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Biogeografia del Mediterraneo

Reading Time: 6 minutes


livello elementare
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ARGOMENTO: ECOLOGIA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: DIDATTICA
parole chiave: biogeografia, Mar Mediterraneo

 

Con il termine “biogeografia” viene indicata la disciplina che studia la distribuzione geografica degli animali e delle piante, indagando sulle origini di tale distribuzione. In Mediterraneo si trovano principalmente organismi di origine atlantica, dal momento che il nostro mare è, di fatto, un immenso golfo collegato all’oceano attraverso lo stretto di Gibilterra. Rispetto all’oceano, però, il Mar Mediterraneo presenta molte peculiarità la cui origine va ricercata nelle vicissitudini geologiche che hanno portato alla sua formazione. Tra le molte specie atlantiche possiamo trovare organismi ad affinità fredda, caratteristici delle coste del nord Europa e penetrati in Mediterraneo durante le Ere glaciali, ed organismi ad affinità calda, tipici delle coste africane ed arrivati durante i periodi interglaciali.

Peltaster placenta

Gli uni e gli altri sono in massima parte scomparsi rimanendo segregati in aree del bacino con particolari caratteristiche di temperatura delle acque. Tra gli organismi ad affinità fredda possiamo ricordare lo scampo (Nephrops norvegicus) e la stella spinosa (Marthasterias glacialis); organismi ad affinità calda sono, ad esempio, la donzella pavonina (Thalassoma pavo) e la stella pentagono (Peltaster placenta).

Thalassoma pavo

Molti animali e vegetali atlantici, una volta isolati dalle popolazioni di origine e sottoposti a nuove condizioni ambientali, sono evoluti in specie nuove andando a costituire endemismi, cioè specie esclusive del bacino. Alcuni endemismi mediterranei non hanno, però, origine atlantica, ma derivano direttamente dalla fauna e dalla flora originaria del grande paleoceano Tetide, da cui è evoluto il Mediterraneo, sopravvivendo a drammatiche vicissitudini geologiche, tra le quali anche un quasi completo disseccamento.

NdR. Il Mediterraneo si originò da un unico enorme oceano chiamato Tetide che, circa 250 milioni di anni fa,  separava il blocco continentale settentrionale (Laurasia) da quello meridionale (Gondwana). Dopo l’apertura dell’Oceano Atlantico, avvenuta nel Cretaceo, il Tetide congiunse l’oceano appena nato con il più vecchio Indo-Pacifico. Durante l’orogenesi del Miocene (circa 10 milioni di anni fa), si formò l’istmo di Suez, che separò il Mediterraneo dall’Indo-Pacifico. In seguito, verso la fine del Miocene (circa 6 milioni di anni fa), si chiuse anche il collegamento con l’attuale Atlantico, e il Mediterraneo diventò un grande lago chiuso. Il conseguente bilancio idrico negativo determinò il suo quasi totale prosciugamento, provocandone la trasformazione in una serie di grandi laghi evaporitici, durante la cosiddetta “crisi di salinità” del Messiniano, che portò all’estinzione del biota Tetideo. Con la riapertura dello Stretto di Gibilterra all’inizio del Pliocene (5 milioni di anni fa), quello che sarebbe diventato il Mar Mediterraneo fu ripopolato da specie marine di origine atlantica e la sua fisionomia biogeografica diventò quella di una provincia atlantica. I grandi laghi che si erano formati nei punti più depressi, a seguito di cataclismi, cambiamenti climatici con severe glaciazioni  nonchè fenomeni vulcanici, ricevettero una gigantesca cascata di acqua che inondò l’intero bacino mediterraneo, facendo nascere un nuovo mare. Una cosa analoga successe anche ad oriente e nacque il mar Nero, Parliamo di Ere lontane. L’Uomo, Homo sapiens, vi arrivò molto più tardi, intorno a 100.000 anni fa.  estratto da abc terra 

Le invasioni aliene
Nella seconda metà del XX secolo, il Mar Mediterraneo si arricchì anche di specie di origine indopacifica, penetrate in parte attraverso il Canale di Suez (migrazione lessepsiana intesa come ingresso la stabilizzazione di specie animali e vegetali dal Mar Rosso nelle acque del Mar Mediterraneo attraverso il Canale di Suez), ma soprattutto introdotte dall’Uomo, sia volontariamente, per scopi di allevamento e pesca, sia involontariamente, attaccate alle chiglie di imbarcazioni, nelle acque di zavorra delle navi o associate ad altre specie importate.

Una nuova specie (originaria delle coste atlantiche americane) il granchio tropicale (Percnon Gibbesi) ritrovato, nel 2016, sui fondali delle acque delle Isole Eolie e, dopo qualche mese, anche a Portofino in Liguria. Lo scorso anno la Società Italiana di Biologia Marina (S.I.B.M.) ha calcolato che dalle coste Italiane sono state segnalate almeno 186 specie esotiche, di cui 55 vegetali e 131 animali, senza considerare gli orgasmi unicellulari. 

Alcune specie aliene sono dannose per l’ambiente e, in alcuni casi, potenzialmente pericolose per l’Uomo come il pesce palla maculato (Lagocephalus sceleratus), un pesce di origine tropicale altamente tossico al consumo

Riassumendo, possiamo oggi riconoscere in Mediterraneo due principali gradienti: il primo orizzontale, che vede una preponderanza di specie atlantiche nel settore occidentale e mediterranee in quello orientale, il secondo verticale, che mostra specie ad affinità fredda distribuite soprattutto nelle aree più settentrionali e specie ad affinità calda in quelle meridionali. Tale schema di massima è poi modificato da situazioni locali particolari e da una continua evoluzione negli areali degli organismi, nonché dall’arrivo casuale delle specie introdotte. La Toscana, la Corsica e la Sardegna da un punto di vista biogeografico possono essere inserite nella provincia calda del Mediterraneo centrale, comprendente fra l’altro le Baleari. Tale zona, posta al centro del bacino occidentale del Mediterraneo, è caratterizzata dalla presenza di molte specie termofile, cioè ad affinità calda. Le specie di origine atlantica sono preponderanti, ma appaiono ben rappresentate anche specie tipicamente mediterranee, con percentuali da considerare alte nella regione geografica considerata. 

La Posidonia oceanica rappresenta un paleo endemismo del Mediterraneo – photo credit andrea mucedola

Il termoclino e la circolazione delle acque
La presenza delle specie è quindi legata, almeno in origine, alla temperatura del mare. Cerchiamo ora di comprendere meglio la circolazione delle acque. La grande massa di acqua che costituisce i mari e gli oceani è in continuo movimento e va incontro a continui cambiamenti delle caratteristiche fisiche. Il principale motore dei movimenti delle acque di mari e oceani è il riscaldamento solare. Secondo uno schema di massima, gli strati superficiali delle aree tropicali si riscaldano, la loro densità diminuisce e scorrono sopra gli strati freddi più densi fino alle aree artiche dove si raffreddano e, essendo più salate, divengono più dense, si approfondano e ritornano verso i tropici come correnti di fondo. Le masse oceaniche subiscono però anche le forze legate ai venti e alle maree e sono influenzati dalla rotazione terrestre e dalla conformazione dei fondali e dei continenti circostanti. Il risultato è un sistema complesso di circolazione delle acque, che rende il regime delle correnti estremamente differente da un bacino all’altro.

Uno dei fenomeni fisici più importanti per la vita degli organismi acquatici è la costituzione del termoclino, cioè della linea di separazione tra le acque superficiali più calde e quelle profonde più fredde.

andamento del termoclino nell’arco dell’anno

Nelle zone tropicali questa situazione persiste durante tutto l’anno, mentre nei mari temperati come il Mar Mediterraneo il termoclino è stagionale, inizia a formarsi in primavera, raggiunge la massima profondità di 40-50 metri a fine estate e scompare di nuovo a fine autunno.
La presenza del termoclino durante i mesi estivi influenza notevolmente la vita degli organismi costieri. Infatti, molti pesci prediligono stazionare negli strati più caldi, variando la profondità col cambiare della stagione; altri organismi, come coralli e gorgonie, non sopportano variazioni di temperatura e la loro distribuzione è legata alla profondità raggiunta dal termoclino. Per quest’ultima categoria di organismi, variazioni di temperatura dei mari o cambiamenti di profondità e di durata del termoclino rappresentano fattori limitanti che possono portare anche ad estese morie. Nei mesi invernali, nel Mar Mediterraneo, si osservano condizioni di omotermia, ovvero si osserva che la temperatura delle acque marine rimane, in genere, costante dalla superficie al fondo, stabilizzandosi intorno ai 12-13 gradi centigradi.

La distribuzione delle gorgonie (qui una Leptogorgia sarmentosa) è legata alle correnti e al termoclino

Questo avviene perché gli scambi con l’oceano Atlantico attraverso lo Stretto di Gibilterra permettono l’ingresso solo di acque oceaniche superficiali. Nei mesi estivi, certe aree sono caratterizzate da acqua più fredda legata a correnti di risalita generate da venti che agiscono lungo particolari morfologie costiere, riportando in superficie acque profonde ricche di nutrienti. Esse favoriscono la produzione del fitoplancton e rendono particolarmente produttive le aree interessate da questo fenomeno.
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Luigi Piazzi

 

 

 

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