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livello elementare
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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XX SECOLO
AREA: SAGGIO
parole chiave: I guerra mondiale, Regia Marina italiana
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E’ con piacere che pubblichiamo la recensione dell’ultima opera di Renato Scarfi, ufficiale pilota della Marina militare (riserva), dedicata all’impegno della Regia Marina Italiana durante la Grande Guerra.

Regia Nave Brin
Nell’immaginario collettivo, quando si parla di Prima Guerra Mondiale, si immaginano sanguinosi combattimenti terrestri, i gas, l’indicibile tormento della vita in trincea o il gelo delle montagne innevate. Il pregevole libro si dedica alla dimensione marittima di quella guerra, erroneamente trascurata nella grande maggioranza dei testi di storia e spesso descritta come secondaria, privilegiando una lettura “terrestre” degli eventi. Nel saggio, viene invece dimostrato come la guerra sul mare fu tutt’altro che secondaria rispetto a quella in trincea. Il volume (di ben 430 pagine) vuole attirare l’attenzione dell’appassionato di storia, ma non solo, proprio su questi aspetti, guardando e raccontando gli eventi politici e le scelte strategiche operate dai diversi attori da un punto di vista marittimo.
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Scarfi evidenzia come la Prima Guerra Mondiale fu per gran parte provocata dalla rivalità sui mari e risolta dall’esercizio del potere marittimo dell’Intesa. La tesi dell’autore è che prima ancora che si scatenasse il conflitto, quelli che si stavano delineando come i futuri opposti schieramenti, si confrontarono duramente sul mare con la “diplomazia delle cannoniere”, per assicurarsi la libertà di navigazione e il libero accesso alle fonti di materie prime.
Dopo lo scoppio delle ostilità, il dominio dei mari da parte dell’Intesa e dei suoi alleati (tra cui non secondario fu il ruolo dell’Italia) di fatto recise i collegamenti tra le colonie e le Potenze Centrali, in modo che queste non potessero più disporre di regolari rifornimenti, causando la loro sconfitta per esaurimento delle risorse. In tale ambito, il ruolo strategico dell’Italia fu estremamente rilevante, nonostante l’esiguità dei mezzi e la relativa modestia delle risorse.
Nel corso del duro confronto, mentre le Marine di superficie tedesca e asburgica rimanevano per la maggior parte del tempo rintanate tremebonde nei loro porti per paura di subire, in un eventuale scontro diretto, perdite insopportabili, mentre la Marina francese vagava per il Mediterraneo con l’unico effetto di aumentare l’entropia dell’universo (basti ricordare le “tranquille” crociere in Mediterraneo delle unità tedesche Goeben e Breslau e il siluramento di una nave francese in pattugliamento nel canale d’Otranto), solo due Marine compresero effettivamente cosa andava fatto per vincere quella guerra, che era il forte segnale di un cambiamento epocale del mondo, come fino ad allora organizzato: la marina britannica e quella italiana.
Chi le guidava al tempo comprese subito che in quella guerra, del tutto nuova e fatta di reciproco logoramento, uno scontro diretto delle squadre navali non avrebbe deciso le sorti del conflitto ma che, probabilmente, avrebbe potuto prolungarlo di anni. Con molta saggezza e lungimiranza, coloro che avevano la responsabilità di quelle due Marine decisero, anche affrontando duri dibattiti interni, di applicare un blocco navale che alla fine risulterà devastante per Berlino e Vienna. La pressione del potere marittimo fu un processo lento, che richiese grande pazienza e capacità di sopportazione. Alla fine, gli Imperi Centrali persero, non essendo stati sconfitti militarmente e senza che neanche un centimetro del loro territorio fosse conquistato, proprio per effetto dello strangolamento prodotto dalla mancanza di rifornimenti. Una mancanza di rifornimenti che fu causata dall’efficace esercizio del potere marittimo da parte delle flotte dell’Intesa.

