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NO PLASTIC AT SEA

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Petizione OCEAN4FUTURE

Titolo : Impariamo a ridurre le plastiche in mare

Salve a tutti. Noi crediamo che l'educazione ambientale in tutte le scuole di ogni ordine e grado sia un processo irrinunciabile e che l'esempio valga piรน di mille parole. Siamo arrivati a oltre 4000 firme ma continuiamo a raccoglierle con la speranza che la classe politica al di lร  delle promesse comprenda realmente l'emergenza che viviamo, ed agisca,speriamo, con maggiore coscienza
seguite il LINK per firmare la petizione

  Address: OCEAN4FUTURE

Elementi diagnostici delle anfore

Reading Time: 5 minutes

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livello elementare
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ARGOMENTO: ARCHEOLOGIA DELLE ACQUE
PERIODO: V – I SECOLO a.C.
AREA: MAR MEDITERRANEO
parole chiave: anfore, archeologia, Dressel
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Come spesso abbiamo scritto e commentato l’archeologia e il mestiere dell’archeologo non si devono inquadrare come la ricerca del tesoro perduto. Anche se i mass media tendono ad accreditare questo concetto non esiste nulla di piรน sbagliato. L’archeologia รจ scienza esatta e consta nello studio di dati, sia di carattere documentale che derivanti dall’analisi dei reperti, con lo scopo di ricostruire la storia attraverso le informazioni cosรฌ ottenute. Il passaggio dell’uomo su un territorio ha sempre lasciato, e sempre lascerร , tracce significative. 

Nel caso dell’archeologia subacquea l’indagine si sposta in ambienti potenzialmente ostili come mare, fiumi, laghi, stagni e paludi ma segue le stesse logiche e le stesse metodiche. Oggi la ricerca deve essere progettata e mirata, non basata sulla casualitร . Occorre ricostruire il paesaggio antico attraverso mille indicatori e vedere il luogo che vogliamo indagare con gli occhi di chi lo vide nel passato.  Individuare le esigenze di coloro che navigarono quel tratto di mare, le loro inclinazioni commerciali, le necessarie risorse al sostentamento degli equipaggi delle imbarcazioni, sono azioni che servono a comprendere i comportamenti dei nostri progenitori. Si potrร  cosรฌ immaginare le loro scelte, delineando e restringendo di conseguenza il campo della ricerca. Se si effettua una prospezione in mare sul tracciato di una possibile rotta di avvicinamento o di allontanamento da un antico approdo, la ricerca deve essere mirata a ritrovare segni di antichi naufragi o di alleggi. 

Con il termine alleggio si intende il gettare fuori bordo elementi del carico o delle dotazioni di bordo per alleggerire l’imbarcazione ed impedire o allontanare il momento del naufragio ed il conseguente affondamento. Pratica questa necessaria quando magari inavvertitamente e per scarse conoscenze il pilota della nave la conduceva su scogli affioranti sconosciuti o un’onda di traverso imbarcava acqua, tanto da compromettere la stabilitร  dell’imbarcazione. Dopo che la ricerca, le prospezioni, i rilevamenti strumentali hanno evidenziato una presenza antropica, ovvero qualcosa che l’Uomo ha creato e poi per ragioni diverse abbandonato nel luogo del ritrovamento, uno dei primi obiettivi che si pone l’archeologo รจ comprendere la provenienza, l’uso e la datazione del reperto.  Si indagherร  la tecnica costruttiva e magari, se si tratta di un elemento del carico di una imbarcazione, anche la destinazione finale del carico stesso. Quando si riesce a localizzare sul fondo del mare o di un lago, in uno stagno o in un fiume un reperto antico gli interrogativi a cui occorre rispondere sono: che oggetto รจ? A cosa serviva? Nel caso di contenitori: cosa trasportava? Dov’รจ stato prodotto? A chi era destinato? Queste sono le domande che l’archeologo si pone. La risposta costituisce una piccola ma indicativa informazione utile alla ricostruzione dell’evento che ha lasciato quella testimonianza in quel luogo.

Come rispondere perรฒ a quelle domande?
In archeologia uno strumento fondamentale e utilissimo per definire date e provenienze sono gli studi sulla ceramica. Negli scavi stratigrafici (che smontano uno strato alla volta secondo l’ordine con cui si รจ formato) le cronologie studiate sulle varie tipologie ceramiche (greca a figure rosse, greca a figure nere, le varie sigillate, le africane, le ceramiche da mensa e da cucina ecc.) consentono di definire il luogo di produzione, il prodotto trasportato, il luogo di destinazione della merce, l’epoca di produzione e d’uso. Anche le anfore, i contenitori per eccellenza dei trasporti marittimi, fino all’avvento di botti in legno e sacchi di juta, ci forniscono queste informazioni. Sappiamo ad esempio che le Dressel 1, destinate al trasporto del vino, nelle loro varianti A, B e C sono state prodotte in centro Italia fra la metร  del II sec. a.C. e la metร  del I sec. a.C., anche se esistono modelli imitati provenienti dalle regioni della Narbonese, Tarraconese e Betica (ma di queste comunque se ne riconoscono le caratteristiche che le distinguono dalle originali). Cosรฌ come conosciamo la storia dell’anfora Dressel 20: adibita al trasporto dell’olio dalla zona di produzione della Betica, fu diffusa fra la metร  del I sec. d.C. a tutto il III secolo per poi venir soppiantata dalla piรน leggera Dressel 23. O ancora la conosciutissima Keay LII prodotta in Calabria e Sicilia dal IV al VII secolo d.C., per il trasporto del vino. 

Quando ci imbattiamo nei resti di un naufragio o di un alleggio cosa possiamo trovare?
Se si tratta di un relitto antico possiamo trovare soprattutto frammenti anforari. La corretta terminologia per definire le parti che costituiscono un anfora definisce:
orlo = la parte superiore del collo, solitamente piรน spessa, che irrobustisce l’imboccatura del contenitore.
ansa = parte con cui si movimentava l’anfora. Di solito le anse sono due e servono appunto a fornire un appiglio per lo spostamento dell’anfora.
collo = parte superiore del vaso, solitamente ristretto su cui si innesta l’orlo e dove spesso รจ saldata la parte superiore dell’ansa.
carena = la carena definisce la piega decisa nel corpo dell’anfora allo scopo di fornire una soliditร  dell’insieme.
pancia o corpo = รจ la parte dell’anfora che costituisce il contenitore vero e proprio, ha forma spesso tondeggiante e modella il contenitore in forme definite.
piede o puntale o fondo = รจ solitamente la forma rastremata che oltre che a irrigidire l’insieme consente all’anfora di essere infissa nella sabbia o nel terreno oltre che permettere il suo carico in pile sovrapposte in una stiva.

Le anfore erano prodotte attraverso la lavorazione al tornio o colombino (una tecnica antichissima di creazione ceramica) con una serie di elementi che, una volta essiccati fino ad avere la consistenza del cuoio, venivano assemblati in un unico esemplare prima della cottura.

Sul corpo venivano fissati il collo e quindi l’orlo, aggiungendo subito dopo le anse. Sul fondo dell’anfora si montava il puntale e quindi si metteva l’anfora cosรฌ montata nel forno per la cottura. Quando lo scafo di un relitto raggiungeva il fondo dopo il naufragio, un breve periodo di tempo era necessario per stabilizzare il sito. Lo scafo in legno si disgregava in pochi mesi e il carico di anfore si spargeva sul fondo a creare una sorta di tumulo. I frammenti di anfore frantumate fluitavano intorno al sito in tutto il perimetro di giacitura trasportate dalle correnti. Alcuni di questi frammenti venivano nascosti da quelle che gli archeologi chiamano trappole morfologiche. Questi residui possono essere definiti diagnostici, ovvero utili a dare informazioni sulle domande che ci siamo posti, in quanto tipici del tipo di anfora a cui appartenevano. Un orlo di Dressel 20 รจ completamente diverso dall’orlo di una Dressel 1. Cosรฌ come i puntali delle due tipologie anforarie sono diversi: tozzo e corto quello della Dressel 20 mentre alto e importante quello della Dressel 1.

Anche le anse sono elementi diagnostici che possono aiutarci nel riconoscere una tipologia anforaria. Ad esempio, le Dressel 2-4, che ebbero una diffusa produzione centro italica fra la metร  del I sec. a.C. e la fine del I sec. d.C., hanno anse bifide (due elementi accostati e uniti a formare una specie di โˆž in sezione) e piegate con un angolo secco. Un altro elemento particolare รจ nella Pelichet 47, un anfora prodotta in Francia fra la metร  del I sec. d.C. e fino al III sec. d.C. impiegata per il trasporto del vino caratterizzata da una forma del puntale piatta per consentire all’anfora di essere caricata sui carri. 

La Desalinizzazione
Per una quanto piรน corretta interpretazione del reperto occorre lasciare desalinizzare il pezzo in acqua dolce, frequentemente sostituita, successivamente si procede con una pulizia leggera e l’asportazione di eventuali incrostazioni calcaree, usando una soluzione a base acida con aceto. Dopo l’asciugatura naturale si effettua il disegno tecnico del reperto, che consente di avere la sezione dello stesso, utile al confronto con la bibliografia disponibile per il riconoscimento del reperto nella sua forma completa. Questo ci consente di saperne la classificazione, la provenienza, il prodotto trasportato o l’uso a cui era destinato, e nel caso siamo fortunati anche altre informazioni derivanti da bolli impressi nell’argilla o tituli picti (scritture con vernice apposte all’oggetto dopo la cottura) ad indicare nomi di schiavi che hanno lavorato, prodotto trasportato, figlina che ha fabbricato l’oggetto, nome del proprietario della figlina e dell’imbarcazione deputata al trasporto. Una bella messe di saperi da un semplice โ€œcoccioโ€, vero?

Ivan Lucherini


foto di copertina: 
campo scuola in Calabria – photo credit Ivan Rullo

 

  

 

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Andrea Mucedola
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