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livello elementare.
ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: X SECOLO
AREA: OCEANO ATLANTICO
Tutti conoscono la casa di telefoni Ericcson, che prende il nome da Lars Magnus Ericsson, che la fondò 145 anni fa prevedendo che l’accesso alle comunicazioni sarebbe stato presto un bisogno umano fondamentale. Oggi non parleremo del geniale e visionario inventore svedese ma di un altro Ericsson o meglio Erikson il cui cognome significa semplicemente “figlio di Erik”. Mi riferisco a Leif Erikson, figlio di Erik il Rosso, esploratore norreno e fondatore del primo insediamento europeo in Groenlandia.

Mappa generica che mostra aree di insediamenti Norreni e Normanni della Normandia – legenda: marrone 8 secolo – rosso 9 secolo – arancio 10 secolo giallo 11 secolo – verde contatti ma non insediamenti – autore Briangotts – Viking expansion.png – Wikimedia Commons
La nostra storia incomincia intorno all’anno 1000 in terra di Islanda, la terra dei ghiacci. In quel periodo le temperature erano leggermente più alte di quelle odierne. Era il cosiddetto “periodo caldo medievale” (MWP), caratterizzato da un clima caldo nella regione del Nord Atlantico che durò dal c. 950 a c. 1250. In seguito si verificò in gran parte dell’emisfero settentrionale un raffreddamento significativo (dal 1400 al 1700) che viene ricordata come una delle piccole glaciazioni del II millennio. In entrambi i periodi le attività dei popoli del Nord vennero condizionate fortemente.

Comparazione fra dieci ricostruzioni pubblicate sui maggiori cambiamenti di temperatura avvenuti negli ultimi 2000 anni di Ed Hawkins – elaborato da RCraig09 File:2000+ year global temperature including Medieval Warm Period and Little Ice Age – Ed Hawkins.svg – Wikimedia Commons
In particolare, nel periodo caldo medievale, i mari furono più liberi dai ghiacci ed i Norreni poterono muoversi più liberamente colonizzando aree della Groenlandia e di altre terre periferiche del continente nord americano.
Non chiamiamoli Vichinghi
Innanzitutto va chiarito che con il termine “Norreni” si identifica un gruppo etnolinguistico di popoli germanici che nel Medioevo abitò la Scandinavia, caratterizzato da una propria lingua appartenente al ramo germanico settentrionale, idioma da cui sono discese le moderne lingue scandinave. Potremmo chiamarli più propriamente Nordici o Normanni, ovvero gli uomini del Nord. Dall’VIII secolo in poi queste popolazioni iniziarono un’espansione che li portò ad espandersi, creando stati e insediamenti nelle Fær Øer, nel Regno Unito, in Irlanda, in Islanda, in Finlandia, in Russia (Rus indicava “i popoli che remano”, parola scandinava) fino in Sicilia e nell’Italia meridionale con i Normanni. Erroneamente spesso il termine Norreno è assimilato a quello dei “Vichinghi” che erano in realtà un ristretto gruppo dei Norreni dedito all’esplorazione e al saccheggio a bordo delle loro veloci navi, i dreki, che si differenziavano come forma e struttura da quelle commerciali impiegate dagli altri Nordici. Potremmo dire che i Vichinghi erano in qualche modo i pirati/guerrieri dei Norreni.
Sebbene spesso il loro modus vivendi fosse molto simile, Norreni e Vichinghi avevano usi e costumi diversi. La loro differenziazione, con bellissimi esempi delle loro navi, appare evidente nell’arazzo normanno di Bayeux dell’XI secolo d.C.. I dettagli seguenti (più compiutamente descritti nel Arazzo di Bayeux – Wikipedia) mostrano molti particolari interessanti.

