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livello elementare
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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: ROMA
AREA: DIDATTICA
parole chiave: ammiragli romani
Popolo di navigatori ma anche di guerrieri sul mare
Durante la prima guerra punica Roma cominciò a considerare l’importanza di creare uno strumento militare navale a protezione delle sue rotte commerciali e contrastare la potenza marittima più importante del Mediterraneo: Cartagine. Creare una flotta non fu facile, non si trattava di costruire solo delle navi ma di creare la mentalità del combattimento per mare. In seguito la flotta (classis) fu organizzata in modo da poter operare in modo permanente nel mar Mediterraneo e sui principali fiumi dell’Impero romano (Danubio) fino a tutto il V secolo dopo Cristo, quando il crollo dell’Impero portò la flotta alla rovina. Per quanto molti detrattori cercano di vedere nella flotta romana un compito di contorno all’esercito, senza la sua flotta militare il popolo romano non avrebbe mai potuto raggiungere la grandezza del suo Impero.
L’intelligenza e pragmatismo romano intravide l’importanza di conseguire il potere marittimo sulle rotte mediterranee ma anche al di fuori delle colonne di Ercole.
L’esigenza di mantenere aperto il flusso via mare dei rifornimenti vitali dell’Urbe (l’annona) risale proprio al VI a.C., quando i Romani si dovettero confrontare contro i pirati etruschi che intercettavano le navi mercantili. e, nel IV secolo contro gli Anziati, una guerra che dovette avere un certo risalto in quanto i rostri delle loro navi furono portati a Roma ad adornare il Foro. I Romani, dopo averli sconfitti ne sequestrarono le navi per impedire future incursioni. Ma le esigenze di avere uno strumento militare marittimo fu talmente sentito che nel 312 a. C. venne creata una magistratura marittima dello Stato: i “duumviri navali”, che venivano eletti dal popolo ed incaricati dell’allestimento e delle riparazioni della flotta. A questa data si fa normalmente riferimento per la nascita dello strumento marittimo.

Planeaux, C. (2016, September 30). The Delian League, Part 6: The Decelean War and the Fall of Athens (413/2-404/3 BCE). World History Encyclopedia – https://www.worldhistory.org/article/955/the-delian-league-part-6-the-decelean-war-and-the/
L’allargamento del teatro operativo per la difesa dei propri interessi commerciali e l’affermazione politico militare portò Roma ad organizzare la flotta per compiere missioni di ricognizione, sorveglianza, proiezione e stabilizzazione delle regioni marittime dell’Impero. La sconfitta di Cartagine, all’epoca unica potenza marittima del Mediterraneo, portò Roma ad una supremazia assoluta e a raggiungere, anche per mare, la pax romana voluta da Augusto. I libri scolastici riportano poche informazioni sulla flotta romana e, ancor meno, dei suoi ammiragli. Oggi raccontiamo la storia di tre di loro che passarono alla storia per il loro valore sul mare con o contro Roma, in una lotta senza fine per il potere. A questi grandi ammiragli fu riconosciuto l’onore dell’effige sulle monete, a memoria del loro valore e della potenza di Roma sul mare.
Sesto Pompeo Magno Pio
Figlio più giovane di Pompeo Magno, dopo la sconfitta di Gneo Pompeo a Munda, riorganizza le forze di Pompeo in Spagna. Invitato da Lepido nel 43 a.C. a Roma, assume il titolo di “Praefectus Classis et orae marittimae“. Caduto in disgrazia nell’agosto dello stesso anno, a causa del mutamento politico, organizza la flotta a Massalia e si spinge fino in Sicilia, divenendone l’assoluto padrone.
Nei primi mesi del 42 a.C. sconfigge la flotta di Ottaviano al Comando di Salvidieno Rufo ed inizia una guerra di corsa tra la Sicilia e l’Italia meridionale. Alle sue forze si unisce Staio Murcus, separatosi dalla forza navale di Ahenobarbus. Nel 40 a.C., con un colpo di mano, occupa la Corsica e la Sardegna, iniziando il blocco delle rotte di approvvigionamento del grano per Roma. A seguito dell’incontro con i Triumviri a Miseno nel 39 a.C. viene riconosciuto Proconsole delle tre isole maggiori, in cambio della libertà di transito per le navi annonarie. Tale carica fu abrogata nel 37 a.C. dopo l’incontro di Taranto e lo stesso fu sconfitto dalla flotta di Ottaviano, al Comando di Marco Vispanio Agrippa, nella battaglia di Nauloco (36 a.C). Di Nauloco, per la sua importanza, parleremo con un articolo a parte, ma va sottolineato che la disfatta di Sesto Pompeo segnò la definitiva sconfitta dei partito pompeiano e della sua opposizione al Secondo triumvirato. Sesto Pompeo diresse in un primo tempo a Messana, lasciando il Comando della città a Plennio, e salpò in seguito con diciassette navi verso Mitilene per congiungersi ad Ahenobarbus e riorganizzare la flotta. Raggiunto dalle truppe antoniane venne però ucciso in Bitinia da un ufficiale di Antonio (35 a.C.).
Cneo Domizio Ahenobarbus
Ahenobarbus prese il comando delle forze navali di Pompeo Magno nella primavera del 49 a.C. ed occupò il porto logistico e strategico di Massilia (Marsiglia). Sospettato di simpatia verso gli uccisori di Cesare, nel 42 a.C., si unisce con cinquanta navi in Adriatico, per il controllo delle linee dei rifornimenti contro Ottaviano. In qualità di Praefectus classis (Prefetto della flotta) sconfigge la flotta repubblicana di Domizio Calvinus con il concorso delle navi di Staio Murcus.
L’incarico di Praefectus classis venne creato in sostituzione dei Pretori che avevano un compito più politico che militare. I Prefetti della flotta erano responsabili della gestione effettiva delle flotte mentre quella delle unità navali era affidata a Comandanti subordinati, certamente più esperti. La figura del Prefaectus classis apparve per la prima volta durante le guerre puniche. |
Dopo la sconfitta di Filippi, Ahenobarbus riunisce la sua flotta di settanta navi e due legioni e pone sotto assedio, dal mare, le città dell’Adriatico ed in particolare Brundisium (l’attuale Brindisi). Nel 40 a.C. si riavvicina ad Antonio che lo nomina Proconsole del Ponto e della Bitinia. A seguito della rottura tra Antonio ed Ottaviano, 32 a.C., con Caio Sosio, Ahenobarbus raggiunge Marco Antonio ad Efeso, dove tenta di far allontanare Cleopatra dalla condotta dell’esercito. Molti soldati, disgustati dalla condotta di Antonio, offrirono inutilmente il comando ad Ahenobarbus che, pur sofferente da forti febbri, raggiunse con una piccola nave Ottaviano. Ma non partecipò alla battaglia di Azio, poiché morì pochi giorni dopo.
La sua vana ricerca di un primo piano politico risalta nelle sue monete dove si nota un eccessivo ingrandimento di alcuni particolari per sottolinearne l’importanza nel campo navale militare. Nella sua monetazione, di alto contenuto marinaro, compare spesso la parola IMP (Imperator), titolo che si narra venne gridato dai suoi marinai al momento dell’incontro con le navi antoniane dopo la vittoria del 42 a.C. contro la flotta di Calvinus.
Marcus Vipsanius Agrippa
Abile Comandante per terra e per mare, intelligente organizzatore politico, intimo amico di Ottaviano fin dalla giovinezza, Marcus Vipsanius Agrippa viene ricordato come un uomo di altissime qualità umane. Una fama che gli sopravvisse dato che la sua immagine, con la corona rostrata, comparve dalla monetazione augustea a quella di Domiziano. Divenuto comandante della flotta a soli ventisette anni, dopo essersi distinto nella campagna del 41-40 a.C. contro Lucio Antonio e durante la guerra gallica, iniziò la sua carriera come Console per la Marina costruendo il porto di Puteoli, l’attuale Pozzuoli.
Agrippa fu un visionario e comprese l’importanza di scavare un canale di collegamento tra il mare ed il Lago Averno per la gestione delle merci arrivate via mare. Inoltre fece allestire nuove navi nei bacini di carenaggio costruiti all’interno del porto (Portus Ivlivs), addestrando gli equipaggi su panche di legno, in analogia con quanto già accaduto per la prima guerra punica. Possiamo dire che in Agrippa si ritrovano le due doti fondamentali di un ammiraglio: visione e capacità operativa.
Le navi di Agrippa, rappresentate sul rilievo di Palestrina ora conservato nei Musei Vaticani, erano di piccole dimensioni, dotate di piccole tughe poppiere e prodiere sulle quali prendevano posto i frombolieri ed i soldati armati di giavellotti. Al di sotto restavano, in attesa dell’arrembaggio, i legionari di marina che sovrastavano un ponte inferiore dove prendevano posto i rematori. Queste navi, chiamate Liburnae, di relativamente piccole dimensioni, si distinguevano dalle trireme per l’alta manovrabilità che le rese protagoniste nelle battaglie navali di Agrippa.
Tra i più celebri scontri ricordo la battaglia di Actium del 31 a.C. dove Agrippa sconfisse l’imponente flotta di Marco Antonio e di Cleopatra con una tattica navale che era già stata sperimentata a Nauloco. Essa si basava sull’impiego di una variante dei corvi inventati da Caio Duilio: l’harpax. Tale arma era costituita da un palo di legno di circa tre metri di lunghezza, ricoperto da lamiere di ferro, alle quali erano fissati due anelli. Al primo era connesso un gancio di ferro per arpionare le navi avversarie mentre all’altro una lunga fune. Giunte in prossimità dell’avversario, le navi lanciavano l’arpago tramite una catapulta contro la nave avversaria, attirandola poi tramite un verricello a sé per l’arrembaggio.

rostro navale della battaglia delle Egadi, usato per sfondare gli scafi nemici – credit GUE – Sovrintendenza del mare siciliana
La nave nemica, impedita nella manovra, veniva messa a fuoco con proiettili incendiari scagliati dai frombolieri dall’alto delle tughe. Plutarco ci riporta che Marco Antonio nello scontro perse circa 300 navi e fu poi costretto a riparare disordinatamente all’interno del porto. La battaglia di Azio, al di là dello scontro navale, può essere considerato il primo scontro navale moderno. Agrippa operò strategicamente tagliando i rifornimenti marittimi di Antonio che fu quindi costretto ad uscire in mare e accettare la battaglia. Altro scontro di rilievo fu contro Sesto Pompeo a Nauloco dove, con grande abilità, riuscì a bloccare le navi avversarie e, dopo una lotta lunga e sanguinosa, riuscì ad affondarne 28 perdendone solo tre. Sebbene destinato a succedere ad Ottaviano, che era divenuto Augusto nel 27 a.C., Agrippa morì prima di lui nel 12 a.C. passando alla storia come uno tra i più grandi ammiragli che servirono Roma.
Andrea Mucedola

ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare.