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Mini bombolini da immersione, un test riapre la discussione sulla loro effettiva utilità

tempo di lettura: 6 minuti


livello elementare

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ARGOMENTO: REPORTAGE
PERIODO: ODIERNO
AREA: TECNICA
parole chiave: minibombolini, pony
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In ben due film (1965’s Thunderball e 2002’s Die Another Day 007) il mitico James Bond, apparentemente si immerge con un mini apparato di respirazione che trattiene semplicemente tra i denti.

Fantasia o realtà?
Solo fantasia, un insieme di pezzi messi insieme per esigenze cinematografiche ma che non fornivano nessun supporto per l’immersione dell’inossidabile agente segreto di sua maestà britannica. Per ora sembra che anche i più piccoli bombolini sub (chiamati comunemente pony bottles) abbiano ancora dimensioni importanti e miniaturizzazioni simili a quelle dei film siano ancora non disponibili. La maggior parte dei subacquei entrano in acqua con un doppio secondo stadio (octopus) o una fonte d’aria alternativa integrata. Sebbene l’impiego di due primo stadio e di due secondo stadio separati sia consigliato, la soluzione più comune è un primo stadio e due erogatori o un erogatore principale ed un octopus. Entrambi questi backup sono essenziali nel caso in cui si verifichi un malfunzionamento del secondo stadio o il compagno di immersione abbia bisogno di condividere la vostra alimentazione dell’aria. Ma nessuno di questi due sistemi può essere di grande aiuto se improvvisamente vi troviate sul fondo del mare con una bombola improvvisamente vuota. In ambito anglosassone, ma non solo, molti utilizzano  dei bombolini di aria, chiamati colloquialmente pony bottles, da usarsi in caso di emergenza in maniera completamente indipendente dalla bombola principale e dai suoi erogatori .

Questi sistemi non sono adatti per effettuare le nostre immersioni ma sono progettati per fornire qualche prezioso minuto di aria in più per poter, ad esempio, raggiungere la bombola di emergenza che dovrebbe essere sempre presente sul luogo di immersione.  In pratica si tratta di un sistema di emergenza, di dimensioni contenute, costituito da un erogatore integrato che si avvita direttamente sul bombolino. Può essere attaccato ad una cinghia del GAV, centralmente o lateralmente, in modo che da essere facilmente raggiungibile. Ovviamente, un’accortezza che può sembrare banale, è che la rubinetteria di questi sistemi deve essere sempre aperta prima di entrare in acqua, come le bombole principali, in modo di poterli usare immediatamente.

Fin dalla loro introduzione sul mercato della subacquea, avvenuta da oltre due decenni, questi bombolini  di salvataggio sono stati oggetto di molte discussioni. Da una parte, sulla base di calcolo medio del consumo di aria, gli oppositori di questi sistemi sostengono che siano troppo piccoli per soccorrere sufficientemente un subacqueo, in particolar modo se in preda al panico. Dall’altra, i loro sostenitori ritengono che possano essere considerati una specie di assicurazione al fine di avere una alimentazione alternativa di aria completamente separata e sufficiente a fornire anche quel paio di respiri in più necessari per raggiungere la superficie.

Recentemente, una seria rivista americana, SCUBA DIVING, ha effettuato una serie di test impiegando tre diversi modelli di pony bottles ed effettuando dieci immersioni di prova, partendo dalla quota di 40 metri (massima profondità della subacquea ricreativa) ed utilizzando ogni volta un sistema di emergenza diverso al fine di valutare da quale effettiva profondità essi potevano essere efficaci. Pur simulando una situazione di improvvisa “out of air”, con un comportamento del subacqueo di semi panico (ovvero soggetto ad una rapida respirazione), sembrerebbe che le risalite non abbiano mai costretto i subacquei a superare i rate massimi di risalita dettati dai computer subacquei.

Vediamo i vari sistemi testati
Il primo sistema impiegato nel test è stato il SUBMERSIBLE SYSTEMS Spare Air 300. Il sistema  misura poco più di 33 centimetri (13 pollici) di altezza con un attacco 2 ¼ di pollice di diametro, con una capacità di circa 85 litri (3 piedi cubici) ad una pressione di ricarica di 200 atmosfere.

Il modello Spare Air 300 pesa poco più di due chili quando il bombolino è pieno ed è riponibile in una contenitore facilmente montabile sul fascione del GAV. Utilizza un erogatore a singolo stadio, equilibrato,  integrato direttamente sulla sua bombola. La respirazione è gestibile facilmente anche con una sola mano e, una volta che il boccaglio è introdotto in bocca non è necessario mantenere il bombolino. Durante il test il quantitativo d’aria fornito  dal Spare Air 300 è stato in grado di portare i subacquei da circa 30 metri (70 piedi) consentendo sei ulteriori respiri in superficie. Spare Air 300 può essere ricaricato come una qualsiasi bombola tramite un raccordo che permette la ricarica direttamente da un compressore. Un indicatore di pressione incorporato sporge quando la bottiglia è piena e si allinea quando la pressione è a meno del mezzo pieno. Esiste la possibilità di acquistare, come opzione, un modello con manometro incorporato. Il modello 300 è disponibile anche  in una versione nitrox (300 N).

Il secondo modello testato è il SUBMERSIBLE SYSTEMS Spare Air 170
Qualcuno ricorderà che il 170 fu tra i primi, se non il primo, sistema di bail out,  e apparve sul mercato nel lontano 1979. Lo Spare Air 170 differisce dal fratello 300 solo per le dimensioni ma proprio per questo motivo è quello maggiormente diffuso soprattutto negli Stati Uniti. Praticamente le sue dimensioni sono inferiori rispetto al Spare Air 300 garantendo solo 45 litri d’aria. Il suo peso è ovviamente minore, circa 700 grammi (1,5 libbre). Proprio per le sue dimensioni è quello oggigiorno maggiormente diffuso soprattutto negli Stati Uniti. 

L’ultimo modello testato è stato il H2ODYSSEY Extra Air Source
Questo pony, di dimensioni maggiori dello Spare Air 300, offre una capacità di circa 170 litri (6 piedi cubici) di aria e ovviamente consente una maggior autonomia.

Il sistema, dotato di un primo e secondo stadio indipendenti, offre una quantità d’aria più che sufficiente per arrivare in superficie da una profondità di 40 metri. Ne esiste una versione a perno (vedi immagine) ed una con una frusta dedicata (più comoda per l’impiego) che a mio avviso offre una maggiore facilità di respirazione durante la risalita. Quando completamente carico, il pony è leggermente negativo, consentendo una miglior gestione laterale.  Anche questo sistema può essere rifornito da una qualsiasi stazione di ricarica ma esiste la possibilità di acquisire un raccordo per ricaricarlo da una bombola, un alloggiamento ad hoc ed un misuratore di pressione.

Commento
L’articolo non fornisce una valutazione finale, ma non credo ci vogliano test in mare per capire che una bombola di dimensioni maggiori fornisca più atti respiratori e autonomia di una con minor capacità. Un fattore che apparentemente non viene considerato è il fatto che il subacqueo ricreativo ha necessità di effettuare una sosta di sicurezza se non, a causa di una errata conduzione dell’immersione, delle soste decompressive. In passato usai durante un’immersione negli Stati Uniti un piccolo pony bottle (in realtà dovrei dire lo portai con me). Non lo trovai molto ingombrante, essendo inserito in una tasca del GAV,  ma ricordo che mi domandai  se quel bombolino avrebbe realmente potuto aiutarmi in caso di emergenza.

Il  “meglio che niente”, spesso vantato su certe riviste, mi lascia tutt’oggi ancora molto perplesso. A mio avviso sarebbe meglio portarsi una bombola da cinque litri trasportata in sidemount. Una soluzione di costo sicuramente minore e di maggiore efficacia. Teniamo conto che, se caricata a 200 atmosfere, ci fornirebbe 1000 litri di aria ed una autonomia sufficiente ad arrivare alla bombola di emergenza  che, mi ripeto, ogni diving dovrebbe predisporre sul punto di immersione, a 5 metri di profondità, per effettuare la sosta di sicurezza. L’uso dei pony potrebbe essere quindi un “nice to have” in relazione al tipo di immersione, dell’esperienza personale ma anche del comportamento del compagno di immersione. Se conosci il tuo buddy, ti risponderai da solo. Se non ricordo male,  la probabilità di una doppia avaria ai due secondi stadi è di circa 1 a 40000 (per sistemi correttamente manutenuti) ed aumenta se si considera il sistema di coppia. Il rischio è quindi minimo se ci si immerge in due con un reciproco “continuo“ controllo.

Vedrei quindi l’uso del pony bottle solo in caso di immersioni in solitaria (per vari motivi … da non fare) e su basso fondale, almeno fino a quando non usciranno sistemi in grado di fornire quantità di aria più importanti mantenendo le dimensioni dei pony a misure accettabili.  Che dire … James Bond pensaci tu.
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Riferimento
Bailout Bottles | Scuba Diving
immagini dai siti commerciali citati

in anteprima replica del sistema usato da James Bond photo © Factory Entertainment … Attenzione, il bombolino usato dal mitico 007 NON era funzionante … solo un bell’oggetto che l’attore tratteneva tra i denti per il film vedi  Thunderball breather and Die Another Day breather | Bond Lifestyle (jamesbondlifestyle.com)

 

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Alcune delle foto presenti in questo blog possono essere state prese dal web, citandone ove possibile gli autori e/o le fonti. Se qualcuno desiderasse specificarne l’autore o rimuoverle, può scrivere a infoocean4future@gmail.com e provvederemo immediatamente alla correzione dell’articolo

 

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