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NO PLASTIC AT SEA

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Petizione OCEAN4FUTURE

Titolo : Impariamo a ridurre le plastiche in mare

Salve a tutti. Noi crediamo che l'educazione ambientale in tutte le scuole di ogni ordine e grado sia un processo irrinunciabile e che l'esempio valga più di mille parole. Siamo arrivati a oltre 4000 firme ma continuiamo a raccoglierle con la speranza che la classe politica al di là delle promesse comprenda realmente l'emergenza che viviamo, ed agisca,speriamo, con maggiore coscienza
seguite il LINK per firmare la petizione

  Address: OCEAN4FUTURE

Recensioni librarie: Geopolitica del mare, Mursia

Reading Time: 4 minutes

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livello elementare

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ARGOMENTO: RECENSIONE
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: GEOPOLITICA
parole chiave: Maritime security, geopolitica del mare

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Il mare ha tracciato la storia dell’Umanità sin dagli albori delle civiltà, disegnando il futuro dei popoli e facendo da filo conduttore allo sviluppo delle civiltà.

In un mondo irragionevolmente e ciecamente land centric,  le attenzioni dei mass media sono, forse troppo, concentrate su ciò che avviene sul territorio, ricordandosi degli oceani solo quando il dovere di cronaca lo richieda. Un insieme di nine days news destinate a finire nell’oblio con l’illusione che i problemi scompaiano da soli, come le onde dopo una tempesta. Se questo può essere giustificabile per i Paesi dell’entroterra, non lo è per l’Italia con i suoi 8.000 chilometri di costa, costellati da numerose città sin dall’antichità centri importanti per i commerci che le hanno rese prospere.

ll saggio Geopolitica del mare, edito da Mursia (pagg. 216, euro 25,00), che brevemente recensiamo, analizza, in dieci esaustivi interventi, l’universo mare, trattando argomenti importanti che scopriamo riguardarci tutti da vicino,  non solo chi sul mare ci vive e lavora.

In Italia esistono ben 190 mila imprese che svolgono la loro attività sul dominio marittimo  rappresentando circa il 3% del Pil con oltre 800 mila occupati nel settore. Basterebbero solo questi dati per ribadire l’importanza della Blue economy, l’economia del mare, nel nostro Paese.

Allargando lo sguardo oltre i nostri confini marittimi, lungo le rotte del mondo possiamo sottolineare che questo secolo chiamato da molti analisti il Blue Century vede numeri importanti che vanno dal  90% del commercio mondiale per volumi del traffico marittimo, all’80% per valore delle merci trasportate lungo le rotte oceaniche, vere autostrade del mare.

Gli interessi si spingono anche nelle sue profondità dove transita il 95% del traffico dati e telefonico necessario per i nostri rapporti commerciali e umani, veicolato in cavi sottomarini che hanno ormai assunto un’importanza strategica. Inoltre, vanno menzionate le pipeline energetiche che trasportano petrolio e gas (il 60% delle risorse petrolifere globali sono offshore), gas ed acqua, un bene essenziale che sarà la vera emergenza del futuro.

la disponibilità futura delle risorse biologiche marine è minacciata dall’inquinamento e dalla pesca eccessiva, photo credit Andrea Mucedola

Dal punto di vista della sopravvivenza, gli oceani ospitano il 50% di tutte le specie viventi del pianeta, forniscono il 20% delle proteine animali e il 5% delle proteine totali della dieta umana. Una risorsa fondamentale  minata da due grandi problemi: la pesca eccessiva e l”inquinamento, non ultimo quello derivante dalle plastiche, che stanno trasformando il mare in un brodo di micro e nano plastiche che vanno ad incidere sulle risorse biologiche. 

 

Quali strategie dovremo attuare per garantire al nostro Paese la sicurezza dei commerci marittimi lungo le cosiddette autostrade del mare?

Gli scenari nel dominio marittimo, attentamente delineati dagli esperti nel saggio, ci offrono l’occasione per una riflessione sulle non demandabili scelte strategiche nel campo marittimo per affrontare le sfide del III millennio. Sono già elementi di frizione fra le superpotenze il libero accesso e lo sfruttamento sostenibile di global common, come le risorse nel sottosuolo marino, e delle risorse ittiche. Tutti fattori che richiedono uno nuovo sforzo internazionale di regolamentazione ma anche una certa credibilità in termini di deterrenza marittima.

Oltre alle rotte mediterranee, sono sorti nuovi teatri di contesa come i territori marittimi dell’Artide e dell’Antartide, resi disponibili dallo scioglimento dei ghiacci a seguito dei cambiamenti climatici, linee marittime che richiederanno una strategia marittima nazionale globale per assicurare il libero transito.

 

Persino il Mar Mediterraneo, un mare sempre meno nostrum, mostra sempre maggiori interessi da parte di potenze economiche mondiali, geograficamente lontane come la Cina.

Ci possiamo domandare a questo punto se ci sia un’urgente necessità di ridefinire gli interessi nazionali, dentro e fuori i confini marittimi nazionali, attraverso una nuova strategia marittima nazionale, armonizzando le necessità economiche e politiche del nostro Paese con quelle degli altri Paesi europei (e non) con cui abbiamo rapporti.

Si rende necessario in primis un approccio multidisciplinare nazionale sulle diverse priorità che può portare ad una vera difesa degli interessi italiani nella Blue Economy. Le esperienze di questi ultimi decenni dimostrano che non è sufficiente appartenere ad Alleanze politico-militari per salvaguardare i nostri interessi.

Oggi come sempre, il nostro Paese deve poter contare su strumenti militari che garantiscano la salvaguardia degli interessi del Paese. Il bisogno di una politica che armonizzi tutte le necessità marittime nazionali è quindi auspicabile per assicurare all’Italia un futuro sostenibile e prospero. Non si possono sottovalutare gli effetti della pesca eccessiva perpetuata anche da altri Paesi sulle nostre economie locali, già minate da discutibili vincoli europei. Inoltre, gli effetti devastanti, sia socialmente che economicamente, di una migrazione clandestina incontrollata che va oltre l’umana solidarietà, attaccando il tessuto sociale del Paese per subdoli giochi politici. Su questa emergenza vanno a pesare i pesanti tagli alla Difesa per il settore marittimo che sottraggono risorse necessarie per la sua efficienza, in particolare in un momento storici in cui si osserva il nuovo ruolo delle forze militari in compiti di polizia dell’alto mare. 

La possibilità di un uso pacifico e responsabile del mare è quindi un interesse nazionale?
È questa la domanda di fondo sollecitata dagli esperti che, con prospettive e competenze diversificate, descrivono dal loro punto di vista le open issues che dovranno essere affrontate. Di fatto esiste una priorità per il futuro di definire la strategia marittima italiana per il Blue Century.

Un libro che farà discutere e che non può mancare nella vostra libreria. 

Indice degli interventi:
LItalia di fronte a un mondo sempre più instabile di Germano Dottori
Riflessioni sul concetto di interessi strategici nazionali di Paolo Casardi 
La strategia energetica italiana di Costantino Moretti
Il ruolo dei traffici marittimi nel sistema economico nazionale di Luca Sisto e Matteo Pellizzari
L’Italia e gli spazi marittimi di Fabio Caffio
L’impatto della Belt and Road Initiative di Matteo Bressan
Considerazioni di strategia marittima di Francesco Zampieri
La strategia del sea control nel contesto attuale di Pier Paolo Ramoino
Marittimità geografica e spesa militare di Daniele Scalea e Chiara Ginesti
Lo strumento navale di Ferdinando Sanfelice di Monteforte.

Buona lettura

in anteprima: medusa photo credit @andrea mucedola

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