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ARGOMENTO: SUBACQUEA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: DIDATTICA
parole chiave: pianificazione, immersioni, decompressione
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Pianificazione, questa sconosciuta
Diciamoci la verità: pianifichiamo le nostre immersioni o ci tuffiamo in acqua e via? Ha veramente una utilità pratica pianificare una immersione turistico-ricreativa svolta in gruppo e con la supervisione di una guida subacquea? Sappiamo in anticipo se stiamo per fare una immersione in curva o fuori curva? Siamo in grado di identificare i parametri fondamentali sui quali basare il piano di immersione? Conosciamo qualche semplice strategia di backup nel caso qualcosa vada storto durante la nostra immersione?
Pur sapendo di dover rispondere negativamente alla maggior parte di queste domande, non siamo inclini a considerare questo un problema … e forse siamo nel giusto; perché spendere del tempo in calcoli, simulazioni, analisi di tabelle ed utilizzo di software decompressivi al semplice fine di trascorrere una mezz’oretta sott’acqua con gli amici? In particolar modo quando le effettuiamo in acque tranquille e cristalline, con il proprio computer subacqueo al polso e una guida esperta che conduce il gruppo, sa quando chiederci quanta aria ci resta, quanto manca al limite “no deco”, e alla fine ci riconduce tranquillamente alla barca con una risalita controllata ed una rassicurante tappa di sicurezza. In questi casi noi deleghiamo in pieno la nostra sicurezza alla guida che ci conduce in luoghi dei quali è esperta, ben all’interno di profondità limite prestabilite e rimanendo entro curva di sicurezza. In simili scenari, nessuno di noi si sogna di sviluppare e portarsi dietro un piano di immersione, le tabelle decompressive, utilizzare attrezzature in completa ridondanza in una configurazione ben studiata.
Ma sono sempre queste le condizioni operative delle nostre immersioni? E anche in questi casi, siamo certi che una qualche riflessione preventiva sui più importanti parametri operativi dell’immersione sia del tutto inutile?Partiamo dall’immersione turistico-ricreativa per verificare se qualche accortezza vada adottata per fronteggiare qualche piccolo inconveniente che, anche nell’ambito tranquillo di queste immersioni, può accadere. Tra i vari che possono occorrere, forse il più antipatico è perdere il contatto con il nostro gruppo, e quindi di ritrovarci nell’impossibilità pratica di continuare l’immersione secondo i criteri operativi che la nostra guida aveva in mente, senza poter contare sul supporto degli altri. Nel caso peggiore, possiamo perdere il nostro compagno di immersione e rimanere completamente soli. In tale eventualità un minimo di esperienza ed una conoscenza di base dei parametri di pianificazione possono aiutarci a terminare l’immersione con tranquillità ed in sicurezza. Passeremo poi a considerare scenari un po’ più complessi rispetto all’immersione ricreativa guidata, estendendo i limiti appena elencati. In sintesi, nella nostra analisi verificheremo i requisiti di “pianificazione” partendo dal caso più semplice per passare poi ad immersioni effettuate senza l’ausilio di una guida-istruttore, per poi terminare con le immersioni decompressive, effettuate entro il limite di 50 metri di profondità.
L’immersione turistico-ricreativa
Una prima precisazione: sebbene tutte le immersioni siano da considerarsi ricreative a meno di non immergersi per lavoro, faremo un distinguo tra la subacquea “ricreativa” e quella cosiddetta “tecnica”.
Una immersione ricreativa guidata avviene prevalentemente secondo uno schema che, per natura, rende complesso qualunque tentativo di pianificazione. Si organizza l’uscita con un centro immersioni assieme ad un proprio compagno o come membro di un gruppo di amici subacquei. Non sempre si conosce il sito di immersione prima della partenza; esso dipenderà dallo stato del mare, da esigenze specifiche del centro immersioni o dall’insistenza di qualche altro subacqueo o gruppo che ha richieste particolari per la giornata. Non siamo quindi in grado di conoscere preventivamente la profondità massima da raggiungere, se faremo una immersione “quadra” o multilivello e se si riceverà in dotazione la “classica” bombola da 15 litri. Giunti sul sito di immersione, riceviamo un briefing che dovrebbe coprire tre fondamentali argomenti:le caratteristiche del sito, l’itinerario da compiere e le procedure operative e di sicurezza da adottare. Sono argomenti importanti, talvolta però un po’ trattati in maniera approssimativa da parte di chi parla ma … anche sottovalutati da parte di chi ascolta. Alcune di queste spiegazioni non sono agevoli da utilizzare ai fini pratici, ovvero nel caso si perda il contatto del gruppo, se non si ha conoscenza diretta del luogo. Le regole da seguire più ricorrenti, spesso disattese durante l’immersione, sono:
– stabilire le coppie dei subacquei e il loro ordine all’interno del gruppo;
– non pinneggiare troppo vicino al fondo per non alzare nuvole di sedimento o distruggere la vita marina bentonica;
– non perdere di vista il compagno;
– segnalare alla guida prima i 100 bar e poi i 50 bar letti dal manometro;
– segnalare quando manca poco all’uscita dalla curva di sicurezza, (un minuto? due ? …?);
– quota e durata della sosta di sicurezza a fine immersione;
– qualche segnale di base.
Nei casi migliori, ma non sempre, si indica la profondità massima alla quale dovrà fermarsi il gruppo. Sarà poi la nostra guida a decidere quando iniziare la risalita o il tragitto di ritorno, in genere quando qualcuno sarà vicino al limite di non decompressione (il che significa generalmente che manca qualche minuto) e/o se qualcuno ha raggiunto un valore minimo prefissato per la pressione della bombola (necessario per garantire una quantità di aria sufficiente per la risalita diretta alla superficie con un margine di sicurezza prefissato). Ovviamente i due eventi sono indipendenti, e l’ordine con cui si verificano dipende dal profilo di immersione seguito. In queste immersioni la sicurezza personale è molto legata al mantenimento del contatto con il gruppo e soprattutto con la guida, mentre autonomia e discrezionalità sono al minimo, e tutto sommato questo è un bene per come sono strutturate.
In considerazione di ciò, le due regole d’oro da seguire sono concordare in anticipo le modalità con le quali sarà svolta l’immersione e pretenderne il rispetto una volta in acqua. Questo include la determinazione della profondità massima, il tipo di immersione (quadra o multilivello). il percorso da seguire, i criteri per iniziare la risalita, i punti critici per la sicurezza (come zone di corrente o luoghi dove è facile perdere l’orientamento), i segnali da scambiare, etc.
Un altro aspetto importante è la decisione di come comportarsi in caso ci si trovi isolati dal gruppo e dalla guida (eventualità più probabile di quanto si pensi), magari per essersi inavvertitamente attardati per una foto, o distratti per aggiustare qualcosa che non va nell’attrezzatura, o semplicemente per colpevole disattenzione. Possono sembrare banalità ma riflettere su questi aspetti è tanto più importante quanto siamo inesperti o principianti.
Riguardo al primo punto, è chiara l’importanza di condividere le modalità di immersione ma anche di pretenderne il rispetto. Se la guida si avventura a profondità non concordate o in luoghi ove non ci sentiamo sicuri bisogna segnalarlo prontamente, e far capire con decisione che non intendiamo adeguarci, anche se inizialmente si era concordato di visitare tali luoghi. Se vediamo esaurirsi il tempo di non decompressione e, anche dopo averlo segnalato alla guida, non viene interrotta la fase di fondo, sarà necessario comunicare alla nostra guida o compagno l’urgenza di risalire. Questo vale anche se non riusciamo a mantenere il ritmo di pinneggiata del nostro gruppo, rischiando di finire in affanno. Nel caso sarà necessario richiedere al nostro buddy di rallentare per adeguarsi alla nostra forma fisica.
Riguardo invece il secondo punto, dobbiamo cavarcela da soli. Naturalmente seguiremo le procedure concordate, avendo cura di non superare la profondità massima stabilita, rimanere entro curva di sicurezza, anticipare se possibile la risalita e comunque non ritardarla rispetto al criterio, precedentemente stabilito (minima pressione bombola e/o tempo limite di no deco), anche se non siamo ancora giunti al punto di partenza. Quindi, con o senza il nostro compagno cerchiamo di tornare con calma nel punto in cui abbiamo iniziato l’immersione per poi iniziare a risalire verso la superficie. E’ una situazione piuttosto stressante per dei principianti, ma antipatica anche per subacquei esperti se siamo in un sito non conosciuto, e che abbia una conformazione piuttosto articolata.
Proprio per fronteggiare criticità nell’orientamento durante la via del ritorno è bene prendere un rilevamento bussola prima del tuffo, che ci aiuti a recuperare la direzione del ritorno, (naturalmente se sappiamo usare la bussola e ne conosciamo i limiti operativi), e durante il tragitto di andata memorizzare qualche punto di riferimento da utilizzare alla bisogna come uno scoglio un po’ strano, un banco di posidonia, un punto caratteristico … Se invece siamo rimasti soli, ovvero il nostro buddy ci ha abbandonato seguendo il gruppo, evitiamo di perdere del tempo e fumarci l’intera bombola cercando a casaccio.
E’ quindi consigliabile interrompere l’immersione e risalire, sia per sperare di recuperare il compagno in superficie (se anche lui farà altrettanto), sia perché continuare l’immersione isolati ci fa perdere la provvidenziale assistenza che, in caso di problemi, solo un compagno può offrirci. Occorre comunque trovare il punto più opportuno per farlo, potremmo essere infatti in una zona poco adatta per riemergere, ad esempio con forte corrente, o frequentata da barche e natanti, o troppo lontano dal punto di partenza. Inutile dire che per essere allenati a questa procedura in apparenza semplice, dobbiamo avere alcune abilità di base come saper risalire in libera a velocità controllata, se necessario utilizzare pallone e mulinello, effettuare la tappa di sicurezza senza una cima di riferimento, segnalare la propria presenza in superficie.
In questo caso occorre, più che pianificare l’immersione vera e propria, verificare che le proprie capacità siano adeguate a gestire una situazione di autonomia “forzata”, sforzandoci di immaginare possibili contrattempi. Nel prossimo articolo vedremo come pianificare ed effettuare un’immersione in completa autonomia, senza cioè il supporto di una guida.
fine I parte – continua
Luca Cicali
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ingegnere elettronico e manager d’azienda, è un grande appassionato di subacquea ma non è un professionista del settore. E’ autore di Oltre la curva, un testo di subacquea diventato in breve un best seller per tutti gli appassionati.