La CO2 in atmosfera sta aumentando.
Lo Scripps Institute, il celebre Istituto Oceanografico di San Diego, California (USA), ha recentemente comunicato che il nostro pianeta ha superato la soglia di emissione del CO2 (con un valore di 400 ppm) superando il livello precedente di sicurezza delle concentrazione di anidride carbonica (CO2) precedente di 350 ppm (parti per milione). La valutazione è stata effettuta confrontando i livelli registrati nel mese di settembre 2016, un mese in cui storicamente il livello di anidride carbonica nell’atmosfera è solitamente nel valore minimo.
Ralph Keeling, lo scienziato che gestisce il programma di monitoraggio del CO2 dell’Istituto Scripps per l’Oceanografia, alla domanda se fosse possibile che il valore monitorato nell’ottobre 2016 potesse avere un valore mensile inferiore a quello di settembre, scendendo sotto quella soglia, ha risposto che tale aspettativa è praticamente impossibile, aggiungendo che negli ultimi due decenni sono stati registrati solo quattro anni (2002, 2008, 2009 e 2012) in cui il valore mensile per ottobre fu inferiore a settembre. Ma in quegli anni la diminuzione, nel periodo da settembre a ottobre, è stata al massimo di 0,45 ppm, un valore che non sembra sufficiente per consentire ai valori di scendere al di sotto dei 400 ppm. Il valore del CO2 in atmosfera continua a crescere in maniera stabile.

Lo Scripps Institution of Oceanography è uno dei maggiori e più antichi centri per la ricerca scientifica della terra e dell’oceano del mondo. Centinaia di ricercatori dell’oceano e della terra conducono ricerche scientifiche con l’ausilio di navi da ricerca oceanografiche e laboratori shorebased. Recentemente ha pubblicato un pounto di situazione sull’emissioni di CO2 in atmosfera annunciando che e’ stato registrato il superamento del limite dei 400 ppm. L’immagine, basata sulle misurazioni effettuate all’osservatorio di Mauna Loa, mostra la crescita costante di tale percentuale dal 1960.
In realtà non sembra che sia la prima volta che le concentrazioni atmosferiche di anidride carbonica nel pianeta superino la soglia dei 400 ppm. Era già stato registrata alla stazione di Manua Loa, Hawaii, nel 2013 e nel 2015. La preoccupazione è il gradiente di crescita medio di questo gas. Al sito Lifegate, Gavin Schmidt, climatologo della NASA, ha confermato questa tendenza: “Al meglio (in questo scenario) si potrebbe sperare in un equilibrio nel prossimo futuro … i livelli di CO2 probabilmente non cambierebbero molto ma inizierebbero a scendere in un decennio”. Lo speriamo tutti anche se dai dati dello Scripps e del NOOA la situazione sembra essere senza speranza.
Il problema è non quanto ma in quanto tempo
Molti studi e ricerche sul clima si basano sui carotaggi effettuati sul ghiaccio artico. Ciò consente di scoprire come i livelli di CO2 siano cambiati nelle epoche geologiche e, quindi, di sviluppare nuovi modelli climatici al fine di prevedere scenari futuri. Come abbiamo visto in altri articoli su www.ocean4future.org, i livelli di CO2 sono stati nelle erre geologiche elevati, in particolare da 15 a 20 milioni di anni fa, quando le condizioni climatiche e biologiche della Terra erano molto diverse e la specie umana non era ancora comparsa sul pianeta. La ciclicità del clima è quindi un dato di fatto e spesso legata alla variazione dei livelli di anidride carbonica in atmosfera. Un fattore preoccupante è invece il rate di crescita del valore di CO2. Dall’analisi dell’andamento di questo valore, si è potuto verificare che, in passato, c’erano voluti migliaia di anni per arrivare a soglie come quelle attuali, a fronte dell’impennata che ci ha portato a superare la soglia dei 400 ppm solo negli ultimi 150 anni ovvero dall’era industriale.

