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livello elementare
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ARGOMENTO: EMERGENZE AMBIENTALI
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: PIANETA
parole chiave: progresso ecosostenibile, salvaguardia biodiversità, Papa Francesco
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È una «Giornata mondiale di preghiera per la cura del Creato» particolare quella che si è celebrata domenica 1 settembre. Istituita dal Papa nel 2015, l’iniziativa di quest’anno precede di poche settimane il Sinodo speciale dei vescovi su «Amazzonia: nuovi cammini per la Chiesa e per una ecologia integrale» che si terrà in Vaticano dal 6 al 27 ottobre e che sottolinea quanto Papa Francesco tenga ad una «conversione ecologica» della Chiesa.
Il suo messaggio, trasmesso dai media sulla protezione degli oceani, afferma con forza «Preghiamo in questo mese perché i politici, gli scienziati e gli economisti lavorino insieme per la protezione dei mari e degli oceani» «la Creazione è un progetto dell’amore di Dio all’umanità» e oggi gli oceani, che custodiscono «la maggior parte dell’acqua del pianeta e anche la maggior varietà di esseri viventi», sono «minacciati da diverse cause».
Papa Francesco non si ferma agli oceani, fonte di vita e di speranza, ma si rivolge alla protezione di alcune aree chiave del pianeta dal bacino del Congo, alle barriere coralline, fino alla foresta dell’Amazzonia, componente fondamentale dell’ecosistema terrestre. Un’ecologia integrale che richiami ad una responsabilità comune e in cui l’economia deve servire all’Uomo e non derubarlo delle sue risorse. Un invito ad una rinascita interiore che non veda l’ecologia e l’ambientalismo come strumenti subdoli per raccogliere voti ma siano patrimonio di tutti come lo è il Creato. Nella sua contemplazione, Papa Francesco ricorda le parole del Salmo: «Quante sono le tue opere, Signore! Le hai fatte tutte con saggezza; la terra è piena delle tue creature» (Sal. 104, 24). Nell’enciclica Laudato sì, il Papa non si ferma ad una visione contemplativa ma entra in gioco sottolineando che la percezione della minaccia grava sulla biodiversità, «per causa nostra migliaia di specie non daranno gloria a Dio con la loro esistenza, né potranno comunicarci il loro messaggio. Non ne abbiamo il diritto» (n.33).
Non a caso nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium si sottolineava che «mediante la nostra realtà corporea, Dio ci ha unito tanto strettamente al mondo che ci circonda, che (…) possiamo lamentare l’estinzione di una specie come fosse una mutilazione» (n.215): la perdita di biodiversità è una delle espressioni più gravi della crisi socio ambientale che ci sta colpendo in tutto il pianeta. L’Uomo, infatti, ha egoisticamente alterato l’ambiente modificando il territorio, sfruttando senza raziocinio le specie animali, cambiando i cicli naturali.
Le minacce alla biodiversità si possono riassumere nell’alterazione e perdita degli habitat, nell’inquinamento cieco e irrazionale di vaste aree del pianeta, nella mancanza di visione politica per affrontare pragmaticamente i cambiamenti climatici e nel sovra sfruttamento delle risorse marine ma anche terrestri. La lettera del Papa è quindi un forte richiamo ad una maggiore responsabilità affinché possa esistere un futuro.
Per completezza e corretezza riportiamo di seguito il messaggio di Sua Santità Papa Francesco per la Giornata mondiale di preghiera per la cura del Creato – 1 settembre 2019.
Cari fratelli e sorelle!
In questa Giornata di Preghiera desidero anzitutto ringraziare il Signore per il dono della casa comune e per tutti gli uomini di buona volontà che si impegnano a custodirla. Sono grato anche per i numerosi progetti volti a promuovere lo studio e la tutela degli ecosistemi, per gli sforzi orientati allo sviluppo di un’agricoltura più sostenibile e di un’alimentazione più responsabile, per le varie iniziative educative, spirituali e liturgiche che coinvolgono nella cura del creato tanti cristiani in tutto il mondo.
Dobbiamo riconoscerlo: non abbiamo saputo custodire il creato con responsabilità. La situazione ambientale, a livello globale così come in molti luoghi specifici, non si può considerare soddisfacente. A ragione è emersa la necessità di una rinnovata e sana relazione tra l’umanità e il creato, la convinzione che solo una visione dell’uomo autentica e integrale ci permetterà di prenderci meglio cura del nostro pianeta a beneficio della presente e delle future generazioni, perché «non c’è ecologia senza un’adeguata antropologia» (Lett. enc. Laudato si’, 118).
In questa Giornata Mondiale di Preghiera per la cura del creato, che la Chiesa Cattolica da alcuni anni celebra in unione con i fratelli e le sorelle ortodossi, e con l’adesione di altre Chiese e Comunità cristiane, desidero richiamare l’attenzione sulla questione dell’acqua, elemento tanto semplice e prezioso, a cui purtroppo poter accedere è per molti difficile se non impossibile. Eppure, «l’accesso all’acqua potabile e sicura è un diritto umano essenziale, fondamentale e universale, perché determina la sopravvivenza delle persone, e per questo è condizione per l’esercizio degli altri diritti umani. Questo mondo ha un grave debito sociale verso i poveri che non hanno accesso all’acqua potabile, perché ciò significa negare ad essi il diritto alla vita radicato nella loro inalienabile dignità» (ibid., 30).
L’acqua ci invita a riflettere sulle nostre origini. Il corpo umano è composto per la maggior parte di acqua; e molte civiltà, nella storia, sono sorte in prossimità di grandi corsi d’acqua che ne hanno segnato l’identità. È suggestiva l’immagine usata all’inizio del Libro della Genesi, dove si dice che alle origini lo spirito del Creatore «aleggiava sulle acque» (1,2).
