.
livello elementare
.
ARGOMENTO: ECOLOGIA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: OCEANO ARTICO
parole chiave: beluga
Potrebbe sembrare una storia fiabesca ma si tratta di una straordinaria scoperta dell’istituto oceanografico della Harbour Branch della Florida Atlantic University. L’ente di ricerca ha dimostrato che, proprio come le società umane, le balene beluga sembrano possedere reminiscenze come le loro radici ancestrali ed i legami familiari. La straordinarietà è legata al fatto che non stiamo parlando di primati ma di mammiferi marini.
Attraverso uno studio genetico dettagliato, pubblicato in PLOS One, un team internazionale di ricerca universitario ha dimostrato che balene beluga appartenenti allo stesso nucleo familiare tornano negli stessi luoghi non solo anno dopo anno ma persino di generazione in generazione. Questa eredità intergenerazionale, legata a dove e quando ritornare in determinati luoghi, potrebbe coinvolgere alcune forme di apprendimento sociale da parte dei membri della stessa specie, molto probabilmente trasmessa da madre a figlia. Lo studio dimostra la filopatria per determinate aree di questi animali e si collega molto probabilmente all’esistenza di veri e propri circuiti migratori legati ad un comportamento caratteristico delle balene beluga. Come sappiamo, la filopatria è la tendenza di alcune specie di animali migratori a tornare in un luogo particolare per nutrirsi o riprodursi. Tale luogo, nonostante il significato della parola (dal greco phylos + patrìa, “amore per la patria”), non è necessariamente il luogo dove l’animale è nato ed implica meccanismi ancora sconosciuti.

aree di presenza delle popolazioni di beluga (Delphinapterus leucas), autore User:The Emirr/MapLab/Cypron – Wikimedia Commons – Fonte http://www.iucnredlist.org/details/6335/0Cypron-Range Delphinapterus leucas.svg – Wikimedia Commons
I risultati di questo studio definiscono anche la struttura fondamentale degli elementi costitutivi della loro società e forniscono prove che la nozione migratoria viene ereditata di generazione in generazione ed aiuta a mantenere equilibrate, dal punto di vista demografico, le popolazioni che altrimenti potrebbero sovrapporsi sia nel tempo che nello spazio. Queste balene non solo sanno dove andare ma trasmettono queste informazioni da una generazione all’altra.
Il beluga adulto è raramente scambiato per qualsiasi altra specie perché è completamente bianco o di colore grigio-biancastro. I piccoli vitelli di solito sono grigi tendendo nella crescita a diventare grigio scuro o grigio blu. All’età di sette anni nelle femmine e 9 nei maschi, i beluga iniziano a perdere progressivamente la pigmentazione fino a quando raggiungono la loro caratteristica colorazione bianca. La colorazione bianca della pelle è un adattamento alla vita nell’Artico che consente a questi simpatici mammiferi di mimetizzarsi nelle calotte polari come protezione dai loro predatori principali, gli orsi polari e le orche assassine. A differenza degli altri cetacei, i beluga lasciano stagionalmente la pelle. Durante l’inverno, l’epidermide si ispessisce e la pelle può diventare giallastra, principalmente sul dorso e sulle pinne. Quando migrano negli estuari durante l’estate, si sfregano sulla ghiaia dei letti dei fiumi per rimuovere la copertura cutanea. Quando i siti estivi vengono bloccati dal ghiaccio, durante l’autunno, i beluga si spostano per trascorrere l’inverno in mare aperto lungo il ghiaccio. In estate, si spostano verso zone costiere con acque più basse (1-3 m di profondità ) occupando gli estuari e le acque della piattaforma continentale e, a volte, risalendo persino i fiumi. Abitando le acque artiche e subartiche, le balene beluga (significa “bianco” in russo), Delphinapterus leucas, trascorrono i loro inverni e le loro estati in luoghi diversi dove si nutrono, si riproducono ed allevano i loro piccoli. Alcuni possono viaggiare fino a 6.000 chilometri all’anno. Questi animali altamente socievoli amano spesso uscire vicino alla costa durante l’estate quando il ghiaccio si scioglie. La loro serie di suoni è incredibilmente sofisticata e si ritiene che siano in grado di formare relazioni e gruppi di individui molto complessi. Tuttavia, la questione se questi animali siano in grado di sviluppare una vera e propria cultura da trasmettere alle nuove generazioni è stata dibattuta a lungo.
L’autore della ricerca, Greg O’Corry-Crowe, professore di ricerca presso la FAH’s Harbor Branch ha riferito che la cosa più intrigante ed inaspettata è stata la scoperta che questi splendidi animali ritornano nei luoghi di nascita o dove sono cresciuti. Essendo animali molto intelligenti e sociali, questo comportamento ha fatto sospettare che poteva esistere una memoria ereditaria fra di loro. Prima di questo studio, le rotte migratorie e le destinazioni erano state dedotte da studi sulle differenze genetiche tra gruppi e popolazioni di balene, dove le differenze nel modello del DNA mitocondriale ereditato materno suggerivano una forte fedeltà al gruppo e/o al luogo di nascita di un individuo. In altre parole, non esisteva una prova diretta di filopatria per questa specie. Lo studio ha coinvolto balene provenienti da tutte le principali aree di concentrazione costiere del Pacifico settentrionale distribuite in tre aree geografiche: il golfo dell’Alaska, il mare di Bering-Chukchi-Beaufort e il mare di Okhotsk. Il gruppo di ricerca ha utilizzato un campione molto più ampio e un set di marcatori genetici comprendente 1.647 balene, che coprono più di tre decenni (1978-2010) e che comprende tutte le principali aggregazioni in queste aree geografiche. Sono stati analizzati 1444 campioni per il DNA mitocondriale e otto loci microsatelliti; inoltre i ricercatori hanno potuto analizzare i dati in letteratura su 203 balene dell’estremo oriente russo.
Dalla ricerca è emerso che gruppi di questi mammiferi, strettamente correlati dal punto di vista parentale fra loro, si ritrovavano periodicamente aggregati nelle aree di villeggiatura costiere, ogni anno negli stessi siti estivi fino a vent’anni di distanza. I ricercatori hanno anche trovato prove evidenti di dispersione parassitaria rispetto a quanto avvenuto negli studi precedenti e hanno documentato la stabilità della migrazione e il comportamento di dispersione sui tempi ecologici con notevoli eccezioni.
Il dottor O-Corry-Crowe ha aggiunto (fonte https://www.eurekalert.org) che l’apprendimento sociale delle balene beluga, la parentela e l’uso tradizionale delle aree che frequentano forniranno agli scienziati un’idea migliore di come questa specie percepisce il suo ambiente e di come reagirà a seguito dei cambiamenti climatici.
“I risultati del nostro studio stanno allargando la nostra comprensione di quanto possano essere sofisticate le società animali e quanto sia importante la cultura per la sopravvivenza di queste specie“, ha detto O’Corry-Crowe. “Le nostre scoperte influenzeranno anche il nostro modo di pensare in termini di come le popolazioni e le specie si adatteranno ai drammatici cambiamenti ambientali: ci sono pochi luoghi in cui questo è più urgente che nelle regioni polari in rapido cambiamento“.
in anteprima beluga, File:Beluga premier.gov.ru-3.jpeg – Wikimedia Commons
Alcune delle foto presenti in questo blog possono essere state prese dal web, citandone ove possibile gli autori e/o le fonti. Se qualcuno desiderasse specificarne l’autore o rimuoverle, può scrivere a infoocean4future@gmail.com e provvederemo immediatamente alla correzione dell’articolo

ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare.