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  Address: OCEAN4FUTURE

Come pianificare l’immersione subacquea

Reading Time: 5 minutes

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livello elementare
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ARGOMENTO: SUBACQUEA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: NA
parole chiave: didattica
.

Adoro i piani ben riusciti” diceva Hannibal Smith del famoso A-Team. Come subacquei dovremmo fare nostra questa frase in quanto una buona pianificazione è sempre alla base di immersioni sicure e piacevoli..

Il primo punto per una corretta pianificazione è decidere gli obiettivi. Questi dovranno essere ragionevoli e proporzionali alle possibilità dei subacquei coinvolti in termini di esperienza, capacità, e disponibilità di materiali. Per quanto possa sembrare una banalità, bisogna inoltre evitare di avere obbiettivi contrastanti. Ad esempio, se lo scopo dell’immersione è di esplorare un relitto sarebbe inopportuno aggiungere a questo obbiettivo altri, come testare un nuovo scooter subacqueo o la macchina fotografica appena acquisita. Testare nuova attrezzatura dovrebbe infatti essere l’obbiettivo di specifiche immersioni da effettuarsi in ambienti tranquilli,  che permettono al subacqueo di concentrarsi al meglio sul test. Come sempre, fare troppe cose insieme non va bene

le immersioni sui relitti necessitano di un’attenta pianificazione

Nel caso di obbiettivi complessi è spesso meglio dividere le operazioni in più immersioni in modo da ridurre il carico di lavoro per ogni singola operazione. Facendo riferimento all’esempio precedente (l’esplorazione di un relitto) una serie di immersioni potrebbero essere dedicate all’osservazione delle parti esterne per passare quindi all’individuazioni di possibili punti di ingresso e finalmente iniziare la fase più complessa dell’esplorazione dei suoi interni.

Stabiliti gli obbiettivi bisogna identificare le risorse necessarie, sia in termini di personale coinvolto che di materiali. I componenti del team subacqueo devono essere scelti con cura, garantendo che ognuno abbia capacità ed esperienza adeguate al tipo di operazione da compiere. Come abbiamo sottolineato tante volte, in un team è il membro con meno esperienza e capacità che condiziona il risultato finale. In alcune situazioni bisogna considerare la presenza di personale di supporto come, ad esempio, l’equipaggio della barca appoggio.

la complessità di certe operazioni richiede un gran numero di strumenti il cui utilizzo deve essere pre-pianificato precedentemente

La scelta delle attrezzature include sia i materiali necessari per l’immersione subacquea (SCUBA) sia quelli necessari per le specifiche attività.  Ad esempio se si dovranno fare delle misure dovranno essere predisposti gli strumenti necessari. Scoprire di essere partiti senza la strumentazione necessaria è una sorpresa non gradita. A volte il problema può essere ancora più banale. Pesate alle batterie  dei vostri strobe o alle carte memoria.

Per quanto riguarda la configurazione subacquea questa deve essere adatta alla tipologia di immersione pianificata. Ad esempio, il consumo stimato  delle miscele necessarie durante le varie fasi dell’immersione è un’informazione necessaria ed essenziale per stabilire il numero delle bombole da trasportare. Inoltre, per quanto concerne le dotazioni individuali, i subacquei dovrebbero avere configurazioni il più possibile simili e avere ottima conoscenza delle reciproche attrezzature in modo da essere in grado di intervenire rapidamente e più efficacemente in caso di emergenza.


Le esigenze legate ai materiali, come ad esempio fotocamere e video camere, devono essere sempre valutate nel loro impatto sull’immersione in termini di pesi, ingombro e complessità di utilizzo. Una volta identificati obbiettivi e risorse bisogna pianificare le varie fasi dell’immersione, considerando la profondità massima e tempo di fondo stabilito. Nel caso sia necessaria una sosta decompressiva si deve decidere se i gas necessari verranno trasportati dai subacquei o saranno disponibili ad un punto predeterminato. In questo secondo caso è ovviamente essenziale che tutti i subacquei siano assolutamente certi di poter raggiungere in autonomia la quota decompressiva dove le bombole aggiuntive sono state collocate. Sebbene oggi i computer subacquei siano divenuti di uso comune ed abbiano un’ottima affidabilità, in fase di pianificazione è bene identificare un sistema alternativo per gestire l’immersione in caso di avaria dei computer.

L’uso di tabelle, commerciali o personalizzate, è anche un ottimo sistema per “ragionare” sui parametri dell’immersione e per essere consapevoli dell’impegno necessario in termini di tempi e profondità. Ricordiamoci sempre che non basta avere con noi delle tabelle decompressive … servirà annotare il tempo di entrata in acqua ed avere con noi il vecchio ma sempre utile orologio. Una buona pianificazione dovrebbe anche includere dei punti “go-no-go” al passaggio delle fasi critiche dell’immersione. Ad esempio, durante i controlli a 3/5 metri; se un’anomalia viene identificata si è ancora in tempo per emergere, risolverla per poi subito dopo ricominciare l’immersione.

Un altro punto consigliato è il raggiungimento della profondità massima; ricordiamoci che un problema scoperto in fase iniziale può essere più facilmente controllato e risolto. Il raggiungimento del massimo tempo di fondo previsto o della minima riserva d’aria prevista sono altri due punti critici.

Nella pianificazione pre-immersione bisogna anche considerare le condizioni meteorologiche ed ambientali che si incontreranno.
Lo stesso sito d’immersione può presentare difficoltà molto diverse legate alle fasi stagionali, di marea o meteorologiche. La possibilità che le condizioni ambientali possano mutare durante l’immersione non è un’ipotesi tanto rara durante la giornata. Ad esempio, esistono aree dove al cambio della marea si associano forti correnti. In questi casi occorre pianificare la tempistica d’immersione in funzione delle tabelle di marea, prediligendo le fasi di stanca quando le correnti sono più deboli.

Nonostante tutte le nostre migliori intenzioni è sempre possibile che qualcosa non vada come previsto. Per questo motivo occorre aver pianificato delle soluzioni alternative.
Ad esempio, stabilire obbiettivi secondari, nel caso quelli primari non siano raggiungibili, e definire un piano di emergenza da attivare in caso di necessità. Questo dovrebbe includere il migliore sistema di comunicazione con il personale sanitario, la disponibilità in sito di personale  addestrato per il primo soccorso e procedure standard da attivare.

Per quanto possa sembrare ovvio, una volta che abbiamo definito il nostro piano in tutti i suoi dettagli è essenziale seguirlo.
Deviazioni dalle procedure concordate andrebbero sempre evitate perché generano confusione nel team e perché è probabile che azioni dettate dall’impulso del momento non siano quelle più adatte e logiche. Il metodo osserva, orientati, decidi e agisci è sempre valido.

Giorgio Caramanna
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