Parliamo ora del sacco
Abbiamo detto che il jacket standard-ricreativo ha una camera d’aria che si sviluppa intorno al torace. Questo fatto, oltre a limitarne il volume, comporta una certa sensazione di impaccio e costrizione quando esso viene gonfiato. E’ un effetto che si manifesta in particolare quando ci si sostiene in superficie. Il jacket “tecnico” ha invece un sacco vero e proprio che ha approssimativamente una forma ad anello o a ferro di cavallo, ed è ancorato con fibbie e cinghiaggi ad una piastra di acciaio inox.
Il sacco è libero di espandersi verso l’esterno, e anche quando è gonfio fino alla massima estensione non esercita alcuna pressione sul torace, permettendo di nuotare liberamente e respirare senza alcuna costrizione. Specialmente in manovre di emergenza e dovendo normalmente gestire l’ingombro di bombole ed altri accessori, non avvertire alcuna costrizione nella zona toracica è molto importante, e contribuisce a mantenere una respirazione lenta, profonda e regolare. L’espansione verso l’esterno, che di fatto avvolge le bombole anche nel caso che sci si stia immergendo con un mono, garantisce un miglior trim in immersione, favorendo senza sforzo apparente l’assetto orizzontale. La forma del sacco permette inoltre di disporre lungo tutta la sua lunghezza dei robusti elastici, che assicurano una rapida contrazione quando si agisce sul comando di sgonfiamento del corrugato. Tuttavia alcuni considerano negativamente la presenza di questi anelli elastici perché ritengono che possano condizionare l’omogeneità di gonfiaggio, facilitino lo svuotamento in caso di foratura e ostacolino il gonfiaggio a bocca. Malgrado si tratti di un evento altamente improbabile il sacco può lacerarsi facendo velocemente perdere al jacket la spinta verso l’alto. Per fronteggiare l’inconveniente sarebbe necessario disporre di un doppio sacco, e naturalmente doppio corrugato, che purtroppo ha l’inconveniente di essere più ingombrante e più complicato da gestire, oltre che più costoso. Per l’uso con la stagna, la ridondanza è garantita dalla muta stessa, che in caso di emergenza può costituire un valido supporto al galleggiamento. Pertanto la regola dovrebbe essere di utilizzare sempre la stagna se si impiega un jacket mono-sacco.
Struttura
Il fascione ventrale del jacket è equipaggiato con fibbia in acciaio, e su di esso sono fissate delle tasche che si chiudono sia con velcro che con fastex, capaci e funzionali, meno ingombranti e più pratiche dei tasconi con chiusura lampo dei jacket ricreativi, che quando sono gonfi diventano impraticabili. Esse inoltre, anche quando contengono accessori piuttosto voluminosi, non interferiscono con il sacco o ne riducono la facilità di gonfiaggio. Alcune di queste tasche hanno una apertura verso il basso, essendo destinate ad ospitare zavorra, per poterla scaricare prontamente in caso di necessità. In prossimità della fibbia centrale c’è il collegamento con la fascia inguinale, che contribuisce alla stabilità complessiva del jacket. I comandi del corrugato sono generalmente di metallo cromato, offrono maggiore affidabilità, durata e precisione. Mentre i jacket standard hanno uno schienalino semirigido in materiale plastico imbottito che permette l’alloggiamento di uno e talvolta due cinghie di serraggio di un mono-bombola, il cuore del jacket tecnico è una placca in acciaio inox, sulla quale sono ancorati spallacci, sacco e fascia ventrale, e che viene saldamente avvitata con appositi bulloni di serraggio ai fascioni di acciaio del bi-bombola, rendendo jacket e bi-bombola perfettamente solidali tra di loro. Tramite una placca metallica aggiuntiva, sempre in acciaio inox, oppure in altri modelli tramite una apposita predisposizione, è possibile montare il mono-bombola, stavolta ricorrendo a cinghiaggi che si ancorano su apposite asole. Naturalmente lo schienale in acciaio ha un certo peso, che consente tuttavia di ridurre corrispondentemente la zavorra necessaria con jacket standard. Generalmente la stessa struttura metallica consente di applicare sacchi di volume diverso, permettendo in tal modo di adattare il jacket a diverse esigenze di spinta di galleggiamento semplicemente sostituendo il sacco. I materiali utilizzati sono di maggiore robustezza rispetto ai jacket standard, in particolare cordura 1000 denari o kevlar, quest’ultimo capace di assicurare una resistenza alla trazione persino superiore a quella dell’acciaio di pari spessore. Anche il numero di anelli a D è generalmente maggiore. Essi sono spesso riposizionabili e rialzati all’estremità libera in modo da essere agevolmente sollevati anche con i guanti.
Conclusioni
Tutto quanto detto rende evidente che tra jacket “ricreativi” e “tecnici” le differenze non sono da poco, e un jacket tecnico andrebbe considerato utile per immersioni ricreative entro curva di sicurezza e irrinunciabile per immersioni impegnative.
Le caratteristiche principali da valutare nel giudizio di qualità sono:
- il volume del sacco,
- intercambiabilità del sacco
- mono o doppio sacco
- intercambiabilità della placca di acciaio,
- grado di regolabilità di cinturone e spallacci,
- robustezza dei materiali impiegati,
- numero e posizionamento delle valvole di sovra-pressione comandabili a mano, (generalmente tre due nella parte bassa del sacco, su lati opposti, e una in alto, sul lato destro);
- numero e mobilità degli anelli a D,
- modalità di fissaggio di mono e bi-bombola,
- numero e disposizione delle tasche a disposizione,
- presenza di alloggiamenti accessori per micro-attrezzature, etc.
Unica controindicazione, come già accennato, il prezzo …
Luca Cicali
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