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livello elementare.
ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XX SECOLO
AREA: DIDATTICA
parole chiave: Marconi
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Guglielmo Marconi fu un geniale inventore. Dalla formazione non accademica, senza la trafila, la gavetta, e le delusioni dei laboratori di ricerca, ebbe la capacità di precorrere, anche se di poco, le conclusioni di studi del trentennio precedente, la teoria di James Maxwell sul campo elettromagnetico, compendiata nelle sue celebri equazioni, che aprì un periodo di auge della fisica moderna e di tutte le successive applicazioni.
James Clerk Maxwell (Edimburgo, 13 giugno 1831 – Cambridge, 5 novembre 1879) fu un fisico e matematico scozzese che elaborò la prima teoria moderna dell’elettromagnetismo, raggruppando tutte le precedenti osservazioni, esperimenti ed equazioni di questa branca della fisica ed unificandole in quelle che vennero chiamate equazioni di Maxwell.
Fu James Maxwell, nel 1873, a prevedere matematicamente l’esistenza di possibili onde elettromagnetiche, stabilendone poi la velocità di propagazione. La conferma venne da Heinrich Rudolf Hertz, un fisico tedesco. Hertz, dimostrò sperimentalmente per primo l’esistenza delle onde elettromagnetiche che erano state previste teoricamente da Maxwell con un apparato di sua costruzione, il dipolo hertziano, in grado di emettere e ricevere onde radio. E’ proprio per questo che, in suo onore, nel sistema internazionale la frequenza delle onde è misurata in hertz. La sua prematura morte non gli permise però di portare la sua scoperta ad uno sviluppo pratico ed industriale. Ci pensò Guglielmo Marconi che comunque, malgrado le sue geniali intuizioni, non avrebbe comunque ottenuto alcun risultato senza sfruttare altre importanti scoperte, come l’oscillatore di Augusto Righi, il diodo di John Fleming, il triodo di Lee De Forest, e così via.
Senza dimenticare tanti ricercatori in tutto il mondo, partendo da Nikola Tesla ed il sempre trascurato Alexander Popov, che da subito intravide la possibilità di trasmettere a distanza segnali per mezzo delle onde elettromagnetiche, senza avere però la capacità di risolvere i numerosi problemi tecnici ed economici. Ricercatori che presi dalla pura ricerca fisica e matematica, spesso non ne vedevano le possibili applicazioni.
Il 2 giugno 1896 Guglielmo Marconi depositò a Londra il brevetto della radio. Nello stesso periodo, Nikola Tesla, scienziato serbo, naturalizzato statunitense, stava lavorando allo stesso progetto. Tesla, passato alla storia come l’inventore della corrente alternata e come uno dei padri della robotica moderna, aveva ottenuto gli stessi risultati di Marconi, riuscendo a coprire anche distanze maggiori, molto prima dello scienziato italiano ma registrò il suo primo brevetto sulla telegrafia senza fili nel 1897, e nel 1889 aveva registrato anche il brevetto di un sistema di controllo multicanale, che riusciva ad agire sui movimenti delle navi su corte distanze. Marconi registrò il brevetto sulla telegrafia senza fili in America solo nel 1900 e gli fu inizialmente rifiutato. Tesla e Marconi si videro a turno riconoscere la paternità della radio: nel 1911 la High Court del Regno Unito la attribuì a Marconi mentre, nel 1943, la Corte Suprema degli Stati Uniti la attribuì a Tesla, ma unicamente nel territorio americano.
Senza di loro Marconi non sarebbe arrivato a nessun risultato. La sua vera capacità non fu la scienza, ma la geniale capacità di “assemblare” intuizioni, proprie ed altrui, di assurgere al ruolo di «principe mercante» della tecnologia dell’epoca; la sua capacità – assolutamente contraria alla tendenza italiana – fu quella di non attendere perfezionamenti, ma di applicare immediatamente ogni scoperta, ogni innovazione, anche a costo di dover radicalmente cambiare politica nell’arco di breve tempo.
Uno straordinario talento nel saper trasformare immediatamente in ricchezza e successo i risultati scientifici di altri. Se vogliamo, Guglielmo Marconi fu l’antesignano della new economy, lo Zuckember o il Gates del primo novecento, e sotto questo aspetto è un personaggio modernismo. In economia fu un “raider” spregiudicato che, sotto l’aura di ricercatore e scienziato, agì sempre pesantemente nei confronti di qualsiasi tipo di concorrenza si profilasse.
Non importava fossero scienziati o industriali, non esitava a mettere sempre sul piatto il peso dei suoi contratti o delle concessioni, un pò a capestro, come nel caso di Christian Hülsmeyer e del suo tentativo di commercializzare il suo prototipo ed i suoi servizi.
Christian Hülsmeyer (25 dicembre 1881 – 31 gennaio 1957) è stato un inventore, fisico e imprenditore tedesco. È spesso accreditato come l’inventore del radar, sebbene il “Telemobiloscopio” non potesse misurare direttamente la distanza di un bersaglio. Tuttavia fu il primo dispositivo brevettato ad utilizzare onde radio per rilevare la presenza di oggetti remoti come le navi
Detto questo, dovrebbe destare qualche sospetto il fatto che questo talento non abbia portato risultati in Italia nel campo dei radiotelemetri, ovvero del radar. In particolare, visto che certamente Guglielmo Marconi dominava la materia e le sue implicazioni, fa pensare il fatto che per questa applicazione avesse puntato altrove (tra l’altro cosa ancora più strana, questi erano programmi produttivi dichiarati della Marconi Italiana).
