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Petizione OCEAN4FUTURE

Titolo : Impariamo a ridurre le plastiche in mare

Salve a tutti. Noi crediamo che l'educazione ambientale in tutte le scuole di ogni ordine e grado sia un processo irrinunciabile e che l'esempio valga piรน di mille parole. Siamo arrivati a oltre 4000 firme ma continuiamo a raccoglierle con la speranza che la classe politica al di lร  delle promesse comprenda realmente l'emergenza che viviamo, ed agisca,speriamo, con maggiore coscienza
seguite il LINK per firmare la petizione

  Address: OCEAN4FUTURE

Genesi dei mezzi di assalto della Regia Marina Italiana: la mignatta

Reading Time: 8 minutes

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livello elementare
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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XX SECOLO
AREA: MAR MEDITERRANEO
parole chiave: mezzi insidiosi
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L’origine
L’idea di usare armi non convenzionali in campo navale ebbe origine nella Regia Marina Militare Italiana durante la I guerra mondiale. Gli Italiani svilupparono ingegnosi sistemi offensivi per penetrare all’interno dei porti austro-ungarici utilizzando armi segrete speciali. Il loro utilizzo contribuรฌ agli esiti del conflitto mettendo le basi della guerra moderna asimmetrica. Lโ€™azione navale piรน famosa fu l’affondamento della corazzata Viribus Unitis, avvenuto il primo novembre 1918 grazie ad un’arma rivoluzionaria che fu chiamata mignatta semi sommergibile.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file รจ 1200px-SMS_Viribus_Unitis_1912-1024x660.png

la nave da battaglia della marina austro-ungarica Viribus Unitis – Courtesy of the International Naval Research Organization – Fontehistory.navy.mil 

La mignatta
Dall’inizio della grande guerra, la base austriaca di Pola era uno dei principali obiettivi della Regia Marina italiana. La scelta tattica della marina austro-ungarica era di opporre al nemico una potente flotta con compiti di dissuasione, posta sempre alla fonda in porto e non impegnata in battaglie in mare aperto. La Regia Marina Italiana decise di forzare il controllatissimo porto di Pola, protetto da numerosi sbarramenti, per affondare le possenti navi austriache che vi erano alla fonda. Considerando la sorveglianza continua del porto, l’unico modo possibile per penetrare nel porto ed attaccare le navi nemiche risultรฒ l’impiego di unitร  d’assalto minori. Nel luglio del 1918, il maggiore del Genio Navale Raffaele Rossetti elaborรฒ un piano di attacco basato sull’utilizzo di una torpedine semovente. Va specificato che fino ad allora il termine torpedine era usato per identificare delle armi subacquee indipendenti da usarsi all’interno di sbarramenti in mare sia difensivi che offensivi. In pratica, le torpedini erano delle mine navali.

mignatta

disegno della mignatta – da ufficio storico della marina militare italiana

La mignatta di Rossetti era invece qualcosa di piรน; un siluro di otto metri di lunghezza e 60 centimetri di diametro, motorizzato ad aria compressa e pilotabile in superficie da due operatori. La mignatta trasportava sulla sua estremitร  due cariche esplosive, sganciabili in modo da poterle fissare alla chiglia della nave bersaglio per mezzo di un elettromagnete ad accumulatori. 

i due eroi – da ufficio storico della marina militare italiana – pubblico dominio

La mignatta fu costruita in due esemplari, denominati S.1 ed S.2., nell’Arsenale di Venezia, basandosi su dei disegni di un prototipo elaborato nell’arsenale di La Spezia. Fu lo stesso inventore, Raffaele Rossetti, a condurre lโ€™attacco, affiancato dal tenente medico Raffaele Paolucci. L’azione fu prevista il 31 ottobre 1918 quando un M.A.S.  rimorchiรฒ in maniera occulta la mignatta fino all’imboccatura del porto di Pola, portandola ad alcune centinaia di metri dalla diga foranea. I due ufficiali italiani, poco dopo le 22:00, puntarono verso il porto inizialmente trainati dalla mignatta che guidavano con un semplice comando manuale; il M.A.S. invece si allontanรฒ in attesa di poterli recuperare. 

MAS_N9

il MAS – da ufficio storico della marina militare italiana – pubblico dominio

L’avvicinamento all’obiettivo fu molto rischioso; nelle ultime centinaia di metri Rossetti e Paolucci trascinarono la torpedine a motore spento, superando lo sbarramento esterno e ben tre ordini di reti ed eludendo cosรฌ l’attenta sorveglianza austriaca. Dopo circa tre ore raggiunsero le navi ancorate ma ne occorsero altre tre, nelle gelide acque istriane, per riuscire finalmente ad avvicinarsi allo scafo della Viribus Unitis.