L’arazzo normanno di Bayeux risalente all’XI secolo d.C.. narra la conquista del trono d’Inghilterra da parte del duca di Normandia, Guglielmo il Bastardo, poi Guglielmo il Conquistatore

Si tratta di un lungo rotolo di lino di 70 metri, largo circa 50 centimetri, composto da otto elementi cuciti tra loro, con fili di lana di otto colori diversi, che ci mostrano le diverse navi impiegate dai uomini del Nord

notare il momento dello sbarco in Inghilterra con il lancio a prora di un’ancora
In particolare, i guerrieri indossavano un elmo conico con paranaso, una spada, un lungo scudo e, talvolta, una cotta di maglia. Sono presenti anche degli arcieri, un tipo di soldati armati con archi lunghi già impiegati nel V secolo dalle popolazioni barbare e poi molto diffusi nella cultura anglosassone dal XIII secolo. L’abbigliamento degli altri Norreni, per lo più marinai, artigiani, contadini ed agricoltori, era limitato a una lunga camicia, una cintura, pantaloni lunghi e stretti, scarpe corte e occasionalmente un mantello. La stretta camicia si allargava sotto la vita e aveva le maniche lunghe. La leggenda che i Vichinghi portassero elmi con le corna non corrisponde a realtà in quanto sarebbero stati decisamente poco pratici in combattimento. Tali elmi venivano infatti indossati solo nelle cerimonie religiose o politiche del clan.
Una curiosità I guerrieri avevano generalmente capelli corti e il viso ben rasato, mentre gli altri uomini a volte portavano i capelli più lunghi, con barba o baffi ben curati. A tal riguardo, i Norreni erano popoli molto puliti che usavano farsi il bagno in grandi tinozze di legno con acqua riscaldata, indossando poi vestiti puliti. Si prendevano cura dei loro capelli e, non a caso, nei loro sepolcri sono stati ritrovati pettini in quanto, secondo la tradizione, nessun Norreno avrebbe dovuto entrare nell’aldilà con … i capelli in disordine. |
Leif Erikson, tra leggenda e storia
Intorno al 985 d.C. questi abili esploratori del Nord fondarono insediamenti all’estremità meridionale della Groenlandia, allevando bovini, ovini e caprini, e cacciando nelle ricche e pescose acque.
Erik Thorvaldsson il rosso, padre di Leif, frontespizio xilografico dalla pubblicazione islandese del 1688 di Arngrímur Jónsson di Gronlandia (Greenland). Fiske Icelandic Collection. EIREKUR hinn Ravde/, fyrste Ladnams madr Grænlands. Hop bygd i Grænlande, ANNO 986 – autore Arngrímur JónssonFile:Eric the Red.png – Wikimedia Commons
Tra di essi Erik Thorvaldsson detto il rosso, per via del colore dei capelli e della barba, che, secondo la saga a lui dedicata, raggiunse per primo dall’Islanda la Groenlandia, fondando una colonia commerciale sulla costa meridionale. Una terra che all’epoca gli apparve tanto meravigliosa che la descrisse come verde e rigogliosa, da cui il nome Groenlandia che significa Terra Verde. Dopo la scoperta tornò in patria per organizzare una spedizione più consistente di uomini, donne e animali che imbarcò su 25 navi (di cui solo 14 arrivarono a destinazione) per poi stabilirsi nei fiordi sudoccidentali dell’isola. In particolare, Erik si stabilì a Brattahlid, nel fiordo che prese poi il suo nome, l’Eriksfjord.

Leifr hinn heppni, “Leif il Fortunato”, come scritto all’inizio del XIV secolo sul Hauksbók, il più antico manoscritto della Saga di Erik il Rosso. Il termine “fortunato” o più propriamente che portava fortuna derivò dal fatto che in uno dei suoi viaggi aveva salvato dei naufraghi – fotografia dall’Arnamagnæan Collection, manoscritto (Hauksbók) del XIV secolo – autore non noto – Fonte https://myndir.handrit.is/file/Handrit.is/AM%20544%204to/192/HIGH_QUALITY_DISPLAY File:Leifr hinn heppni.jpg – Wikimedia Commons
Secondo le fonti, suo figlio Leif Erikson durante una delle sue esplorazioni, sbarcò, probabilmente per un errore di rotta, in una regione sconosciuta situata più a Sud della Groenlandia, che chiamò Vinland.
Il nome Vinland potrebbe essere legato all’uva selvatica che sembra vi crescesse in abbondanza, ma il nome potrebbe essere legato semplicemente alla fertilità della terra in quanto legato al termine Vln, ovvero luogo dove si coltiva, la fattoria. |
Dopo aver trascorso un duro inverno a Vinland, Leif tornò in Groenlandia e non fece più ritorno sulle coste nordamericane, lasciando però dietro di sé delle tracce della sua permanenza sul continente americano. In seguito, suo fratello Thorvald guidò una nuova spedizione a Vinland, ma tutti gli sforzi per stabilirsi nella regione fallirono a causa del clima, particolarmente duro in inverno, e degli aspri scontri con i nativi americani chiamati dai Norreni Skrælingjar, ‘gente di brutto aspetto’. Probabilmente si trattava di Inuit o di Beothuk, usi a vivere da sempre in quelle regioni ostili che non avevano gradito l’arrivo di quegli strani uomini biondi. Quando il padre morì, Leif Erikson assunse la carica di capo dell’insediamento in Groenlandia e alla sua morte, intorno al 1025, suo figlio Thorkel Leifsson gli succedette.
Le diversi fonti
Le esplorazioni di Leif sono raccontate nella saga islandese Eiriks, scritta intorno al XIII secolo (Saga di Erik il Rosso). Secondo quel documento Erikson salpò dalla Groenlandia alla Norvegia intorno all’anno 1000. Lungo la strada, da buon eroe epico, conobbe anche l’”amore”, alle isole Ebridi situate al largo della costa occidentale scozzese dove incontrò la figlia di un capo locale, Thorgunna, da cui ebbe anche un figlio, Thorgils. Thorgunna scoprì di essere incinta poco prima della sua partenza per la Norvegia per cui non lo seguì, promettendo però di mandare il figlio da lui appena in grado di navigare. Leif riprese quindi il suo viaggio per raggiungere la Norvegia dove prestò giuramento di fedeltà al re Óláfr I Tryggvason che, in seguito, lo convertì al Cristianesimo.
Óláfr, un tempo legato agli antichi dei, era stato un grande e spietato guerriero che, durante quattro anni di scorrerie dalla costa orientale dell’Inghilterra fino alla Normandia giunse alle Isole Scilly dove incontrò un profeta di fede cristiana che gli predisse che presto sarebbe stato ferito gravemente in battaglia, si sarebbe ristabilito dopo sette giorni ed un giorno sarebbe diventato re di Norvegia. L’evento (forse un ammutinamento) si avverò e la leggenda vuole che Óláfr, impressionato dalla profezia ricevuta, si convertì al Cristianesimo facendosi battezzare insieme a tutti i suoi compagni. Tra l’inverno del 995 e l’estate del 996 il re percorse in lungo e in largo le coste della Norvegia, riconosciuto da tutti quale nuovo sovrano, imponendo la nuova religione anche se … spesso in modo coercitivo e violento.
La conversione al Cristianesimo fu per lui un elemento essenziale in un progetto politico volto a realizzare l’unificazione del Paese sotto un forte potere monarchico, prendendo come esempio i regni europei. Inn questo fu aiutato da una già esistente cristianizzazione di molte terre del nord che videro nel potente re una protezione dai pericoli legati alle scorrerie dei vichinghi. Secondo Carla Del Zotto, la sua opera di conversione toccò fortemente anche coloro con cui venne a contatto. Un anno dopo, Olaf decise di rimandarlo in Groenlandia con l’incarico di diffondere la nuova fede anche tra i coloni occidentali in Groenlandia. Leif Erikson riprese il mare ma al suo arrivo trovò non pochi ostacoli per la sua opera di conversione, in particolare da parte del padre; forse non fu per caso che ripartì per le nuove esplorazioni che portarono alla scoperta della Vinland.

