioni dei Galli.
[40] Sesto Pompeo, secondogenito di Pompeo Magno, aveva occupato la Sicilia lโanno dopo la morte di Cesare. Egli esercitรฒ per molti anni la pirateria contro Roma e lโintera Italia, utilizzando ingenti forze navali armate da sbandati e poste sotto il comando di ex capi pirati catturati a suo tempo da suo padre.
[41] Liv. per. 128; Suet. Aug. 16; App., civ. 4, 85 e 5, 80-92. I principali comandanti delle flotte di Ottaviano furono Quinto Salvidieno Rufo nel 42 e Gaio Calvisio Sabino nel 38 a.C..
[42] Marco Vipsanio Agrippa, amico di Ottaviano fin dall’infanzia, aveva allora poco meno di ventisei anni, ed era giร uno dei suoi piรน stretti collaboratori. Egli era perรฒ destinato a diventare, non solo il principale consigliere del futuro Augusto, ma anche il suo braccio destro, suo genero (e quindi padre ed avo di molti Cesari), nonchรฉ imperatore a sua volta, a fianco dello stesso Augusto.
[43] Flor. epit. 2, 18, 6; Suet. Aug. 16; Vell. 2, 79, 1-2; Cass. Dio 48, 49-51. Il Porto Giulio fu costruito utilizzando due specchi d’acqua naturali, i laghi Averno e Lucrino, che vennero congiunti da un canale navigabile e messi in comunicazione con il mare aprendo nella duna litoranea un passaggio protetto da dighe foranee.
[44] Cass. Dio 49, 1. Oltre ad alcune grandi esaremi (per lo piรน impiegate come navi sede comando, per Ottaviano e per lo stesso Agrippa), la maggior parte delle nuove unitร doveva essere sempre del tipo delle quinqueremi, ma con caratteristiche piรน rispondenti e con maggiori capacitร belliche.
[45] I classiari erano i militi navali combattenti, ovvero lโefficiente anticipazione romana delle moderne fanterie navali, come i nostri fucilieri di Marina (Brigata Marina S. Marco) o i โmarinesโ anglosassoni. Essi provvedevano ad arrembare e catturare le navi nemiche, oltre a condurre sbarchi navali ed operazioni in costa.
[46] Cass. Dio 49, 1. I Romani, peraltro, utilizzavano giร delle torri pieghevoli (turres plicatiles) nelle operazioni terrestri, come fece Gaio Cassio Longino (il cesaricida) nel suo assedio di Rodi.
[47] App. civ. 5, 118. Lโarpax ci รจ stato descritto come un arpone di legno rivestito in ferro, lungo oltre 2 metri, munito di una punta uncinata e di due anelli cui erano assicurati dei cavi che venivano alati con degli argani per avvicinare la nave nemica agganciata e portarsi allโabbordaggio.
in anteprima e nell’articolo foto dal Museo di Ventotene – credit @ andrea mucedola
Alcune delle foto presenti in questo blog possono essere state prese dal web, citandone ove possibile gli autori e/o le fonti. Se qualcuno desiderasse specificarne lโautore o rimuoverle, puรฒ scrivere a infoocean4future@gmail.com e provvederemo immediatamente alla correzione dellโarticolo

ammiraglio di divisione della Riserva della Marina Militare Italiana, dal momento del suo ritiro dal servizio attivo, assecondando la propria natura di appassionato cultore della Civiltร Romana, ha potuto dedicarsi interamente all’approfondimento dei suoi studi storiografici, nell’ambito dei quali ha pubblicato numerosi libri e saggi, creato l’interessantissimo sito ROMA AETERNA edย ย il foro di discussione FORVM ROMAETERNA (2001-2013), poi sostituito dall’istituzione di pagine estratte da “Roma Aeterna” nelle maggiori reti sociali, quali Linkedin, Facebook, Twitter, Youtube, Flickr, etc.ย Non ultimo, l’ammiraglio Carro รจ relatore in importanti convegni,ย nazionali ed internazionali sui temi della storiografia romana e della salvaguardia della cultura marittima.