Rossetti posizionรฒ una delle cariche alla chiglia della corazzata mentre Paolucci continuรฒ a lottare contro la forte corrente per mantenere il mezzo in posizione. Alle 05:30 la prima carica da 200 kg fu agganciata alla carena dell’obiettivo e programmata ad esplodere alle ore 06:30. Ma qualcosa andรฒ storto e la luce di un proiettore li illuminรฒ. Prima della cattura, Paolucci riuscรฌ perรฒ ad attivare anche la seconda carica di esplosivo mentre Rossetti si occupava dell’affondamento della mignatta sul fondo, nei pressi del piroscafo Wien ormeggiato a poca distanza.

Mignatta (1)

la mignatta in un’officina siluri – da ufficio storico della marina militare italiana – pubblico dominio

Catturati e portati a bordo della Viribus Unitis, i due eroi appresero con non poca sorpresa che l’alto comando austriaco aveva ceduto la flotta di Pola agli Iugoslavi e la nave non batteva piรน bandiera austriaca. Attesero qualche minuto e, alle ore 06:00, avvisarono il comandante della potente unitร  Vukovic che la corazzata poteva esplodere da un momento all’altro. Il Comandante rimase certamente sorpreso ed ordinรฒ di abbandonare immediatamente la nave e di trasferire i prigionieri a bordo della nave gemella, la Tegetthoff.

Immagine23

l’affondamento della Viribus Unitis – da ufficio storico della marina militare italiana – pubblico dominio

Ci fu perรฒ un ritardo nei congegni e l’esplosione non avvenne nel tempo previsto. L’equipaggio ritornรฒ quindi a bordo ma per poco. Alle 6:44, la carica esplosiva esplose e la grande corazzata austriaca, orgoglio della marina austro-ungarica, inclinatasi su di un lato, cominciรฒ rapidamente ad affondare. Vi furono oltre trecento vittime e dispersi, tra cui anche il comandante Vukoviฤ‡

In seguito, Rossetti e Paolucci, venuti a sapere delle precarie condizioni economiche della famiglia del comandante Vukoviฤ‡, decisero di devolverle una parte del premio di guerra ricevuto per lโ€™affondamento.

L’assalto occulto di uomini contro unitร  navali utilizzando mezzi subacquei non convenzionali di fatto creรฒ un nuovo concetto operativo, decisamente rivoluzionario in un’epoca i cui i comandanti delle navi raggiungevano la plancia in alta uniforme con sciarpa e sciabola per condurre lโ€™attacco.

Questa azione fu precorritrice di fatto delle moderne azioni caratteristiche della guerra asimmetrica, operazioni che scrissero nella Seconda guerra mondiale tante pagine gloriose, quelle degli uomini contro navi.

l’ammiraglio Domenico Cavagnari. Genovese, entrรฒ in marina alla fine dell’Ottocento e partecipรฒ alla guerra italo-turca e alla I guerra mondiale imbarcato su naviglio silurante. Promosso ammiraglio negli anni Venti, comandรฒ l’Accademia Navale e la 2ยช Divisione Navale, raggiungendo poi i vertici della Regia Marina nel 1933. Impostรฒ un programma di sviluppo incentrato sulle navi da battaglia e sui sommergibili. Morรฌ a Roma nel 1966 – da ufficio storico della marina militare italiana – pubblico dominio

Il progetto di Cavagnari
Prima di entrare nei dettagli delle azioni dei mezzi di assalto, รจ doveroso descrivere gli antefatti. Esse furono il frutto di studi iniziati giร  nel 1935 quando il Capo di Stato di Maggiore della Regia Marina, l’ammiraglio Domenico Cavagnari, presentรฒ al Capo del Governo il programma di sviluppo per la creazione di un team di assaltatori equipaggiato con armi non convenzionali. L’ammiraglio Cavagnari, che aveva partecipato al forzamento del porto di Pola del 1ยฐ novembre 1916, riteneva che una tale capacitร  offensiva avrebbe fornito all’Italia un vantaggio preponderante se avesse dovuto confrontarsi con le altre Marine presenti nel Mediterraneo. La visione di Cavagnari peccรฒ perรฒ nella valutazione tecnologica che si stava sviluppando in altre marine. Sebbene da un lato promosse la costituzione di una flotta imponente, mancรฒ nell’investire nelle nuove tecnologie (come, ad esempio, il radar) che si sarebbero rivelate poi importanti durante la Seconda guerra mondiale. 

Il siluro a lenta/lunga corsa
Per quanto riguarda le operazioni speciali l’interesse dello Stato Maggiore fu discontinuo, nonostante i progressi fatti dai due ideatori maggiori di questo nuovo tipo di arma, Tesei e Toschi che, sulla base dell’idea di Paolucci e Rossetti svilupparono il siluro a lenta/lunga corsa (S.L.C.), un mezzo subacqueo motorizzato di oltre sei metri di lunghezza che poteva trasportare autonomamente due uomini verso gli obiettivi navali nemici.  

