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Quadro delle Attività Subacquee Professionali in Italia – parte II

tempo di lettura: 7 minuti

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livello elementare


ARGOMENTO: SUBACQUEA PROFESSIONALE
PERIODO: ODIERNO
AREA: TUTTE
parole chiave: professionale, OTS

 

La situazione attuale
Oggi sotto la lente di ingrandimento si trova il settore degli “interventi industriali per gli idrocarburi (Oil and Gas diving)”. Dopo anni di un mercato in esplosiva crescita che cercava di sagomarsi sulle esigenze e sugli isterismi del “caro petrolio” e, ultimamente del “caro gas” il settore risente di una forte crisi e molte aziende hanno dovuto ridimensionare i propri obiettivi ed è aumentata la conflittualità relativa alla concorrenza che spesso si gioca sulla qualità dei servizi resi e, soprattutto, sul decadimento dei livelli di sicurezza operativa.

Ciò nonostante lo sviluppo delle attività di estrazione dai giacimenti sottomarini è sempre in crescente espansione e questo richiama crescenti forze di lavoro subacqueo per i lavori di installazione delle strutture necessarie alla “coltivazione” dei giacimenti, alla estrazione e al trasporto degli idrocarburi. Aumentano le esigenze, si affinano le tecnologie, si richiede un crescente numero di operatori, se ne domanda una crescente competenza negli aspetti applicativi e lavorativi, se ne rendono più severi i criteri formativi e certificativi e fortunatamente se ne aumentano decisamente i livelli di sicurezza.

Quasi improvvisamente si è manifestato un fenomeno centripeto di afflusso di sistemi di immersione e di operatori subacquei in numerosi centri di attività (e.g. Golfo del Messico, Medio Oriente, Mar Rosso, Estremo oriente, Africa Occidentale). Gli eventi sono divenuti talmente concatenati che di fatto non si trovano impianti di alto fondale disponibili o in attesa di contratto e tutti sono in pratica impegnati in operazioni. Questa situazione riguarda tanto gli impianti fissi installati all’interno delle navi appoggio (built in saturation systems) per lavori subacquei (Diving Vessels), quanto gli impianti mobili di tipo modulare (modular saturation systems) o di tipo monoblocco (package saturation systems).

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è SUBACQUEA-Line_of_diving_bells_-_geograph.org_.uk_-_3632362.jpg

diversi tipi di campane da immersione (diving bell). Una campana subacquea è una camera a tenuta stagna collegata con un cavo alla nave supporto, aperta sul fondo, che viene calata alla profondità di lavoro come base di appoggio per un gruppo di subacquei  – autore foto David Martin Line of diving bells – geograph.org.uk – 3632362.jpg – Wikimedia Commons

Mentre gli impianti fissi hanno una loro precisa struttura e fisionomia che ne garantisce anche le condizioni di manutenzione e di operazione (si trovano in genere installati sotto coperta o comunque in ambiente chiuso e condizionato) in rapporto alla attività operativa della nave e ai suoi cicli di manutenzione programmata, gli impianti mobili subiscono le vicissitudini degli allestimenti su mezzi navali diversi con posizioni e spazi diversi e conseguentemente anche con configurazioni che spesso variano.

Nel corso degli anni “90″ questi ultimi tipi di impianto avevano subito una drastica riduzione numerica a favore di un loro miglioramento qualitativo poiché il crescente numero di navi appoggio per lavori subacquei con impianto fisso ne aveva limitato la domanda, contribuendo favorevolmente alla scomparsa dei “pollai” che negli anni “70 e negli anni “80 arredavano la coperta di pontoni, supply vessel, navi di occasione e di circostanza, spesso per operazioni e interventi al di fuori delle fondamentali norme di sicurezza. Questa fase di crescente domanda per impianti di alto fondale sta ora facendo rispuntare sistemi ormai dismessi, camere iperbariche fuori collaudo o fuori dimensione, componenti lasciati ad arrugginire in capannoni o in aree industriali o portuali. Tutto questo procedimento di riesumazione avviene spesso sotto il controllo e la gestione da parte di personale che abbina a una scarsa competenza tecnica una pericolosa tendenza ad omettere, sotto la pressione della necessità commerciale o contrattuale, la necessaria cura degli aspetti di sicurezza sostanziale e preventiva.

La struttura della Norma UNI 11366
E’ costituita dai livelli che interessano gli aspetti necessari alla esecuzione degli interventi subacquei ed iperbarici nella loro complessità e varie tipologie necessarie:

Livello aziendale
La norma concerne la strutturazione dell’azienda negli aspetti organizzativi e comportamentali del personale direttamente coinvolto nelle operazioni, le attrezzature ed i mezzi utilizzati per lo svolgimento delle operazioni subacquee ed iperbariche.

Livello Formativo
Si delinea il profilo professionale (qualifica formativa) adatto e necessario alle varie tipologie di intervento.

Livello operativo
Tipologia di intervento (basso fondale, alto fondale, saturazione ). In funzione di questa delinea le modalità, i tempi, gli schemi e le procedure che il personale coinvolto deve seguire nelle varie condizioni operative.

Livello strumentale
Descrive le caratteristiche ed i requisiti degli impianti, attrezzature, mezzi – compresi gas di respirazione – direttamente e/o indirettamente collegate allo svolgimento delle attività subacquee ed iperbariche, in relazione all’uso richiesto nella tipologia di intervento.

Le risorse coinvolte nella stesura della Norma
•   Presidenza commissione UNI
•   Rappresentanti di Aziende di Settore.
•   Rappresentante sindacale degli operatori tecnici subacquei (Sindacato italiano Sommozzatori- Uil)
•   Ministero della Sanità
•   Rappresentante Strutture Sanitarie medico-iperbarico
•   Ministero delle Politiche comunitarie
•   Corpo delle Capitanerie di Porto
•  Aziende produttrici impianti iperbarici
•  Società petrolifere italiane
•  Scuola per la Formazione professionale
•  Ministero del Lavoro
•  Ministero degli Interni (Sommozzatori vigili del fuoco)
•  Ministero della Pubblica Istruzione
•  ISPESL
•  INAIL

I benefici della Norma 11366
L’adozione da parte delle aziende della norma contribuisce all’abbattimento pressoché totale degli infortuni e alle malattie professionali in ambito dei lavori subacquei e le attività iperbariche correlate. La Norma consente alle aziende italiane di concorrere alla pari con le concorrenti straniere, dotate nel loro ambito nazionale di norme riconosciute da HSE ed IMCA , ai mercati internazionali che rappresentano la maggior fonte di interesse delle aziende stesse, con i rilevanti benefici per l’economia nazionale.
A livello di norma europea non esistendo norma riconducibile al network UNI-CEN-ISO, la realizzazione della norma UNI 11366, non solo colma il gap negativo dell’Italia rispetto agli altri Stati, ma si candida e AISI in collaborazione con UNI sta lavorando in questa direzione, a divenire norma CEN e successivamente norma ISO.

La sola norma, però, non è sufficiente ad assicurare a tutto il settore quelle condizioni necessarie alla sicurezza degli operatori. Ne è un esempio, per sintetizzare l’esigenza di una norma cogente “erga omnes”, come i comandi territoriali dell’autorità preposta alla sicurezza nei porti (Guardia Costiera) abbiano sentito la necessità di normare l’attività subacquea professionale negli ambiti portuali facendo riferimento alla Norma 11366 (Ordinanze Capitaneria di Porto di Anzio e Palermo, Genova, Venezia, Napoli, Civitavecchia, solo per citarne alcune.). Di fatto questi importanti organismi territoriali  stanno adeguandosi ispirando la peculiarità dell’attività professionale locale allo stato dell’arte sancito nella Norma 11366.

Una legge quadro univoca e nazionale
Ma la necessità di una legge-quadro univoca e nazionale che stabilisca requisiti di formazione professionale, di requisiti strutturali e di attrezzature delle aziende, che indichi i ruoli, competenze, mansioni e responsabilità, i preposti etc, omologa, in maniera chiara ed univoca, le molteplici ordinanze e disposizioni emanate nel corso degli anni.
Inoltre,  contribuisce anche a colmare un gap molto negativo che vede l’Italia e le aziende italiane soccombere rispetto ai competitors europei proprio per la mancanza di una legge dello Stato. Presso Camera che del Senato vi sono stati diversi disegni di legge “bipartisan” riguardanti “la Disciplina delle Attività Subacquee”. Il progetto, suddiviso in due capitoli riguarda sia le attività professionali che le attività amatoriali e turistiche. Per circa due anni questo progetto che aveva avuto una iniziale spinta dinamica si è arenata presso la Commissione Bilancio forse “bloccata” da interessi lobbistici e di qualche “potere forte” che non ha intenzione a che il settore abbia una norma chiara, univoca e di valenza nazionale. Recentemente sono state inviate richieste di riprendere qui progetti di legge ma al momento il cosiddetto “governo del popolo” fa orecchio da mercante, peggio di quelli che li hanno preceduti.

La carenza normativa non si riflette tanto sulle effettive procedure operative poiché esse si rifanno a quelle realizzate e diffuse da UNI, assolutamente accettate e condivise a livello aziendale, soprattutto in ambiente offshore. Questa lacuna legislativa determina uno sbilanciamento, nell’acquisizione di commesse e contratti, a vantaggio di aziende straniere che si possono dotare di una normative pienamente condivise ed accettate dagli standard internazionali ed in particolari quelli inglesi che sono quelli ritenuti di paragone ed adottati dalle società commissionarie di lavoro subacqueo. Ciò, inevitabilmente, si traduce in mancate opportunità di lavoro sia per le aziende italiane che per gli operatori subacquei professionisti.

Considerazioni
La insufficienza normativa nazionale è in contraddizione con lo stato dell’arte raggiunto dalle aziende italiane in materia di procedure operative e modalità di interventi sia in ambito ordinario che in emergenza. Questo “Stato dell’Arte” è stato racchiuso e raggruppato in un documento denominato “Procedure Operative per la Sicurezza nelle Attività Subacquee Professionali” e sottoposto dalla sua estensione ad oggi a 5 revisioni per l’adeguamento a standard di enti ed organizzazioni internazionali quali IMCA, EDTC, ADOC, HSE.

Queste norme sono state accreditate presso l’UNI (Ente di Unificazione Normativa Italiano) e nel giugno del 2010 sono divenute Norma UNI 11366 e nel 2012 il Governo Monti, con proprio Decreto, ne fece legge dello Stato per i lavori in ambito offshore. Essa nasce dall’esigenza di rendere univoche le procedure, le tecniche, la tempistica, la modalità di utilizzo di strutture tecnologiche, di formazione e qualificazione del personale esposto all’iperbarismo, alla identificazione di ruoli di gestione e responsabilità sulla sicurezza infortunistica. Questa necessità è dettata anche dalla constatazione che la progressiva trasformazione dei mercati da locali, nazionali, ad europei ed internazionali comporta una parallela evoluzione della normativa da aziendale a nazionale e sovranazionale e l’uso delle norme come strumenti contrattuali – essendo essi parte integrante e fondamentale dei capitolati di appalto e di concessione dei lavori – e che, di conseguenza, diventa sempre più indispensabile l’adozione di una norma condivisa, a valenza nazionale e, conseguentemente, internazionale. Inoltre, la constatazione dell’esistenza di un parco legislativo nazionale, di ordinanze e circolari locali, talvolta molto datato rispetto alle più recenti acquisizioni in materia di sicurezza sul lavoro e alle innovazioni tecnologiche necessarie alla competitività sui mercati nazionali ed internazionali. Infine va sottolineato come le leggi in materia di sicurezza sul lavoro risultino ancora generiche rispetto alle esigenza di procedure e metodi altamente specialistici che l’intervento umano subacqueo richiede nella oggettiva realtà.

Giovanni Esentato

 

 

in anteprima due sommozzatori commerciali con equipaggiamento leggero  alimentati dalla superficie mentre stanno lavorando su delle condutture sottomarine – foto di Carmenbcn1
Buceo profesional con suministro de aire desde superficie.jpg – Wikimedia Commons

 

Alcune delle foto presenti in questo blog possono essere state prese dal web, citandone ove possibile gli autori e/o le fonti. Se qualcuno desiderasse specificarne l’autore o rimuoverle, può scrivere a infoocean4future@gmail.com e provvederemo immediatamente alla correzione dell’articolo
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