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Titolo : Impariamo a ridurre le plastiche in mare

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  Address: OCEAN4FUTURE

Problemi di compensazione all’orecchio … ear squeeze

Reading Time: 6 minutes

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livello elementare
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ARGOMENTO: MEDICINA SUBACQUEA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: DIDATTICA
parole chiave: problemi con l’orecchio, ear squeeze, compensazione
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Quanti di noi hanno provato durante le immersioni, almeno una volta, una fastidiosa se non dolorosa  sensazione di dolore all’orecchio? Questa occorrenza, che può affliggere anche i subacquei più esperti, dipende dall’impossibilità di compensare la pressione interna e esterna dell’orecchio l’unica via di accesso dell’aria all’orecchio medio. Quando ci immergiamo la pressione esterna aumenta di un’atmosfera ogni dieci metri di profondità, mentre quella del nostro orecchio medio rimane costante essendo strutturalmente indeformabile ed isolato dall’esterno.

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La differenza di pressione spinge il timpano ad introflettersi verso l’orecchio medio per cui è necessario (per non causare rotture) portarlo in equilibrio immettendo aria nell’orecchio medio attraverso le trombe (o tube) di Eustachio ovvero quei piccoli condotti che collegano le orecchie alla parte posteriore delle narici. Qualche volta questa manovra presenta delle difficoltà a causa di infiammazioni o presenza di muco all’interno degli stessi. “In termini tecnici, la funzione della tuba di Eustachio è direttamente dipendente dalla clearance mucociliare, o dalla vostra capacità di eliminare il muco naturale dalle vostre vie respiratorie“, dice Grossan M.D., del Dipartimento di Otorinolaringoiatria al Cedars Sinai Hospital di Los Angeles.

Che dolore !!!
Ci sono molte cause di dolore alle orecchie ma quelle più comuni  si verificano a causa delle differenze di pressione tra l’orecchio medio e l’ambiente esterno causate da variazioni bariche. Possiamo immaginare il nostro orecchio medio, con un pò di fantasia, come un tamburo;  nell’orecchio medio abbiamo una cavità riempita d’aria  ricoperta con una membrana vibrante, il timpano. Esso si collega alla gola attraverso diversi tunnel di muscoli e cartilagine chiamati  tube di Eustachio.

Come abbiamo premesso, quando la pressione del mondo esterno è diversa da quella dell’orecchio medio, ad esempio quando siamo in aereo o  stiamo effettuando un’immersioni subacquea, questi cunicoli si dilatano consentendo il passaggio di un maggiore flusso d’aria che ha il compito di equalizzare la pressione. Come ci hanno insegnato, immergendoci in profondità, per favorire questo equilibrio possiamo deglutire, sbadigliare o spingere delicatamente l’aria attraverso i tubi equilibrando cosi la differenza di pressione. Se le tube di Eustachio non funzionano correttamente o il cambiamento di pressione avviene troppo rapidamente, il timpano viene introfletto (spinto verso l’interno), e si avverte fastidio o dolore all’orecchio (ear squeeze).

Se si prosegue la discesa senza effettuare la compensazione si può incorrere nella sempre temuta lacerazione del timpano.  A quel punto, il forte dolore diminuisce e viene sostituito da vertigini, nausea e perdita dell’udito. Generalmente un timpano lacerato può guarire bene con una corretta assistenza medica ma influisce sul proseguo delle immersioni previste in quanto, dopo un tale incidente, non si può più nuotare o immergersi fino a quando il timpano non sia completamente guarito. In pratica, un subacqueo che ha problemi di equalizzazione può incorrere a danni all’orecchio dovuti alla pressione, i barotraumi, che provocano un persistente dolore alle orecchie, senso di pienezza, vertigini o ronzio. Si può anche avere un accumulo di liquido nell’orecchio medio che causa disagio e perdite dell’udito. In altre situazioni, il dolore all’orecchio e le difficoltà di equalizzazione possono essere il risultato di problemi respiratori per l’accumulo di catarro (muco) o gonfiore nei tubicini che collegano l’orecchio medio con il naso. 

Se avete dolore all’orecchio i medici raccomandano sempre di evitare la respirazione di sostanze irritanti come il fumo di sigaretta o l’esposizione ad allergeni che possono aumentare il gonfiore e la congestione intorno le trombe di Eustachio. Se avete questo senso di costipazione, provate a respirare aria fresca e pulita prima di ogni immersione. Quindi, durante la discesa,  provate ad equilibrare la pressione ogni due/tre metri. Se vi trovate in ​​difficoltà, risalite di un paio di metri, fermatevi ed equilibrate con una delle manovre di compensazione apprese ai corsi subacquei. Non proseguite la discesa fino a quando le vostre orecchie non saranno in perfetto equilibrio.

