ARGOMENTO: STORIA
PERIODO: XX SECOLO
AREA: OCEANO PACIFICO
parole chiave: relitto aereo, aviazione, Amelia Earhart
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Un ritrovamento nelle acque di Buka, riapre la possibilità di ritrovare i resti dell’aereo di Amelia Earhart, misteriosamente scomparsa in mare prima della seconda guerra mondiale. Un incidente di volo o un guasto tecnico? Morì nell’incidente o sopravvisse e fu catturata dai giapponesi come spia? Forse non lo sapremo mai … accontentiamoci di raccontare la sua storia che ha comunque dell’incredibile.
Amelia nasce il 24 luglio del 1897 nella casa dei nonni ad Atchison, in Kansas. Nel 1914 Amelia decide di frequentare i corsi per infermiera che la porteranno a prestare servizio in un ospedale militare a Toronto, Canada, durante la Prima guerra mondiale. Uno spirito forte che la caratterizzerà sempre al punto di essere considerata una “bad ass“, ovvero una donna indomita e tosta. La sua vita cambia nel 1920 quando, all’età di 23 anni, si reca insieme col padre a un raduno aeronautico presso il Daugherty Airfield a Long Beach in California e per la prima volta sale a bordo di un biplano per un volo turistico di dieci minuti sopra Los Angeles. Un’esperienza che le cambia la vita e la giovane Amelia decide di diventare pilota. Comincia a frequentare le lezioni di volo e, a un anno di distanza acquista il suo primo biplano, con il quale stabilirà il primo dei suoi record femminili, salendo a un’altitudine di 14.000 piedi.
Nell’aprile del 1928 il capitano Hilton H. Railey le propone di essere la prima donna ad attraversare l’Atlantico e il 17 giugno, Amelia decolla con il suo equipaggio a bordo di un Fokker F. VII, chiamato Friendship (amicizia). Sebbene non sia il pilota in comando viene accolta con tutti gli onori. Lo stesso Presidente degli Stati Uniti Coolidge le invia un cablogramma con le sue personali congratulazioni.

Amelia non si faceva mancare nulla … eccola indossare lo scafandro da palombaro
L’8 aprile 1931, pilotando un autogiro Pitcairn PCA-2, stabilisce il record mondiale di altitudine, raggiungendo i 18415 piedi (5613 metri) di quota. Il 21 maggio 1932 Amelia compie una trasvolata in solitaria con un Lockheed Vega impiegando quattordici ore e cinquantasei minuti per volare da Terranova a Londonderry nell’Irlanda del Nord ed il 24 agosto 1932 è la prima donna ad attraversare in volo gli Stati Uniti senza scalo, partendo da Los Angeles e arrivando a Newark (New Jersey). I suoi record si accumulano e diventa la prima aviatrice ad attraversare il Pacifico, da Oakland a Honolulu, nelle Hawaii. All’inizio del 1936 Earhart iniziò a pianificare il giro del mondo in aereo seguendo la rotta più lunga, 47.000 km, in una faticosa rotta equatoriale.

Lockheed Y1C-36. (U.S. Air Force photo)
Nel luglio 1936 un monoplano bimotore Lockheed L-10 Electra viene costruito dalla Lockheed Aircraft Corporation seguendo le sue specifiche che includevano estese modifiche alla fusoliera per incorporare un grande serbatoio di carburante. La affiancherà Fred Noonan come secondo navigatore, un aviatore con una grande esperienza sia nella navigazione marina (aveva la licenza di capitano di nave) che aerea.
Dopo un primo tentativo abortito per un guasto, Earhart pianificò di circumnavigare il globo da oriente a occidente partendo con un volo da Oakland, in California a Miami, in Florida, dove la Earhart annunciò pubblicamente il suo progetto di circumnavigazione del globo. Il cambio di direzione del volo fu parzialmente dovuto a cambiamenti nel clima atmosferico lungo la rotta pianificata del primo tentativo. Partirono da Miami il 1 giugno e, dopo diverse fermate in Sud America, in Africa, nel subcontinente indiano e nell’Asia sudorientale, arrivarono a Lae, in Nuova Guinea, il 29 giugno 1937. A questo punto avevano percorso 35.000 km; rimanevano da percorrere 11.000 km di volo sopra il Pacifico. Il 2 luglio 1937, circa a mezzanotte, Earhart e Noonan decollarono da Lae con il loro velivolo sovraccarico per dirigersi verso Howland, una striscia piatta di terra lunga due km, larga 500 m, e distante 4.113 km. La loro ultima posizione riportata fu vicino alle Nukumanu, circa 1.300 km lungo la rotta. L’aereo scomparve e le ricerche seguenti non diedero nessun risultato.
Un mistero dell’aria e del mare
Alla fine degli anni ’30, un bambino su un’isola della Papua Nuova Guinea vide un aereo – la sua ala sinistra in fiamme schiantarsi sulla spiaggia. Il bambino avvisò il villaggio ma nessuno gli credette. La marea probabilmente trascinò l’aereo al largo il relitto dell’aereo. Un aereo qualsiasi? Alcuni pensano si tratti del Lockheed Electra 10E della celebre pilota Amelia Earhart. In una spedizione subacquea nell’agosto 2018, i subacquei con Project Blue Angel hanno detto che l’aereo affondato potrebbe corrispondere alle caratteristiche dell’aereo della Earhart. Inoltre è stato ritrovato un disco di vetro che potrebbe essere coerente con le luci di atterraggio di un aereo degli anni ’30. Il condizionale è come sempre d’obbligo. Earhart e il navigatore Fred Noonan stavano cercando di circumnavigare il mondo, ma scomparvero misteriosamente il 2 luglio 1937, dopo aver lasciato Lae, Nuova Guinea, per l’isola di Howland, situata tra le Hawaii e l’Australia. Nel 2005, è iniziata l’ennesima ricerca a Rabaul, in Papua Nuova Guinea, cercando di raccogliere e verificare le testimonianze tramandate dalla gente del posto. Stranamente alcuni ricordavano il racconto del ragazzino ed un pescatore di spugne che aveva avvistato un relitto di aereo nel 1995, confermando il resoconto del ragazzo. Non solo. L’uomo descrisse il velivolo con dovizia evidenziando alcune caratteristiche tipiche dell’aereo scomparso. Il relitto si trova su una piccola isola abitata vicino alla città di Buka, nella parte orientale della Papua Nuova Guinea. Una nuova traccia per svelare un mistero ancora
Ci sono molte teorie su quello che successe ad Amalia Earhart. La maggior parte di queste possono essere raccolte inserisce in cinque possibilità:
– il suo velivolo, l’Elettra, si schiantò ed affondò da qualche parte nel vasto Oceano Pacifico.
– Amelia Earhart atterrò intenzionalmente sull’acqua, e poi l’aereo affondò. Sia Earhart che Noonan furono catturati dai giapponesi e presi per spie, morirono in prigionia o furono giustiziati.
– Earhart fu catturata dai giapponesi, ma non morì. In seguito, fu rimpatriata negli Stati Uniti, dove assunse il nome di Irene Bolam. Ma perché? Quale segreto la avrebbe portata a fare questo?
– L’aviatrice, a causa di carenza di carburante, trovando forti venti contrari, virò per ritornare indietro. Supponendo che il serbatoio non fosse pieno abbastanza, è possibile che i due piloti cambiarono rotta dopo essersi imbattuti in forti venti contrari. In seguito, rendendosi conto che non sarebbero mai arrivati sull’isola di Howland, volarono verso Buka, su cui esisteva la pista più vicina conosciuta. Un violento temporale li colse nel tragitto e precipitarono sull’isola.
Non ultima ipotesi, suffragata da dei ritrovamenti di ossa umane, quella che Earhart e Noonan divennero naufraghi su un’isola, forse su Nikumaroro (precedentemente chiamata Gardner Island). Su quella striscia di terra sopravvissero per qualche tempo prima di morire. Quest’ultima ipotesi sembra essere stata confermata da ritrovamenti di ossa. L’8 marzo 2018 un’analisi pubblicata sulla rivista Forensic Anthropology ha stabilito che resti umani trovati nel 1940 sull’isola di Nikumaroro potrebbero appartenere alla pilota americana. La ricerca è stata condotta da Richard Jantz dall’Università del Tennessee, le cui analisi hanno rivelato che la somiglianza dei resti ad Amelia Earhart era maggiore rispetto al 99% di altri individui di riferimento. Inoltre furono ritrovati nei pressi delle ossa anche i resti di una scarpa femminile, di una scatola progettata per contenere un sestante Brandis (fabbricato intorno al 1918 e simile a quello usato da Nooman per la navigazione aerea), ed una bottiglia di Benedictine, liquore amato da Amelia. Possibile ma manca ancora la prova fondamentale ovvero quella del DNA.
Questo potrebbe essere l’epilogo di una storia durata più di 70 anni. Ma le ipotesi restano aperte in un mistero dell’aria, ma anche del mare, su questa grande donna pilota.
Andrea Mucedola
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ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare.
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