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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XVIII SECOLO
AREA: MARE DEI CARAIBI
parole chiave: Relitto, San Josè
E’ una vecchia storia … si scoprono antichi relitti ed iniziano subito diatribe legali su chi ne ha abbia la proprietà. Ultimo evento, ma solo temporalmente, la scoperta del relitto spagnolo della San Jose, il “Santo Graal” dei naufragi coloniali spagnoli rivendicato dalla Colombia, dalla Spagna e dai nativi boliviani.

immagine sonar 3D EdgeTech 2200 (400Khz) – credito WHOI
Live Science ha pubblicato la notizia che il relitto del galeone spagnolo San Josè, da tempo ricercato dai cacciatori di tesori, è stato finalmente localizzato al largo della costa della Colombia.

gruppo di tazze dal relitto, immagine, Woods Hole Oceanographic Institution)
All’epoca del naufragio la Colombia era una colonia spagnola, e il porto di Cartagena de Indias era un importante hub commerciale dove tutte le merci depredate nelle colonie sud americane, in particolare dal Perù e dalla Bolivia odierni, venivano immagazzinate nel suo forte, prima di essere trasferite in convoglio verso l’Europa. Ma il suo prezioso carico non arrivò mai a destinazione e giace da tre secoli nel fondo del mare. Il governo colombiano considera i preziosi contenuti nel relitto come un “tesoro nazionale” e vorrebbe recuperarlo per poi esporlo in un futuro museo da costruire a Cartagena. Inoltre, ha affermato di aver scoperto il relitto anche grazie agli esiti di nuove ricerche effettuate dal WHOI. Con un decreto presidenziale, le aziende interessate al recupero degli artefatti sulla nave dovranno firmare un “contratto” con il Governo colombiano in cui si impegnano di fornire un inventario dettagliato del suo ricco carico. L’azienda che potrebbe ottenere il contratto più spesso citata è la Maritime Archaeology Consultants (MAC) cha ha sede in Svizzera. Questo potrebbe però riaprire una vecchia ferita in quanto una società americana, la Sea Search Armada (SSA), aveva già richiesto, nel 1881, in quanto prima scopritrice del relitto, il legittimo diritto alla metà del tesoro del San José, una causa terminata nel 2011 quando una corte statunitense dichiarò che i resti del galeone erano di esclusiva proprietà del governo colombiano.
Al decreto del Governo colombiano naturalmente si oppone anche la Spagna che afferma il relitto sia di sua proprietà, essendo stata una nave di stato, ma anche un gruppo indigeno boliviano i Qhara Qhara, che rivendicano il possesso del carico in quanto i loro antenati furono costretti a estrarlo dagli Spagnoli nel XVI – XVIII secolo. Per ora, tutte le eventuali cause faranno certamente ricchi gli avvocati in quanto il bottino in gioco è notevole, considerando che il galeone potrebbe contenere almeno 200 tonnellate di oro, argento e smeraldi, per un valore presunto di diverse centinaia di milioni di dollari.

Il galeone San Jose spagnolo affondò nei Caraibi nel 1708 dopo una battaglia con gli inglesi. dipinto Samuel Scott
Raccontiamo ora la sua storia
Il San José era un galeone da 62 cannoni della marina spagnola durante la guerra di successione spagnola, un conflitto decennale che coinvolse la maggior parte dei principali potenze europee dopo la morte di Carlo II di Spagna nel 1700.

l’azione di Wagner contro la flotta spagnola – http://collections.rmg.co.uk/collections/objects/109359.html
Insieme alla nave gemella, San Joaquin, il galeone San José ed il Santa Cruz formarono la “Flotta Tierra Firme” spagnola del 1708. A Portobelo, nella moderna Panama, i galeoni imbarcarono un favoloso carico in oro, argento, perle e smeraldi Inca, destinato al tesoro spagnolo del re Filippo V (1683–1746). La flotta si diresse quindi alla città portuale di Cartagena de Indias (l’odierna Colombia) con due piccole scorte, Carmen e Nietto, servite da dodici navi di rifornimento in convoglio con uno squadrone francese pesantemente armato.

