livello elementare
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ARGOMENTO: NAVIGAZIONE
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: MAR DEI CARAIBI
parole chiave: Nave Vespucci
Mercoledì 6 settembre 2023
Continua la navigazione di Nave Vespucci verso Cartagena de Indias, la base della nave scuola della Marina colombiana GLORIA. Confrontando le due unità (in foto), esse presentano le seguenti sostanziali differenze:
GLORIA Dislocamento 1300 t Lunghezza 76 metri Equipaggio 80 c. |
VESPUCCI Dislocamento 4300 t Lunghezza 101 metri Equipaggio 250 c. |
Pur avendo entrambe tre alberi, le forme delle vele delle due unità sono diverse: si tratta, in un caso, di un Brigantino a Palo e per il Vespucci di una Nave. In particolare, il Brigantino a Palo Gloria ha tre alberi: due armati con pennoni e vele quadre e un terzo albero, a poppa, armato con vela aurica, mentre il Vespucci è invece definito, secondo nomenclatura, Nave perché armato con tre alberi, tutti con pennoni a vele quadre.
CURIOSITÀ
La nave colombiana è una delle quattro unità simili costruite nei cantieri Astilleros Celaya S.A di Bilbao, in Spagna. Le sue ‘sorelle’, anch’esse impiegate come navi-scuola, sono la messicana Cuauhtémoc, la venezuelana Simón Bolívar e l’ecuadoriana BAE Guayasec.
Chissà se il Vespucci e il Gloria riusciranno ad incrociare le loro rotte in queste acque caraibiche. La nave scuola colombiana si trova adesso in navigazione di ritorno dalla campagna addestrativa negli Stati Uniti ed arriverà a Cuba l’8 dove resterà fino all’11 settembre. Effettivamente un po’ lontano dalla rotta del Vespucci che il giorno 10 sarà già in navigazione verso il Brasile. Peccato … sarà per una prossima volta! Buon vento!
Intanto il Vespucci procede nella sua rotta con mare dai settori orientali con onda di circa due metri; gli allievi continuano l’addestramento all’osservazione astronomica, effettuando il punto nave con il sestante. Questa pratica è ancora un patrimonio importante nel portfolio degli ufficiali della Marina italiana. Non a caso la Marina statunitense ha richiesto un ufficiale italiano per insegnare Celestial navigation ad Annapolis, un insegnamento che si era erroneamente perso nella US Navy. Il legame tra la marina e lo spazio è molto forte, forse non c’è un corpo militare che più si presta per armare le future astronavi. Le domande a Capitan Bitta si susseguono. Che cos’è il PALE BLU DOT?
Questa immagine si riferisce alla prima foto della Terra scattata dai confini del sistema solare dalla sonda Voyager, che proprio ieri ha compiuto 46 anni. Era il 14 febbraio 1990 quando il Voyager 1, a sei miliardi di chilometri di distanza, prima di continuare il suo cammino nel cosmo, “si girò” e scattò questa foto: il soggetto, quel piccolo pallido puntino, era la Terra, a pale blu dot. L’idea di girare la fotocamera della sonda e scattare una foto della Terra fu dell’astronomo e divulgatore scientifico Carl Sagan che uso il termine, THE PALE BLU DOT per il suo libro del 1994, Pale Blue Dot: A Vision of the Human Future in Space.
Sagan scrisse: ” Da questo distante punto di osservazione, la Terra può non sembrare di particolare interesse Ma per noi, è diverso. Guardate ancora quel puntino. È qui. È casa. È noi. Su di esso, tutti coloro che amate, tutti coloro che conoscete, tutti coloro di cui avete mai sentito parlare, ogni essere umano che sia mai esistito, hanno vissuto la propria vita.
L’insieme delle nostre gioie e dolori, migliaia di religioni, ideologie e dottrine economiche, così sicure di sé, ogni cacciatore e raccoglitore, ogni eroe e codardo, ogni creatore e distruttore di civiltà, ogni re e plebeo, ogni giovane coppia innamorata, ogni madre e padre, figlio speranzoso, inventore ed esploratore, ogni predicatore di moralità, ogni politico corrotto, ogni “superstar”, ogni “comandante supremo”, ogni santo e peccatore nella storia della nostra specie è vissuto lì, su un minuscolo granello di polvere sospeso in un raggio di sole.”
