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livello medio.
ARGOMENTO: SUBACQUEA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: DIDATTICA
parole chiave: Mitchell, Di Ruzza,
Concentriamoci sul metodo: tra i subacquei che praticano tuffi estremi sono diffuse tabelle decompressive “tailor made”. Alcune metodologie sono ricavate da esperienze dirette e codificate in profili decompressivi. Lei è uno scienziato con numerose pubblicazioni basate su esperimenti condotti rispettando vincoli sulla ripetibilità e la comparabilità delle prove, ma è anche un subacqueo tecnico che si trova a calare la teoria nella pratica.
Quanto è affidabile l’esperienza del singolo e del suo gruppo? Il risultato sulle soste profonde quanto ci dice sulla differenza tra percezione e realtà? Quanto è applicabile la frase di Robert William Hamilton “ciò che funziona, funziona!”?
Ci sono alcune punti da approfondire. Prima di tutto penso che le esperienze individuali siano effettivamente valide per il singolo. Voglio sottolineare “per il singolo”. Tornerò su questo concetto tra un momento, ma vorrei ribadire una delle cose che ho detto spesso ai subacquei che si immergono in VPM o con un modello a bolle. Alla mia affermazione: “il modello a bolle probabilmente enfatizza eccessivamente i deep stop” potrebbero replicare: “Guarda, ho fatto 3.000 immersioni su VPM e non sono mai stato male, pensi che dovrei cambiare?” La mia risposta sarebbe: “no, non cambiare, per te funziona, quindi va bene!” Quello di cui stiamo parlando sono i dati per grandi studi che coinvolgono molte persone, ma se la tua esperienza personale è che questo algoritmo funziona per te, e tu ne sei soddisfatto non ti consiglierei di cambiare, sarebbe stupido da parte mia farlo. Quindi, a livello individuale, penso che l’esperienza conti qualcosa, ma quello che bisogna stare molto attenti a fare è estrapolare l’esperienza di una persona ed applicarla ad altre persone.
Ti faccio un esempio di questo. Andai ad una presentazione alcuni anni fa a Sidney; c’erano alcuni rappresentanti di un particolare gruppo di subacquei che avevano fatto immersioni importanti e rivendicavano buoni risultati con MDD minima o nulla. In quell’occasione mi alzai in piedi dicendo: “dovete stare molto attenti perché le persone che stanno facendo queste immersione impegnative, sono ciò che chiamiamo sopravvissuti auto-selezionati“. In altre parole, queste persone lo fanno da un pò di tempo e mentre una parte intraprende la carriera subacquea, ci sono persone che si ammalano, abbandonano, non si immergono più. Quindi, ciò che si ottiene è un gruppo che continua a fare queste immersioni impegnative, ma che quasi certamente a livello individuale è meno suscettibile alla MDD rispetto a tutte le altre persone che hanno abbandonato.
È quindi una sorta di “darwinismo subacqueo”, una selezione?
Sì. È come un’auto-selezione, quindi non è molto saggio prendere quello che stanno facendo e dire a tutti gli altri che puoi farlo anche tu, perché stai prendendo una pratica che è stata sviluppata da un gruppo selezionato di persone e la stai applicando ad un gruppo di persone assolutamente non selezionato. Quindi, mentre credo che l’affermazione di Robert Hamilton “ciò che funziona, funziona!” sia probabilmente abbastanza valida per un individuo, bisogna stare attenti ad applicarla in modo generale a un gruppo più ampio sulla base di ciò che fa un ristretto insieme di individui. Spero di aver chiarito questo punto; penso che il rischio MDD sia una cosa piuttosto individuale, quindi bisogna prestare attenzione nell’interpretare “ciò che funziona, funziona!”: per una persona potrebbe funzionare un’altra no.
Ho iniziato a studiare la quinta edizione di Diving and Subacquatic Medicine, lo trovo un testo stupendo. Quali fonti consiglia per tenersi aggiornati sulla subacquea? Mi riferisco in particolare a libri, riviste e siti internet?
Diving and Subacquatic Medicine è un testo complicato, vero? Quello che trovo nei subacquei tecnici è che hanno una sete di conoscenza che è fantastica; fa parte del divertimento dell’immersione tecnica. E’ questa base di conoscenze piuttosto sofisticata che le persone amano acquisire, imparare. La domanda è da dove la prendano, perché, come sai, Internet è un contenitore variegato, sai che ci sono alcune cose buone, ma ci sono anche molte sciocchezze e riconoscere la differenza tra buone informazioni e cattive informazioni è spesso piuttosto complicato.
Penso che ad oggi ci siano pochissime pubblicazioni che aiutano i subacquei tecnici che vogliano approfondire la materia. Come ho già suggerito, penso che si dovrebbe valutare, di aderire alla European Underwater and Baromedical Society o alla South Pacific Underwater Medicine Society come membro associato, in modo da poter accedere alle loro pubblicazioni (Journal) come hanno fatto alcuni miei amici italiani. La rivista contiene molti di questi argomenti.
Per la letteratura medica le persone dovrebbero imparare a cercare in PubMed, dove vengono pubblicati articoli scientifici adeguati. È un ottimo sito e sempre più spesso sono disponibili testi integrali, on-line e gratis. Ci sono ancora alcune riviste su cui è difficile mettere le mani, ad esempio Diving and Hyperbaric Medicine non è disponibile on-line: i paper diventano accessibili un anno dopo la pubblicazione, ma solo i membri possono riceverli nel primo anno. Questa è un’ottima fonte.
Penso che internet sia ancora potenzialmente buono: siti ben gestiti e i blog sono utili. Il forum delle immersioni nel Regno Unito è un buon inizio, anche se devi leggere le cose correttamente e guardare chi l’ha firmato. Cercando di apprezzare queste cose in modo intelligente. In sintesi Riviste scientifiche come PubMed, Diving and Hyperbaric Medicine journal e forse uno o due siti web.
Hai menzionato “Diving and Subacquatic Medicine”, l’ultimo libro di testo di medicina subacquea rimasto (Bennett ed Elliotts non hanno più pubblicato nulla); premetto che non sto provando a pubblicizzarlo ma anche adesso, nonostante sia stato pubblicato nel 2015 (ed un pò obsoleto) non è male, non è un cattivo testo da acquistare.
Fine parte 9 – continua
Paolo di Ruzza
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PARTE II
PARTE III
PARTE IV
PARTE V
PARTE VI
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PARTE VIII
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blogger e divulgatore tramite la pagina Facebook TEORIA SUBACQUEA nata per condividere articoli ed interviste su mete subacquee, diving , biologia marina, scienze naturali, subacquea tecnica, teorie decompressive, fisiologia delle immersioni, fotografia subacquea e libri sul mare.
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