Le differenti rotte per la Groenlandia, la Vinlandia, l’Hellulandia e la Marklandia percorse da vari personaggi nelle Saghe degli Islandesi, in particolare nelle Saga di Erik il Rosso e nella Saga dei Groenlandesi – Fonte Basato sui testi della Icelandic Saga in Íslendinga sögur: og þættir, Svart á Hvítu, Reykjavik, Iceland, 1987 – autore Masae
Un’altra saga islandese, la Groenlendinga saga (o “Saga dei groenlandesi”), ritenuta più attendibile della Saga di Eiriks, sostiene che Leif Erikson venne a conoscenza di quella nuova terra da un commerciante islandese Bjarni Herjulfsson, che aveva avvistato quelle coste dalla sua nave ben 14 anni prima del viaggio di Leif … ma non aveva osato sbarcare a terra. Secondo questa saga, Leif Erikson approdò prima a Helluland (terra piatta, Labrador), poi a Markland (terra della foresta, Terranova) e alla fine a Vinland.
Leggende che trovarono una verità molti secoli dopo
La prova dell’effettivo sbarco del coraggioso navigatore norreno sulle coste nord americane si ebbe all’inizio degli anni ’60, quando, durante gli scavi a L’Anse aux Meadows, sulla punta più settentrionale di Terranova, venne scoperto un campo base vichingo dell’XI secolo. L’insediamento di circa 80 uomini comprendeva almeno otto edifici, tra cui una fucina e una segheria, che doveva rifornire un cantiere navale. La costruzione più grande misurava 28,8 metri per 15,6 e consisteva in numerose stanze. Curiosamente i nativi algonchini hanno in una loro leggenda lo sbarco di uomini biondi e pelosi sulle loro coste.
Chi scoprì per primo il continente americano?
Sicuramente furono i grandi esploratori Norreni che però non ne compresero l’importanza. Non ci fu da loro, se non per un breve tempo, la volontà di colonizzare le nuove terre, idea poi abbandonata a causa delle estreme condizioni climatiche che divennero sempre più proibitive durante la piccola glaciazione. A partire dalla fine del XIX secolo, molti nordamericani incominciarono a celebrare Leif Erikson come il primo esploratore europeo del Nuovo Mondo e, nel 1925, per il centenario dell’arrivo del primo gruppo ufficiale di immigrati norvegesi negli Stati Uniti, il presidente Calvin Coolidge dichiarò che Erikson era stato il primo europeo a scoprire l’America. Nel settembre 1964, il Congresso degli Stati Uniti approvò una risoluzione per dichiarare il 9 ottobre “Leif Erikson Day“. Ciononostante, il 12 ottobre di ogni anno in America si continua a celebrare il Columbus Day, in onore della scoperta del Nuovo Mondo da parte di Cristoforo Colombo che, di fatto, ne iniziò la conquista.
in anteprima la splendida nave norrena di Godstad Gokstadskipet1 – Museo delle navi vichinghe di Oslo – Wikipedia – foto di Karamell
Fonti
Reeves, Arthur M. et al. (1906). The Norse Discovery of America. New York: Norrœna Society.
Örnólfur Thorsson (ed.) (2001). The Sagas of Icelanders, Penguin Books. ISBN 0-14-100003-1
Carla Del Zotto (2021). Óláfr Tryggvason, Il re vichingo, Apostolo della Norvegia, Graphe.it, ISBN 9788893721257
Campbell, Gordon (2021). Norse America: The Story of a Founding Myth. Oxford: Oxford University Press. ISBN 978-0-19-886155-3.
Ingstad, Helge (1985). The Norse Discovery of America (Volume 2): The Historical Background and the Evidence of the Norse Settlement Discovered in Newfoundland. Oslo: Norwegian University Press (Universitetsforlaget AS). ISBN 82-00-07039-5.
Reeves, Arthur Middleton (1890). The finding of Wineland the Good : the history of the Icelandic discovery of America. London: H. Frowde, Oxford University Press.
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