Image14

il S.L.C. – da ufficio storico della marina militare italiana – pubblico dominio

A differenza dei siluri normali, il S.L.C. poteva essere infatti guidato dai due operatori che, con strumenti elementari come una bussola ed un profondimetro, potevano avvicinarsi in maniera occulta verso il bersaglio navale. 


Il motore elettrico poteva fornire un’autonomia di circa quindici miglia ad una velocitร  media di 2 nodi e con una velocitร  massima di 3 nodi, considerata sufficiente per contrastare eventuali correnti. La carica esplosiva, di 300 chilogrammi di tritolo, era posta a prora del mezzo e poteva essere scollegata ed agganciata tramite un sistema di “tenaglie” al di sotto delle navi. L’esplosione avveniva grazie a delle spolette con detonatori a tempo. Gli operatori subacquei, per poter respirare sott’acqua, avevano in dotazione un sistema di respirazione a circuito chiuso ad ossigeno del tipo Davis che consentiva loro di non emettere bolle, garantendo cosรฌ la loro invisibilitร  nell’avvicinamento.

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schema di attacco con i S.L.C. – da ufficio storico della marina militare italiana – pubblico dominio

Perchรจ venne chiamato maiale?
Il S.L.C. fu chiamato dagli operatori col nome di “maiale” a seguito di un curioso episodio. Si racconta che durante un’esercitazione nella loro base segreta, a Bocca del Serchio, il mezzo di Teseo Tesei si incagliรฒ nella sabbia, mentre cercava di rientrare dal mare, a causa della bassa marea.Dopo numerosi sforzi riuscirono finalmente a disincagliarlo. Mentre veniva assicurato al pontile, il mezzo, mosso dalla risacca, fece uno strano rumore simile al grugnito di un maiale. Fu proprio Teseo Tesei a coniare, con il suo fiorito toscano, il termine con cui รจ comunemente chiamato. Tesei, passando la cima al palombaro di assistenza disse โ€œPrendi …  ormeggia tu il maialeโ€. Da quell’episodio il mezzo fu chiamato confidenzialmente maiale. 

Lo spirito del Serchio
Gli uomini destinati ad effettuare quelle operazioni speciali furono selezionati accuratamente; dovevano essere ottimi nuotatori, riservati e affidabili. Non erano ammessi errori. Essi venivano sottoposti presso le basi della marina ad un addestramento durissimo e pericoloso per oltre sei mesi di cui non potevano far partecipi nemmeno i familiari. I migliori raggiungevano la base segreta della foce del Serchio. Nel suo libro “Vita di Marinaio“, l’ammiraglio Gino Birindelli descrisse cosรฌ l’attivitร  giornaliera degli uomini a Bocca di Serchio: ” Noi andavamo in mare al mattino assai presto ed alla sera a buio fitto, dedicando il lavoro nelle ore di luce al continuo perfezionamento di ogni strumento e quello notturno all’addestramento alle vere e proprie operazioni belliche, di cui studiavamo le tattiche. Al Serchio si era creata, in modo vero, profondo e sincero, quella “banda di fratelli che costituiva un ideale dei giovani allievi dell’Accademia Navale” ed essere uniti come consanguinei non era retorica, come non lo era il volere dare in ogni possibile modo tutto quello che si poteva ad un’Italia che amavamo sopra ogni cosa. Lร  si creรฒ quello “spirito del Serchio” che nessuno di noi ha mai potuto dimenticare“.

Questi mezzi erano inquadrati in un reparto speciale, nato nel 1939 come Iยช Flottiglia M.A.S., che cambiรฒ ufficialmente la propria denominazione in “Xยช Flottiglia M.A.S.” il 14 marzo 1941. Il loro primo motto, Memento Audere Semper per la 1ยช Flottiglia MAS, fu cambiato in Per il Re e per la bandiera con la Xยช Flottiglia MAS. Il loro compito sarebbe stato l’attacco al naviglio nemico in rada e nei porti, tramite sabotaggio occulto con i mezzi insidiosi e l’uso di mezzi veloci diretti verso la nave nemica.

Prima parte: la genesi – continua 

Andrea Mucedola 

 

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Alcune delle foto presenti in questo blog possono essere state prese dal web, citandone ove possibile gli autori e/o le fonti. Se qualcuno desiderasse specificarne lโ€™autore o rimuoverle, puรฒ scrivere a infoocean4future@gmail.com e provvederemo immediatamente alla correzione dellโ€™articolo
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GENESI.

PARTE I PARTE II

PARTE III PARTE IV

PARTE V PARTE VI

PARTE VII

 

 

 

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