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livello elementare
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ARGOMENTO: PROTAGONISTI DEL MARE
PERIODO: XX SECOLO
AREA: OCEANO ATLANTICO – MAR MEDITERRANEO
parole chiave: storia navale, sommergibili
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Il conte Carlo Fecia di Cossato nacque a Roma da una nobile famiglia piemontese, sostenitrice della monarchia sabauda, che vantava di aver servito dal XI secolo Biancamano, capostipite dei Savoia con il nome Fesch, da cui il nome Fecia che riportava nel suo motto gentilizio “Ex optimo vino etiam faeces” ovvero dall’ottimo vino anche la feccia.
Seguendo le orme del padre, capitano di vascello, dopo aver completato gli studi al Regio Collegio militare di Moncalieri, Carlo Fecia di Cossato frequentò la Regia Accademia Navale di Livorno dalla quale uscì nel 1928 con il grado di guardiamarina per essere imbarcato sul Regio incrociatore Ancona.

Regio incrociatore leggero Ancona – credit http://www.agenziabozzo.it/
Promosso sottotenente di vascello nel 1929 fu imbarcato sull’incrociatore Libia destinato al Distaccamento Marina di Pechino (Cina). Tornato in Italia nel 1933, frequentò il Corso superiore da tenente di vascello e, rimbarcato a bordo del regio incrociatore Bari, prese parte alla Guerra d’Etiopia.

Regio incrociatore Bari – credit http://www.agenziabozzo.it/
Fu poi imbarcato sui sommergibili partecipando a due missioni speciali nelle acque spagnole durante la guerra civile spagnola.

Regio sommergibile Ciro Menotti – credit http://www.agenziabozzo.it/
Nel 1939 frequentò la Scuola Sommergibili di Pola e a 32 anni venne nominato capitano di corvetta e comandante di sommergibile. Allo scoppio della seconda guerra mondiale, al comando del Regio sommergibile Ciro Menotti, fu dislocato a Messina nell’ambito della XXXIII Squadriglia, operando in numerose missioni nel Mediterraneo. Nell’autunno 1940 fu trasferito alla Base Betasom in Atlantico, Bordeaux, dove fu imbarcato come ufficiale in seconda sul Regio sommergibile Enrico Tazzoli al comando di Vittore Raccanelli. In seguito fu destinato al Regio sommergibile Reginaldo Giuliani.

Atlantico 1941 – Regio sommergibile Enrico Tazzoli in navigazione di superficie – credit https://piombino-storia.blogspot.com/
Il 5 aprile 1941 Fecia di Cossato assunse il comando del regio sommergibile Enrico Tazzoli, in sostituzione del comandante Vittore Raccanelli, avendo come secondo ufficiale il tenente di vascello Gianfranco Gazzana Priaroggia. Il 7 aprile 1941 prese il mare diretto al largo dell’Africa Occidentale ed il 12 aprile attaccò due incrociatori britannici. Subito dopo l’attacco si immerse per sfuggire all’altro incrociatore e quando riemerse sul luogo dell’attacco scorse una vasta macchia di nafta, scorgendo una sola sagoma di un incrociatore allontanarsi. Sul libro di bordo annotò soltanto l’avvenuto attacco ma da parte inglese, anche dopo la guerra, non arrivarono conferme dell’affondamento.

sul ponte del suo sommergibile in Atlantico – https://piombino-storia.blogspot.com/
Il 15 aprile affondò il piroscafo da carico inglese Aurillac (da 4733 tonnellate), la prima vittoria di Fecia di Cossato in qualità di Comandante di sommergibile, ma come vedremo ne seguirono molte altre. Nel dicembre del 1941, partecipò, al salvataggio di oltre 400 naufraghi che erano a bordo della nave di rifornimento tedesca Python, affondata al largo delle isole di Capo Verde; il Python aveva a bordo anche i naufraghi della famosa nave corsara Atlantis. Gli U-Boot tedeschi a Bordeaux risultarono insufficienti ad accogliere tutti i naufraghi per cui i sommergibili italiani, che si trovavano a Betasom, sbarcarono parte dell’equipaggio ed imbarcarono ingenti quantità di viveri e acqua per andare in loro soccorso. A bordo del Regio sommergibile Tazzoli furono imbarcati circa 70 naufraghi tra cui il vice-comandante tedesco dell’Atlantis Ulrich Mohr. I naufraghi furono poi sbarcati nella base tedesca di Saint-Nazaire dove li attendeva il Fregattenkapitän (Capitano di fregata) dell’Atlantis, Berhard Rogge, che espresse grande ammirazione per il comandante italiano.