Regia Marina Italiana prima guerra mondiale da wikipedia
Secondo l’autore, vanno evidenziati tre eventi che possono rappresentare il tentativo di “smuovere” una situazione sostanzialmente statica, ma che stava lentamente soffocando le Potenze Centrali:
– la battaglia dello Jutland, che vide coinvolte un numero enorme di unità navali e che si risolse in una vittoria tattica tedesca (i Britannici videro affondare quasi il doppio delle tonnellate perse dai tedeschi e subirono quasi il triplo delle perdite umane), evidenziandone la superiorità tecnica nel tiro, ma una vittoria strategica dei Britannici, dato che da quel momento la flotta di superficie di Guglielmo II rimase rintanata nei propri inattaccabili porti;
– la guerra sottomarina, che nel Mare del Nord e in Atlantico mise in seria crisi l’Intesa, impreparata a fronteggiare la nuova minaccia e che, a causa della mancanza di una strategia interforze delle Potenze Centrali (ad esempio, le operazioni subacquee dei tedeschi non furono praticamente mai sostenute da operazioni navali di superficie e queste non appoggiarono mai gli eventi terrestri), i sommergibili tedeschi furono lasciati soli a combattere una guerra senza sostanziale speranza di vittoria;
– la guerra in Adriatico, che vide un solo disperato tentativo della flotta asburgica di rompere l’assedio. Sappiamo bene come andò a finire: incontrarono sul loro cammino un certo Luigi Rizzo, a cui non mancavano certo coraggio, competenza ed equipaggi alla sua altezza. La sua azione, ancora oggi ricordata dalla Marina Militare italiana ogni 10 giugno, bloccò ogni ulteriore iniziativa del nemico, fino a causare addirittura degli ammutinamenti da parte degli equipaggi austriaci.

ammiraglio Paolo Thaon de Revel
Per quanto riguarda l’Italia, la lungimiranza e la visione strategica dell’ammiraglio Thaon de Revel permise la “copertura” del fianco a mare dello schieramento dell’Esercito italiano dopo la rotta di Caporetto, impedendo di fatto che l’avversario pensasse a uno sbarco nell’area veneziana (quindi alle spalle dello schieramento italiano, con le intuibili conseguenze), e bombardando dal mare le avanguardie austriache durante la loro avanzata, ritardandone il contatto con gli Italiani e consentendo, in sostanza, di consolidare la nostra linea difensiva. Dopo un anno, da quella stessa linea difensiva estrema, le nostre truppe ripartirono per arrivare a Vittorio Veneto. Inoltre, la Regia Marina italiana rese disponibili dei reparti di fucilieri di marina per la difesa dell’area veneziana da terra: era nato il Battaglione San Marco.
Essendo rivolto ad un pubblico eterogeneo, il libro impiega un linguaggio accessibile, riducendo al minimo indispensabile i termini tecnici. In merito ai principali scontri navali, tenendo ben presente lo scopo del libro (guardare gli avvenimenti “dall’alto” in modo da dare una lettura strategica degli eventi) nel testo sono evitate descrizioni dei particolari tattici, per evitare di distogliere il lettore dal quadro generale. Particolari non sempre di facile comprensione, che spesso richiedono una cultura specifica professionale ma che possono essere comunque approfonditi con manuali specifici.

l’eroica azione di Premuda da parte di Rizzo – quadro del Claudus
Scarfi sottolinea come quella guerra di fatto cambiò il mondo, il suo sistema sociale e i relativi equilibri geopolitici ed economici. Interessante la tesi per cui le conseguenze strategiche di quel conflitto siano palpabili tutt’oggi. Una per tutte: l’avvento degli Stati Uniti sulla scena mondiale. Le innovazioni tecnologiche fornirono nuove e più letali armi ai contendenti. Per limitarsi all’ambito del libro, si ricordano il sommergibile, che dimostrò immediatamente la propria efficacia, e l’aereo, del quale molti compresero immediatamente l’utilità anche per la guerra sul mare. Peccato che le giuste intuizioni di Thaon de Revel e gli insegnamenti strategici di quella guerra furono dimenticati quando si profilò la possibilità di una nuova devastante guerra mondiale, vent’anni dopo.