‘Piano del porto di Cartagena’ da indagini cartografiche condotte da Don Juan de Herrera, ingegnere capo a Cartagena [Don Juan de Herrera y Sotomayor, 1667-1732] – titolo ‘Una descrizione delle isole spagnole e degli insediamenti sulla costa delle Indie occidentali’ inciso da Thomas Jefferys, 1762 – Particolare dalla mappa rgsp 917.29 J45 Riferimento: RGSSA catalogue
Le navi spagnole progettavano di ripararsi a Cartagena de Indias a causa dell’avvicinarsi della stagione degli uragani ma furono intercettate, il 7 giugno 1708, al largo della penisola di Barú, Colombia, da uno squadrone di quattro navi da guerra della Royal Navy britannica
HMS Expedition | 74 cannoni | Commodoro Charles Wager Captain Henry Long |
HMS Kingston | 60 | Captain Simon (Timothy) Bridge |
HMS Pórtland | 50 | Captain Edward Windsor |
BruloteVulture | 8 | Captain B. Crooke |
sotto il comando dell’ammiraglio Charles Wager a bordo della HMS Expedition.

l’ammiraglio Sir Charles Wager
L’ammiraglio Charles Wager descrisse l’azione avvenuta l’8 giugno 1708 con queste parole: “Era appena il tramonto quando ingaggiai la nave ammiraglia [San José], e in circa un’ora e mezza, essendo allora abbastanza buio, la nave esplose. Io ero allora al suo fianco, ad una distanza ravvicinata, tanto che che il calore dell’esplosione è arrivato molto caldo su di noi e diverse schegge di assi e legno sono arrivate a bordo in fiamme. Li abbiamo presto gettati in mare. Credo che la fiancata della nave sia esplosa, perché ha causato un’onda [d’urto] che ci ha investito sul nostro lato. [Il galeone] affondò immediatamente con tutte le sue ricchezze.”

cannoni del San Josè – credito ICANH
La battaglia fu una vittoria per gli inglesi: il San José colpito in pieno affondò quando la sua santa barbara, contenente le scorte di polvere da sparo, esplose. A seguito del naufragio solo 11 dei 600 membri dell’equipaggio del galeone sopravvissero.
Secondo National Geographic, all’inizio degli anni ’80, una compagnia statunitense chiamata Sea Search Armada affermò di aver localizzato il relitto del San José e propose un accordo al governo colombiano per condividere il tesoro. Ma il governo rifiutò il permesso per il recupero e, come spesso accade, la causa finì per vie legali.

messa in mare del REMUS – credito WHOI
Nel 2015, il governo colombiano annunciò che la sua marina aveva localizzato il relitto in un “luogo diverso”, in parte grazie ad una ricerca da parte della Woods Hole Oceanographic Institution (WHOI), un’organizzazione privata no profit di ricerca e formazione con sede nel Massachusetts.
Con l’occasione la Colombia ricordò che, secondo una legge del 2013, tutti i relitti nelle sue acque facevano parte del patrimonio nazionale del Paese (stimati in circa 1.200). WHOI ha compiuto ricerche nella regione per diversi mesi, impiegando un veicolo subacqueo autonomo REMUS 6000 che impiega un sonar a scansione laterale EdgeTech 2200 (400Khz), per realizzare immagini tridimensionali del fondale marino.

Questa immagine non datata composta da un mosaico di foto scattate da un veicolo subacqueo autonomo, rilasciata dall’Istituto colombiano di Antropologia e Storia, mostra i resti del galeone spagnolo San Jose, caduto al largo della costa caraibica colombiana più di 300 anni fa. /AP
Alla fine il relitto del San José è stato ritrovato ad una profondità di circa 600 metri e investigato con delle telecamere per acquisire immagini, mostrando un eccezionale stato di conservazione nonostante i suoi 300 anni sott’acqua. Grazie alla mancanza di luce, sul relitto è cresciuta pochissima vita marina, e i suoi caratteristici cannoni e altri manufatti sono ancora chiaramente visibili). I costi dell’operazione di recupero sono stati valutati in circa 70 milioni di dollari, essendo il relitto ad una profondità compresa tra i 600 e 1000 metri di profondità.

immagini dal relitto credito WHOI
Nel 2018, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, scienza e cultura (UNESCO) ha consigliato alla Colombia di “non sfruttare commercialmente” il relitto ma di preservarne il suo straordinario tesoro. Ma la diatriba legale non sembra essersi appianata … e si combatterà ancora, questa volta nei tribunali.
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ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare.
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