Le manovre per compensare

Una nota manovra di compensazione che veniva un tempo insegnata nei primissimi corsi sub era la manovra di Valsalva; in pratica essa prevede un’espirazione forzata a glottide chiusa. Tale operazione, nota sin dall’antichità, veniva anche utilizzata per scopi diversi, ad esempio per diminuire la frequenza cardiaca in caso di tachicardia o calmare un singhiozzo fastidioso. Per effettuarla bisogna  chiudere la bocca, stringere con le dita il  naso e soffiare dolcemente l’aria presente in bocca e nel naso.

Dopo questa manovra potrete percepire una leggera pressione interna fino ad un raggiunto equilibrio all’interno delle orecchie.

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Questa manovra non è però scevra di possibili complicazioni, ed  è oggigiorno fortemente sconsigliata per possibili conseguenze che possono essere anche gravi. Essa deve essere sempre fatta dolcemente in quanto, se forzata, può portare ad un forte aumento della pressione del liquido cerebrospinale che viene trasmesso all’orecchio interno e causare la rottura della finestra rotonda con conseguenze molto gravi (danni anche permanenti all’udito). Inoltre,  può essere una concausa di emorragie oculari, distacco della retina ed ictus. Inoltre può causare al subacqueo un barotrauma polmonare (sovradistensione) con conseguente EGA. Nel caso il subacqueo presenti un’anomalia chiamata  “forame ovale pervio” (ovvero una comunicazione tra l’atrio destro e sinistro del cuore), una condizione fisiologica non sempre conosciuta, la manovra di Valsalva può infatti comportare il passaggio di microbolle d’azoto ed una conseguente Malattia da Decompressione

Per questi motivi, nei corsi subacquei odierni,  si preferisce insegnare la meno traumatica e più efficace, se correttamente eseguita, Manovra di Marcante–Odaglia, nota anche come Manovra di Frenzel.

Questa tecnica prevede che il subacqueo chiuda il naso con le dita e poi sollevi la lingua in alto e indietro (non la punta ma la parte posteriore) in modo da sospingere l’aria contenuta nella bocca verso le tube di Eustachio. Eco un breve video esplicativo.

Altra, ma non meno efficace, è la Manovra di Toynbee che prevede un movimento di deglutizione a bocca e naso chiusi. L’equalizzazione delle pressioni avviene perché il movimento dei muscoli attivati nella deglutizione causa l’apertura dell’orifizio inferiore delle tube di Eustachio consentendo il passaggio del gas dal rinofaringe all’orecchio medio. Personalmente trovo questa manovra molto delicata ed efficace. 

Come prepararsi prima delle immersioni
Sottolineando che la visita da un medico o, meglio ancora da uno specialista è sempre consigliata, se troppo muco vi impedisce la compensazione, potete provare prima dell’immersione un “rimedio fai da te” come bere del tè caldo per diluire il muco. Si può anche provare un rimedio con farmaci da banco naturali che contengano papaina (estratta dalla papaia) e bromelina (dall’ananas), eccellenti antinfiammatori naturali. Per ottenere i migliori risultati, potete iniziare a prenderli un paio di giorni prima dell’immersione. 

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Cosa fare se il problema persiste o avete avvertito un forte dolore? 
Se siete già immersi, interrompete immediatamente l’immersione e, sempre in sicurezza, riemergete e rientrate sulla barca o recatevi verso terra. Inoltre non dimenticate di segnalare sempre questo problema al vostro buddy. In caso di perdita dell’udito persistente, ronzio alle orecchie o vertigini dopo un’immersione, recatevi al più presto da un medico specialista (otorinolaringoiatra) che, dopo aver esaminato le vostre cavità, vi potrebbe prescrivere esami più accurati come ad esempio un audiogramma per valutare il problema.

Ma, soprattutto, NON curatevi da soli con analgesici che possono togliere il dolore ma vi fanno perdere questo valido campanello di allarme senza il quale manovre errate possono procurare danni gravi e permanenti all’orecchio.

BE SMARTER, per ogni dubbio contattate gli specialisti del DAN

photo credit andrea mucedola

 

 

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