l’ammiraglio Doenitz conferisce la croce di guerra di 1 classe a Fecia di Cossato ed agli tre comandanti italiani che operarono in soccorso dei naufraghi della nave corsara tedesca Atlantis – credit www.sommergibili.com
Al ritorno a Betasom, Carlo Fecia di Cossato e gli altri tre comandanti di sommergibili italiani impiegati nell’operazione di recupero dei naufraghi dell’Atlantis (De Giacomo del Regio sommergibile Torelli, Olivieri del R. sommergibile Calvi, Giudice del R. sommergibile Finzi) furono tutti insigniti dall’ammiraglio Karl Dönitz con un’importante onorificenza, raramente assegnata a personale non tedesco, la Croce di ferro di 1ª Classe.
L’11 febbraio 1942 Fecia Di Cossato partì per una nuova missione lungo le coste americane dove affondò tre navi mercantili. In quei giorni la propaganda americana aveva ironizzato sulla Regia Marina accusando i marinai italiani di non aver coraggio di spingersi fino alle coste americane. Fecia di Cossato dalla torretta del suo sommergibile si assicurò che tutti i naufraghi fossero sulle scialuppe e, mostrando il tricolore, urlò ai naufraghi sulla scialuppa di raccontare agli Americani che i marinai italiani si erano spinti fin sotto le loro coste per affondare le loro navi.
Le sue azioni divennero presto leggendarie. Le vittorie ufficiali del corsaro dell’Atlantico al comando del Regio sommergibile Enrico Tazzoli (confermate dalla documentazione storica) furono in tutto diciassette anche se, molte fonti, rivendicano l’affondamento di una diciottesima unità il 12 aprile 1941, un probabile incrociatore rimasto sconosciuto ma presumibilmente britannico.
Complessivamente gli fu attribuito l’affondamento di 86.535 tonnellate di naviglio nemico, collocandolo come il secondo miglior comandante di sommergibili italiani della seconda guerra mondiale (il primo fu Gazzana Priaroggia).
Nel febbraio del 1943 Fecia di Cossato lasciò il comando del Regio sommergibile Enrico Tazzoli per assumere, con il grado di capitano di fregata, il comando della IIIª Squadriglia Torpediniere con insegna sulla torpediniera Aliseo, dove assunse il comando il 17 aprile 1943.
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Il 22 luglio 1943 la torpediniera Aliseo lasciò Pozzuoli per scortare, con altre navi, a Civitavecchia i piroscafi Adernò e Colleville. Il 23 luglio il convoglio fu attaccato da un gruppo di aerei alleati; uno dei velivoli nemici venne abbattuto ed uno della scorta italo-tedesca danneggiato e costretto all’ammaraggio, ma l’Aliseo ebbe leggeri danni al ponte di coperta ed al timone a causa del mitragliamento. Fecia di Cossato decise di far proseguire il convoglio.

la torpediniera Aliseo fu un’unità della classe Ciclone, concepita appositamente per la scorta dei convogli lungo le rotte per il Nord africa. La nave entrò in servizio a fine febbraio 1943, durante la fase conclusiva della guerra dei convogli per la Tunisia. Primo comandante della nave fu il capitano di corvetta Umberto Manacorda sostituito il 17 aprile 1943 dal capitano di fregata Carlo Fecia di Cossato – www.corsematin.com
Ma il nemico era in agguato. Verso le 19.30, l’Adernò venne silurato dal sommergibile britannico HMS Torbay e s’inabissò nel giro di alcuni minuti; l’Aliseo, dopo aver calato una motolancia per ripescare i naufraghi, effettuò per diverse ore un’infruttuosa caccia antisommergibile.
L’armistizio
Il giorno della proclamazione dell’armistizio di Cassibile, l’8 settembre 1943, l’Aliseo era a La Spezia e, insieme alla gemella Ardito, salpò dal porto ligure.

Ammiraglio Aimone d’Aosta – (1900-1948) ammiraglio della Regia Marina. Si trovava sull’Aliseo di Fecia di Cossato durante lo scontro di Bastia del 9 settembre 1943, e successivamente a Portoferraio ed a Palermo.
Sull’Aliseo erano imbarcati anche il Comandante delle siluranti, ammiraglio Amedeo Nomis di Pollone, e l’ammiraglio Aimone di Savoia-Aosta. Le due unità si diressero a Bastia, dove giunsero in serata apprendendo la proclamazione dell’armistizio. Il 9 settembre 1943, poco prima della mezzanotte Aliseo e Ardito mollarono gli ormeggi per prendere il largo quando i Tedeschi, contro ogni accordo, assaltarono l’Ardito che era ancora in porto, scatenando una sparatoria incrociata con altre unità minori tedesche. Nel frattempo le truppe tedesche, sebbene osteggiate dal dal 10° raggruppamento Bersaglieri, cercarono di occupare Bastia, mentre le navi tedesche, cinque motozattere, due piroscafi italiani catturati e due cacciasommergibili, cercavano di prendere il largo, aprendosi una via di uscita sparando contro l’Aliseo.
Fecia di Cossato, vedendo l’altra torpediniera in forti difficoltà, decise allora di invertire la rotta ed affrontare le navi tedesche con tutte le sue armi. Uno scontro impari che l’Aliseo vinse riuscendo ad affondare con i suoi tre cannoni da 100mm sia i due cacciasommergibili e le motozattere che i piroscafi mercantili. Una sconfitta pesante per la Kriegsmarine che non si aspettava certo una reazione così audace da parte italiana. Dopo il combattimento, l’Aliseo recuperò 25 naufraghi tedeschi e diresse insieme al malridotto Ardito per Portoferraio per sbarcare i due ammiragli ed i naufraghi tedeschi dove erano già confluite numerose torpediniere, corvette ed unità minori ed ausiliarie provenienti dai porti del Tirreno.
Il mattino dell’11 settembre la nave lasciò quindi Portoferraio insieme ad altre sei torpediniere e diresse per Palermo, porto ormai controllato dagli Alleati, dove il gruppo arrivò il mattino del 12 settembre. Le navi rimasero in rada fino al 18 settembre 1943, quando entrarono in porto per rifornirsi di acqua e provviste. Il 20 settembre il Re ordinò alla flotta di dirigere per Malta consegnandosi agli Inglesi. Arrivato all’isola, Fecia di Cossato consegnò parte dei viveri alle altre navi italiane e si rese conto, con grande amarezza, che le navi da battaglia italiane alla fonda erano state disarmate e trasformate in campi di concentramento per gli equipaggi.
Una situazione incomprensibile considerando che era stato firmato un armistizio ed assicurato dagli Alleati il rispetto per le forze armate italiane non più belligeranti. Un periodo doloroso che terminò il 5 ottobre quando l’Aliseo con altre unità lasciò Malta e rientrò in Italia.
Sembrò la fine di un incubo ma, in primavera, si diffuse la notizia che, nonostante la cobelligeranza, le navi italiane sarebbero state cedute come risarcimento alle potenze vincitrici. Fecia Di Cossato ne fu sconvolto ed ordinò alla propria Squadra, quando fosse venuto il momento, di non accettare l’ordine di consegna.
«Se venisse confermato l’ordine di consegna, dovunque vi troviate lanciate tutti i vostri siluri e sparate tutti i colpi che avete a bordo contro le navi che vi stanno attorno, per rammentare agli angloamericani che gli impegni vanno rispettati; se alla fine starete ancora a galla, autoaffondatevi.» (Carlo Fecia di Cossato nell’ordine rivolto alla propria Squadra).

