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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XVII SECOLO
AREA: OCEANO ATLANTICO, ACQUE DELLA FLORIDA
parole chiave: galeoni, tesori, Mel Fisher
Scavando negli archivi spagnoli, tra gli antichi manifesti di carico delle navi mercantili, alcuni ricercatori americani scoprirono negli anni ’80 il resoconto di un galeone, naufragato nel 1622 con il suo favoloso carico di oro, argento e pietre preziose al largo della Florida. Iniziò così la ricerca della N.S. de Atocha e del suo tesoro.
Il mare nasconde ma non ruba
Gli oceani nascondono ancora molti segreti. Da oltre quattro mila anni le navi hanno sfidato tempeste e l’ignoto per portare le loro merci da una parte all’altra del mondo conosciuto. Talvolta, terribili tempeste hanno avuto la meglio, portando negli abissi i loro preziosi carichi. Non solo merci preziose ma anche leggendari tesori come l’oro delle miniere del re Salomone ed i rossi rubini cambogiani degli imperatori cinesi scomparvero nelle profonde acque dei mari e giacciono ancora nei freddi abissi in attesa che qualcuno li recuperi. Studiando le antiche rotte ed i documenti di carico dei convogli, i treasure hunter hanno inseguito i loro sogni dimostrando che a volte le leggende si possono trasformare in realtà. Oggi racconterò una delle storie più strabilianti di questi ultimi anni, la ricerca della Nuestra Señora de Atocha, uno dei galeoni più famosi della flotta spagnola scomparso a seguito di un uragano nelle acque della Florida.
Nel XVII secolo, convogli mercantili trasportavano dal nuovo mondo all’Europa immense ricchezze, necessarie ai regnanti europei per finanziare le loro politiche interne ed esterne. Nel 1622, un convoglio, composto da 28 navi, si apprestava a partire per la Spagna. Numerosi ritardi ritardarono la partenza al 4 settembre 1622, ben sei settimane di ritardo sulla data prevista. Il 6 settembre, il convoglio si trovava ancora al largo della costa orientale-meridionale della Florida, ed incappò in un uragano tropicale. La Nuestra Senora de Atocha venne sospinta sulla barriera corallina in una posizione stimata a circa 56 km ad ovest di Key West. Con lo scafo seriamente danneggiato, la nave affondò rapidamente su un fondale di circa venti metri, facendo perire quasi tutti i passeggeri e l’equipaggio ad eccezione di pochissimi marinai. Furono organizzati degli immediati soccorsi, intesi al recupero delle preziose merci ma un secondo uragano sparpagliò i resti della nave su una area ancora più vasta per cui, negli anni successivi, fu recuperato solo parte del carico. Il naufragio fece scalpore nelle cronache del tempo e causò un danno economico enorme alla Spagna, che si era fortemente indebitata per poter reperire tutte quelle merci preziose.
Passarono tre secoli e nel luglio del 1985, un cacciatore di tesori americano, Mel Fisher, dopo anni di studi negli archivi spagnoli e costose ricerche in mare riuscì, quasi per caso, a ritrovare i resti del relitto ed il suo strabiliante tesoro di oro, argento e smeraldi.
Ma a chi apparteneva il tesoro?
Anche se la giurisdizione americana conceda ancora oggi ampia libertà ai ricercatori, non fu facile per Mel Fisher godere i frutti della sua straordinaria scoperta. Solo dopo una lunga serie di vicende giudiziarie, per la legittimità e titolarità del relitto, la Suprema Corte statunitense si pronunciò a suo favore. Le ricerche in mare poterono così ripartire e non si fermarono nemmeno dopo la sua morte. La fondazione da lui creata per sovvenzionare le ricerche, la Treasure Mel Fischer, continua a raccogliere fondi per inseguire questi sogni che possono diventare ancora una volta realtà. Se vi capiterà di visitare Key West, la città più meridionale della Florida, non perdete l’occasione di visitare il Museo di Mel Fischer, un’immersione nella storia del galeone spagnolo e del suo tesoro.
foto del tesoro dell’Atocha – Museo di Mel Fischer – Key West – foto andrea mucedola
Sogni o realtà?
Le attività di ricerca continuano e, nel giugno 2011, è stato ritrovato un anello con smeraldo del valore di 500.000 dollari. La caccia continua e la fondazione cerca soci.
Esistono ancora tesori da scoprire e su quali rotte?
Tra le rotte marittime più importanti forse la più famosa fu la rotta caraibica per la Spagna, frequentata sin dal XVI secolo fino al 1800. E’ stato calcolato che più di dodici miliardi di dollari di merci preziose furono traghettate tra le due sponde dell’Atlantico. Di queste circa il 5% fu perduto a causa degli uragani e degli incidenti in mare. I ritrovamenti più o meno fortuiti hanno restituito preziosi per 240 milioni per cui si stima che gran parte di questi tesori siano ancora celati nelle profondità degli abissi. Un’altra rotta famosa, fu quella tra il Perù e la Spagna. che si ritiene nasconda almeno cinque milioni di dollari di preziosi.
Un’altra rotta interessante fu quella tra il Messico e le Filippine. Attraversando l’Oceano Pacifico alla volta di Manila, le compagnie di navigazione persero oltre cinquanta milioni di dollari di oro e pietre preziose di cui 30 milioni non sono ancora stati recuperati. Altre rotte dell’antichità, che potrebbero rilasciare gradite sorprese, sono l’antica rotta delle spezie, tra l’Europa ed il Medio Oriente, quella australiana tra Melbourne e l’Inghilterra (che passava attraverso il tempestoso stretto di Magellano) e la rotta dell’oro della California che congiungeva San Francisco a New York attraverso il canale di Panama. Lungo queste rotte, le mille insidie dovute a secche e barriere coralline, uragani e tempeste contribuirono ad arricchire il fondo del mare di tesori immensi.
Giacciono sotto le sabbie ma, a volte, i violenti uragani rilasciano sulle spiagge testimonianze di queste storie del mare, oboli di tragedie ormai dimenticate … ma non sempre da tutti.
Andrea Mucedola
tutte le foto sono di proprietà dell’autore @andrea mucedola
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ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare.