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Titolo : Impariamo a ridurre le plastiche in mare

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  Address: OCEAN4FUTURE

Acque torbide di Giorgio Caramanna

Reading Time: 5 minutes

livello elementare
.

ARGOMENTO: SUBACQUEA
PERIODO: SEMPRE
AREA: OVUNQUE
parole chiave: torbidità, tecnica

I subacquei sanno quanto è fastidioso immergersi in acque con scarsa visibilità. In certi casi, per motivi di lavoro o per un’improvviso cambiamento delle condizioni ambientali, essa può azzerarsi rendendo l’immersione un incubo. Fondali fangosi possono essere facilmente disturbati dai subacquei originando nubi di sedimenti. Nelle grotte e relitti anche il movimento dell’acqua dovuto alla risalita delle bolle può causare una improvvisa riduzione della visibilità a seguito del distacco delle particelle più sottili dei sedimenti che spesso ricoprono le pareti di tali ambienti. Un vero incubo per i fotografi e i video maker subacquei. Ma non solo; anche per tutti coloro che per piacere o per motivi di lavoro, devono effettuare immersioni sul fondo  o nel volume.  

Immergersi in condizioni di visibilità ridotta o addirittura nulla è estremamente impegnativo e stressante ed espone i subacquei ad una varietà di rischi quali rimanere intrappolati o perdere l’orientamento. Acque torbide possono inoltre essere indice della presenza di sostanze inquinanti, sia biologiche che chimiche, con ulteriori problemi per chi vi si immerge.

Imparare a pianificare e gestire in sicurezza immersioni in condizioni di visibilità ridotta richiede tempo, conoscenza ed esperienza. La configurazione dell’attrezzatura subacquea dovrebbe essere specifica con un profilo “pulito” riducendo il rischio di rimanere impigliati. Anche l’aspetto psicologico non è da sottovalutare, muoversi senza poter vedere è  spesso causa di stress che, se non controllato, potrebbe degenerare in panico.

I sensi che normalmente contribuiscono al nostro orientamento sono:
vista: gli occhi forniscono informazioni sulla nostra posizione rispetto all’ambiente circostante contribuendo fino al 90% del senso di orientamento;

sistema vestibolare. L’orecchio interno percepisce le accelerazioni che subiamo nelle tre dimensioni;

sistema somato-sensoriale, costituito da una serie di nervi che percepiscono il campo gravitazionale e forniscono ulteriori informazioni sulla nostra posizione, ad esempio se siamo seduti o in piedi.

Durante l’immersione sia il sistema vestibolare che quello somato-sensoriale hanno sensibilità ridotta e quindi il nostro senso di orientamento si basa, di fatto, solo sulla vista. Se la visibilità è ridotta è perciò molto facile rimanere disorientati. Un effetto che causa forte disorientamento è stato osservato dai piloti di elicotteri quando il flusso d’aria del rotore solleva una nuvola di polvere che circonda l’aeromobile. Il suo corrispettivo subacqueo è rappresentato dalle nuvole di plancton o di sedimento trasportate dalla corrente che possono determinare un sensazione di movimento contraria a quella reale. In casi estremi si può arrivare a perdere la cognizione del basso o dell’alto con ovvie gravi potenziali conseguenze.

Rischi associati
I rischi che si possono incorrere durante le immersioni con visibilità ridotta sono molti e richiedono diverse strategie di mitigazione. Il più grave è senza dubbio l’impigliamento. Il restare intrappolati in acque torbide è infatti uno dei rischi maggiori e può essere causato da vecchi cavi e reti abbandonate che si trasformano in trappole mortali. Il subacqueo, per mitigare questo rischio, deve sempre muoversi con cautela, mantenere l’attrezzatura il più possibile vicina al corpo, ad esempio assicurando l’erogatore attorno al collo con un apposito legaccio elastico. Inoltre deve dotarsi di sistemi per il taglio ben posizionati e raggiungibili in caso di emergenza. Ad esempio un taglierino per le lenze da pesca, delle forbici per tagliare cimette sottili ed un buon coltello per le cime più spesse. Tali sistemi vanno posizionati in parti facilmente raggiungibili come l’avambraccio ed il petto evitando la “classica” posizione del coltello lungo il polpaccio-

