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livello elementare
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ARGOMENTO: FOTOGRAFIA
PERIODO: XX – XXI SECOLO
AREA: DIDATTICA
parole chiave: fotografia subacquea, modelle
Quali sono i fattori da considerare quando effettueremo delle fotografie subacquee alle nostre modelle o modelli? L’argomento è molto vasto e cercherò di riassumerlo affrontando i vari aspetti.
La sicurezza
Come in ogni attività, la sicurezza è fondamentale … non c’è ragione per sfidare la sorte per uno scatto. La modella e gli assistenti, come il fotografo, devono operare in totale sicurezza. In particolare, operando con freediver o con modelle senza autorespiratori deve essere previsto un assistente subacqueo di sicurezza.
L’attitudine della modella
La modella subacquea deve necessariamente possedere una attitudine a lavorare nell’acqua che purtroppo, non sempre deriva dall’esperienza personale.

foto effettuata durante un servizio di moda utilizzando come set un relitto a Bali – photo credit Benjamin Von Wong
Il controllo della respirazione e del movimento nel fluido è fondamentale al fine di evitare inutili sessioni. Esistono corsi di yoga e di rilassamento per facilitare il controllo del corpo e della respirazione. Un certo livello di sopportazione allo stress è necessario lavorando in un ambiente che, per ovvi motivi, differisce notevolmente da quello esterno. Un fattore non trascurabile, come in seguito vedremo meglio, è la temperatura dell’acqua che può essere fortemente limitante in quanto la modella, non indossando sempre la muta, potrebbe avere freddo con visibili segni sulla pelle e limitazioni della sua disponibilità fisica sul set.
L’ambiente acquatico
Foto realizzate in ambienti particolari come pozze d’acqua cristallina, cenote e grotte sono particolarmente suggestivi e forniscono possibilità creative straordinarie. Esistono però molti elementi da considerare. Una foto subacquea necessita di luce e di buona visibilità. In acqua dolce, ma non solo, esiste il fattore sedimento che può essere critico a causa del fenomeno del back scattering per cui la sospensione presente nel volume d’acqua riflette la luce sporcando l’immagine. E’ lo stesso fastidioso fenomeno che osserviamo quando, in serate di nebbia, guidando la nostra automobile accendiamo gli abbaglianti.

ambienti cristallini come i cenote sono fortemente suggestivi – foto di Christian Vizl McGregor – Quintana Roo, México.
Il contatto accidentale con il fondale può essere quindi catastrofico; in presenza di fango o di altro sedimento sciolto potrebbe essere una buona idea non indossare le pinne per ridurre il sollevamento di “nuvole” indesiderate che oscurerebbero il set. Il controllo dell’assetto diviene quindi fondamentale sia per il fotografo ed i suoi assistenti sia per la modella. Un corretto scatto richiede che i soggetti siano quanto più immobili e, in presenza di pesce ciò non può essere garantito. Altri fattori che richiedono una valutazione preventiva sono : il vento ed moto ondoso (a causa della loro influenza nel volume d’acqua), la temperatura dell’acqua (che condiziona l’eventuale vestiario che la modella dovrà indossare) e la presenza di creature marine (voluta o non voluta) che può invalidare lo scatto.
Luce ambiente e luce riflessa
La luce esterna al crepuscolo o in una giornata nuvolosa è a mio avviso preferibile in quanto più stabile. Teniamo conto che lavorando in profondità (ad esempio su un relitto), essa influenza l’illuminazione globale.
Ricordiamoci che la luce varia di colore a differenti lunghezze d’onda, dall’ultravioletto all’infrarosso, entrambe non visibili per cui la luce emessa dal sole, che conosciamo come “luce bianca”, è quindi l’insieme di una ampia gamma di tonalità di colore legate a differenti lunghezze d’onda.
Dalle nozioni di fisica apprese ai primi corsi di subacquea, sappiamo che quando la luce attraversa una massa d’acqua si ha un assorbimento delle diverse lunghezze d’onda partendo dall’infrarosso verso l’ultravioletto in funzione della profondità raggiunta. Questo fenomeno, noto come assorbimento selettivo, fa si che le varie componenti cromatiche della luce sono assorbite dall’acqua a profondità differenti. Ciò comporta che scattare foto in prossimità della superficie garantisce nel soggetto un tono della pelle migliore e facilita la fotografia (garantendo tempi più veloci). Scendendo in profondità. per mantenere i colori dovremo però usare delle luci artificiali di supporto.

assorbimento dei colori con la profondità http://de.wikipedia.org/wiki/Benutzer:AsbFile:LightUnderwater.JPG – Wikimedia Commons
In realtà nella fotografia creativa subacquea non basta solo correggere la luce
I fotografi devono utilizzare tutto ciò che è disponibile per trasformare immagini sbiadite e senza significatività in capolavori. Pannelli bianchi, come quelli usati in edilizia, per diffondere la luce e ridurre le ombre possono essere usati in piscine o in acque basse ma sono poco pratici a profondità maggiori dove l’uso del flash è necessario per poter restituire tonalità e colore alle immagini. In merito al loro uso, se ne consiglia un minimo di due (per la riduzione delle ombre) fino a cinque (ma esiste veramente un limite?). Non essendoci la possibilità di radiocomandare con un trigger gli altri strobe light sulla scena, il fotografo lo dovrà fare attraverso dei trigger ottici. Gli strobe dovranno essere collocati in posizione decentrata, lateralmente e leggermente posteriormente alla camera, per ridurre i fenomeni di back scattering.
Come per le foto esterne, i flash sono quindi spesso necessari per illuminare il soggetto, volendo mantenere la profondità di campo ed evitando quindi di ottenere delle foto piatte. Flash secondari, disposti sul set subacqueo, possono essere posizionati intorno alla scena per illuminare o dare risalto ad elementi naturali (classico il coralligeno, le paramuricee e le axinellae) e/o anche posteriormente al soggetto per dare un maggior contrasto con l’ambiente.
Il controllo della respirazione
Tra i segnali, che dovranno essere stabiliti a priori con la modella (come ”girati verso …”, ” assumi la posizione …”, “ rilascia i tuoi capelli “ etc.) ce ne è uno importantissimo ovvero ” trattieni il respiro“. A seguito di questo segnale la nostra modella dovrà concentrarsi per evitare di avere, al momento dello scatto, l’emissione di bolle di aria più o meno graziose che si potrebbero porre davanti al suo volto deformando l’immagine. Questo cercando (possibilmente) di non gonfiare le guance a “criceto”.
Il fotografo subacqueo conosce bene il problema dell’emissione delle bolle ma la neo modella dovrà essere ben istruita, in special modo se lavorerà in apnea. In questo caso, per evitare che la modella salga e scenda continuamente in superficie per riprendere aria (un’altra fonte di stress da considerare) nel set si può posizionare una bombola con la frusta del secondo stadio molto lunga (gestita da un assistente) che fornisca l’aria alla modella quando necessario. Senza arrivare a casi particolari come quello di Marina Kazankova, che riesce a restare in apnea per più di quattro minuti, la nostra modella, se in apnea, resterà sul set circa 90 secondi per cui il tempo utile per lo scatto sarà limitatissimo. Tenendo conto che spesso le modelle sono le nostre ragazze, figlie o consorti, cerchiamo di non esagerare per non creare tragedie familiari. Un approccio tranquillo aiuterà la modella ad integrarsi e gestirsi meglio.
L’abito di scena
Abbiamo accennato precedentemente come fattori fisici, come la temperatura dell’acqua possono influire sulla motivazione e prestazione della modella sott’acqua.
Se questo potrebbe non essere un problema per le modelle che indossano mute subacquee, e sono quindi ben protette contro il freddo, quelle indossanti abiti di scena, anche in acque relativamente calde, possono subire rapidamente un fastidioso raffreddamento termico che potrebbe influenzare il colorito della loro pelle. Inoltre, senza una protezione, per lo stesso motivo il tempo sul set verrebbe ridotto. Inoltre, nel caso la modella indossi un costume di scena, dovrà essere messa in grado di muoversi con fluidità nel set aiutandola nel suo ingresso in acqua e nei suoi spostamenti. Si possono anche ipotizzare sistemi per far creare all’abito curve armoniose che esaltino l’effetto onirico della foto. Per l’abito di scena si raccomandano abiti trasparenti, lunghi e leggeri per creare effetti eterei e di grande effetto scenico. Al di sotto dell’ “abito di scena”, una discreta zavorra, mascherata tra le pieghe dl tessuto, potrà aiutare la modella a mantenere una posizione corretta nel set. In foto particolari, la modella viene “vincolata” con cavi trasparenti a delle strutture in modo da facilitare la sua posizione. Personalmente questo trucco mi lascia perplesso; tali soluzioni devono essere valutate soprattutto in relazione alla sicurezza della modella nel set in caso di emergenza. Non c’e’ foto che valga una vita.
Nel caso la modella indossi l’attrezzatura subacquea, se da un lato le problematiche inerenti la temperatura siano minori, il controllo dell’assetto in acqua diventa un requisito professionale ineludibile. Sebbene questo derivi dall’esperienza subacquea pregressa, non sempre si hanno a disposizione subacquei con sufficiente padronanza della loro galleggiabilità. Per chi volesse avvicinarsi a questa professione, si consiglia l’effettuazione di corsi di peak buoyancy (controllo dell’assetto) per raffinare le tecniche di mantenimento dell’assetto neutro alle diverse profondità.
Per oggi mi fermo qua … con un breve filmato sul making di un servizio fotografico di Benjamin Von Wong, un valente fotografo canadese.
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Potrete scoprirne di più su : http://www.vonwong.com/blog/underwate…
Video by Chindian Boy Studios: http://chindianboy.smugmug.com/
Ma torneremo presto a parlare di fotografia subacquea, intervistando modelle e professionisti del settore.
Andrea Mucedola
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Alcune delle foto presenti in questo blog possono essere state prese dal web, citandone ove possibile gli autori e/o le fonti. Se qualcuno desiderasse specificarne l’autore o rimuoverle, può scrivere a infoocean4future@gmail.com e provvederemo immediatamente alla correzione dell’articolo
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ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare.