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livello elementare
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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XVIII SECOLO
AREA: MAR MEDITERRANEO
parole chiave: John Jervis, HMS Victory, Mediterranean Fleet
Marco Mostarda ci racconta oggi i particolari dell’affondamento della HMS Le Courageux, citando le parole dell’ammiraglio John Jervis. Una storia di mare poco conosciuta.

Claude Joseph Vernet, Il Naufragio, 1772. National Gallery of Art, Washington DC
Il 1 giugno del 1795 sir John Jervis, futuro Lord St. Vincent, veniva promosso al grado di Admiral of the Blue e nominato a capo della Mediterranean Fleet in sostituzione del viceammiraglio William Hotham. Il nuovo comando, assegnatogli a sette mesi di distanza dalla cessione del precedente a capo della Leeward Islands Station, teneva conto del serio deterioramento della salute dell’ammiraglio nel corso dei due anni di servizio attivo nelle Indie Occidentali, principalmente spesi in appoggio alla spedizione di Charles Grey contro le Antille Francesi.

HMS Lively dopo una gloriosa carriera, il 20 agosto 1810, mentre scortava un altro convoglio a Malta, si arenò sulle rocce vicino a Point Coura, a Malta; nessuna vita fu persa. I lavoratori del cantiere navale di La Valletta tentarono il disincaglio senza successo. Alla fine fu abbandonata come relitto dopo essere stata privata di qualcosa di utile o di valore. La corte marziale denunciò il comandante per aver navigato troppo vicino alla riva e rimproverò l’ufficiale di guardia … altri tempi.
Dopo il lungo periodo di convalescenza trascorso in patria Jervis si imbarcava così a Portsmouth sulla fregata da 32 cannoni HMS Lively, giungendo nella baia di San Fiorenzo (Corsica) il successivo 3 dicembre ove, ricevuto il comando della Mediterranean Fleet da William Hotham, decideva di alzare le proprie insegne sul vascello da 104 cannoni HMS Victory. Alternandosi fra gli ancoraggi offerti dalla Corsica (invasa dagli inglesi nel 1794) e dall’isola di Minorca, John Jervis si adoperò per mantenere un blocco ravvicinato della base di Tolone sin quando, con la firma del secondo trattato di Sant’Ildefonso del 19 agosto 1796 ed il conseguente ingresso in guerra della Spagna al fianco della Francia, ed a seguito della vittoriosa campagna del 1796-97 di Napoleone in Italia settentrionale, la posizione britannica nel Mediterraneo non si configurò come oramai insostenibile.
Avendo il 2 novembre del 1796 completato l’evacuazione della Corsica, prendendo a bordo delle sue 15 navi di linea le truppe e gli approvvigionamenti della piazza di Bastia, ed essendo sotto la minaccia della flotta combinata franco-spagnola dopo l’arrivo a Tolone dell’ammiraglio Don Juan de Langara per dare man forte alla squadra del contrammiraglio Pierre Charles de Villeneuve, Jervis salpò da Punta Mortella, giungendo al riparo della Rosia Bay di Gibilterra il successivo 11 dicembre 1796.

ammiraglio John Jervis in un ritratto eseguito da Lemuel Abbott
A partire da quel giorno non una sola nave da guerra britannica rimaneva nel Mediterraneo, il cui completo controllo passava così nelle mani dei franco-spagnoli. Otto giorni dopo la Mediterranean Fleet veniva sorpresa al proprio ancoraggio da un violento fortunale, che provocò il naufragio del due ponti da 74 cannoni HMS Courageux. Ma non solo. La stessa sorte rischiarono altre due unità navali britanniche: il due ponti da 80 cannoni HMS Gibraltar ed il due ponti da 74 HMS Culloden.
Un documento storico e navale importante
La lettera, di cui si offre di seguito la traduzione integrale, venne spedita il 19 dicembre dall’ammiraglio John Jervis all’allora Primo Lord dell’Ammiragliato George Spencer, 2nd Earl Spencer, descrivendo in dettaglio le circostanze del naufragio della HMS Courageux. Così si concludeva la rimarchevole carriera di quel vascello di linea già francese, l’HMS (Le) Courageux, varato nel 1753 a Brest e catturato il 13 agosto del 1761 al largo di Vigo dall’HMS Bellona durante la cosiddetta azione di Capo Finisterre, per poi essere reimmesso in servizio con la Royal Navy.
“Mio Signore,
quello che segue è il miglior resoconto che sia riuscito a mettere insieme circa il miserevole fato della Courageux [1]. Il più intelligente dei cinque uomini ripescati dalla lancia della Niger sostiene che, quando la Culloden iniziò ad arare dopo aver gettato l’ancora nella Rosia Bay, egli udì una conversazione fra il primo tenente ed il master sul cassero, da cui risultò la decisione di mantenersi nello Stretto [The Gut] fino al mattino seguente; e [sostiene] che l’equipaggio era duramente all’opera per liberare le aste ed i ponti dalle botti vuote, inchiodandole nella stiva, e per stringere le vele di gabbia che si erano squarciate, sino alle otto della sera, quando furono dati ordini al nostromo di fischiare l’inizio del turno di cena, non essendo l’equipaggio sceso sottocoperta dalla colazione sino a quell’ora. Il tenente Ainslie (il quale, prima di allora, non era mai stato messo di guardia) venne lasciato sul ponte di coperta come vedetta, mentre il primo tenente, il master e gli altri ufficiali presero a rifocillarsi. Poco dopo le nove la terra fu avvistata di prora e Mr. Ainslie, invece di mettere la barra sopravvento ed allentare le scotte, mandò a chiamare sottocoperta il primo tenente ed il master per informarli del pericolo. Mr. Burrows, che sebbene ufficiale esperto era un uomo nervoso, ebbe allora una crisi isterica, mentre il master si cimentava in ogni sforzo per far poggiare la nave. Era però troppo tardi, poiché il bompresso si schiantò contro la scogliera mentre la nave, che stava andando a gettarsi contro costa, girò la prua sino a trovarsi parallela alla riva: allora l’albero maestro cadde fuori bordo e molto velocemente essa si spezzò in due tronconi. Una delle guardie della lancia udì le voci del primo tenente e del master sulle scale del cassero di poppa, insieme a molte altre, e l’ultimo suono udito fu un angoscioso urlo provenire da quella gente. Mr. Burrows era stato educato sotto la mia guida ed era un uomo di grande talento (nato sulla spuma del mare, figlio di un vecchio tenente e cittadino di Oreston, sul Catwater), mancante solo di una robusta costituzione. Mr. Morton, il master, è considerato uno dei migliori di cui disponiamo. Il capitano Hallowell lo aveva portato con sé dal suo precedente comando, sulla Lowestoft, ed aveva in alta considerazione le sue cognizioni e la sua capacità di giudizio. La mia conclusione, pertanto, è che la corrente, che varia di giorno in giorno, avesse sospinto la nave verso sud più velocemente di quanto egli fosse consapevole; e l’aria era così densamente nebbiosa, ed il cielo tanto scuro, che non videro la linea costiera, sebbene montuosa, sino a quando non furono a ridosso di essa.
Ho l’onore di essere, col massimo rispetto,
il fedele e obbediente servitore di Vostra Signoria
J. Jervis
HMS Victory, al largo di Capo san Vincenzo”
[1] Si segue la prassi della lingua inglese per cui un bastimento, sia esso civile o militare, è sempre di genere femminile. Nella lingua italiana le navi militari sono sempre maschili mentre il femminile è riservato alle navi mercantili civili. Questo evita che si possano confondere navi con lo stesso nome.
![]() The Moonlight Battle off Cape St. Vincent 16 January 1780 by Richard Paton Il compito principale di John Jervis fu quello di controllare la flotta spagnola a Cadice. La sua vittoria maggiore si ebbe nella battaglia di Capo San Vincenzo (16 gennaio 1780), ottenuta anche grazie alla compattezza delle sue unità tenute insieme sia da una disciplina ferrea, che non risparmiava frustate e impiccagioni, sia da brillanti e audaci Comandanti come Horatio Nelson (al comando della HMS Captain). John Jervis lasciò temporaneamente il comando nel 1799, a causa di gravi motivi di salute, ma lo riassunse l’anno seguente. Gli venne assegnato il titolo di Conte di St. Vincent e divenne Primo Lord dell’Ammiragliato nel 1801, mantenendo il comando della flotta del canale della Manica dal 1806 al 1807 per poi ritirarsi nel 1811. Gli venne conferito il titolo di Ammiraglio della Flotta in occasione dell’incoronazione di re Giorgio IV. ndr. estratto da wikipedia |

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