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livello elementare.
ARGOMENTO: SUBACQUEA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: DIDATTICA
parole chiave: respirazione, consumo
La domanda che tutti ci poniamo sin dall’inizio delle nostre attività subacquee è quali siano i fattori che ci influenzano dal momento in cui rompiamo la superficie del mare e ci immergiamo in un nuovo mondo dove esistono regole diverse che ci costringono a comportarci in maniera differente.
Variazioni di pressione, temperatura, visibilità, effetti delle correnti, fatica, limitazioni legate alle miscele respiratorie, stato di salute, e tanti altri fattori influiscono sulle nostre prestazioni e sulla sicurezza dell’immersione. Non ultima è la tecnica di respirazione che utilizziamo.
Vi chiederete quale è il problema
Ci sono due aspetti da considerare: il consumo della miscela respiratoria disponibile e il modo di respirare. Partiamo dall’inizio. Un subacqueo respira una miscela di gas respirabile contenuta in recipienti (bombole) ad alta pressione che possono prolungare notevolmente la durata dell’immersione.
Per poter respirare la pressione della miscela respiratoria (per semplicità la chiamiamo aria) contenuta nella bombola (circa 200 bar) viene portata ad una pressione di circa 9-11 bar da un riduttore di pressione chiamato primo stadio. L’aria viene quindi portata, attraverso una frusta, al secondo stadio, da dove respiriamo “a domanda” ovvero solo quando inspiriamo, ad una pressione adeguata ad una respirazione confortevole per la profondità in cui ci troviamo.
L’inalazione di gas in profondità da un autorespiratore subacqueo fa quindi sì che i polmoni ricevano gas a una pressione superiore a quella atmosferica. Mentre questo non avviene nei freediver (apneisti), che quando si immergono a 30 metri (4 atmosfere) possono risalire in sicurezza senza espirare perché l’aria nei polmoni è stata inizialmente inalata alla pressione atmosferica, un subacqueo che inspira dal suo secondo stadio a 30 metri e risale senza espirare ha nei suoi polmoni una quantità di gas quattro volte maggiore di quella che avrebbe ispirato in superfice. Questo comporta che se la trattenesse in risalita (cosa da non fare mai) subirebbe danni ai polmoni che potrebbero essere pericolosi per la sua vita.
Questo rapporto volumetrico tra volume e pressione è regolato dalla legge di Boyle Mariotte che afferma che il valore della pressione totale che un corpo subisce provoca una riduzione/aumento dei volumi secondo un semplice rapporto matematico tra Volume/Pressione totale. Se avete dubbi troverete questo argomento ben esplicitato in questo articolo.
Il primo punto da ricordare è quindi MAI trattenere il respiro e mantenere SEMPRE una respirazione continua. Ricordiamoci che la respirazione è un ciclo che inizia quando inspiriamo, immettendo aria nei polmoni, e termina quando espiriamo. Tenendo conto che lo facciamo circa 21.000 volte al giorno (una media di 18 volte al minuto), ogni minuto utilizziamo in superficie tra cinque e sei litri (tra 7.200 e 8.600 litri ogni 24 ore).
Controllare il nostro ritmo respiratorio è quindi essenziale nelle immersioni subacquee sia per la propria sicurezza durante l’immersione sia per il consumo della miscela. Altro fattore è l’assetto. Sebbene il GAV (BCD) ci aiuta a mantenere un corretto assetto sott’acqua, una respirazione corretta ci può aiutare ad affinarlo. Non ultimo, una respirazione regolare ci aiuta al mantenimento della tranquillità interiore (come ci insegna lo Yoga) e vi farà godere l’attività subacquea.
Vediamo come
Come abbiamo visto, il motivo principale per cui il nostro corpo ha bisogno di respirare è l’eliminazione del diossido di carbonio (CO²) generato nel processo respiratorio, In pratica, dovremmo respirare in modo da rimuovere la CO² alla stessa velocità con cui viene prodotta. Se non lo facessimo si innescherebbe un “comando” a livello celebrale di respirare più velocemente che ci può portare all’affanno. Più basso è il livello di CO² nel corpo, migliore è la frequenza di respirare.
Per quanto sopra è necessario mantenere quanto più ossigeno possibile nel nostro sangue con il minimo sforzo respiratorio. Il problema principale è che, come abbiamo visto, quando aumenta la pressione totale aumenta il consumo di aria, aumenta lo sforzo respiratorio e si verifica un affaticamento. Per evitare ciò, si insegna sin dai primi corsi OPEN WATER a controllare il ritmo respiratorio, inspirando ed espirando lentamente e profondamente.
Ma quale è la respirazione più corretta?
Normalmente quando respiriamo siamo abituati ad utilizzare i muscoli del torace per cui la nostra respirazione è superficiale. Per ottimizzare questo processo si insegna una tecnica, impiegata anche nel campo musicale dai cantanti, chiamata respirazione diaframmatica al fine di portare la miscela respiratoria anche nel terzo inferiore dei polmoni, dove avviene uno scambio di gas ottimale. Questa tecnica di respirazione, oltre ad essere utilizzata dai cantanti, viene insegnata anche dai medici per calmare gli stati ansiosi in quanto fornisce due importanti effetti: aiuta ad abbassare il battito cardiaco e stimola il rilassamento. Questo aspetto è estremamente utile anche per i subacquei in quanto, riducendo lo stress, si ha un consumo della miscela respiratoria minore e quindi la possibilità di allungare i tempi di immersione.
Per addestrarci a questo tipo di respirazione (conosciuta come respirazione addominale) si possono praticare questi semplici passaggi:
- mettete una delle mani sul petto e l’altra sull’addome;
- inspira lentamente, contando fino a due, controllando che la mano sull’addome si alzi mentre quella sul petto non dovrà muoversi;
- contate fino a quattro per espellere l’aria, in quel momento dovrete sentire l’addome affondare.
Semplice. Praticatelo con costanza e vedrete che migliorerà notevolmente la vostra respirazione dentro e fuori dell’acqua.
Namastè
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