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livello elementare.
ARGOMENTO: MARINE MILITARI
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: SICUREZZA MARITTIMA
parole chiave: UAV
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In questi ultimi anni, lo sviluppo dei sistemi aerei autonomi (UAS) ha superato ogni iniziativa. Anche nel recente conflitto in Ucraina, questi velivoli, comunemente chiamati droni, ricevono comandi dal loro operatore tramite un collegamento radio, spesso a centinaia di chilometri di distanza.
Nonostante la loro flessibilità, come tutti i sistemi che non hanno un controllo totale umano, possono essere disturbati da interferenze di diverso tipo da parte del nemico. Questo può portare il blocco del funzionamento del drone che può precipitare o, nell’incertezza, atterrare in zona. I droni militari più moderni sono provvisti di sistemi di contro misure elettroniche che gli consentono di operare anche in situazioni di forti disturbi (come il turco Bayraktar TB2 impiegato dagli Ucraini contro i Russi).
Oggi parliamo di una nuova famiglia di UAS, ALTIUS (air-launched, tube-integrated, unmanned system) prodotti da Area-I, una società aerospaziale con sede negli Stati Uniti, specializzata nello sviluppo di velivoli senza pilota. Non sono certo gli unici sul mercato ma i tre modelli disponibili, ALTIUS-500, 600 e 900, si prestano anche ad operare dal mare.

lancio da elicottero UH 60 del drone – credit U.S. Army
Scopriamoli insieme
La versione più piccola, l’ALTIUS-500, ha un’autonomia di circa due ore con un range di 160 km mentre la versione più grande di ALTIUS-900, del peso di circa 36 kg, ha un range di 1.000 km con un’autonomia di oltre 15 ore. Il modello intermedio, l’ALTIUS-600, è stato particolarmente sviluppato per raccogliere informazioni in tempo reale e può essere lanciato da aerei militari, come C-130A, P-3 Orion, AC-130J e UH-60 ma anche da aerei civili, veicoli terrestri e piattaforme marittime. In quest’ultimo, ma non minore, compito può effettuare diverse operazioni navali che spaziano dalla sorveglianza marittima alla raccolta di dati intelligence (ISR e SIGINT).

lancio di un drone ALTIUS-600 da un XQ-58A Valkyrie, un velivolo sperimentale da combattimento senza pilota (UCAV) durante un test presso il poligono dell’esercito americano di Yuma Proving Ground, Arizona, il 26 marzo 2021. Questo test è stato il primo test in cui l’UCAV ha aperto in volo le porte del vano delle armi – credit Yuma Proving Ground US ARMY
Cosa sta facendo la differenza?
Sicuramente, i nuovi droni hanno una maggiore affidabilità e flessibilità di impiego. Nel marzo 2021, un drone ALTIUS-600 è stato lanciato con successo in aria da un XQ-58A Valkyrie, un velivolo aereo sperimentale da combattimento senza pilota (UCAV), progettato e costruito da Kratos Defence & Security Solutions per il programma LCASD (Low Cost Attritable Strike Demonstrator) dell’Aeronautica degli Stati Uniti, dimostrando non solo le sue capacità di intelligence, sorveglianza e ricognizione ma di essere in grado di localizzare il nemico, trasmettendo in tempo reale al centro di controllo le informazioni tattiche.

Altius 600 in volo
L’ALTIUS-600 in volo ha un’apertura alare di 2,54 metri ed un peso lordo di circa 12 kg, quindi non è particolarmente ingombrante. Inoltre, al termine della missione può essere recuperato, essendo in grado di atterrare su qualsiasi terreno pianeggiante.

Durante l’esercitazione Edge 21, svoltasi nello Utah, una Experimental Demonstration Gateway Exercise, l’esercito americano ha dimostrato la possibilità di lanciare un Altius 600 da un veicolo leggero.
Il suo lancio può essere effettuato da diverse piattaforme (cosa che lo rende altamente flessibile). Dopo l’espulsione dal tubo di lancio, le ali del drone si aprono rapidamente e l’operatore può incominciare a pilotarlo tramite il sistema di controllo remoto. In alternativa il drone può operare autonomamente seguendo una serie di waypoint pre-installati. Questo le rende meno, o non dipendente, dai segnali di controllo (cosa che rende impossibile il disturbo del suo volo da parte di terzi). Durante il volo, Altius 600 è propulso da un’elica a due pale montata nella parte posteriore del drone in configurazione pusher. Le velocità di crociera e massima sono rispettivamente di 60 e 90 nodi con una portata di 440 km che consente di condurre missioni fino a quattro ore.
Il drone, nella sua sezione anteriore, trasporta un carico utile modulare con una capacità fino a 3,17 kg (7 libbre). La modularità consente una facile integrazione dei diversi strumenti di bordo come, ad esempio, dei sistemi di jamming (disturbo), di intelligence, sorveglianza e ricognizione (ISR e SIGINT) e guerra elettronica (EW), corredati da sensori per acquisire immagini e video sulla scena operativa. La modularità permette di sostituire il carico utile con una testa esplosiva per colpire bersagli di opportunità. Ovviamente accettando di perdere il drone.

AeroVironment drone “kamikaze” Switchblade 600
Il blocco 1 del programma include anche l’integrazione con armi remote calibro .50. Inoltre, AeroVironment sta supportando i test con una variante del suo sistema missilistico “kamikaze” Switchblade 600, a seguito di un contratto da 26 milioni di dollari assegnato nell’aprile 2021.

la sorveglianza marittima futura impiegherà anche sistemi aerei senza pilota
Il 17 maggio il vicepresidente di AeroVironment per i sistemi missilistici tattici, Brett Hush, ha dichiarato al Janes che un’evoluzione dello Switchblade 600 prevedrà dieci mesi di programma di sviluppo con il Naval Special Warfare Command degli Stati Uniti, per sperimentare il lancio da navi di superficie. Questa capacità consentirà di dare anche ad unità navali minori una capacità estremamente utile nel campo della sicurezza marittima.
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