variazioni del livello percentuale dell’anidride carbonica in atmosfera negli ultimi 400 mila anni (source NASA). Notare il picco corrispondente all’era industriale, iniziato intorno al 1800.
Anche l’Organizzazione Mondiale Meteorologica (WMO) ha confermato che la CO2 ha superato la soglia di 400 ppm per la prima volta nel 2015. “L’anno 2015 ha inaugurato una nuova era di ottimismo e azione climatica con l’accordo di cambiamento climatico di Parigi“, aveva riferito il Segretario generale del WNO Petteri Taalas. “Ma farà anche la storia come una nuova era della realtà del cambiamento climatico, con elevate concentrazioni di gas ad effetto serra. L’evento El Niño è scomparso. Il cambiamento climatico no“. Taalas era stato forse troppo ottimista? Non aveva immaginato l’effetto Trump sulle politiche ambientali internazionali? “L’energia mondiale è ad un punto di svolta” esultava il noto giornale Bloomberg il 16 dicembre scorso. “L’energia solare, per la prima volta, sta diventando la forma più economica della nuova elettricità”. Nello stesso periodo, l’analisi del costo medio dei nuovi impianti eolici e solari, in ben 58 dei mercati emergenti (inclusi giganti come la Cina, l’India ed il Brasile) era di 1,65 milioni di dollari/MW per il solare e 1,66 per l’eolico. Dovremmo esultare per questo trend postivo ma, di fatto, la decisione di Trump di tornare ai fossili, sebbene non così influente nel bilancio energetico globale, potrebbe causare un ulteriore aggravio della situazione.

andamento mensile dell’anidride carbonica in atmosfera negli ultimi sei anni. La crescita, anche se minore rispetto all’ultimo decennio, appare costante, rispettando i cicli stagionali. Siamo oltre la sosta dei 400 ppm, esiste la possibilita’ di invertire in qualche modo questo gradiente?
Alternanze climatiche e rischi per la nostra specie.
Facciamo un passo indietro. L’anidride carbonica (CO2) rappresenta circa il 65% dei fattori che influenzano l’aumento dell’effetto serra a lungo termine. Nell’era pre-industriale il livello di CO2 era attestato a 278 ppm, e rappresentava il valore di equilibrio tra l’atmosfera, gli oceani e la biosfera. Ed un ulteriore riscaldamento è possibile dato che esiste un ritardo tra le emissioni di CO2 e il calore in più che ogni sua molecola intrappolerà nel corso del tempo, avvolgendo il pianeta in quella coperta sempre più spessa che ci circonda. E’ anche a causa di questo cambiamento atmosferico che gli scienziati ritengono che il mondo sia entrato, nel bene e nel male, in una nuova era geologica, l’Antropocene.
Le attività umane, attraverso la combustione dei combustibili fossili, hanno di fatto provocato delle variazioni di tale equilibrio naturale e nel 2015 i livelli medi sono stati del 144 per cento maggiori di quelli misurati dall’inizio dell’epoca preindustriale (ca. 1800).
Ovviamente non si può incriminare solo l’anidride carbonica per il surriscaldamento globale. Esistono altri gas che, quando rilasciati in atmosfera, possono essere concause del fenomeno del riscaldamento atmosferico. Ad esempio il metano (CH4) che rappresenta il secondo gas ad effetto serra con effetti a lungo termine, pari al 17 per cento dei cosidetti forzamenti radiali. Il 60 per cento di tale importo proviene da attività commerciali umane come l’allevamento del bestiame, dall’agricoltura e dalla bruciatura delle biomasse. Questo aumento può essere considerato un fattore catalizzante degli effetti dei cambiamenti climatici naturali.
Uno dei fattori eclatanti, oltre all’aumento della temperatura, è la crescita costante del livello delle acque dei mari a causa dello scioglimento dei ghiacciai. Si possono fare molte speculazioni ma, di fatto, la maggior parte dei ricercatori concorda che la concentrazione di CO2 non potrà tornare al di sotto della soglia di 400 ppm nei prossimi decenni, che risulta il valore piu elevato negli ultimi 23 milioni di anni.
Ma non ci sono solo problemi fisici e meteorologici
Il cambiamento climatico del pianeta è inevitabile ed incontrollabile. Esso comporterà situazioni geopolitiche sempre più complesse caratterizzate, soprattutto nei paesi del terzo mondo, da crolli delle già deboli economie locali dovute alla desertificazione o violente alluvioni, migrazioni di massa derivanti da conseguenti cambiamenti del regime alimentare. L’impossibilità di nutrirsi spingerà verso aree con maggiore disponibilità … e ciò che vediamo è solo la punta dell’iceberg se pensiamo che storicamente qualche anno di precipitazioni scarse, con conseguenti carestie, fece crollare nell’antichità grandi imperi in Mesopotamia e migrazioni verso il Mediterraneo e l’Europa di molti popoli.
La migrazione non è solo un fenomeno sociale ma anche naturale. Questo terzo millennio sarà significativo per la sopravvivenza della nostra specie.
Andrea Mucedola
Direttore Ocean4future
analista sicurezza marittima

ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. E’ docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione scientifica.
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