In estrema sintesi, il libro, suddiviso in tre parti, ripercorre con cura gli eventi politico-marittimi precedenti allo scoppio delle ostilità, gli aspetti strategici dei principali scontri navali e illustra le principali ripercussioni politico-strategiche del conflitto. Un racconto che presenta un grande affresco politico e strategico che va dal 1860 al 1920.
A 100 anni dalla fine della guerra, il messaggio che il libro vuole trasmettere è che gli aspetti marittimi influirono in maniera determinante sia sull’esplosione del conflitto che sulle successive vicende terrestri e che la Grande Guerra, ancora oggi, ha ancora molto da insegnare a chi desidera comprenderne le motivazioni reali, per evitare di compiere gli stessi errori. In definitiva il libro dimostra come la prima Guerra Mondiale fu certamente conclusa dagli eserciti, a prezzo di immani perdite e sofferenze, ma essa fu sostanzialmente vinta dalle marine militari, il cui esercizio del potere marittimo, nel Mare del Nord come in Adriatico, si dimostrò scelta strategica fondamentale per la vittoria in una lunga guerra di reciproco logoramento. Non ultimo, voglio menzionare la prefazione del Capo Ufficio Storico della Marina e l’autorevole introduzione dell’ammiraglio Pier Paolo Ramoino, noto agli studiosi di storia navale perché ha diretto per anni l’Istituto di Guerra Marittima ed è ora Vice-Presidente del Centro Studi Strategici Internazionali dell’Università di Firenze, docente di Studi Strategici presso l’Accademia Navale di Livorno e cultore della materia presso la Cattedra di Storia delle Relazioni Internazionali dell’Università Cattolica del S. Cuore a Milano. Un opera di pregio che consiglio a tutti gli appassionati di Storia Navale.
dell’autore potete leggere
Libri
– Cortigiani, esperienze semiserie sulla meritocrazia che non c’è (Europa Edizioni, 2014, 154 p.)
– Il cuore oltre il traguardo, esperienze semiserie di un podista-turista (Felici Editore, 2016, 115 p.), prefazione di Giovanni Malagò, Presidente del C.O.N.I.
– Aspetti marittimi della Prima Guerra Mondiale (Felici Editore, 2018, 450 p.), prefazione del Capo Ufficio Storico della Marina Militare, presentazione del Contrammiraglio Ramoino, Vicepresidente del Centro Studi Strategici Internazionali dell’Università di Firenze
– Il terrorismo jihadista (Europa Edizioni, 2019, 185 p.), prefazione del Gen. C.A. Roberto Bernardini, già Comandante di Vertice delle Forze Operative Terrestri dell’Esercito Italiano
Articoli e dossier
– Considerazioni sulla Partnership for Peace (Informazioni della Difesa n. 3/1995)
– L’Islàm (Supplemento a Informazioni della Difesa n. 6/1995)
– Il fondamentalismo islamico (Rivista marittima marzo 1996)
– Gerusalemme (Rivista marittima novembre 1996)
– Le operazioni di pace nel nuovo ordine mondiale (Informazioni della Difesa n. 2/1997)
– Mediterraneo (Rivista marittima giugno 1997)
– Europa e Medio Oriente (Rivista marittima marzo 1998)
– Origini e sfide del fondamentalismo islamico (Rivista marittima novembre 1998)
– L’Islàm (Informazioni della Difesa n. 5/2001)
– Conflitto israelo-palestinese (Informazioni della Difesa n. 4/2002)
– Le Organizzazioni regionali arabo-islamiche 1 (Informazioni della Difesa n. 5/2004)
– Le Organizzazioni regionali arabo-islamiche 2 (Informazioni della Difesa n. 1/2005)
– Le Organizzazioni regionali arabo-islamiche 3 (Informazioni della Difesa n. 3/2005)
– Le Organizzazioni regionali arabo-islamiche 4 (Informazioni della Difesa n. 4/2005)
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