Abbiamo un’importante novità: oggi 6 settembre 2023, alle 11:00 ora di bordo (1800 ora italiana), in posizione 11° 04′ N – 075° 16′ W, a largo della costa colombiana del Mar dei Caraibi, gli allievi della 1^ classe imbarcati hanno issato il loro vessillo e hanno urlato al mare il nome del loro corso:
HURAKAN motto: ADVERSA NOS GENUIT UT INVICTI CREVIMUS
“Le avversità ci hanno forgiato così che sorgessimo invitti”
gli allievi del corso Hurakan hanno abbandonato la tenuta di lavoro di bordo mascherandosi da nativi caraibici
Hurakan, nella mitologia Maya, era la divinità del vento, del fuoco, delle tempeste nonché lo spirito creatore della vita. Il nome Hurakan richiama anche la parola spagnola Huracàn in ricordo dell’uragano Franklin che, durante la traversata oceanica, ha spinto il Vespucci a preferire una fonda alle Isole Vergini nell’attesa che il fenomeno diminuisse la sua intensità.
Come ogni corso, hanno creato la loro bandiera che raffigura il Dio Hurakan, rappresentato con una coda di serpente con, nella mano destra, una civiltà annientata da una tempesta (rappresenta la distruzione) e nella mano sinistra il fuoco simbolo della vita e della rinascita di una nuova civiltà. Il messaggio che il nuovo corso ha voluto far trapelare è quello dell’affermazione di una nuova identità dopo un intenso periodo di sfide affrontate nell’unità che caratterizza un corso. Sullo sfondo della bandiera le Colonne d’Ercole ricordano il passaggio dello Stretto di Gibilterra mentre per il futuro passaggio dell’Equatore, nonché delle zone del Sud America in cui la campagna si svolgerà, troviamo raffigurata la costellazione della Croce del Sud. Ben arrivati Hurakan, cieli sereni e vento in poppa.
Giovedì 7 settembre 2023
Il Vespucci, come previsto ha fatto il suo ingresso a Cartagena de Indias. La città, considerata la più bella del Paese, ha la parte più antica racchiusa in una imponente cinta muraria (per questo è detta ciudad amurallada). Era il più importante avamposto dell’impero ai tempi della dominazione spagnola ed il porto principale dei Caraibi e del Sudamerica. Arrivava infatti qui tutta la merce proveniente dall’Europa e dalle Indie, che veniva poi smistata nel resto del continente.
«Vedrai, a Cartagena ogni cosa è diversa. Questa solitudine senza tristezza, questo oceano incessante, questa immensa sensazione di essere arrivato». Così descriveva la sua città adottiva Gabriel Garcia Marquez, premio Nobel per la letteratura. Nel suo romanzo, L’ Amore ai Tempi del Colera, le sue parole trasmettono una sensazione tangibile, che va assaporata con calma, magari spingendosi fino ai caratteristici quartieri del centro storico.
CURIOSITÀ
Cartagena è gemellata con Matera, Cerveteri e, da febbraio 2017, con Genova.
Venerdì 8 settembre 2023
Nave Vespucci in porto a Cartagena de Indias
La baleniera
In queste immagini di alcuni particolari di Nave Vespucci si nota una elegante e sottile imbarcazione a remi, posizionata sulla estrema poppa: si tratta della cosiddetta baleniera. Nonostante questo nome, l’imbarcazione non ha, e non ha mai avuto, funzioni di pesca ma è usata, tradizionalmente, per il trasporto a terra degli alti ufficiali. Questo tipo di imbarcazione, adibita agli stessi servizi, sulle navi mercantili, in passato veniva anche detta scappavia. Si tramanda una storia curiosa circa la baleniera della nostra nave scuola. Sembra che, originariamente, non appartenesse al Vespucci, ma alla nave sorella Cristoforo Colombo che, nel dopoguerra, in ottemperanza al trattato di pace firmato a Parigi, dovette essere ceduta all’Unione Sovietica. La notte prima del trasferimento, l’imbarcazione fu segretamente prelevata da impavidi nocchieri e trasferita sulla poppa del Vespucci che ne era sprovvisto. Del Cristoforo Colombo, che fu poi demolito, questo è dunque l’unico pezzo rimasto in vita oltre a due quadri, esposti adesso nella sala consiglio del Vespucci, rappresentanti lo sbarco di Colombo a San Salvador e il suo rientro in Spagna.
Sabato 9 settembre
La nave è in porto a Cartagena de Indias e proseguono le attività culturali e di istruzione. Come d’uso sventola sul Vespucci la bandiera nazionale locale.
I colori della bandiera colombiana sono il giallo, il blu e il rosso. Tuttavia, gli stessi colori, e nello stesso ordine, rappresentano anche l’Ecuador e il Venezuela. Perché?
La somiglianza delle tre bandiere nasce da una storia comune: quella della Gran Colombia, uno stato multinazionale nel Sud America ideato da Simon Bolivar nel 1819, comprendente gli attuali territori di Venezuela, Colombia ed Ecuador. Bolívar aveva auspicato che questi tre paesi rimanessero uniti per gli stessi obiettivi, simbolicamente rappresentati con tre colori: giallo per la ricchezza, il blu per l’oceano e il rosso il sangue versato. Tuttavia nel tempo le tre nazioni, costruendo la propria individualità, determinarono la fine della “Gran Colombia”.
Ma l’idea di un tricolore risale ancor prima, al 1801, e si deve a Francisco de Miranda, generale e patriota venezuelano considerato il precursore di Bolívar stesso. Alcuni ritengono che la fonte di ispirazione per i colori del vessillo sia stato lo stemma di famiglia dei Colombo che Miranda avrebbe visto a Genova. Il tricolore di Francisco de Miranda rimase modello delle bandiere degli stati anche dopo il dissolvimento della grande repubblica, perpetuando così il tradizionale tricolore.
C’è da notare che ogni bandiera ha una caratteristica distintiva: nel caso del Venezuela appare un arco di 8 stelle, l’Ecuador ha lo scudo del condor andino che mostra un paesaggio mentre la Colombia non ha alcun simbolo.
CURIOSITÀ
Se la Gran Colombia esistesse oggi, sarebbe il decimo paese più grande del mondo con un’estensione di 2,5 milioni di kmq.
Come avevo premesso, oltre al grande tricolore italiano sulla poppa, a riva sventola la bandiera della Colombia. Perché?
Si tratta della bandiera di cortesia che viene esposta da una nave del Paese estero nelle cui acque si naviga o nei cui porti si è ormeggiati. I moderni sistemi automatici di identificazione (AIS) permettono di identificare il nome e la nazionalità di una nave in ogni momento e in ogni luogo. Ciò nonostante, le bandiere sono ancora utilizzate e le modalità del loro uso sono strettamente codificate.
Sulle navi militari, le bandiere vengono gestite dai “segnalatori” con molta attenzione. Basta per esempio issare, in un porto estero, una bandiera di cortesia sgualcita o strappata, per ricevere note negative dalle autorità ospitanti. Il codice delle bandiere, per esempio, prevede che la bandiera di cortesia venga mostrata solitamente sul lato dritto dell’albero prodiero (trinchetto).
In porto si deve sempre tenere di poppa la propria bandiera nazionale, per poi ammainarla quando si salpa per issare simultaneamente lo stesso vessillo (più piccolo) sulla maestra! Sul lato sinistro si mostrano le bandiere che segnalano le varie operazioni della nave: per esempio “richiesta di libera pratica” (bandiera gialla) oppure “ho il pilota a bordo” (bandiera bianca e rossa). Tutti questi significati sono elencati nel “CIS”, ( Codice Internazionale dei Segnali ) conosciuto da tutte le unità, anche quelle del diporto.
in anteprima la bandiera del corso Hurikan a riva del Vespucci. Gli allievi sono saliti a riva per accompagnarla, photo credit @marina militare
nell’articolo sono mostrate le foto del nuovo corso Hurikan @marina militare italiana
Alcune delle foto presenti in questo blog possono essere state prese dal web, citandone ove possibile gli autori e/o le fonti. Se qualcuno desiderasse specificarne l’autore o rimuoverle, può scrivere a infoocean4future@gmail.com e provvederemo immediatamente alla correzione dell’articolo

entrato in Accademia nel 1977 (Corso SAOREN) ha prestato servizio e comandato numerose unità navali, specializzandosi nel tempo in Idrografia (Idrographic Surveyor di categoria “A” ) e Oceanografia con un Master presso la Naval Postgraduate School di Monterey, California. Appassionato divulgatore ha creato Capitan Bitta, detto il “Gianbibbiena, un personaggio immaginario che racconta con brevi scritti curiosità di nautica, meteorologia e astronomia