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livello elementare.
ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XI SECOLO
AREA: GIAPPONE
parole chiave: Granchi samurai, battaglia di Dan-no-ura
Cosa lega un granchio giapponese agli antichi samurai giapponesi? Oggi racconterò una storia curiosa del mare che si perde nel tempo, nei mari del Giappone medievale, tra samurai e superstizioni.
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Una pagina del medioevo feudale giapponese
Iniziamo con la parte storica: nel lontano aprile del 1185 tramontò in Giappone l’impero Heike sconfitto dal clan rivale dei Genji. Questo scontro ebbe termine con un’importante battaglia navale avvenuta durante la guerra di Genpei, quando il clan dei Taira (che appoggiava il giovanissimo imperatore Heike) venne sconfitto dal clan dei Minamoto (Genji), portando al potere il primo shogun della storia, Minamoto no Yoritomo.
la Battaglia di Dan-no-ura “Mappa illustrata dell’imperatore Antoku Engi” di proprietà di Akama Jingu Shrine – File:AntokuTennou Engi.7&8 Dannoura Kassen.jpg – Wikimedia Commons
La battaglia finale fu combattuta il 25 aprile del 1185 nello stretto di Kanmon, nel Mare Interno meridionale del Giappone a Dan-no-ura. Dopo la sconfitta, il giovanissimo imperatore ed i suoi samurai, rifiutandosi di arrendersi, si suicidarono gettandosi dalle loro barche per annegare.
La fine di un impero
Dopo essersi assicurati le isole di Honshū e Kyūshū, nel marzo 1185, il clan di Minamoto avevano attaccato i Taira a Yashima, sull’isola di Shikoku, sconfiggendoli nell’omonima battaglia. I guerrieri rimasti fedeli a Heike si ritirarono per riorganizzarsi sull’isola di Hikoshima nello stretto di Kanmon. I Minamoto impiegarono circa un mese per allestire una flotta, unendo le proprie forze navali con quelle dei clan Watanabe di Settsu, Kono di Iyo e Kumano di Kii. La mattina del 25 aprile la flotta di Minamoto composta da 840 navi al comando dello shogun Minamoto no Yoshitsune, entrò nello stretto per sfidare quella di Heike che poteva opporre solo 500 navi comandata da Taira no Munemori.
Il fantasma del generale Heike Taira no Tomomori in fondo all’oceano con l’ancora con cui si annegò dopo la sconfitta a Dan-no-ura viene raggiunto dai granchi Heike che portano i volti e le anime dei suoi compagni. – stampa dell’artista Utagawa Kuniyoshi, XVII secolo Tamomori tied to a huge anchor ready to cast himself into the sea.jpg – Wikimedia Commons
I racconti sullo scontro non sono concordi: le fonti di Heike parlano di numeri diversi (3000 attaccanti contro 1000) e Minamoto, che aveva conquistato il Kyushu con 30.000 uomini, avrebbe supportato la sua flotta da terra con lanci di frecce. Anche sullo svolgimento della battaglia le fonti antiche sono discordi con durate diverse. Secondo alcune fonti la flotta di Heike, pur trovandosi in inferiorità numerica, aveva navi meglio costruite, più flessibili e veloci, guidate da marinai più esperti. La prima parte della battaglia fu combattuta con lanci di frecce, e Heike, grazie alla sua migliore mobilità delle navi e esperienza dei marinai prevalse contro gli invasori. Minamoto ordinò quindi di mirare ai marinai avversari, cosa normalmente ritenuta non onorevole, nel tentativo di immobilizzare le imbarcazioni avversarie che, grazie della corrente a favore, stavano prendendo il sopravvento. Un’inaspettata inversione delle correnti di marea a favore dei Minamoto, permise a questi ultimi di abbordare le navi di Heike.
Resisi conto che la battaglia era perduta, i valorosi guerrieri Taira si suicidarono gettandosi in mare, di fatto seguendo il giovane imperatore, di soli sette anni, prima che la nave su cui si trovava con tutta la corte fosse arrembata dai Minamoto.
