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livello elementare.
ARGOMENTO: BIOLOGIA E ECOLOGIA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: OCEANI
parole chiave: Tartarughe marine, pericolo estinzione
Nel corso dell’evoluzione delle specie animali, le tartarughe marine hanno subìto pochissimi mutamenti e gli esemplari moderni sono molto simili ai loro antenati preistorici. Questi rettili marini, perché di rettili si tratta, abitavano gli oceani già 225 milioni di anni fa e, raffrontando i loro fossili a quelli di oggi, non hanno cambiato il proprio aspetto fisico.

fossile di tartaruga marina Museo di scienze naturali di Houston
Nel tempo hanno sviluppato caratteristiche fisiche e morfologiche tali da renderle adatta anche alla vita marina che si svolge principalmente sott’acqua. Ad esempio, la forma allungata del loro corpo è ricoperta da un robustissimo guscio protettivo e le zampe hanno assunto la forma di vere e proprie pinne. Evolvendosi le dita sono sparite e le unghie si sono disposte lateralmente proprio per facilitare il movimento in acqua. Di contro gli eventuali spostamenti sulla terra ferma sono lenti e impacciati, cosa che li rende però vulnerabili in quei momenti.
Per muoversi utilizzano le pinne anteriori mentre quelle posteriori, più piccole e a forma di spatola vengono utilizzate come una sorta di timone. Esse sono particolarmente utili alle femmine per scavare le buche nella sabbia dove poi deporre le uova. Gli occhi sono grandi e si sono adattati perfettamente alla visione sott’acqua. Una curiosità è la presenza di una ghiandola, detta ghiandola del sale, che consente di filtrare l’acqua marina e quindi di espellere i sali attraverso le ghiandole lacrimali.

tartaruga liuto
Alcune tartarughe sono molto grandi, come la tartaruga liuto che può raggiungere anche i due metri di lunghezza ed un peso di oltre 500 chili. La loro alimentazione è molto varia. Gli adulti sono quasi esclusivamente carnivori e mangiano tutto ciò che trovano sui fondali o che galleggia in superficie come crostacei e meduse. Alcune tartarughe, le verdi, sono invece erbivore e si nutrono solo di alghe, piante marine e radici di mangrovie.
Questi animali ancestrali trascorrono tutta la vita nel mare in solitario, riunendosi solo ai fini dell’accoppiamento. Ogni due o tre anni, le femmine si recano sulla terraferma per deporre le uova sulla medesima spiaggia, dove loro stesse erano nate. Le femmine scavano una buca e vi depongono dalle 50 alle 200 uova a seconda della specie, spesso fino a tre volte per singola nidificazione.

Una piccola tartaruga sulla spiaggia di Trinidad nel Mar dei Caraibi (Foto: Brian Skerry / Barcroft Media / Getty Images)
Se nessun Uomo o animale saccheggia il nido, dopo circa due mesi le tartarughine rompono il guscio e istintivamente corrono il loro faticoso tragitto verso il mare. Uno dei momenti più pericolosi della loro vita, essendo facili prede per gli uccelli marini. Una volta raggiunto il mare, dovranno evitare i predatori per poter sopravvivere. La mattanza è tale che si ritiene che solo una su 1000 diventa un esemplare adulto.
Popolazione
Le abitudini migratorie di questi animali rendono molto difficile determinare il numero effettivo degli esemplari. Per questa ragione non esistono cifre affidabili e ricercatori e volontari stanno studiando gli spostamenti delle tartarughe marine per capire le dinamiche di queste specie animali.

tartaruga verde (Chelonia mydas)
Attualmente, sei specie su sette compaiono nella Lista rossa IUCN e sono escluse dal commercio internazionale in base alla Convenzione di Washington (CITES). Ciò malgrado, la domanda di carne, uova e gusci non è diminuita. In particolare, sono in pericolo critico la tartaruga embricata e la tartaruga di Kemp, in pericolo la tartaruga verde (Chelonia mydas) e vulnerabili la tartaruga comune, la tartaruga bastarda olivacea e la tartaruga liuto. Non ci sono dati sufficienti sulla tartaruga a dorso piatto. Questo comporta che molte popolazioni di tartarughe marine si trovano sull’orlo dell’estinzione.

