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livello elementare.
ARGOMENTO: NAUTICO
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: DIDATTICA
parole chiave: impianti di bordo
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PRESE A MARE
Troppo spesso sono bistrattate e dimenticate, eppure di “valvole e prese a mare” si può affondare! Il sistema presa a mare è composto generalmente da passa-scafo, valvola, gomiti e T, raccorderia varia. Si commercializzano maggiormente in Ottone commerciale, Ottone DZR (marcato CR), Bronzo e in plastica rinforzata (dalle francesi Randex alle neozelandesi Trudesign e le Marelon-Forespar) o anche rinforzate con fibre di vetro. Non esiste alcuna certificazione ufficiale che definisce questi componenti come materiali nautici. Le prese a mare costruite in ottone commerciale, piuttosto che con leghe resistenti alla corrosione, possono essere molto pericolose.
Lo standard di riferimento per prese a mare e passa-scafi (small craft – Seacocks, through-hull e fittings), principali componenti del sistema di aspirazione e scarico a bordo dell’impianto idraulico è l’ISO 9093-1 del 1994. I cantieri produttori e i fornitori si limitano secondo questo standard di riferimento a dichiarare che i requisiti raccomandati per i raccordi metallici passanti dell’acqua sanitaria e non (dolce e salata) utilizzata in imbarcazioni fino a 24 m di lunghezza, sono: “I materiali devono essere resistenti alla corrosione ed entro un tempo pari a cinque anni, non deve manifestare alcun difetto che possa mettere in pericolo la tenuta, la forza o la funzione”. Si intuisce quindi una scadenza o un invito ad un rinnovo quinquennale.
Che fare allora?
Il problema è sempre lo stesso. Preferite sostituire il chartplotter con l’ultimo ritrovato touch o montare un bow truster per poter manovrare in porto con più facilità o spendere la stessa cifra per la sicurezza, anche se preventiva, della vostra barca?
In bronzo CB491K, ottone CW617N, ottone DZR o CR, che siano “Guidi” o “Maestrini” o altro, se cambiano colore e diventano molto rossi e marroni meglio sostituirli. In acciaio 316L è più complicato valutare il deterioramento. La nuova “plastica rinforzata” è considerata quasi indistruttibile; all’estero è molto usata e in Italia si comincia ad apprezzarla sempre più in sostituzione all’ottone commerciale, all’acciaio ma non ancora dell’ottone CR e ancor meno del Bronzo.
La valvola a sfera (note come a saracinesca), che sia metallica o materiale composito, è sempre costituita da una sfera forata la cui tenuta è realizzata da due guarnizioni in materiale sintetico. Il bloccaggio della valvola è causato nella maggior parte delle volte, dalle incrostazioni che si formano sulla superficie della sfera, impedendole di ruotare liberamente tra le due tenute. È quindi buona norma aprire e chiudere frequentemente la valvola, pulendola, come migliore manutenzione. Attenzione ai portagomma, che siano integri alla vista non basta, spesso si sbriciolano come una fetta biscottata nel tentativo di sfilare un tubo. Occhio!
POMPA A PEDALE
E’ la pompa azionata da una leva. In commercio ve ne sono di tanti modelli e di diversa portata (9-12- 15 litri al minuto o più). Sono in materiale plastico e hanno una durata veramente lunga e si trovano ancora funzionanti su barche di 30 – 40 anni, ma come ogni cosa, anche questa va
controllata periodicamente per averla sempre efficiente.
Le vecchie pompe a pedale sono di una semplicità estrema essendo costituite da una valvola unidirezionale in ingresso, una in uscita e una camera con membrana che è mossa, all’esterno, da una leva che finisce sul pedale. L’unica possibilità di perdita è la rottura della membrana a parte un cattivo serraggio dei raccordi in ingresso ed uscita. Il meccanismo interno si smonta svitando tutte le viti davanti e dietro.
Attenzione perché c’é una forte molla all’interno e una volta aperto si possono sostituire tutte le parti in gomma di ricambio acquistabili in kit (vedi Whale o similari)
E’ consigliabile il montaggio a bordo di almeno una pompa a pedale. Risolve il problema dell’acqua in caso di guasti elettrici o meccanici all’autoclave. Consente di economizzare acqua e corrente e di evitare a chi dorme il rumore, anche se lieve, della fastidiosa pompa elettrica, peggio ancora se ad intermittenza! Queste sono le cose semplici e robuste che non si rompono mai, gradite specialmente in barca!
SERBATOIO ACQUE NERE
Semplici contenitori, wc chimici da camper, con maceratore incorporato, in acciaio, in polietilene da 10 litri, da 50 litri o più sono le “scatole nere” dell’impianto a norma UE. Dal 2017 la nuova direttiva 2013/53/UE ha introdotto l’obbligo per le nuove costruzioni di collegare i servizi igienici solo a serbatoi per le acque nere. Requisito essenziale ai fini dell’immissione in commercio.