Ivanoe Bonomi. Il Governo Bonomi II fu il 62° governo del Regno d’Italia. Nominati i ministri il 18 giugno 1944, il governo rimase in carica fino al 12 dicembre 1944 per 5 mesi e 27 giorni dopo il placet degli Alleati per ufficializzare la costituzione del governo ed entrare in carica – wikipedia
Nel giugno 1944, il nuovo governo di unità nazionale di Ivanoe Bonomi si insediò, rifiutandosi di giurare fedeltà al Re.
Gli alti comandi della Regia Marina si adeguarono al nuovo regime ma Carlo Fecia di Cossato, di fronte alla richiesta dell’ammiraglio Nomis di Pollone di riconoscere con giuramento di fedeltà il nuovo Governo, si rifiutò, non riconoscendo come legittimo un Governo che non aveva giurato fedeltà al Re. La risposta dello Stato Maggiore fu immediata. Il 22 giugno Fecia di Cossato fu fatto sbarcare dalla sua nave e, dopo essere stato convocato a Palazzo Resta, fu messo agli arresti nella fortezza con l’accusa di “insubordinazione“, sollevandolo dal comando dell’Aliseo.
La mattina successiva scoppiarono gravi tumulti fra gli equipaggi, che si schierarono a sostegno del loro Comandante, rifiutando di prendere il mare e reclamandone la liberazione e il reintegro. In particolare, Domenico Ravera, il comandante più anziano delle Torpediniere, dichiarò che le navi non sarebbero uscite in mare fino alla liberazione del loro comandante. Per evitare disordini, che potevano sfociare in un ammutinamento della flotta, Fecia di Cossato fu quindi rimesso in libertà ma posto in licenza forzata per tre mesi.
Gli ultimi giorni
La sua amarezza per quanto stava succedendo all’Italia fu grande. In nome del Re, all’armistizio, aveva obbedito all’ordine di raggiungere un porto in mano agli Alleati e, al comando dell’Aliseo, non aveva esitato ad attaccare i Tedeschi, pur ripugnandogli l’idea di quel cambio di campo. Di fatto sentì crollare in pochi mesi tutti i valori nei quali aveva sempre creduto: la Monarchia, la Patria, la Regia Marina, l’onore e la fedeltà alla parola data. Gli ordini ricevuti erano stati una sentenza di morte del suo onore militare, un tradimento dei suoi principi. Erano stati seguiti da notti insonni a rimuginare su quel destino beffardo che lo aveva voluto salvo mentre il suo sommergibile, con tutto l’equipaggio che aveva combattuto con lui, giaceva in fondo agli abissi dell’Oceano.
Ora si trovava disperso in un Italia a pezzi in cui tutti i valori in cui aveva creduto sembravano ormai persi ed una nuova classe dirigente si affacciava verso un futuro incerto ed oscuro. Non potendo raggiungere la famiglia al Nord, si trasferì a Napoli, ospite di un amico, Ettore Filo della Torre, rifiutando gli incarichi di comando che gli venivano offerti dagli Alleati. All’avvicinarsi della fine del congedo, il 27 agosto 1944, Fecia di Cossato decise di porre fine alla sua vita a Napoli, sparandosi un colpo di pistola alla tempia. Ma prima dell’ultimo gesto, scrisse questa toccante lettera alla madre in cui ne spiegava i motivi.
![]() Mamma carissima, quando riceverai questa mia lettera saranno successi fatti gravissimi che ti addoloreranno molto e di cui sarò il diretto responsabile. Non pensare che io abbia commesso quel che ho commesso in un momento di pazzia, senza pensare al dolore che ti procuravo. Da nove mesi ho soltanto pensato alla tristissima posizione morale in cui mi trovo, in seguito alla resa ignominiosa della Marina, resa a cui mi sono rassegnato solo perché ci è stata presentata come un ordine del Re, che ci chiedeva di fare l’enorme sacrificio del nostro onore militare per poter rimanere il baluardo della Monarchia al momento della pace. Tu conosci che cosa succede ora in Italia e capisci come siamo stati indegnamente traditi e ci troviamo ad aver commesso un gesto ignobile senza alcun risultato. Da questa triste constatazione me ne è venuta una profonda amarezza, un disgusto per chi mi circonda e, quello che più conta, un profondo disprezzo per me stesso. Da mesi, Mamma, rimugino su questi fatti e non riesco a trovare una via d’uscita, uno scopo alla vita. Da mesi penso ai miei marinai del «Tazzoli» che sono onorevolmente in fondo al mare e penso che il mio posto è più con loro che con i traditori e i ladruncoli che ci circondano. Spero, Mamma, che tu mi capirai e che, anche nell’immenso dolore che ti darà la notizia della mia fine ingloriosa, saprai sempre capire la nobiltà dei motivi che la guida. Tu credi in Dio, ma se c’è un Dio, non è possibile che non apprezzi i miei sentimenti che sono sempre stati puri e la mia rivolta contro la bassezza dell’ora. Per questo, Mamma, credo che ci rivedremo un giorno. Abbraccia papà e le sorelle e a te, Mamma, tutto il mio affetto profondo e immutato. In questo momento mi sento molto vicino a tutti voi e sono certo che non mi condannerete. |
Carlo Fecia di Cossato è sepolto a Bologna, al Cimitero monumentale della Certosa. Il 27 maggio 1949, il Presidente della Repubblica, Luigi Einaudi, decretò a Carlo Alberto Fecia di Cossato la Medaglia d’oro al valor militare (MOVM) con questa motivazione:
“Valente e ardito comandante di sommergibile, animato, fin dall’inizio delle ostilità, da decisa volontà di successo, durante la sua quinta missione di guerra in Albania affondava quattro navi mercantili per complessive 20.516 tonnellate ed abbatteva, dopo dura lotta, un quadrimotore avversario. Raggiungeva così un totale di 100.000 tonnellate di naviglio avversario affondato, stabilendo un primato di assoluta eccezione nel campo degli affondamenti effettuati da unità subacquee. Successivamente, comandante di torpediniera, alla data dell’armistizio dava nuova prova di superbo spirito combattivo, attaccando con la sola sua unità sette navi germaniche di armamento prevalente, che affondava a cannonate dopo aspro combattimento, condotto con grande bravura ed estrema determinazione. Esempio fulgidissimo ai posteri di eccezionali virtù di comandante e di combattente e di assoluta dedizione al dovere.” Oceano Atlantico, 5 novembre 1942 – 1° febbraio 1943; Alto Tirreno, 9 settembre 1943 |
Marinaio, gentiluomo d’onore, Carlo Alberto Fecia di Cossato è un eroe sconosciuto ai più, uno dei tanti non citati per paura di fare i conti con quella storia che non ebbe né vinti né vincitori. Uomini e Donne che credettero nei valori fondamentali che hanno fatto grande l’Umanità: il senso del dovere, la rettitudine e la dignità. Come disse Ezra Pound “Se un uomo non è disposto a lottare per le sue idee, o le sue idee non valgono niente, o non vale niente lui”. A Uomini come lui dobbiamo il nostro futuro anche se, anche oggi, sarebbe considerato un personaggio scomodo per molti.
La Marina Militare italiana ne ha onorato la memoria assegnando il suo nome al sommergibile S 519 della classe Nazario Sauro, che fu consegnato alla Marina Militare il 5 novembre 1979. Dopo una lunga attività operativa, il sommergibile fu messo in disarmo il 5 aprile 2005.

