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livello elementare
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ARGOMENTO: STORIA DELLA NAVIGAZIONE
PERIODO: IV – XV SECOLO DC
AREA: DIDATTICA
parole chiave: stelle, costellazioni, direzione, navigazione costiera
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Le conoscenze del moto delle costellazioni consentì ai navigatori antichi non solo di apprezzare la direzione del moto delle loro navi ma anche di “mettere su carta” venti e mari predominanti in funzione delle stagioni. Nacquero le cartografie descrittive che produssero portolani di rara bellezza. La tipologia dei fondali forniva utili informazioni per gli ancoraggi che venivano riportate nei portolani. Come sempre conoscere era potere. La mappatura costiera e delle isole si estendeva alla rete viaria al fine di fornire ai commercianti le informazioni necessarie per i loro spostamenti.
estratto della tavola Peutingeriana – sulla sinistra la penisola italica -CC-BY-3.0-RS – Tabula Peutingeriana Serbia.jpg – Wikimedia Commons
Famosa la Tabula Peutingeriana, una copia del XIII secolo di una antica mappa romana che mostra le strade e le principali città dell’Impero romano. Consisteva in dodici pergamene, di cui una si è perduta, che mostrano una rete di 200.000 km di strade, 555 città e 3.500 altre caratteristiche geografiche, rappresentando l’intero impero romano dal Portogallo alle rotte per orientali.
In epoca romana le attrezzature nautiche si evolsero raggiungendo una sofisticazione notevole, considerando i materiali disponibili. Le navi erano già dotate di pompe di sentina per svuotare l’acqua che vi penetrava, le vele erano impiegate con maggiore competenza consentendo diverse andature ed anche la propulsione remiera fu ottimizzata.
una delle navi di Nemi – Fonte Museo delle navi di Nemi – photo credit @andrea mucedola
Con la caduta dell’impero romano i mari tornarono ad essere insicuri, ma la navigazione mercantile continuò. Di fatto le reti commerciali, già molto floride dai tempi di Augusto, erano ormai un’esigenza sociale e contribuivano al benessere di tutti i popoli. Il mare era diventato uno strumento primario di prosperità, tutto sommato più sicuro ed efficiente delle rotte terrestri e vennero incrementate le tecnologie costruttive per renderle più adatte alle nuove esigenze.
I cosiddetti barbari del Nord penetrarono nel Mediterraneo e, lentamente, si romanizzarono, comprendendo il vantaggio di continuare ad usare un sistema burocratico che aveva funzionato per oltre quattro secoli. Una cosa interessante è che essi, pur non avendo potuto godere dello scambio informativo con altri popoli avevano sviluppato delle conoscenze nautiche notevoli.
Tra di essi vanno menzionati i Norreni, erroneamente chiamati Vichinghi, popoli del mare provenienti per lo più dalla Scandinavia che si stabilirono nel Nord Europa, e nelle isole britanniche e dell’Atlantico settentrionale dal 750 al 1050 d.C.. Sebbene alcuni di loro erano guerrieri dediti alla pirateria ed alle razzie, i Vichinghi, i Norreni erano per lo più commercianti, abili navigatori in grado di attraversare migliaia di chilometri di mare aperto tra la loro terra natale e l’Islanda, fino a raggiungere la sconosciuta Groenlandia. Come navigavano attraverso l’oceano senza avere strumenti di navigazione? Come si orientavano?
In genere il Sole, la luna e le stelle gli fornivano le direzioni dove navigare ma le condizioni meteorologiche non erano sempre ottimali. Nella nebbia e con un cielo nuvoloso questi corpi celesti non erano visibili, e su lunghi tratti, una deviazione di pochi gradi dal percorso pianificato, poteva significare mancare completamente la destinazione prevista.
In realtà, la loro capacità di spostarsi su grandi distanze fa comprendere che erano tutt’altro che primitivi. Conoscevano l’uso della meridiana con la quale potevano localizzare il nord geografico lungo la latitudine 61° Nord da maggio ad agosto … naturalmente se il Sole era visibile.
Tutto quello che dovevano fare era tenere il disco del quadrante orizzontale con il Sole e ruotarlo attorno al suo asse verticale (coincidente con l’asse dello gnomone) finché la punta dell’ombra dello gnomone non raggiungeva la corrispondente incisione sul quadrante. Per poter individuare la posizione del Sole anche in condizioni di cattiva visibilità, cosa non rara a quelle latitudini, usavano dei cristalli di calcite che chiamavano le pietre del Sole. Ruotandoli riuscivano a identificare la direzione del Sole impiegando il fenomeno fisico chiamato polarizzazione. Queste pietre furono menzionate in diverse fonti scritte tra il XIII e il XIV secolo in Islanda.
in anteprima scafo della nave di Nemi – photo credit @andrea mucedola
fine parte II – continua
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PARTE I PARTE II PARTE III

ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con numerosi Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare. Fa parte del Comitato scientifico della Fondazione Atlantide e della Scuola internazionale Subacquei scientifici (ISSD – AIOSS).