Lasciando da parte queste considerazioni, che in realtà riguardano l’ultimo periodo della sua vita, è veramente eccezionale come, al suo “debutto” e con risultati non immediatamente noti ed apprezzabili, Guglielmo Marconi, in pochi anni, da ricercatore un pò visionario e praticamente marginale, sia riuscito a trasformarsi in uomo d’affari con notevoli legami con la finanza internazionale. Da un lato è certo che, detto in termini attuali, appartenesse alla “casta”, ma è comunque strabiliante come Marconi, in termini moderni, sia riuscito a creare dal nulla un business del quale, in effetti, non c’era neppure l’esigenza.
Un talento di creatività ma anche di organizzazione, di genio inventivo, di innovazione produttiva, di fantasia individuale ma soprattutto di relazioni, ancor prima che di capacità imprenditoriale collettiva.
Per quanto sopra, pensare a Marconi solo per la paternità esclusiva dell’invenzione della radio, non è corretto in quanto fu soprattutto un accorto uomo d’ affari.
L’invenzione fu invece il risultato di un inusitato, straordinario concorso di forze intellettuali individuali e di organizzazione industriale in tutto il mondo. Certamente Marconi ebbe una intuizione fondamentale, quella dell’irradiazione delle onde per lanciare segnali attraverso lo spazio a distanze considerevoli, ma soprattutto dello sfruttamento commerciale di questa possibilità; certo è che correva molto, e spregiudicatamente, consapevole di poter non essere stato il solo ad avere avuto una simile intuizione (e prova ne sono le cause intentate contro di lui per la titolarità e sfruttamento di brevetti).
Marconi, in una conferenza tenuta a Londra il 2 marzo 1899, descriveva così il suo apparato ricevitore: “ Uno degli elementi principali del mio ricevitore è il tubo sensibile: esso consiste in un piccolo tubo di vetro, nel quale vengono introdotti e fissati due poli metallici. Questi poli sono separati l’uno dall’altro da un piccolo spazio, parzialmente riempito da una miscela di limatura di nickel e di argento. Questo coesore è inserito in un circuito di cui fan parte una pila ed un relè, inserito a sua volta in un altro circuito di cui fan parte un decoesore ed un apparato registratore. Un estremo del tubo è connesso alla terra, l’altro ad un conduttore verticale simile a quello del trasmettitore. Tutti di dispositivi elettro-magnetici del ricevitore hanno in parallelo resistenze in modo che non vi siano scintille sui contatti e brusche perturbazioni. Ho costatato che se mancano tali resistenze, si hanno disturbi. Tra il coesore ed il relè sono inserite piccole induttanze di blocco. Esse obbligano la corrente oscillante, a traversare il coherer anziché consumare la propria energia nel traversare il circuito dell’avvolgimento. Le oscillazioni indotte dalla radiazione proveniente dall’oscillatore agiscono sul tubo sensibile: così il circuito viene ad essere chiuso e la corrente della pila fa funzionare il relè. A sua volta il relè fa passare la corrente di un’altra batteria r più grande attraverso il martelletto che è disposto in modo da battere sul tubo e scuotere la limatura in esso contenuta. L’apparecchio registratore segnerà un punto sulla striscia. Il risultato pratico è che il ricevitore funziona fin che viene abbassato il tasto nella stazione trasmittente.” da http://www.larapedia.com/
In sintesi, la genialità di Guglielmo Marconi risiede nella ricerca della concretezza, di risultati immediati e di immagine; una capacità che lo portò a sfruttare commercialmente una semplice verifica delle sue supposizioni, la mitica e mai veramente accertata prova di Pontecchio della primavera del 1895.
Fine Parte II – continua
Gian Carlo Poddighe
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Ufficiale del Genio Navale della Marina Militare Italiana in congedo, nei suoi anni di servizio è stato destinato a bordo di unità di superficie, con diversi tipi di apparato motore, Diesel, Vapore, TAG. Transitato all’industria nazionale ha svolto incarichi di responsabilità per le costruzioni della prima legge navale diventando promotore delle Mostre Navali Italiane. Ha occupato posizioni dirigenziali sia nel settore impiantistico che delle grandi opere e dell’industria automobilistica, occupandosi della diversificazione produttiva e dei progetti di decarbonizzazione, con il passaggio alle motorizzazioni GNV.
E’ stato membro dei CdA di alcune importanti JV internazionali nei settori metallurgico, infrastrutturale ed automotive ed è stato chiamato a far parte di commissioni specialistiche da parte di organismi internazionali, tra cui rilevanti quelle in materia di disaster management. Giornalista iscritto all’OdG nazionale dal 1982, ha collaborato con periodici e quotidiani, ed è stato direttore responsabile di quotidiani ricoprendo incarichi di vertice in società editoriali. Membro di alcuni Think Tank geopolitici, collabora con quotidiani soprattutto per corrispondenze all’estero, pubblica on line su testate del settore marittimo e navale italiane ed internazionali. Non ultimo ha pubblicato una serie di pregevoli saggi sull’evoluzione tecnologica e militare sino alla 2^ Guerra Mondiale, in particolare della Regia Marina, pubblicati da Academia.edu.
Marconi, fino alla morte, rimase convinto che le onde radio viaggiavano in linea curva…
Forse anche peggio. … praticamente su fronti opposti agli esperti della stessa Regia Marina riuscì a convincere lo stato italiano a investire per le trasmissioni a distanza sulle onde lunghe (ovviamente come progettista e fornitore degli impianti).. Uno sperpero immane di fondi, e dovette arrendersi (ma gli salvarono faccia e quattrini) dopo la tragedia della spedizione Italia al polo Nord e le prove e collegamenti delle stazioni a onde corte sia dalla mitica “tenda rossa” sia dalla nave appoggio Città di Milano.