Smg Di Cossato – credit www.sommergibili.com
Attualmente il S 519 Fecia di Cossato si trova ormeggiato nella Base della Marina Militare della Spezia, ed è previsto che, a seguito di un quanto prossimo restauro conservativo, sarà trasferito a Trieste dove sarà inserito in un nuovo polo museale nel contesto del porto vecchio.
Bibliografia
Fecia di Cossato, wikipedia
Achille Rastelli, Carlo Fecia di Cossato. L’uomo, il mito e il marinaio, Milano, Mursia, 2001, ISBN 978-88-425-2918-7.
B.P. Boschesi, Il chi è della Seconda Guerra Mondiale, Mondadori Editore, 1975 – Vol. I, pag. 174
Orazio Ferrara, Carlo Fecia di Cossato, in Eserciti nella storia, nº 64, Settembre/ottobre 2011.
Giorgio Giorgerini, Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini a oggi, Mondadori, 2002, ISBN 978-88-04-50537-2.
Goly Maioli, Squali d’acciaio, La Spezia, Fratelli Melita Editori, 1988, ISBN 978-88-403-6014-0.
Ulrich Mohr, Atlantis, Milano, Longanesi & C., 1965.
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ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare.
Grazie mille. Avvincente. Conosco la Sua vicenda e spesso vedo il sommergibile che porta il Suo nome qui a Spezia.