Un fattore molto importante da considerare è quello della comunicazione; in condizioni di visibilità ridotta il tradizionale sistema di comunicazione con segnali manuali è di limitata se non nulla utilità. In condizioni di bassa visibilità i subacquei potrebbero considerare l’uso di una cimetta di collegamento (buddy line) tra di loro per eventuali comunicazioni. Ad esempio un tiro per richiamare l’attenzione, due per segnalare che tutto procede, tre per segnalare un problema o un pericolo. I codici con la cima possono essere diversi e devono essere sempre concordati in precedenza tra i due subacquei. Per comunicazioni più complesse è necessario utilizzare sistemi acustici di comunicazione che consentano ai subacquei di parlare tra di loro e, eventualmente, con la superficie.

Ultimo ma non meno importante,  le procedure di sicurezza/emergenza devono essere sempre concordate a priori. I subacquei devono essere in grado di operare sulla propria attrezzatura e su quella del compagno procedendo semplicemente a tatto. Aprire e chiudere la rubinetteria, rimuovere il sistema di zavorra, azionare i comandi del GAV sono operazioni semplici se svolte in acque con buona visibilità ma necessitano un addestramento specifico in condizioni di visibilità nulla. Queste devono includere la perdita di contatto reciproco. Statisticamente la probabilità di ritrovarsi sott’acqua in caso di perdita reciproca è quasi nulla dopo il primo minuto. Nel caso, è prudenziale risalire in superficie in modo controllato, eventualmente utilizzando un pedagno e cima, e riunirsi con il compagno in superficie. Anche questa procedura di emergenza va concordata prima dell’immersione.

In sintesi, per gestire in modo sicuro le immersioni con visibilità ridotta occorre tempo e pratica. Una serie di esercizi possono essere effettuati per allenarsi in un ambiente controllato. Un sistema molto valido, per acquisire confidenza con situazioni di visibilità nulla, è quello di usare una maschera oscurata, ad esempio coprendo il vetro con del nastro adesivo nero. Quindi si incomincia ad operare sulla propria attrezzatura, identificandone le diverse parti al buio, facendo piccoli esercizi e seguendo poi un percorso prestabilito. Il subacqueo acquisisce quindi una padronanza delle procedure in condizioni estreme che potrà essere utile in situazioni reali. Questo tipo di addestramento non è scevro di pericoli e, per garantire l’incolumità, il subacqueo in addestramento deve essere accompagnato da un subacqueo di supporto pronto ad intervenire in caso di necessità.

In ogni caso l’immersione in visibilità ridotta o nulla non è per tutti; se un subacqueo prova disagio ad immergersi in tali condizioni in nessun modo deve sentirsi obbligato a farlo perché in una situazione di reale emergenza il suo comportamento potrebbe divenire imprevedibile mettendo a repentaglio la propria incolumità e quella dei compagni di immersione.

Come abbiamo sottolineato tante volte: la sicurezza è prioritaria su qualsiasi attività.

 

Giorgio Caramanna 
Geologo oceanografo – Geoaqua Consulting
è un geologo italiano specializzato in idrogeologia e geochimica, con oltre quindici anni di esperienza come subacqueo scientifico in una varietà di ambienti e attività di ricerca. Svolge anche il ruolo di delegato nel Comitato europeo di immersioni subacquee. Ha lavorato come ricercatore presso molte istituzioni internazionali e ha esperienza multidisciplinare in diverse università. Ha fondato nel 2015 GeoAqua Consulting con il desiderio di condividere la sua esperienza di ricercatore e subacqueo scientifico con il desiderio di sensibilizzare l’opinione pubblica sui principali problemi ambientali. È autore di oltre cinquanta articoli ed è revisore per riviste internazionali. Giorgio Caramanna, dal 2015, è anche collaboratore ed inviato dagli Stati Uniti di Ocean4future. Nel 2018 ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia Internazionale di Scienze e Tecniche Subacquee. Per maggiori dettagli sulle sue attività seguire il link.

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