La tartaruga embricata o Hawkbill, Eretmochelys imbricata è in pericolo di estinzione. Ne esistono due sottospecie la prima nelle acque tropicali dell’Oceano Atlantico e l’altra nell’Indo-Pacifico. Mediamente misurano tra 60 e 90 cm, con un peso da 50 a 80 kg fino a 127 kg. E’ un animale onnivoro, che mangia prede molto pericolose come le meduse, inclusa la letale caravella portoghese
I pericoli maggiori sono dati:
– la pesca accidentale
La pesca non selettiva comporta la cattura e morte inutile di molte tartarughe marine. Solo negli USA sono circa 250 000 le tartarughe marine che ogni anno rimangono impigliate nelle reti dei pescatori. Una pesca accidentale effettuata dalla pesca industriale che non ha nessun interesse per questi rettili marini. Oltre la metà delle tartarughe catturate annega, imprigionate tra l maglie delle reti e quindi impossibilitate a riemergere per respirare. Altre restano impigliate, abboccando, agli ami dei palamiti, facendo una morte lenta e dolorosa.

La tartaruga comune o tartaruga caretta (Caretta caretta) è la tartaruga marina più comune del mar Mediterraneo. Questa foto drammatica mostra un esemplare intrappolato in una rete abbandonata alle isole Baleari, Spagna, Mar Mediterraneo – photo credit Jordi Chias
– la caccia ed il commercio illegali
In vari posti del mondo la carne e le uova di tartaruga sono considerate delle prelibatezze. Questi animali sono in serio pericolo in particolar modo nelle isole del Pacifico, in America Centrale nonché nelle acque e sulle coste africane. Nel solo Madagascar ne vengono cacciate e uccise ogni anno un numero tra i 10 000 e i 16 000 esemplari. Inoltre, in particolar modo in Cina, inoltre, sembra essere aumenta la richiesta di tartarughe per la medicina tradizionale. Il loro guscio viene usato in Giappone e Taiwan per produrre oggetti d’arte e gioielli. Nonostante i passi avanti in termini di protezione a livello globale, le stime più recenti raccolte dal WWF stimano oltre 42 000 tartarughe di mare catturate all’anno, in particolare nella regione dei Caraibi e in quella Indo-Pacifica. Di queste, oltre l’80% sono tartarughe verdi. Per assurdo, se il commercio di questi animali è vietato, in molti paesi la loro cattura non lo è.

La polizia marittima del PNP (Philippine National Police) trascina numerose tartarughe marine morte fuori da un peschereccio cinese catturato nella zona marittima contesa di Hasa Hasa – Photo credit D. ANDA / isola di Luzon, Filippine
Turismo
– In molti luoghi i territori di cova vengono distrutti e destinati a sviluppo turistico senza adeguati controlli. L’inquinamento marino e lo sfruttamento turistico portano anche alla distruzione degli ecosistemi in cui le tartarughe trovano il cibo, come le barriere coralline e le praterie marine. Sulle spiagge sono attivi controlli e recinzioni dei siti di nidificazione per evitare che vengano distrutti o depredati.
Inquinamento da Plastica
– L’emergenza della presenza di plastiche in tutti mari colpisce gravemente anche la fauna marina. Sempre più spesso i sacchetti di plastica che vagano per gli oceani si rivelano una condanna per le tartarughe di mare.
Esse non riescono a distinguere i frammenti di plastica dalle meduse, tradizionalmente le loro prede più comuni. La materia indigeribile va così ad accumularsi nel loro stomaco e intestino con conseguenze fatali.
Cambiamento climatico
– Anche gli effetti dei cambiamenti climatici sono dannosi per questi simpatici rettili marini. Il cambiamento climatico, innalzando il livello del mare, modifica le morfologie costiere, facendo sparire spiagge, tradizionalmente luoghi di posa delle uova delle tartarughe. Di conseguenza, gli animali non trovano più il loro luogo di cova e non possono portare a termine la riproduzione. Parallelamente le variazioni termiche (aumento delle temperature) sconvolgono l’equilibrio dei sessi. Nelle tartarughe di mare, infatti, il sesso è determinato dalla temperatura della sabbia: se il nido è più caldo, tendono a nascere più esemplari femmina, se è più freddo, si sviluppano in prevalenza maschi.
Molte associazioni, tra cui il WWF, effettuano campagne per la loro protezione, creando centri di recupero e salvataggio di questi animali e, soprattutto educando le vecchie e nuove generazioni ad avere un comportamento più rispettoso per l’ambiente.
Andrea Mucedola
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in anteprima tartaruga marina che emerge per respirare, Key West, Florida, USA – photo credit andrea mucedola
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ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare.
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