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Petizione OCEAN4FUTURE

Titolo : Impariamo a ridurre le plastiche in mare

Salve a tutti. Noi crediamo che l'educazione ambientale in tutte le scuole di ogni ordine e grado sia un processo irrinunciabile e che l'esempio valga più di mille parole. Siamo arrivati a oltre 4000 firme ma continuiamo a raccoglierle con la speranza che la classe politica al di là delle promesse comprenda realmente l'emergenza che viviamo, ed agisca,speriamo, con maggiore coscienza
seguite il LINK per firmare la petizione

  Address: OCEAN4FUTURE

La perdita del sommergibile KRI Nanggala porta ad alcune riflessioni che potrebbero limitare il ripetersi di eventi simili in futuro

Reading Time: 5 minutes

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livello elementare

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ARGOMENTO: MARINE MILITARI
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: OCEANI
parole chiave: Sommergibili, sottomarini, soccorso
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Purtroppo in questi ultimi giorni siamo stati testimoni di una nuova tragedia che colpisce un altro sommergibile. Questa volta è stata la Marina indonesiana ad annunciare la perdita di contatto del battello subacqueo KRI Nanggala 402, classe Cakradurante, durante un’esercitazione di lancio di siluri, e la sua successiva localizzazione al largo di Bali, spezzato in tre parti. Il sommergibile aveva un equipaggio di 53 persone, tutte perite nell’incidente. Questo nuovo incidente mi porta, come sommergibilista in congedo della Marina Militare italiana, a fare delle considerazioni.

Purtroppo questo evento tragico non è un caso unico: vale la pena ricordare l’incidente del sottomarino russo Kursk nel 2000 e la morte dei suoi 118 membri d’equipaggio, dopo l’esplosione all’interno di un siluro durante un’esercitazione nel mare di Barents. La perdita del Kursk è considerata il più grave incidente avvenuto ad un sottomarino in tempo di pace. Nell’aprile 2003, il sottomarino cinese Changcheng 361 – costruito a seguito di un progetto degli anni ’70 negli anni ’90 – ebbe un problema meccanico, che causò la morte di tutti i suoi 70 membri dell’equipaggio. Più recentemente, tutti ricorderanno, la tragica notizia dell’incidente del sottomarino argentino ARA San Juan S42, mentre pattugliava le acque dell’Oceano Atlantico a 400 km dal Golfo di San Jorge.

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ARA San Juan S42 – Fonte: El Litoral

Nel novembre 2017, dopo la perdita di contatto con l’unità subacquea, questo evento tenne per settimane con il fiato sospeso le famiglie argentine e l’opinione pubblica – così come molti appartenenti alla grande comunità ufficialmente riferì che non c’erano sopravvissuti tra i 44 membri dell’equipaggio. Il battello fu localizzato un anno dopo a più di 800 metri di profondità.

I sommergibili/sottomarini vengono spesso erroneamente associati alle navi
Niente potrebbe essere più sbagliato poiché un battello subacqueo è molto più simile ad un aeroplano, poiché si muove in un mezzo tridimensionale ma molto più denso dell’aria. Come a bordo degli aerei, gli equipaggi hanno bisogno di molto addestramento e corsi specifici per poter affrontare ogni emergenza velocemente e in sicurezza per evitare conseguenze esiziali. 

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l’autore dell’articolo a bordo del sommergibile italiano Di Cossato

Per sicurezza i sommergibili in immersione (per immersione si intende anche il battello a quota periscopica) devono muoversi seguendo rotte predeterminate e rimanere all’interno di aree geografiche che possono spostarsi (moving heaven) oppure essere fisse (SPA, submarine patrol areas). Date le caratteristiche e i rischi intrinseci del mezzo subacqueo, è necessario comunicare la propria posizione periodicamente con dei messaggi (subcheck – submarine check) al comando che controlla operativamente il mezzo subacqueo (subopauth – submarine operation authority). Se ciò non avviene al momento stabilito esistono delle procedure (comcheck, sublook, submiss, subsunk) che, in maniera crescente, aumentano le attività di verifica, sino eventualmente ad attivare le procedure di ricerca e soccorso vero e proprio.

Questo avviene con l’impiego di tutti i mezzi disponibili in zona (aerei, elicotteri, unità militari, navi mercantili) e spesso anche in cooperazione con le altre marine dell’area. 

Secondo le informazioni disponibili, il sottomarino indonesiano è stato dato per disperso in un’area con profondità comprese tra 700 e 800 metri. Purtroppo questo elemento era già significativo delle poche – se non nulle – possibilità di trovare qualcuno ancora in vita, poiché la resistenza strutturale dello scafo di un battello di quel tipo è teoricamente garantita fino ad un massimo di 500 metri (250 x 2, fattore di sicurezza). Ma ammettendo che lo scafo e i passaggi a scafo abbiano resistito, la sopravvivenza di un equipaggio è anche condizionata dal rapido decadimento della qualità dell’aria respirabile a bordo, all’aumento della pressione della stessa all’interno e seguito dal problema – spesso sottovalutato – della temperatura interna che scende velocemente provocando l’ipotermia.

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Il sommergibile indonesiano è stato ritrovato e filmato da un rov ad una profondità di circa 838 metri. Il relitto appare diviso in tre parti: lo scafo, la poppa e le parti principali sono tutte separate – Photo credit: Indonesia military

Va sottolineato che localizzare un sommergibile sul fondo del mare non è un’impresa facile, né semplice. Al momento le cause dell’incidente sono solo ipotizzabili (incendio, corto circuito, problemi col siluro, falla…) ed avere la certezza di ciò che è successo – se mai fattibile – sarà un percorso molto lungo, complesso e anche costoso. 

Considerazioni
Come ex sommergibilista ho pregato per un miracolo, ma le speranze erano obiettivamente poche. Tuttavia, questa nuova tragedia dovrebbe farci riflettere, e vorrei condividere alcune considerazioni che potrebbero limitare le conseguenze e il ripetersi di eventi simili in futuro.

Dato per scontato che l’addestramento e professionalità dei sommergibilisti è tra i più elevati all’interno di ogni marina militare – possiamo dire che si tratta di una élite – la prima considerazione che vorrei fare riguarda l’età del sommergibile affondato: quello indonesiano era stato costruito in Germania nel 1977 e consegnato nel 1981, più di 40 anni fa… Con i lavori di ammodernamento effettuati in Corea del Sud dal 2009 al 2012. Invero, anche il sommergibile argentino ARA San Juan era stato costruito a inizio degli anni ’80. Ciò è legato al fatto che i costi esorbitanti dei sommergibili convenzionali (nell’ordine dei 400/500 milioni di Euro) impediscono a molte marine da “green water” di concretizzare programmi di acquisizione di nuovi battelli, ed il risultato è spesso quello di utilizzarli ben oltre i limiti tecnici – e del buon senso – pur di mantenere l’importante effetto deterrente e la superiorità strategica in una determinata area, che deriva dalla componente subacquea.

La seconda riguarda le apparecchiature e componenti di bordo (i.e. valvole, passaggi o penetratori a scafo) sino ai siluri, che sono spesso vetusti e non garantiscono le prestazioni, la sicurezza nè hanno le affidabilità delle moderne apparecchiature e sistemi. Il binomio sistemi moderni e corretta manutenzione è imprescindibile per garantire la sicurezza dei battelli in mare.

La terza riguarda l’addestramento, e la necessità che ogni Marina abbia in servizio mezzi moderni per localizzare e soccorrere velocemente un sommergibile sinistrato, nel caso fosse possibile (oltre una certa profondità non lo è per motivi tecnici). È inoltre fondamentale che vengano effettuate periodicamente esercitazioni nazionali e internazionali, simulando la fuoriuscita e il recupero da sommergibile affondato dell’equipaggio attraverso sistemi come la campane McCann, oppure con i più moderni veicoli di soccorso ad alte prestazioni ROV filoguidati (remote operated vehicles) recententemente selezionati dalla Marina Militare Italiana per la nuova nave soccorso sommergibili che sostituirà Nave Anteo.

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il sommergibile di salvataggio di nave Anteo – @marina militare italiana

Inoltre, i sistemi SVS (submarine ventilation systems), containerizzabili e di facile dispiegamento anche a bordo di unità non militari, in grado di fornire il ricircolo d’aria fresca e mantenere la pressione all’interno dello scafo uguale a quella atmosferica, condizioni che contribuiscono ad aumentare le possibilità di sopravvivenza dell’equipaggio del battello sinistrato.

In tutti questi settori le industrie italiane della subacquea sono all’avanguardia e la componente sommergibili caratterizza da sempre le marine più sviluppate ed efficienti del mondo. Non investire in sommergibili e sistemi di salvataggio moderni mette in pericolo la vita degli equipaggi, e alla fin fine fa perdere quelle capacità operative, acquisite in tanti anni di attività ed esperienza, una perdita che contribuisce alla perdita di sovranità da parte di uno Stato nelle proprie acque territoriali.

Caio Mussolini

 

in anteprima parte del relitto del sommergibile – Photo credit: Indonesia military

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Alcune delle foto presenti in questo blog possono essere state prese dal web, citandone ove possibile gli autori e/o le fonti. Se qualcuno desiderasse specificarne l’autore o rimuoverle, può scrivere a infoocean4future@gmail.com e provvederemo immediatamente alla correzione dell’articolo
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Enrico
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Enrico
02/05/2021 19:50

Analisi chiara e completa, purtroppo il prevenire piuttosto che curare, come si legge tra le righe, non ha quel peso/valore rispetto al risparmio così caro a certi paesi, Da ex marinaio ho collezionato più di un anno di temporanei imbarchi sui ns. battelli
Sauro e U212 e ne conservo un magnifico ricordo

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