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livello elementare
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ARGOMENTO: MARINARESCO
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: DIDATTICA
parole chiave: Nodi
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Nel tempo il saper fare nodi è diventata un’arte che ha portato a creare centinaia e centinaia di nodi anche complicati, ma … spesso inutili. Molto spesso ci troviamo nella necessità di far uso dei nodi sia nella quotidiana vita cittadina, che andando per mare e, talvolta, ci rendiamo conto dell’importanza del nodo solamente quando l’ormeggio della barca o del gommone non ha tenuto o quando il nodo si è sciolto.

dare volta ad una cima su una galloccia è una manovra semplice – autore KMJ File:Klampe 04 KMJ.jpg – Wikimedia Commons
Andando per mare i nodi assumono la loro importanza fondamentale e solo nella necessità ci rendiamo conto che è essenziale saper scegliere ed eseguire bene un nodo, facendolo rapidamente e con il minimo dei movimenti, in ogni condizione di tempo e di mare, di giorno o in assenza di luce. Però è fondamentale che il nodo sia anche agevole da sciogliere, velocemente e bene. Un nodo inadeguato o mal fatto o una eccessiva lentezza nell’esecuzione o nello scioglimento può comportare pericolo per sé e per gli altri.
Per ottenere questo è indispensabile imparare a memoria il nodo, cosa che è possibile solamente se viene provato e riprovato fino alla noia, fino a che non riesce in maniera automatica ed istintiva, cioè… ad occhi chiusi. Soltanto così i nodi non si trasformeranno in ostacoli nel momento del bisogno. Per i subacquei sono relativamente poche le occasioni di utilizzare i nodi. Possiamo aver la necessità di legare della attrezzatura al jacket, come le tabelle o la torcia, oppure assicurare l’attrezzatura a fine immersione a fianco del gommone, prima di salire a bordo, o recuperare qualcosa dal fondo legandolo ad una cima.
Lo scopo di questo articolo è di introdurre le caratteristiche dei diversi tipi di cime e presentare quei nodi essenziali ed indispensabili, fra i tanti esistenti che realmente possono trovare applicazioni pratiche e diffuse, permettendo di risolvere le più svariate situazioni nella vita quotidiana e nell’attività sportiva.
Le caratteristiche delle cime
Prima di descrivere i singoli nodi è necessario conoscere le corde nella loro struttura e per il materiale con cui sono costruite, allo scopo di poter scegliere quella più adatta all’uso desiderato. Per la struttura o la costruzione, le cime si dividono in due categorie:
CORDAME RITORTO
costituito da un fascio di filacce ritorte, chiamato filato o trefolo. Più trefoli ritorti tra loro, con torsione opposta a quella delle filacce, formano un legnuolo. Più legnuoli, solitamente da tre a cinque, uniti tra loro con torsione opposta a quella del legnuolo formano una cima ritorta. Questa corda ha come caratteristiche: maggior rigidità; mantiene la sezione rotonda; ottima resistenza all’usura; ottima resistenza al nodo; adatta a lavori gravosi.
CORDAME TRECCIATO
costituito generalmente da una anima di fibra vegetale o sintetica, che ha la funzione di conferire resistenza alla corda. L’anima è ricoperta da fili intrecciati che formano la calza, con funzione protettiva ed estetica. Le caratteristiche di questo tipo di corda sono: maggior morbidezza; si appiattisce aumentando la presa; non perde la resistenza finché non è intaccata l’anima; alcuni nodi si sciolgono troppo facilmente; più versatile e più maneggevole.
Anche il materiale utilizzato conferisce specifiche caratteristiche alle corde. Ormai quasi scomparse le corde in fibra vegetale, in commercio sono reperibili quasi solamente quelle in fibre sintetiche, per le quali vengono utilizzati normalmente i seguenti materiali:
– POLIETILENE
Materiale galleggiabile e di basso costo, non tiene al nodo, di scarsa resistenza, è scivoloso ed fortemente allungabile. Utilizzato normalmente per la sagola del pallone segna sub.
– POLIPROPILENE
Molto simile al polietilene, è solamente più resistente e con basso allungamento. E’ utilizzato come cima per il salvagente dei natanti e per grossi cavi.
– POLIAMMIDE
Conosciuto come nylon, perlon o lilion, possiede ottime caratteristiche di resistenza, usura e di tenuta ai nodi. Non galleggia.
– POLIESTERE
Conosciuto come terital, dacron o terylene, è il miglior materiale per confezionare corde ed il più caro. Non galleggia.
Quando si taglia una corda in sintetico si deve avere l’accortezza di eseguire un taglio netto con una lama affilata e di scaldare le parti terminali con una fiamma, in modo di fondere le materie plastiche, appiattendole quando sono ancora morbide con le dita inumidite o con la lama. Tale operazione è necessaria per evitare che la corda si sfilacci e divenga presto inutilizzabile.
Per le corde in vegetale e/o ritorte si deve invece procedere all’impalmatura, eseguendola con molta cura, facendo dei colli molto accostati uno all’altro e serrando con forza.
impalmatura semplice – Il senso di rotazione dell’impalmatura deve essere contrario al senso di rotazione della corda a treccioli; in questo modo l’impalmatura tende a stringere la corda garantendone la tenuta.
L’impalmatura deve essere di dimensioni circa quadrate e realizzata con lo stesso materiale della corda (sintetico con sintetico e vegetale con vegetale). Occorre inoltre lasciare un pò di corda a valle dell’impalmatura (almeno un centimetro) – immagine estratta da http://www.giocomania.org/
Terminologia
Il mondo dei nodi ha una sua terminologia particolare che è giusto conoscere, anche se non sarà molto usata in questa dispensa.
– Anima: è la parte interna delle corde trecciate, costituita da fibre parallele.
– Assuccare: stringere o mettere in tensione il nodo.
– Cavo: è sinonimo di corda (termine non usato in campo marinaresco) o cima o fune.
– Cima: un cordame di medio diametro.
– Collo: giro completo di un cavo intorno ad un oggetto. Il corrente ed il dormiente divaricano di 180°.
– Corrente: capo della cima che viene mosso, generalmente con la mano destra, e passato nelle varie asole per formare il nodo e su cui si esercita la trazione. E’ la parte attiva della cima.
– Doppino: ripiegamento di un cavo su se stesso, formando un occhiello.
– Dormiente: parte ferma della corda, generalmente trattenuta dalla mano sinistra che blocca il nodo di momento in momento, durante la formazione.
– Ganciato: è un nodo di facile scioglimento, ottenuto chiudendo il nodo con il corrente a doppino.
– Gomena: cavo di grosso diametro.
– Impiombatura: unione di due cavi intrecciando i legnoli.
– Impalmatura: legatura della parte finale del cavo affinché non si sfilacci.
Restate con noi … a presto un nuovo articolo sui nodi principali.
Marcello Polacchini
articolo pubblicato originariamente su www.marpola.it
in anteprima insieme di nodi File:Nodi asola e otto.png – Wikimedia Commons
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veneziano, classe ’52, ha ereditato la grande passione per il mare dal padre e dal nonno, entrambi Ammiragli della Marina Militare. Laureato in Giurisprudenza, ex dirigente d’azienda, in seguito libero professionista, ha abbandonato definitivamente l’attività lavorativa nel 2014 per dedicarsi esclusivamente alle sue grandi passioni: scrivere, leggere, viaggiare e immergersi. Per oltre vent’anni ha navigato in barca a vela, regatando anche come professionista in tutto il Mediterraneo. Abbandonata la vela agonistica, dalla metà degli anni ’90, dopo aver conseguito i necessari brevetti, si è dedicato all’immersione subacquea affiancando alla sua attività professionale quella d’istruttore e guida subacquea. Avendo alle spalle centinaia di immersioni, dal 2007 ha abbracciato la cosiddetta “subacquea tecnica”, immergendosi con miscele ternarie e con il rebreather a circuito chiuso e potendo così ampliare gli orizzonti delle sue esplorazioni. Per divulgare la sua passione per il mare dal 2004 gestisce il sito “marpola.it, interamente dedicato alla subacquea e ha scritto diversi articoli, racconti e libri in materia (“Da solo nel relitto”, Magenes Ed. 2009, “Ovunque c’è acqua”, Magenes Ed. 2011, “Il Ritorno”, E-book 2013).
Interessante, seguirò volentieri.