Pensando al suo ruolo fondamentale nel creato e nello sviluppo umano, sento il bisogno di rendere grazie a Dio per “sorella acqua”, semplice e utile come nient’altro per la vita sul pianeta. Proprio per questo, prendersi cura delle fonti e dei bacini idrici è un imperativo urgente. Oggi più che mai si richiede uno sguardo che vada oltre l’immediato (cfr Laudato si’, 36), al di là di «un criterio utilitarista di efficienza e produttività per il profitto individuale» (ibid., 159). Urgono progetti condivisi e gesti concreti, tenendo conto che ogni privatizzazione del bene naturale dell’acqua che vada a scapito del diritto umano di potervi accedere è inaccettabile.
Per noi cristiani, l’acqua rappresenta un elemento essenziale di purificazione e di vita. Il pensiero va subito al Battesimo, sacramento della nostra rinascita. L’acqua santificata dallo Spirito è la materia per mezzo della quale Dio ci ha vivificati e rinnovati, è la fonte benedetta di una vita che più non muore. Il Battesimo rappresenta anche, per i cristiani di diverse confessioni, il punto di partenza reale e irrinunciabile per vivere una fraternità sempre più autentica lungo il cammino verso la piena unità. Gesù, nel corso della sua missione, ha promesso un’acqua in grado di placare per sempre la sete dell’uomo (cfr Gv 4,14) e ha profetizzato: «Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva» (Gv 7,37). Andare a Gesù, abbeverarsi di Lui significa incontrarlo personalmente come Signore, attingendo dalla sua Parola il senso della vita. Vibrino in noi con forza quelle parole che Egli pronunciò sulla croce: «Ho sete» (Gv 19,28). Il Signore chiede ancora di essere dissetato, ha sete di amore. Ci chiede di dargli da bere nei tanti assetati di oggi, per dirci poi: «Ho avuto sete e mi avete dato da bere» (Mt 25,35). Dare da bere, nel villaggio globale, non comporta solo gesti personali di carità, ma scelte concrete e impegno costante per garantire a tutti il bene primario dell’acqua.
Vorrei toccare anche la questione dei mari e degli oceani. È doveroso ringraziare il Creatore per l’imponente e meraviglioso dono delle grandi acque e di quanto contengono (cfr Gen 1,20-21; Sal 146,6), e lodarlo per aver rivestito la terra con gli oceani (cfr Sal 104,6). Orientare i nostri pensieri verso le immense distese marine, in continuo movimento, rappresenta, in un certo senso, anche un’opportunità per pensare a Dio che costantemente accompagna la sua creazione facendola andare avanti, mantenendola nell’esistenza (cfr S. Giovanni Paolo II, Catechesi, 7 maggio 1986).
Custodire ogni giorno questo bene inestimabile rappresenta oggi una responsabilità ineludibile, una vera e propria sfida: occorre fattiva cooperazione tra gli uomini di buona volontà per collaborare all’opera continua del Creatore. Tanti sforzi, purtroppo, svaniscono per la mancanza di regolamentazione e di controlli effettivi, specialmente per quanto riguarda la protezione delle aree marine al di là dei confini nazionali (cfr Laudato si’, 174). Non possiamo permettere che i mari e gli oceani si riempiano di distese inerti di plastica galleggiante. Anche per questa emergenza siamo chiamati a impegnarci, con mentalità attiva, pregando come se tutto dipendesse dalla Provvidenza divina e operando come se tutto dipendesse da noi.
Preghiamo affinché le acque non siano segno di separazione tra i popoli, ma di incontro per la comunità umana. Preghiamo perché sia salvaguardato chi rischia la vita sulle onde in cerca di un futuro migliore. Chiediamo al Signore e a chi svolge l’alto servizio della politica che le questioni più delicate della nostra epoca, come quelle legate alle migrazioni, ai cambiamenti climatici, al diritto per tutti di fruire dei beni primari, siano affrontate con responsabilità, con lungimiranza guardando al domani, con generosità e in spirito di collaborazione, soprattutto tra i Paesi che hanno maggiori disponibilità. Preghiamo per quanti si dedicano all’apostolato del mare, per chi aiuta a riflettere sui problemi in cui versano gli ecosistemi marittimi, per chi contribuisce all’elaborazione e all’applicazione di normative internazionali concernenti i mari che possano tutelare le persone, i Paesi, i beni, le risorse naturali – penso ad esempio alla fauna e alla flora ittica, così come alle barriere coralline (cfr ibid., 41) o ai fondali marini – e garantire uno sviluppo integrale nella prospettiva del bene comune dell’intera famiglia umana e non di interessi particolari. Ricordiamo anche quanti si adoperano per la custodia delle zone marittime, per la tutela degli oceani e della loro biodiversità, affinché svolgano questo compito responsabilmente e onestamente.
Infine, abbiamo a cuore le giovani generazioni e per esse preghiamo, perché crescano nella conoscenza e nel rispetto della casa comune e col desiderio di prendersi cura del bene essenziale dell’acqua a vantaggio di tutti. Il mio auspicio è che le comunità cristiane contribuiscano sempre di più e sempre più concretamente affinché tutti possano fruire di questa risorsa indispensabile, nella custodia rispettosa dei doni ricevuti dal Creatore, in particolare dei corsi d’acqua, dei mari e degli oceani.
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Dal Vaticano, 1° settembre 2018
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FRANCESCO
Grazie Santo Padre per queste parole che spero tocchino il cuore anche di quelli che dovrebbero preoccuparsi del bene comune con politiche ecosostenibili a salvaguardia del nostro pianeta e delle sue creature.
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