I guerrieri Heike vengono trasformati in granchi dopo essersi lanciati in mare dalle loro navi per non essere fatti prigionieri – Print artist: Utagawa Kuniyoshi (歌川国芳)
Dan-no-ura ikusa no zu (BM 1907,0531,0.626.1-3).jpg – Wikimedia Commons
Questa battaglia segnò un cambiamento culturale e politico nella storia giapponese, con il termine del periodo imperiale appoggiato dal clan Taira e l’inizio del feudalesimo che durò dal 1185 al 1868. In realtà i vincitori continuarono a combattersi fra di loro, con scontri fratricidi e sanguinosi tra il clan dei Minamoto. Alla fine ebbe la meglio Minamoto no Yoritomo che, rimasto l’indiscusso padrone del Giappone, assunse il comando fondando nel 1192 il bafuku (o shogunato) di Kamakura, durante il quale la maggior parte del Giappone fu di fatto governata dal nuovo shogun appoggiato dai suoi potenti guerrieri samurai.
La nascita di una leggenda
Questo è storia ma, come sappiamo, a volte eventi drammatici vengono trasformati in leggende che si tramandano nei secoli. In seguito alla battaglia di Dan-no-ura, la leggenda racconta che i guerrieri di Heike dopo la sconfitta si suicidarono in mare e furono quindi trasformati in granchi che riportavano sul carapace i loro volti.
Ancora oggi nella tradizione popolare, i “granchi samurai” di Heike vagano indisturbati nelle profondità degli oceani, alla ricerca dei cimeli perduti del loro impero. Una cosa interessante è che questi granchi samurai, scientificamente chiamati Heikeopsis japonica, nonostante siano commestibili, non vengono ancora pescati e consumati, si dice, per ragioni culturali legate alla tradizione. Questo granchio di piccole dimensioni è originario dei mari del Giappone, dove è comunemente chiamato granchio Samurai o Heikegani, e vive a una profondità di 30 a 100 metri.
Foto di un granchio H. japonica raffrontata ad una antica stampa di un Samurai Kubuki, Utagawa Toyokuni III, XIX secolo, pubblico dominio – Japán folklór vol. 6 – szamuráj-szellem rákok – a Heikegani legendája (doufukuai.blogspot.com)
Il loro curioso carapace, che ricorda il viso di un samurai delle commedie teatrali tradizionali giapponesi, nel tempo ha goduto di una protezione naturale indiretta, legata proprio ad una superstizione popolare. In pratica, generazioni di superstiziosi pescatori giapponesi hanno selettivamente rilasciato qualsiasi granchio che aveva sul carapace quella somiglianza con un volto umano. Secondo alcuni biologi, ciò avrebbe portato indirettamente a preservarne la popolazione di H. japonica, privilegiando la specie nell’ecosistema locale.
Una tesi curiosa che però è poco credibile. In realtà, più che per per una antica superstizione, il motivo della sua conservazione sembra essere ben diverso; il granchietto raggiunge una dimensione massima di soli 31 mm per cui non vale la pena di recuperarlo dalle reti per un uso commerciale. Cosa che gli attenti pescatori giapponesi hanno sempre fatto da secoli. La somiglianza fantasiosa dei disegni sul carapace ai visi degli antichi guerrieri del teatro kabuki non è quindi una ragione plausibile per la loro sopravvivenza in quanto altre specie similari hanno “segni” che possono richiamare un volto umano. In realtà. le scanalature sulla corazza sono indicazioni esterne di creste di supporto, chiamate apodemi, poste all’interno del carapace. Le aree elevate (interpretate come gli occhi di guerrieri) poste tra le scanalature del carapace hanno un funzione morfologica ben precisa: aumentare lo spazio per i vari organi interni.
esempio di pareidolia, i peperoni richiamano alla mente degli strani mostri … questa illusione creata dalla mente umana fu causa della nascita di molte leggende tra gli antichi – 시크한 블로그 :: 사람같이 생긴 복어 VS 사람닮은 야채 (tistory.com)
In pratica, la leggenda dei granchi samurai si giustificherebbe con una pareidolia, ovvero una manifestazione illusoria creata dalla umana capacità del cervello di riconoscere volti e forme umane in oggetti inanimati o che comunque non hanno nessuna relazione con la cosa osservata. Ad esempio le forme delle nuvole, ombre sulla Luna e su Marte che richiamano animali mitici oppure semplicemente grafici essenziali che richiamano sensazioni come gli emoticon. Frutto della nostra fantasia e desiderio inconscio di voler trovare somiglianze in qualsiasi cosa.
Sarebbe quindi questo il motivo per cui che la leggenda dei granchi samurai giapponesi ha attraversato secoli di generazioni e culture facendo sognare grandi e piccoli di tutte le età.
Riferimenti
Martin, J. W. 1993. Il granchio samurai. Terra, 31:4, 30-34.
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