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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XVII SECOLO
AREA: OCEANO ATLANTICO, ACQUE DELLA FLORIDA
parole chiave: galeoni, tesori, Mel Fisher
Tutto iniziò quando i ricercatori, scavando negli archivi spagnoli tra gli antichi manifesti di carico delle navi mercantili, trovarono il resoconto di un galeone che naufragò nel 1622 con un favoloso carico di oro, argento e pietre preziose al largo della Florida. Iniziò così la ricerca della N.S. de Atocha che, per una sfortunata serie di contrattempi, si era stata trattenuta a Veracruz prima di incontrarsi a Cuba con le altre navi da carico di ritorno in Spagna.
Il mare nasconde ma non ruba
Gli oceani nascondono ancora molti segreti e tesori. Da oltre duemila anni le navi hanno sfidato tempeste e l’ignoto per portare le loro merci da una parte all’altra del mondo conosciuto. Il leggendario oro delle miniere del re Salomone ed i rossi rubini cambogiani degli imperatori cinesi scomparvero a causa di terribili tempeste nelle profonde acque dei mari e giacciono nei freddi abissi in attesa che qualcuno li recuperi. Il mito e la leggenda a volte si trasformano in realtà. Studiando le antiche rotte ed i documenti di carico dei convogli, i treasure hunter hanno dimostrato che a volte le leggende si trasformano in realtà. In ogni caso i loro sogni si trasformano in avventura, e oggi parleremo dell’avventura più strabiliante di questi ultimi anni, la ricerca della Nuestra Señora de Atocha, uno dei galeoni più famosi della flotta spagnola scomparso nelle acque della Florida.
A causa dei numerosi ritardi, il convoglio, composto da 28 navi, riuscì a partire solo il 4 settembre 1622 con ben sei settimane di ritardo sulla data prevista. Il 6 settembre, ancora al largo della costa orientale-meridionale della Florida, la Nuestra Senora de Atocha venne sospinta da una tempesta sulla barriera corallina in una posizione stimata a circa 56 km ad ovest di Key West. Con lo scafo seriamente danneggiato, la nave affondò rapidamente su un fondale di circa venti metri, facendo perire quasi tutti i passeggeri e l’equipaggio ad eccezione di pochissimi marinai. Nulla valsero gli immediati soccorsi per il recupero delle preziose merci perché un secondo uragano sparpagliò i resti della nave su una area ancora più vasta. Nei dieci anni successivi, nonostante molti sforzi, fu recuperato solo parte del carico. Di fatto questo naufragio causò un danno economico enorme alla Spagna, che si era indebitata per poter reperire tutte quelle merci preziose.
Passarono tre secoli, precisamente nel luglio del 1985, quando un cacciatore di tesori americano, Mel Fisher, inseguendo un sogno, dopo anni di ricerche negli archivi spagnoli e costose ricerche in mare riuscì, quasi per caso, a ritrovare i resti del relitto ed il suo strabiliante tesoro di oro, argento e smeraldi.
Ma a chi apparteneva il tesoro?
Anche se la giurisdizione americana conceda ampia libertà ai ricercatori, non fu facile per Fisher godere i frutti della sua scoperta. Solo dopo una lunga serie di vicende giudiziarie, in merito alla legittimità e titolarità del relitto, la Suprema Corte statunitense si pronunciò a suo favore. Le ricerche in mare non si fermarono nemmeno dopo la sua morte. La fondazione da lui creata per sovvenzionare le ricerche, la Treasure Mel Fischer, continua a raccogliere fondi per inseguire questi sogni che possono diventare ancora una volta realtà.
Sogni o realtà?
L’impresa sembra possa funzionare visto che nel giugno 2011 è stato ritrovato un anello con smeraldo del valore di 500.000 dollari. La caccia continua e la fondazione cerca soci.

Questa croce con 65 carati di smeraldi colombiani fu ritrovata all’interno di una scatola d’argento – Museo Mel Fischer di Key West
Esistono ancora tesori da scoprire e su quali rotte?
Tra le rotte più importanti dell’antichità forse la più famosa fu la rotta caraibica per la Spagna, frequentata sin dal XVI secolo fino al 1800. E’ stato calcolato che più di dodici miliardi di dollari di merci preziose furono traghettate tra le due sponde dell’Atlantico. Di queste circa il 5% fu perduto a causa degli uragani e degli incidenti in mare. I ritrovamenti più o meno fortuiti hanno restituito preziosi per 240 milioni per cui si stima che gran parte di questi tesori siano ancora celati nelle profondità degli abissi. Un’altra rotta famosa, fu quella tra il Perù e la Spagna. che si ritiene nasconda almeno cinque milioni di dollari di preziosi. Che dire poi delle rotte occidentali dei galeoni tra il Messico e le Filippine?
Attraversando l’Oceano Pacifico alla volta di Manila, si sa che le compagnie di navigazione persero oltre cinquanta milioni di dollari di oro e pietre preziose di cui 30 milioni non sono ancora stati recuperati. Altre rotte dell’antichità, che potrebbero rilasciare gradite sorprese, sono l’antica rotta delle spezie, tra l’Europa ed il Medio Oriente, quella australiana tra Melbourne e l’Inghilterra (che passava attraverso il tempestoso stretto di Magellano) e la rotta dell’oro della California che congiungeva San Francisco a New York attraverso il canale di Panama. Lungo queste rotte, le mille insidie dovute a secche e barriere coralline, uragani e tempeste contribuirono ad arricchire il fondo del mare di tesori immensi. Giacciono sotto le sabbie ma, a volte, dopo i violenti uragani, rilasciano sulle spiagge frammenti della loro storia. In Florida, spesso si ritrovano pezzi da otto tra le sabbie, oboli di tragedie ormai dimenticate … ma non da tutti.
foto del tesoro dell’Atocha – Museo di Mel Fischer – Key West – foto andrea mucedola
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ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. E’ docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione scientifica.