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livello elementare
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ARGOMENTO: ARCHEOLOGIA MARINA
PERIODO: II – I SECOLO a.C.
AREA: SICILIA
parole chiave: Soprintendenza del mare, Regione Sicilia, relitti, Li Vigni
Si è conclusa (fine estate 2020) un’importante campagna di indagine nelle acque di Catania per verificare lo stato di conservazione di due giacimenti archeologici subacquei, già rilevati negli anni passati.
La Soprintendenza del Mare, in collaborazione con il 3° Nucleo Subacqueo della Guardia Costiera di Messina. diretto dal comandante Giuseppe Simeone e supportato da mezzi nautici della Capitaneria di Porto di Catania e dell’Ufficio Circondariale Marittimo di Riposto, ha proceduto ad esplorare mediante un ROV i fondali di Capo Mulini e Ognina per monitorare e controllare il carico di due antichi relitti che vi erano inabissati in epoca romana.
In merito ai due relitti, il primo, segnalato nel 2009 e completamente rilevato nel 2016, giace su un fondale di circa 55 metri ed è caratterizzato dalla presenza di centinaia di anfore di cinque tipologie diverse, che contenevano probabilmente vino. Le anfore sono databili fra la fine del II secolo a.C. e la metà del I secolo a.C.
Il secondo relitto, conosciuto fin dal 1986, trasportava un carico di tegole rettangolari di grosso modulo (66 x 50 cm) con i bordi ad alette ripiegate e coppi semicircolari. I resti giacciono su un fondale di circa 40 metri molto vicino alla costa nei pressi di Ognina. Il relitto non è stato mai studiato in maniera scientifica per cui si è proceduto ad una valutazione dell’area di dispersione degli artefatti e alle condizioni di giacitura del carico, utilizzando le stesse modalità attuate per il primo relitto.
A coordinare le operazioni di indagine è stato l’archeologo della Soprintendenza del Mare Nicolò Bruno, supportato da Teresa Saitta, archeologa esterna e grande conoscitrice dei fondali catanesi che ha già al suo attivo altre collaborazioni con la Soprintendenza del Mare, e da Alessandro Barcellona, esperto subacqueo locale. A controllare il buon andamento dell’immersione è intervenuto direttamente il comandante del nucleo subacqueo della Guardia Costiera che ha messo a disposizione il ROV per verificare in situ le condizioni dei due relitti.
“Poter operare a quelle profondità con un veicolo munito di telecamera subacquea e monitor” ha commentato l’archeologo Nicolò Bruno “ci ha consentito di valutare le condizioni del giacimento archeologico e di indirizzare l’operatore ROV su aree particolarmente importanti per una più approfondita comprensione del relitto. Particolarmente preziosa si è rivelata anche in questo caso la collaborazione con il Nucleo Subacqueo della Capitaneria di Porto grazie alla quale, dopo anni dalla scoperta del relitto, è stato possibile verificare che il carico di anfore si mantiene abbastanza integro, come anche tutti gli elementi in piombo delle ancore e la tubazione plumbea relativa alla pompa di sentina lunga ben 4 metri, che sono rimasti nella stessa posizione di giacitura del 2016”.
“La scelta di effettuare una ricognizione sui due relitti è stata dettata anche dalla necessità di acquisire elementi utili a creare itinerari subacquei per un turismo particolare, considerato che nella zona vi sono diving che hanno tutte le caratteristiche per poter operare in profondità.
L’attività della SopMare, sostiene la Soprintendente del Mare, Valeria Li Vigni, è costantemente orientata alla ricerca, tutela e manutenzione degli itinerari e dei siti individuati che vengono protetti attraverso ordinanze di interdizione che provvediamo a richiedere alla Capitaneria di Porto. Il primo relitto, anche se posto a notevole profondità, è in condizione di essere visitato senza alcun intervento, poiché il carico anforario è visibile e ben conservato. Il relitto delle tegole, invece, come constatato dalla ricognizione e dalla documentazione prodotta, ha bisogno di una sostanziale pulitura che servirebbe a far emergere le numerose tegole che, anche se coperte da sabbia, appaiono essere impilate. In quest’ultimo caso non ci troviamo davanti a un vero e proprio scavo subacqueo, ma ad un intervento che, oltre a consentire una migliore fruizione, permetterebbe di studiare più approfonditamente il sito ritrovando elementi utili per una più precisa datazione della nave e del suo carico.“.
Fonte Sovrintendenza del Mare della Regione Sicilia
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ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. E’ docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione scientifica.
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