Tutto l’usato che naviga e galleggia come si deve comportare? Non c’è obbligo di dotarsi di serbatoi acque nere e di adeguarsi ma in alcune coste bagnate dal Mediterraneo e nostre mete estive (per esempio la Turchia) è vietato severamente sia in rada che nelle marine l’utilizzo di scarichi diretti. La convenzione MARPOL 73/78 sulla prevenzione dell’inquinamento marino, prevede lo scarico a mare di acque grigie e nere a determinate condizioni. Il decreto legge 182 del 24.06.2003 e la direttiva n° 6759 del 19 luglio 2005 regolano la materia per le unità da diporto omologate per il trasporto di meno di 15 persone a bordo (ovvero un pò tutti i diportisti).
A tutte le unità da diporto c’è il divieto di effettuare scarichi a mare dai servizi igienici di bordo nell’ambito dei porti, degli approdi e presso gli ormeggi dedicati alla sosta delle imbarcazioni, nonché entro il limite delle spiagge frequentate dai bagnanti.
Tutte le unità da diporto esistenti e quelle nuove omologate per il trasporto di un numero di persone inferiore a 15 e dotate di servizi igienici, possono effettuare lo scarico in mare dei liquami (solo se non trattati a norma Marpol) soltanto oltre il limite delle tre miglia dalla costa, in navigazione con rotta fissa ed alla massima velocità consentita. Le unità omologate al trasporto di più di 12 persone hanno anche l’obbligo di notifica dei rifiuti prodotti.
Obiettivo del decreto era di provvedere all’installazione su tutto il territorio nazionale (porti e marine) di sistemi adeguati dove le unità da diporto avrebbero potuto smaltire i loro “rifiuti organici” di bordo. Siamo dunque ancora tutti fuori legge se in rada, all’ormeggio o in marina (che paghiamo cara) proviamo ad usare i nostri wc e scaricare in mare direttamente.
Dovremmo ogni volta allontanarci di 3-4 miglia per far pipì o disfarsi dei propri liquami?
Nonostante scienziati siano concordi nel riconoscere al mare la capacità di riciclare completamente i liquami, sia grigi che neri (se assolutamente organici e adeguatamente prodotti senza “intrusi”), in realtà questa è una questione ancora aperta. Il buon senso e la buona educazione dovrebbero naturalmente farci riflettere se poterlo fare o meno in una rada alla ruota con bagnanti che ci nuotano intorno. I decreti obbligano allo Stato e ai concessionari l’installazione ramificata di questa nuova “raccolta differenziata” ma siamo ancora in alto mare se non per rarissime eccezioni. Chi a bordo ha una cassa nera, non la usa o non sa come usarla per mancanza del servizio di raccolta. Si bypassa o addirittura si smonta e si ricava un gavone libero, è il gioco è fatto. Per questo motivo evito di raccontare pregi e difetti di questo impianto a prova di ambiente ancora non molto usato. Una cosa però: vanno tenuti vuoti e puliti, s’intasano con una certa facilità, e poi diventano motivi di spurgo e questioni sporche da risolvere!
PROBLEMI E PRECAUZIONI
Se l’autoclave non si spegne automaticamente dopo un pò di tempo che si è chiuso il rubinetto, orientativamente intorno ai 10-20 secondi (escludendo il tempo per riempire un eventuale polmone), significa che qualcosa non funziona. Il circuito perde, il pressostato si è rotto, i serbatoi dell’acqua sono vuoti o bucati. In questi casi se c’è una perdita di pressione nel circuito bisogna solo esaminarlo tutto e, spesso, l’inconveniente si risolve stringendo una fascetta inox allentata, il flessibile della doccia che perde o una cartuccia del miscelatore a fine vita!
Se invece è il pressostato che non funziona, si può temporaneamente bypassarlo staccando i fili o cortocircuitandoli (senza staccarli dato che è un interruttore a “pressione”) e la pompa funzionerà in continuo … oppure togliendo il coperchio e provare a forzare i contatti a mano o ancora, molto
meglio, usare le tradizionali e fidate pompe a pedale.
Non ultimo, quali sono i 15 attrezzi utili da avere a bordo per una manutenzione base di idraulica a bordo?
Taglia tubi, fresa per rubinetti (per spianare la sede delle guarnizioni dei rubinetti), set di cacciaviti (testa piatta e a croce ), pinza per dadi (pappagallo), pinza a scatto, metro, set di lime, teflon, canapa e pasta verde, pinza per sifoni, sturalavandino (a ventosa o a molla), chiavi inglesi dalla 5 alla 28 mm, forbici robuste, silicone e pistola, seghetto per metalli, taglierino e spazzola setole metallo.
“Meno comodità si hanno, meno bisogni si hanno. Meno bisogni si hanno e più si è felici”
Jules Verne … Buon Vento!
Sacha Giannini
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architetto, yacht designer, perito navale ed ex ispettore di sicurezza del diporto per il rilascio delle certificazioni di sicurezza, è un appassionato e profondo conoscitore delle imbarcazioni a vela che effettua valutazioni tecniche e stime commerciali. Dal 2000 esercita la professione di architetto, tra terra e mare, impegnato nell’architettura come nel refitting di barche.