Siamo tutti collegati nella biosfera del pianeta Terra e più conosciamo più ci rendiamo conto dell’incredibile serie di connessioni che esistono tra tutte le molteplici forme di vita che si sono evolute sperimentando, in centinaia e centinaia di milioni di anni, incredibili adattamenti: la missione del WWF è difendere questa straordinaria ricchezza della vita che è la base stessa della nostra sopravvivenza, il nostro pianeta vivente (one planet living). Il caffè della mattina e la fusione dei ghiacci artici hanno in comune il global warming potential, ovvero il potere di riscaldamento globale di un prodotto alimentare: si tratta della quantità totale di “CO2 equivalente” generata per poter produrre, trattare, confezionare e trasportare il prodotto stesso.
Quali sono le conseguenze delle nostre azioni quotidiane sull’ecosistema Terra? In che modo l’energia che produciamo o la nostra alimentazione influenzano la biodiversità? Sono domande fondamentali per misurare lo stato di salute del nostro One Planet Living, il nostro Pianeta Vivente. Per questo da anni il WWF promuove percorsi di coinvolgimento rivolti a cittadini, imprese e istituzioni per analizzare la propria “impronta” sulla natura, e trovare soluzioni concrete che rendano meno insostenibile questo peso. Dobbiamo infatti essere consapevoli del fatto che ogni prodotto e ogni filiera di produzione trascinano con sé un vero e proprio “zaino ecologico” di energia e di risorse consumate. Bisogna fare in modo che questo zaino diventi sempre più leggero dipende da ciascuno di noi.
Biodiversità
Un’enorme varietà di geni, specie ed ecosistemi. Tutti legati tra loro, tutti indispensabili: la biodiversità è un patrimonio universale inestimabile, frutto di tre miliardi e mezzo di anni di evoluzione. Quanto è stato perso: dal 1970 al 2008 un declino di quasi il 30%.
Il WWF ha messo a punto un indice per misurare il trend dello stato generale della biodiversità. Si chiama LPI (Living Planet Index, Indice del Pianeta vivente) i cui risultati vengono pubblicati ogni due anni nel Living Planet Report. Nell’ultima edizione (2012) l’Indice del Pianeta vivente fa registrare un declino di circa il 28% delle popolazioni di vertebrati. Sono state prese in esame oltre 9.000 popolazioni di 2.688 specie di mammiferi, uccelli, rettili, anfibi e pesci.
L’indice del Pianeta vivente è un indicatore composito che misura le variazioni di dimensione delle popolazioni di specie selvatiche, allo scopo di indicare i trend nello stato generale della biodiversità globale. Tra i casi più eclatanti di declino, citati dal Report WWF, il caso del tonno rosso (“Sin dagli anni ’70 livelli di pesca non sostenibili hanno causato una catastrofica diminuzione di questa popolazione”) e dell’albatro urlatore (Diomedea exulans), uccello marino che ha subìto un rapido declino molto probabilmente a causa del cosiddetto by catch, cioè la cattura accidentale che avviene con i palangari, lenze munite di centinaia di ami.
Drammatico il caso delle tigri, le cui popolazioni sono diminuite del 70% negli ultimi 30 anni, a causa del bracconaggio e della perdita di habitat. Vicinissimi all’estinzione i delfini di fiume che vivono nei fiumi più grandi del mondo, mentre il merluzzo atlantico – sono sempre numeri del Living Planet Report – ha subito una riduzione media del 74% negli ultimi 50 anni. Per fortuna sono in ripresa le popolazioni di lontra in Europa.
NdR: Sta all’Uomo far si che che la biodiversità venga conservata
Pensiamo al futuro per le generazioni a venire
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Siamo tutti parte dello stesso sistema
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